sabato 1 gennaio 2005

tsunami
Ernesto Caffo sui disturbi postraumatici da stress e i bambini sopravvissuti

Emilianet.it
Sabato 1 Gennaio 2005 ore 13:11
BOLOGNA
Una task force internazionale per i bimbi traumatizzati Coordinata da Telefono Azzurro pronta ad intervenire nei Paesi colpiti dal maremoto


MILANO (31 dic. 2004) – Telefono Azzurro insieme ad ESCAP, Società Europea di Psichiatria dell'Infanzia e dell'Adolescenza, IACAPAP, International Association for Child and Adolescent Psychiatry and Allied Professions, si sono attivate per organizzare una task force di psichiatri internazionali - tra cui Myron Belfer, Responsabile all'interno dell'OMS per la Salute Mentale dell'Infanzia e dell'Adolescenza e Nathaniel Laor dell'Università di Tel Aviv, esperto degli aspetti psico-sociali dell'intervento in situazioni di guerra e terrorismo – pronta ad intervenire nei Paesi colpiti dal maremoto.
Il team di esperti è già in stretto contatto con gli psichiatri e gli opearatori indiani ed indonesiani per studiare un piano d'intervento specifico per il Disturbo Post Traumatico da Stress.
Il PTSD (Disturbo Post Traumatico da Stress) è il disturbo mentale che con maggior rischio incorre nei bambini e negli adolescenti vittima di eventi catastrofici. I sintomi di questa patologia sono: paura, sintomi dissociativi, disordini depressivi, disturbo dell'adattamento, disturbi d'ansia, disturbi della condotta, disturbi dell'attenzione, e abuso di sostanze. Il PTSD può tradursi in età adulta anche in disturbi di carattere medico: spossatezza, disturbi gastrointestinali, mal di testa, asma, problemi cardiovascolari, dolore cronico. Sebbene l'investigazione degli aspetti neurobiologici del trauma in età evolutiva sia ancora ai suoi esordi, diversi studi hanno evidenziato come lo stress sia in grado di plasmare la maturazione di determinate strutture del sistema nervoso, di modificarne il funzionamento, di influenzare le funzioni cognitive, emozionali e comportamentali. Un'esperienza traumatica può dunque condizionare lo sviluppo biologico, cognitivo, emotivo e relazionale del bambino.
L'esperienza traumatica può produrre conseguenze psicopatologiche di diversa natura, commenta il Prof. Caffo, Ordinario di Neuropscichiatria Infantile dell'Università di Modena e Reggio Emilia e Presidente della Società Europea di Psichiatria dell'Infanzia e dell'Adolescenza. Il trauma non costituisce solo un fattore di rischio per una serie di disturbi mentali ma può anche condizionare lo sviluppo del bambino, i suoi processi di apprendimento e socializzazione: le ferite, inoltre, possono trasformarsi in aggressività e rabbia, fino a vere e proprie manifestazioni di violenza. Occorre quindi intervenire precocemente: la prontezza nell'identificazione dello stato di disagio e nell'intervento con individui altamente traumatizzati e con le loro famiglie rappresenta un importante fattore protettivo.
Il progetto di collaborazione con i colleghi dei Paesi colpiti segue i principi definiti dalla Carta di Roma: il documento programmatico, siglato l'anno scorso da 40 esperti provenienti da USA, Israele, Iraq, Egitto, Iran, Australia, Libano, Estonia, Germania, Francia e Nuova Zelanda, che definisce l'impegno di un gruppo di lavoro internazionale specializzato nelle situazioni di trauma. Obiettivo è promuovere la ricerca, condividere esperienze ed elaborare nuovi modelli d'intervento da portare nei Paesi colpiti da eventi catastrofici.
Ci siamo attivati subito, continua il Prof. Ernesto Caffo. Tutti gli psichiatri infantili europei hanno dato la loro disponibilità a mettere insieme competenze ed esperienze per sostenere gli psichiatri delle zone colpite. Stiamo già coordinanci con i colleghi indiani e indonesiani per supportarli nella gestione della prima emergenza e concordare un piano d'intervento adeguato. A breve partirà un team specializzato nell'intervento in situazioni di eventi catastrofici, il quale si concentrerà soprattutto sulla formazione degli operatori locali.
In Italia Telefono Azzurro collabora già con la Protezione Civile Regione Emilia Romagna presso l'Aeroporto di Malpensa, dove un gruppo di esperti accoglie bambini, adolescenti e le loro famiglie, fornendo un supporto psicologico.

