lunedì 5 settembre 2005

molti articoli
apparsi sulla stampa e sul web
nel corso del mese d'agosto
e in questi primi giorni di settembre
e scelti dai lettori di "segnalazioni"
possono essere consultati al seguente indirizzo:
http://spogli.blogspot.com
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al medesimo indirizzo si può leggere anche una e.mail ricevuta da Roberto Altamura:
La non pubblicazione di una lettera inviata a “Liberazione” può incuriosire i lettori di questo blog?
(lettera inviata al direttore di “Liberazione” - Piero Sansonetti - in data 5 luglio ‘05; e, da notizia certa, pervenuta “per conoscenza” sul tavolo di Fausto Bertinotti, in data 6 luglio ’05)»
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gli articoli integrali
consultabili su "spogli"

2/4 settembre 2005

per leggere gli articoli di cui qui sotto si indicano i titoli
clicca su "spogli"

dal forum di Claudio Corvino 2.9.05 19.45 :
L’Istituto Confucio a Roma: apre a "La Sapienza" l’unica sede italiana del centro di lingua e cultura cinese
al seguente indirizzo si possono vedere anche le foto allegate al pezzo:
http://www.freeforumzone.com/viewmessaggi.aspx?f=17453&idd=3308

Corriere della Sera 3.9.05
SCOPERTE Ricostruita, attraverso i frammenti, una composizione inedita della poetessa
di LUCIANO CANFORA

Corriere della Sera 3.9.05
UN MODELLO DI DONNA GRECA
Quel diverso desiderio d’immortalità, tutto al femminile
Eva Cantarella

Corriere della Sera 3.9.05
Esperimento del San Raffaele di Milano.
Un gruppo di uomini e donne sottoposto alla Risonanza magnetica funzionale
Le emozioni aiutano il cervello a ragionare meglio
Fotografata la mente: risultati migliori quando si attiva l’emisfero destro, quello della socialità
Giovanni Caprara

una segnalaione di Marcelo Conti, ricevuta da Tonino Scrimenti
Ulisse
http://ulisse.sissa.it/s7_02set05_5.jsp
25 agosto 2005
Individuati i neuroni responsabili della percezione musicale

ricevuta da Tonino Scrimenti, segnalata da Michael Louis Stiefel
una bella rescensione allo “storico” Devil in the Flesh, che esce in questi giorni in DVD negli Stati Uniti
http://www.digitallyobsessed.com/showreview.php3?ID=7763

Il Messaggero 2.9.05

Le magie di Manoel
dal nostro inviato F.Fer.

L'Arena Venerdì 2 Settembre 2005
62ª Mostra del Cinema
A 97 anni compiuti, il maestro portoghese riconferma tutta la sua eccelsa capacità narrativa. Un’opera esemplare, carica dei valori forti dell’esistenza: un capolavoro
L’anima dei ricchi secondo de Oliveira
Il pubblico "ipnotizzato"non perde né un’immagine né una sfumatura di dialogo
Tratto da “A alma dos ricos” di Bessa-Luís, riprende il discorso iniziato tre anni fa con l’intenso “Il principio dell’incertezza”
Ugo Brusaporco

Corriere della Sera 2.9.05
La relazione di Giorello che apre oggi il «Festival della Mente» di Sarzana
La scienza creativa
Ogni novità attrae nella misura in cui può gettare luce sul noto ma genera anche fonte di inquietudine e pericolo. Il caso di Archimede
Giulio Giorello

Corriere.it 2.9.05
Bruno intoccabile? No, ma servono prove
Nuccio Ordine

La Stampa 2 Settembre 2005
Il DNA dell'uomo

Il Mattino 2.9.05
Uno studio sul dna rivoluziona la genetica
EMANUELE PERUGINI

AGI 2.9.05
ELEZIONI: BERTINOTTI, "FAVOREVOLISSIMO" AD ANTICIPARLE

Corriere della Sera 2.9.05
L’incognita Rifondazione
Il leader Prc e il capo della coalizione d’accordo contro le manovre centriste
di Massimo Franco

Corriere della Sera 2.9.05
Il Professore: Fausto fa bene, così è gara vera
DAL NOSTRO INVIATO Francesco Alberti

ANSA 2.9.05
PSICOLOGIA: STUDIO, CHI PENSA A DIO SOPPORTA MEGLIO IL DOLORE

La Stampa Tuttolibri 3.9.05
La speranza e l’utopia di Bloch spirito ribelle al realismo cinico
Gianni Vattimo

Repubblica 3.9.05
I SOGNI SI REALIZZANO NELL´ESISTENZA REALE
UMBERTO GALIMBERTI

Corriere della Sera 3.9.05
FELTRINELLI Libri: psichiatri a confronto sulla mente che non invecchia

Yahoo! Salute 1.9.05
Quando la minaccia sono i “sani di mente”
A cura de Il Pensiero Scientifico Editore
Emanuela Grasso

Yahoo! Salute 1.9.05
Colpo di fulmine? No, aria di famiglia
A cura de Il Pensiero Scientifico Editore
Caterina Visco

La Stampa 4.9.05
IL LEADER DEL PRC PUNZECCHIA L’EX COMMISSARIO UE. CHE REPLICA: «SE IL SUO FINE NON È GOVERNARE L’UNIONE, ALLORA NON LA SEGUO»
Europa sociale, Bertinotti lancia la sfida a Monti
dall’inviata a CERNOBBIO

lunedì 29 agosto 2005

LA LIBRERIA AMORE E PSICHE È APERTA

Libreria Amore e Psiche
via s. caterina da siena, 61 roma
info:06/6783908 amorepsiche2003@libero.it
i nostri orari: lunedi 15-20
dal martedi alla domenica 10-20

dieci fotografie (di Alessandro Ambrosin) che documentano l'evento della presentazione della candidatura di Fausto Bertinotti per le Primarie dell'Ulivo, tenutasi
il 26 luglio 2005
presso la Libreria Amore e Psiche
sono disponibili al seguente indirizzo:

http://www.rifondazionelazio.it/index.php?option=com_zoom&Itemid=97&catid=12

e poi cliccando su "::Primarie: Bertinotti"
(in basso a sinistra)
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L'INTERVISTA A
MASSIMO FAGIOLI
DEL CORRIERE DELLA SERA
DEL 28 LUGLIO 2005...


...E LA RASSEGNA DELLA STAMPA ON LINE
SULL'EVENTO DEL 26 LUGLIO 2005

ALLA LIBRERIA AMORE E PSICHE

SONO DISPONIBILI QUI DI SEGUITO


le versioni cartacee di questi articoli
- talvolta corredate da immagini -
sono consultabili presso la
LIBRERIA AMORE E PSICHE

dove è possibile trovare anche altri articoli, non apparsi o non trovati sul web,
come
il Riformista del 25.7
il Corriere della Sera, la Nazione il Resto del Carlino, il Giorno e il Tempo del 26.7
Avvenire, Europa, l'Indipendente, Italia Oggi, il manifesto, Panorama, Libero, il Secolo d'Italia del 28.7

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LA REGISTRAZIONE AUDIO VIDEO

DELL'INCONTRO CON
FAUSTO BERTINOTTI
IN LIBRERIA

È DISPONIBILE COLLEGANDOSI A MAWIVIDEO
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Roberto Martina comunica che una ricca Rassegna curata dall'Ufficio Stampa del Prc e che contiene anche tutti gli articoli che hanno parlato dell'evento del 26.7, può essere scaricata (è un pdf) dal seguente indirizzo:
http://www.rifondazione.it/vm/ufficiostampa/rassegnaprimarie.pdf

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sul sito www.faustobertinotti.it
sono pubblicate alcune foto scattate in occasione dell'evento in Libreria
fra esse una mostra le compagne ed i compagni davanti all'ingresso di Amore e Psiche
si può vederla al seguente indirizzo:
http://www.faustobertinotti.it/index.php?page=21

i brevi interventi di chi ha voluto lasciare messaggi post it®
per la campagna di Fausto Bertinotti per le primarie dell'Unione
si possono leggere qui
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Su RaiTre, nel corso della puntata di "Telecamere" del 31 luglio 2005, in un servizio che presentava i candidati alle primarie dell'Unione, sono apparse alcune - belle - immagini inedite delle persone che si trovavano all'interno della libreria Amore e Psiche durante l'incontro con Fausto Bertinotti del 26.7
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inoltre, Elio Carpitella comunica che finalmente

tutte le lezioni del corso dell'Università di Foggia

tenute da


Annelore Homberg


sul tema:

IL "DRAMMA" DEL RAPPORTO UOMO - DONNA

sono disponibili

alla pagina:

http://www.media.unifg.it/pariopportunita/popp.htm

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giovedì 28 luglio 2005

MASSIMO FAGIOLI:
L'INTERVISTA DEL 28 LUGLIO 2005
SUL CORRIERE DELLA SERA!

ricevuto da Pasquale Di Fonzo

Corriere della Sera 28.7.05
Fagioli: con Fausto perché è un passionale libero dalle ideologie
Alessandro Trocino

con fotocolor!