psichiatria in Umbria

AGI Perugia 1.1.05
SANITÀ: UMBRIA, APPROVATI INDIRIZZI SALUTE ETÀ EVOLUTIVA


(AGI) - Perugia, 1 gen. - In Umbria le malattie rare (meno di 5 casi per 10mila abitanti) sono stimate in un numero prossimo ai 5mila casi. Le malattie trasmissibili nell'infanzia sono sotto controllo grazie all'uso che si fa dei vaccini. Le maggiori patologie nel campo della salute mentale riguardano i casi di ritardo (84%), disturbi neuromotori (80%), neurosensoriali e psicologici (76%). Gli indirizzi della Regione in relazione alla dimensione del fenomeno del disagio mentale, riportano dati dell'Organizzazione mondiale della sanità che riferiscono di un bambino su cinque con problemi e di uno su otto con veri e propri disturbi. Il testo approvato dall Giunta umbra, respinge lo approccio "unicamente farmacologico" su cui si sta orientando la psichiatria o parte della psichiatria in alcuni Paesi. In alcune aree dell'Umbria il 20% dei nuovi nati è costituito da figli di famiglie di extracomunitari che oggi rappresentano il 5 per cento della popolazione residente. Le osservazioni cliniche mettono in luce l'esistenza di condizioni di salute più precarie per effetto delle scarse cure prenatali delle madri. Qual è in generale, la condizione sociale dei bambini in Umbria?. Gli indirizzi approvati dalla Giunta rispondono citando il "Primo rapporto sull'infanzia, l'adolescenza e la famiglia" secondo il quale "la maggior parte dei bambini umbri può giovarsi di un livello di benessere medio alto". L'Umbria "apparterrebbe ad una Terza Italia che si differenzia sia dalla grave condizione del sud che dalla vulnerabilità sociale da cui è particolarmente affetto il Nord Ovest". Il modello organizzativo fino ad ora adottato ha funzionato con difficoltà: le ASL hanno scarsamente attivato i Dipartimenti materno-infantili e sono scarsamente intervenute "sul campo". Il Piano sanitario 2003-2005 con la creazione delle equipe territoriali per la pediatria di libera scelta ha determinato - è detto nel testo di indirizzi -condizioni e potenzialita' nuove. Dovranno essere integrate tutte le risorse e i programmi delle diverse istituzioni, dagli ospedali, alla scuola, ai Comuni. (AGI) Red/Ppi (Segue)
011123 GEN 05

paradossi della razionalità
gli americani spaccano il capello
sul concetto di tortura...

THE NEW YORK TIMES - Published: January 1, 2005
Justice Dept. Toughens Rule on Torture
By NEIL A. LEWIS