MILANO - Lui se la rideva, a vederlo nella sua piccola libreria romana «Amore e psiche», «un po’ terrorizzato dalle nostre domande», a discettare sul giovane Marx e Feuerbach, a spiegare se venga prima la prassi o le idee, a intimorirsi sulle domande di giovani fanciulle sulla «sofferenza della mente». Però a Massimo Fagioli, l’anziano psichiatra eretico, è piaciuto molto «questo Bertinotti che si cimenta nelle idee, che considera la politica non come calcolo amministrativo delle risorse, ma come passionalità, emozione, ricerca di liberazione».
Dicono che Bertinotti senta molto la sua influenza. Del resto, la chiamano guru.
«Bertinotti l’ho conosciuto l’anno scorso, ma evidentemente i miei scritti li conosceva già: lui stesso lega la scelta della non violenza alle mie teorie. Ma guru non mi piace. A meno che non si scherzi».
La non violenza, una scelta contestata da alcuni.
«C’è una frase terribile che non sono riuscito a dire: non ci sarà mai nessun comunismo se non si affronta la realtà umana. Persino Marx ha fallito e si è dato all’economia politica. Io sono convinto di avere scoperto questa realtà».
Riesce dove Marx ha fallito.
«Una bella superbia, eh? Ma l’ha detto lei, io mi astengo».
Che cos’è questa realtà umana?
«Che dobbiamo scoprire un’altra violenza, quella invisibile che sta nella mente, nelle pulsioni. Lei sa che per Freud l’inconscio è perverso. E invece è sano. Se si ammala, si cura».
Lei non ha mai amato Freud.
«Era un povero cretino, un demente. Nevrotico e psicotico».
Ma non era non violento?
«Distruggo il distruttore della realtà umana. Senza toccarlo: è morto da quasi 70 anni».
Che cosa c’entra tutto questo con Bertinotti?
«Bertinotti ha capito che non si tratta soltanto di procurare benessere fisico, bisogna fare un lavoro sulla mente, liberarla dalle ideologie, dalle religioni, dagli orchi del male, dalle fate».
Il comunismo è un’ideologia.
«Anche Bertinotti ha ammesso che è fallito e ora cerca di farne uno nuovo. Per questo occorre una teoria sulla mente umana. Non basta la fratellanza universale: quella c’era già nel cristianesimo e non è bastata».
Lei è comunista?
«Mai stato. All’epoca stavo con il socialismo di sinistra di Lombardi. Con il Psiup, che era più estremista dei comunisti».
L’Unione di Prodi le piace?
«Prodi è abile, ma non mi convince il suo cattolicesimo. E’ un chierico, basta vedere il modo in cui si muove. Ora dice di essere un cattolico laico. Prima, però, ha votato la legge criminale sulla fecondazione».
Rutelli?
«Mah, era laico, radicale, anticlericale. Ora è un baciapile».
E Fassino?
«Pure lui ora crede in Dio. Una volta, nel Pci bisognava essere atei. Ora anche la Turco è ultracattolica. Sono problemi».
Teme lo Stato confessionale?
«Altroché. Il capo di uno Stato straniero si permette di dirci che leggi fare e nessuno protesta. Ormai è uno Stato teocratico. In Italia c’è democrazia, ma poi alla fine uno viene isolato. Al limite, c’è più libertà in Iran».
Bertinotti ultima speranza?
«Beh, così mi pare eccessivo. Ma anche Fausto, ora che ha abbracciato la non violenza, dovrebbe liberarsi di quelli dell’Ernesto. Dei leninisti, dei trotzkisti. E’ roba vecchia, pesante».
Ce la farà alle primarie?
«Chissà. Non so nemmeno come si fa. Ma dove si vota, poi?».

"IL RIFORMISTA" DEL 27.7.05, un articolo "completo"

ricevuto da Pasquale Di Fonzo

il Riformista 27.7.05

Primarie, oltre il 12% il comunista si sentirà un vincitore
Bertinotti nel covo dei «fagiolini» lancia la sua lotta di liberazione


«Perché io valgo» diceva una vecchia pubblicità. Perché io «voglio» sembra dire invece lo slogan di Bertinotti. Tanti piccoli post-it, come quelli che si tengono accanto al telefono per ricordarsi degli appuntamenti, con scritta sopra quella parola - voglio - cui ognuno è chiamato ad aggiungere i propri desideri, in uno spazio bianco chiuso dalla scritta: «Bertinotti presidente» (vedere il sito allestito dall'agenzia Pro-forma, la stessa di Vendola, faustobertinotti.it, cui il segretario non mancherà di «collegarsi» spesso).
Dalla libreria romana Amore e Psiche, il candidato Fausto ha lanciato così ufficialmente la sua campagna per le primarie. Prima ha spiegato cosa «vuole» lui, quindi ha ascoltato cosa «vogliono» i suoi sostenitori. E la prima notizia è proprio questa, perché in platea siede anche quella controversa figura di psichiatra e di intellettuale che risponde al nome di Massimo Fagioli.
Filo conduttore della campagna bertinottiana è lo scontro tra «popolo ed élite» che si vince anche con nuove forme di partecipazione.Di qui la scelta di candidarsi alle primarie. Il discorso bertinottiano parte dall'«orizzonte primo» della sua politica, non violenza e pacifismo, con compiaciuto riferimento alla scelta di inserire nel manifesto della coalizione il riferimento all'articolo 11. «Dove sta scritto che l'Italia ripudia la guerra - chiosa Bertinotti - che vuol dire ritiro immediato dalle truppe dall'Iraq». Quindi il governo Berlusconi come «monumento al fallimento delle politiche neoliberiste», da cui discendono le primarie come grande mobilitazione per «bandire quelle politiche, non solo per cambiare un ceto di governo». Per passare poi al punto centrale: lotta al precariato «che deruba di futuro tutti, a cominciare dalle nuove generazioni», perché al «primato del mercato» bisogna opporre la «valorizzazione» del lavoro, dell'ambiente, delle persone. E per il segretario del Prc occorre farlo cominciando con la «restituzione del maltolto, dal potere d'acquisto ai diritti sociali e di cittadinanza» e con il «recupero dei beni comuni, che vanno restituiti alla collettività, come l'acqua». Dunque lotta dura e senza paura alla precarietà. E abrogazione di legge 30 (Biagi), riforma Moratti e Bossi-Fini. Perché «il cattivo lavoro risucchia la buona scuola» e siccome poi (la precarietà) incontra lo stesso delle resistenze nella società, ecco che «servono gli immigrati da sfruttare come veicolo per romepere quelle resistenze». Ma il candidato Fausto pensa davvero di vincere? Bertinotti considera un buon risultato andare oltre il 12% ma la vittoria è raggiungere il 50 più uno (e il caso Vendola, ha spiegato poco prima, dimostra che è possibile). Seguono domande di assai diverso tenore.
Perché siamo pur sempre a due passi Pantheon e a mezzo metro dal palazzo in cui soggiornò Stendhal - come ricorda la targa sopra la stesta dei vigili che chiudono la via al traffico - nella libreria progettata «a partira da un'idea di Massimo Fagioli» (da tempo in rotta con la società psicoanalitica italiana) animatore di «seminari» seguiti da un folto gruppo di appassionati seguaci, noti a Roma come «fagiolini» (primo incontro tra fagiolini e bertinottiani, il dibattito con Pietro Ingrao a Villa Piccolomini del 5 novembre scorso, affollato dai fan dell'autore di Teoria della nascita e castrazione umana). Se non si tenesse conto dell'uditorio si rischierebbe di fraintendere la piega che prende il dibattito con parole che lo stesso Bertinotti certo non avrebbe mai pronunciato nel salotto di Bruno Vespa, ma nemmeno a un'assemblea della Fiom. A cominciare dalla necessità di «spezzare il paradigma conoscitivo» perché siamo ancora «figli delle categorie evoluzionistiche» (quelle secondo cui innovazione e modernità portano il progresso sociale). Proseguendo con quel cupo «Noi non possiamo espungere dai nostri pensieri l'incombenza della crisi. Il bivio è dinanzi a noi: liberzione o catastrofe». E a proposito della sua idea di «comunismo come promessa», al centro di molte domande: «Noi viviamo in una sorta di attesa, in una fase di cui abbiamo la premonizione, perché le parole di cui abbiamo bisogno ancora non ci vengono, anche se ne abbiamo la suggestione». Chiedendosi infine come «teoria e prassi si ricompongano in una pratica collettiva di liberazione di cui ci mancano - appunto - le parole, ma di cui forse cominciamo ad avere qualche lettera». Finale difficile, che risponde a una domanda difficile di Giulia Ingrao (sorella di Pietro) che quasi lo invita ad abbondonare la non violenza. Finale che ha però almeno il pregio di aprire alla speranza dopo molte citazioni di Rosa Luxemburg sulla percezione della crisi di civiltà e della catastrofe imminente, tra applausi sroscianti.

"AMORE E PSICHE" MASSIMO FAGIOLI BERTINOTTI
persino su "IL CAMPANILE", di Clemente Mastella...

ricevuto da Claudio Saba

Il Campanile 28.7.05
NEL SOLCO DC CONTRO LO “ZAPATERISMO”
Mastella: «Il programma lo scrive chi vince le primarie». Prodi: nessun accordo, sarà una vera sfida
di Manuela D’Argenio


Altro che finzione. La sfida elettorale del centro-.sinistra, per eleggere il candidato che lo rappresenterà meglio nella corsa per Palazzo Chigi, non lascia niente al caso. E tanto meno all’improvvisazione: tutto, ogni dettaglio, è accuratamente studiato dai candidati in lizza, determinati a portare a casa un risultato spettacolare. Insomma, stavolta si fa sul serio. E dopo avere gettato le basi dei valori fondanti dell’Unione, raccolti in una carta preziosa, quasi a simboleggiare una sorta di Costituzione, prende il via una campagna elettorale serrata, dove ognuno gioca il tutto per tutto per calamitare quanti più elettori possibili. Così mentre Bertinotti inaugura la sua scesa in campo nella libreria “Amore e psiche” del guru (giudicato spesso eretico oltre che marxista) Massimo Fagioli, per dare visibilità «a questo popolo di sinistra», Clemente Mastella, di contro, basa la sua corsa sui valori cristiani della ex Dc («mi chiedo chi può muovere appunti al modo con cui ha interpretato il senso dello Stato e la sua laicità»); sulla ricerca di un grande centro e sulla visibilità dei moderati. Delle due, l’una: alternative antitetiche di una stessa compagnia, destinate a stare insieme in nome di quella Carta siglata nella quale pure si rispecchiano. Ma, sia chiaro, ognuno con una propria identità, e un proprio traguardo da tagliare. Da un lato, l’obiettivo di «dimostrare che l’Unione, come accaduto in Puglia, può essere guidata da un uomo o una donna di sinistra per uscire da questo stato di minorità»; dall’altro, l’ostinazione mastelliana contro «lo zapaterismo strisciante che circola». Visto che, precisa meglio il segretario dell’Udeur in un’intervista a Repubblica, «Zapatero ha vinto con i soli voti della sinistra, mentre alle regionali il centro-sinistra ha vinto anche grazie a noi». E poi, un po’ di numeri da inseguire. Il rosso Fausto, auspica a superare la soglia del 12 per cento, poiché «considerando che sono solo i voti dell’Unione il 6 per centro di Rifondazione si raddoppia»; il centrista Clemente, invece, prende atto delle «equazioni di Bertinotti» e reputa un «grande successo» prendere più «voti di quelli abituali». L’importante, però, è che «il candidato che vince fa il programma». Insomma, precisa Mastella anche su questo in disaccordo con Bertinotti, «non si può essere americani quando conviene e dimenticarlo quando non conviene. Poi il vincitore dovrà tenere conto anche delle sensibilità promosse da candidati alternativi, perché rappresentano importanti quote di mercato politico», ma questo è ancora un altro discorso. Il punto, adesso, è tenere quanto più salda possibile l’alleanza, a prescindere da quale sarà il suo leader. E per farlo, continua il segretario udeurrino, è necessario lasciare che i Radicali «restino a girare», poiché «non accetterò mai che arrivi Pannella a porre condizioni». Nessuna nuova alleanza in cantiere, dunque. Visto che, già così, serve una bella guida per evitare «che vengano fuori piccoli mostri programmatici», e, confida Mastella, «spero che Prodi possa mediare tra le mie posizioni e quelle di Bertinotti». Questo, si intende, a primarie terminate. Perché fino ad allora, spiega un Romano Prodi determinato che oggi inaugura la sua campagna elettorale, «sarà una sfida vera». «Non ci siamo messi d’accordo. Ognuno pensa a che Paese vuole e lo esporrà agli elettori e questi decideranno». Intanto, quanto al programma, «indichiamo i grandi obiettivi», il resto, «il dettaglio sulle cifre e sulle virgole» verrà dopo le primarie. L’importante, insomma., è che la sfida abbia inizio.
La registrazione dell'incontro con Fausto Bertinotti
alla libreria Amore e Psiche
di Martedì 26 Luglio 2005
è online sul sito www.mawivideo.it