WASHINGTON, Dec. 31 - The Justice Department has broadened its definition of torture, significantly retreating from a memorandum in August 2002 that defined torture extremely narrowly and said President Bush could ignore domestic and international prohibitions against torture in the name of national security.
The new definition was in a memorandum posted on the department's Web site late Thursday night with no public announcement. It comes one week before the Senate Judiciary Committee is set to question Alberto R. Gonzales, the White House counsel and nominee for attorney general, about his role in formulating legal policies that critics have said led to abuses at Abu Ghraib prison in Iraq and at Guantánamo Bay, Cuba.
The new memorandum, first reported in The Wall Street Journal and The Washington Post, largely dismisses the August 2002 definition, especially the part that asserted that mistreatment rose to the level of torture only if it produced severe pain equivalent to that associated with organ failure or death.
"Torture is abhorrent both to American law and values and to international norms," said the new memorandum written by Daniel Levin, the acting assistant attorney general in charge of the Office of Legal Counsel, which had produced the earlier definition.
Mr. Gonzales, who will go before the Senate committee for confirmation hearings, served as a supervisor and coordinator inside the administration as lawyers drafted new approaches on the limits of coercive techniques in interrogations and the scope of the president's authority in fighting a war against terrorists.
A memorandum in January 2002 to President Bush that Mr. Gonzales signed sided with the Justice Department in asserting that the Geneva Conventions did not bind the United States in its treatment of detainees captured in the fighting in Afghanistan.
The August 2002 Justice Department memorandum and a later memorandum from an administration legal task force with similar conclusions were widely denounced in Congress and by human rights groups as cornerstones in the approach to detainees that led to abuses at Abu Ghraib and at the detention center in Guantánamo.
The political effect of the new memorandum on Mr. Gonzales's appearance before the committee was unclear. He has been expected to assert, as he has before, that neither he nor Mr. Bush condones torture.
But the change could underline what had been the undisputed policy of the administration at least until June, when officials said it was no longer applicable and would be rewritten. That position came just after the August 2002 memorandum was disclosed in published reports.
Michael Ratner, the president of the Center for Constitutional Rights, which has sued the administration over its interrogation policies, said Friday that the redefinition "makes it clear that the earlier one was not just some intellectual theorizing by some lawyers about what was possible."
"It means it must have been implemented in some way," Mr. Ratner said. "It puts the burden on the administration to say what practices were actually put in place under those auspices."
The International Committee of the Red Cross has said in private messages to the United States government that American personnel have engaged in torture of detainees, both in Iraq and at Guantánamo.
The 2002 memorandum was signed by Jay S. Bybee, who was then the head of the legal counsel office in the Justice Department. Now a federal appeals court judge in Nevada, Mr. Bybee has declined to comment on the issue.
The bulk of the memorandum is devoted to the Convention Against Torture and legislation enacted by Congress that gives it the force of law. "We conclude that torture as defined in and proscribed by" the statute and treaty, covers only extreme acts and severe pain," it says.
It also says: "When the pain is physical, it must be of an intensity akin to that which accompanies serious physical injury such as death or organ failure. Severe mental pain requires suffering not just at the moment of infliction but it also requires lasting psychological harm."
In revising that view, the current memorandum parses the language and the treaty differently, saying, for example, that torture could include "severe physical suffering" as well as "severe physical pain." The Bybee memorandum tried to limit torture to severe physical pain. But the new memorandum also noted that physical suffering was difficult to define.
One distinction is that the new memorandum rejects the earlier assertion that torture may be said to occur only if the interrogator meant to cause the harm that resulted.
David Scheffer, a senior State Department human rights official in the Clinton administration who teaches law at George Washington University, said Friday that while the Justice Department's change was commendable, it might still provide too flexible a definition of torture, leaving too many judgments in the hands of interrogators.
The new memorandum dealt with the issue of the earlier opinion's granting the president the power to authorize torture by saying that the Justice Department did not have to consider that matter any longer as "such authority would be inconsistent with the president's unequivocal directive that United States personnel not engage in torture."
Mr. Bush's spokesman in Crawford, Tex., Trent Duffy, said on Friday that while the Justice Department took the lead on the issue, it sought comment from the president's Office of Legal Counsel. The thrust of the comments were "to reiterate the president's determination that the United States never engage in torture," Mr. Duffy said.

suicidi

Agenzia Radicale 28.12.04
Una malattia del nostro secolo in pericoloso aumento: il suicidio
di Sonia Arlacchi


Ogni anno da 900 mila a un milione di persone si tolgono la vita; a lanciare il grido d’allarme è Benedetto Saraceno, il direttore del 'Mental Health' dell'Oms (l'Organizzazione Mondiale della Sanità), il quale precisa che ad uccidersi sono “una persona ogni venti secondi. Se 50 anni fa erano le donne a suicidarsi di più, oggi sono in costante aumento gli uomini ed in particolare i più giovani e ciò è inquietante”.
Accanto ai suicidi crescono la tendenza a "medicalizzare e farmacolizzare" malumori e contrattempi della vita, come evidenziano prescrizioni a dismisura per psicofarmaci, da somministrare in particolare ad adolescenti e bambini, nonché l'intossicazione acuta da alcool. "Le malattie mentali ci sono eccome - aggiunge subito Saraceno – Le stime sono di 150 milioni di persone affette da depressione maggiore e di 25 milioni quelle colpite da schizofrenia e psicosi.
Patologie che non sono in aumento ma vengono, oggi, diagnosticate di piu', come la depressione che prima passava inosservata nonostante fosse sempre presente”.
Ma, secondo Saraceno, per evitare che il desiderio di autodistruzione facilmente riscontrabile negli adolescenti diventi voglia di suicidio, basterebbe parlare e dialogare con i ragazzi in difficoltà. “Con i ragazzi l’importante è interessarsi della loro vita che, essendo diversa da quella dell'adulto, richiede sempre un sostegno ed un appoggio".
A raggiungere la vetta della triste classifica sono i paesi dell'ex-Urss (tra i primi 10 al mondo) con la più alta incidenza di suicidi, mentre la Cina è il paese con il più alto numero di donne che si tolgono la vita. “Diversamente da quel che si crede sono le zone rurali a più alto rischio di suicidio - osserva Saraceno - rispetto alle zone industrializzate e alle grandi aree metropolitane”.