Saluti,
Mawivideo
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clicca su

www.faustobertinotti.it
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mercoledì 27 luglio 2005

"LIBERAZIONE", il giorno dopo...

Liberazione 27.7.05
A Roma una grande folla alla conferenza stampa del segretario del Prc. Applausi e consensi e una discussione appassionata
Bertinotti presenta le sue primarie: «Questa partita va giocata»
Rina Gagliardi


«Beh, visto che meglio di così non potrà andare, varrebbe la pena di chiudere qui le primarie…». Si permette anche questa battuta scherzosa, Fausto Bertinotti, uscendo dalla libreria "Amore e Psiche", dopo un'ora e mezza di conferenza stampa. E la folla gli dedica un supplemento generoso e affettuosissimo di applausi - proprio come se volesse continuare un confronto che si è rivelato davvero ricco e coinvolgente. Siamo a Roma, a due passi dal Pantheon, in un primo pomeriggio caldo e afoso, eppure sono ancora centinaia e centinaia quelli che si accalcano l'uno a ridosso dell'altro - moltissimi i giovani e le donne, finalmente.

La candidatura del segretario di Rifondazione comunista alle primarie dell'Unione è partita alla grande - un decollo quasi migliore di quello dello Shuttle, avvenuto quasi in perfetta contemporaneità. Non è solo, a stupirci, a impressionarci (e perché no? a scaldarci il cuore), la grande partecipazione: è l'affetto e il calore (ben oltre quello solare) da cui Bertinotti è circondato. E' la voglia di parlare con lui, di porgli quesiti "da niente" come l'essenza del comunismo da costruire, l'emancipazione e la liberazione - dal bisogno, dalla fatica e anche dalle oppressioni della mente. Il comunismo come "promessa", pur finora mancata, eppure ancora e soprattutto promessa. O come attesa «del tempo che ci rimane», come dirà Bertinotti rispondendo alla bella provocazione di Giulia Ingrao. Sì, se quel che si temeva era il pericolo "politicista", di una presentazione della sfida di Bertinotti risucchiata dalle contraddizioni e dalla scadenze a breve, bisogna dire che esso è stato rapidamente fugato.

Merito anche della sede scelta, una libreria, appunto, non un "palazzo della politica" - e una libreria particolare qual è "Amore e Psiche", centro notissimo, nella capitale, della ricerca e della pratica analitica di Massimo Fagioli. Già una volta, l'anno scorso, si svolse - tra Bertinotti, il professore e Pietro Ingrao - un incontro felice, quanto a capacità reciproca di stimolo e interlocuzione: il tema fu allora quello della nonviolenza. E oggi, sempre qui, l'inizio della corsa che si concluderà il 15 e 16 di ottobre testimonia che ci sono pezzi significativi della "società civile" (insomma, delle tante persone che praticano un impegno, una scommessa, una ricerca non solo personale, e non fanno parte del ceto politico) disponibili a una scelta azzardata, come quella di far vincere le primarie ad un uomo della sinistra.

Già, anche se può apparire un'iperbole propagandistica, il senso della candidatura di Bertinotti è proprio questo: dimostrare sul campo che l'Unione, la vasta alleanza in costruzione che cercherà di sloggiare Berlusconi dal governo del Paese, può essere guidata «anche da una donna o da un uomo della sinistra». Non si tratta solo di un elementare deontologia, per rimediare al pericolo che il nuovo strumento messo in campo sia privo di ogni pathos, e dunque di far partire la competizione "almeno da due". Si tratta di qualcosa di più: di finirla con i complessi minoritari. E con l'idea che l'unità non può mai far rima con la radicalità - Puglia docet, del resto. E non è forse vero che le speranze diffuse nel popolo che vuol cambiare, che non ne può più del centrodestra, hanno un riconoscibile, fortissimo tratto di radicalità?

Ma poi, per chi avesse dubbi, ci pensa il moderatore della conferenza stampa, il nostro Darwin Pastorin («una meraviglia», chiosa Bertinotti, con chiaro riferimento agli splendidi articoli non calcistici, ma culturali che impreziosiscono Liberazione) ad offrire un parallelo in più. «Era il 16 luglio del 1950» racconta inaugurando la conferenza stampa «ed era in programma la finale dei mondiali di calcio. Si giocava Brasile-Uruguay, al Paranà, davanti a duecentoventimila persone, ed il Brasile era nettamente favorito, tanto che agli uruguagi fu raccomandato di prenderne il meno possibile. Eppure, quella volta l'Uruguay non accettò di fare la vittima predestinata: fu il capitano, Obdulio Varela, a incitare i suoi. A dire: questa partita io me la gioco. E l'Uruguay vinse la partita». Ecco la trasparente allegoria di Pastorin: noi, oggi, siamo l'Uruguay, e Bertinotti è il nostro Varela. Semplice, no? Quasi come trasformare un voto - una delle tante votazioni a cui siamo chiamati - in una occasione di cittadinanza attiva, di partecipazione, di presenza che rovescia i canoni e gli schemi previsti. Un piccolo strumento in più è quel post-it - il "foglietto giallo", dice Bertinotti che non riesce assolutamente a memorizzare l'anglicismo - in cui ognuno potrà scrivere l'oggetto dei suoi desideri - politici, sociali e civili, naturalmente. "Voglio…. Bertinotti presidente" (è la dicitura che si legge sul nuovo sito internet www. faustobertinotti. it) che chiede di essere riempita, farsi progetto collettivo, programma in progress, pungolo di massa. Un'idea (elaborata dall'agenzia "Pro Forma", non per caso barese) che Bertinotti commenta così: «Se la guardo, un po'mi viene da ridere. Ma poi penso che questo "voglio", in fondo, è un piccolo e utile gesto di ribellione. Un buon inizio». Per mettere in relazione popolo e rappresentanza. Per cominciare a superare quella "linea di faglia" che tende inesorabilmente - in Occidente - a separare le élites dalle masse. Per far pesare, nel programma dell'Unione, quelle direttrici - la pace e la nonviolenza, la lotta alla precarietà, la ricostruzione di uno spazio pubblico, incentrato sui "beni comuni" - così care alla sinistra, ai movimenti, alle persone, verrebbe da dire, di buon senso.

Ma sono questi, o altri, gli "irrinunciabili" paletti che Rifondazione comunista presenterà alla discussione programmatica dei suoi partner unionisti? Dov'è, se c'è, il punto di caduta della vostra battaglia e della vostra trattativa?

La domanda, una delle prime che animano la discussione, era nell'aria, era quasi d'obbligo, oltre che insidiosa. «Se al primo posto c'è la ricerca di un'intesa, non ci possono essere punti irrinunciabili» risponde Bertinotti. Altrimenti, è logico, bisognerebbe mettere in campo anche l'ipotesi della rottura dell'alleanza e della riscossa di un governo moribondo, come quello Berlusconi: una responsabilità politica che Rifondazione comunista oggi non intende assumersi. Una scelta che, però, non significa né rinunce preventive a far pesare punti di vista e opzioni alternative né volontà di costruire compromessi di basso profilo: il segretario di Rifondazione fa rilevare, a questo proposito, la posizione generale sulla guerra (contro la guerra) appena varata tra gli otto punti generali dell'Unione e il riferimento esplicito all'articolo 11 della Costituzione. «Sì, certo, un riferimento irrinunciabile, prima di tutto dal punto di vista costituzionale». E poi? E poi, certo, per mettere su un programma avanzato si può partire dalla più volte prospettata «triplice abrogazione» - via, cioè, la legge 30, la controriforma Moratti, la Bossi-Fini. «Non ci può essere una buona scuola se c'è un cattivo lavoro, tutto fondato sulla precarietà e la selezione di classe precoce, e sulla noncittadinanza dei migranti». Altra domanda, altra insidia: ma per lei, Bertinotti, qual è la soglia del successo? Qual è la cifra che pensa di guadagnare? «Sopra il 12 per cento è un successo, sopra il 50 è vittoria», risponde, per nulla imbarazzato, il segretario del Prc. Qualche altro spunto - sulla "riforma della giustizia" che lede l'autonomia della magistratura, sulla sicurezza, che non può mai esser perseguita a prezzo dei diritti basici di libertà, su Zapatero, che forse «abbiamo sottovalutato», anche rispetto al tema che oggi si ripropone della laicità dello Stato. Qui, in fondo, finisce la conferenza stampa. E comincia un confronto appassionato sulle grandi domande che oggi ci sono poste giocoforza dalle sconfitte e dai drammatici fallimenti del XX secolo. A chi domanda se il comunismo potrà essere ancora una "promessa", Bertinotti risponde citando Marx - il Marx pensatore della rivoluzione prima che critico dell'economia, il Marx che parla della liberazione dell'umanità come di quel percorso che «abbatte lo stato delle cose presenti». Sì, il comunismo è definibile come progetto irrinunciabile (questo sì) di emancipazione e liberazione - non solo "dal" bisogno, ma dalla servitù del lavoro salariato e perfino dal lavoro, inteso come strumento inevitabile di sopravvivenza. Si può perfino parlare della ricerca necessaria della felicità: non perché, dice Bertinotti, abbiamo ancora in testa un'idea totalizzante della politica, della quale se mai avvertiamo il limite necessario e anche drammatico; ma perché «la politica non può espungere da se stessa, dalla propria ricerca, la felicità delle persone». La politica - ecco il punto - può, deve, rimuovere tutto ciò che ostacola e anzi rende impossibile, nella società modellata sul modo di produzione capitalistico, il libero sviluppo umano: ecco, ancora, il comunismo, come massimo possibile della politica e di un percorso di liberazione. Quello di cui ha detto Rosa Luxemburg, unica alternativa storica alla catastrofe. Quello che animava l'angelo di Benjamin. Ma sul "che cosa", sulla "cosa", bisogna essere molto sorvegliati, dice ancora Bertinotti: che mette in campo un'altra delle sue metafore preferite, quella tratta dal poeta greco Kafavis. Quando raggiungerai Itaca, scoprirai forse che è solo una distesa di ghiaia. Ma scoprirai che, in realtà, quello che dava senso al viaggio, era proprio il viaggio, non la meta. Una suggestione quasi irresistibile: ma, chiede Giulia Ingrao, non rischiamo così di perdere di vista l'orizzonte finale? Vorrei sapere quale può essere la "libertà di", oltre che la liberazione "da". Vorrei sapere, ora che siamo approdati di comune accordo all'idea di non violenza, se pensiamo ad una rivoluzione tutta e solo sul piano delle idee. No, risponde Bertinotti, la nonviolenza non è rinuncia al cambiamento: è la rottura, prima di tutto, di un paradigma conoscitivo, quello secondo il quale il potere, in fondo, è neutrale - se lo occupano gli altri è male, se lo occupiamo noi, si trasforma in bene. Sappiamo che non è più così, ma siamo appena all'inizio della scrittura di una nuova storia collettiva - siamo ancora nell'era dell'attesa, del "tempo che resta". Siamo ancora dentro la crisi dell'idea di progresso, nella quale pur siamo cresciuti: di fronte a noi, sì, ci sono alternative drammatiche, che non si superano secondo i canoni "consueti". Tra lo scientismo e il confessionalismo, tra l'enorme e sempre più incontrollabile sviluppo della scienza e della tecnologia e la regressione oscurantista ("neoconfessionale"), ci dovrà pur essere un'altra via - il controllo sociale della scienza stessa. Tra la violenza cieca della guerra e la violenza cieca del terrorismo, non ci può essere che la replica della pace. Tra la politica separata e la fuga astensionistica, non c'è che la rinascita della partecipazione. La scrittura - insieme - delle tante parole che ancora ci mancano. Vedete che le primarie possono essere un buon inizio?

"IL FOGLIO", 27.7.05

segnalato da Claudio Saba
ricevuto da Carlo Cafiero attraverso Tonino Scrimenti
(non c'è firma, ma sembra Ferrara da come scrive):

Il Foglio 27 luglio 2005
Il candidato Bertinotti si presenta invocando la Provvidenza Rossa


Roma. A un certo punto, davanti all’ennesima osservazione – genere: non basta la libertà da, ma ci vuole anche la libertà di – viene da pensare: gli sta bene, a Bertinotti, se l’è andata a cercare. Ma il segretario di Rifondazione suda, gioca col mezzo toscano, gode come un matto e si scambia carinerie con Darwin Pastorin. Il giornalista lo paragona all’Uruguay “nella partita con il Brasile del 16 luglio 1950”, che doveva essere suonato e finì col suonarla ai favoriti, lui risponde “è una meraviglia” (Pastorin, non il paragone, o magari pure il paragone). Insomma, qui in questi pochi metri della libreria Amore e Psiche, che se ci metti tutto il gruppo parlamentare di Rifondazione è già piena – e aggiungete Citto Maselli, la sorella di Ingrao, il professor Massimo Fagioli, i giornalisti, Amore e Psiche, e non ci si sta proprio – Bertinotti è felice. E più la faccenda s’aggroviglia, il tema s’impenna, il pensiero si approfondisce, più lui gioisce, sorride, s’allarga. “Nel messianesimo non conta il tempo che è passato, ma quello che resta. Noi siamo nel tempo che resta”. Fuori, nel budello di via Santa Caterina da Siena, due passi dal Pantheon, centinaia di seguaci di Fagioli (e certo che i giornalisti, animali, domandano: i fagiolini?) fanno ressa, seguono su maxischermo, applaudono professore e leader. Sarà, come dice Bertinotti, che “le parole di cui abbiamo bisogno ancora non ci vengono”, ma certo ieri per presentare la candidatura alle primarie non è stata fatta molta economia in questo senso. Non tanto da parte del segretario, per niente da parte dei giornalisti, quanto dagli estimatori presenti, dai frequentatori della libreria, dagli ammiratori del professor Fagioli. Angusto il luogo, alta la discussione, ché pure Marx “è grande quando la prende alta”, e il comunismo, che è il massimo, è appunto “indicibile perché è il massimo”. Certo, le primarie sono primarie. E quelli di Repubblica fanno debitamente incazzare Bertinotti – con la faccenda che chi vince le primarie fa pure il programma che gli pare – che li legna sul Corriere e rifiuta loro l’intervista, e li legna pure Rina Gagliardi sulla prima pagina di Liberazione sotto l’ironico occhiello: “Lieve polemica”. E la precarietà, la guerra, la pace, il Cav. e la sinistra. Che qui, secondo il direttore della libreria, è splendidamente accasata, “la nostra storia intrinseca al tormento e alla sofferenza della sinistra”, e infatti Bertinotti ammette che la candidatura alle primarie “richiede molto amore e anche un po’ di resistenza psichica”. La campagna del segretario di Rifondazione ha come simbolo il post-it, i foglietti gialli adesivi che Bertinotti chiama appunto ostinatamente foglietti dato che il post s’impiccia con l’it, con sopra la scritta “voglio” e sotto l’invito a scrivere cosa. Alza gli occhi verso il manifesto: “Mi scappa da ridere: ‘Bertinotti presidente’, diciamo che mette di buon umore”. Gli chiedono la soglia accettabile di voti per queste primarie. Lui invoca la regola del “fare come se” ed evoca la Provvidenza Rossa, ammette che se i voti di Rifondazione sono il 6 per cento, “sotto il 12 è una sconfitta, con il 12 ho preso i miei voti, sopra il 12 è andata bene e sopra il 51 ho vinto”. Queste sono chiacchiere che ci si aspetta, ma non è questo che Bertinotti aspetta, tra pile di volumi sulla “Teoria della nascita e castrazione umana” o “Istinto di morte e conoscenza". Perciò una ragazza che evoca “un letto di bandiere rosse e di falci e martelli” e vuol sapere se “è sufficiente eliminare solo la sofferenza del corpo” o non anche “la sofferenza della mente”. La folla esterna applaude, Bertinotti si dice “un po’ intimorito dalla domanda”, ma si vede lontano un chilometro (anche se per vederlo qui dentro bastano tre metri e servirebbero cinquanta telecamere di meno) che ne gode, “non penso possa essere espunto dalla politica il tema della felicità, ma quando dico espunto non dico che possa essere compreso”, e sempre soccorre tanto il più volte invocato giovane Marx, quanto Kavafis e Itaca, ché “conta non la vita ma il cammino”. Non si mette un punto che subito si riparte. Domanda: l’identità umana sta nel benessere fisico? “Madonna, quanto siete difficili”. Dal fondo, ogni tanto Citto strilla: “Voce!!!”. Fagioli è soddisfatto: “Bertinotti ha dimostrato di averci seguito sempre, ha risposto bene, è aperto e sincero”. Il candidato si affaccia sulla porta. Ovazione. Ride: “Potremmo considerare chiuse qui le primarie”. Invece gli toccherà attaccare e staccare tanti post-it. Anzi, foglietti.

DAL "MANIFESTO" DEL 27.7.05: Giovanni Senatore

il manifesto 27.7.05
Nella giungla di «Amore e psiche»

GIOVANNI SENATORE

Non è la prima volta che il segretario di Rifondazione incontra la libreria «Amore e Psiche» e la ricerca dello psichiatra Massimo Fagioli. Il 5 novembre 2004 a Villa Piccolomini, Fausto Bertinotti e Pietro Ingrao si erano trovati a discutere di nonviolenza e trasformazione umana di fronte a duemila persone. L'evento è poi diventato un libro, nelle cui pagine si può forse cercare il motivo della scelta del luogo per lanciare la sua corsa alle primarie. «Analisi Collettiva. Incontri: Ingrao, Bertinotti» (Nuove Edizioni Romane) propone il contenuto integrale dell'affollato incontro-dibattito. Oltre a un'intervista a Bertinotti dell'editrice Gabriella Armando, alcune recensioni, la prefazione dello psichiatra Andrea Masini sulla trentennale vicenda dell'Analisi collettiva, la postfazione sull'intreccio fra ricerca sulla psiche e movimenti rivoluzionari dello storico David Armando e un'intervista di Fagioli sul comunismo del febbraio 1980.

Nel libro Bertinotti parla del senso della scelta non violenta e del rapporto tra la sinistra e l'Analisi collettiva, che si basa sulla teoria della nascita elaborata da Fagioli fin dal 1964 e poi pubblicata in «Istinto di morte e conoscenza». Bertinotti propone nell'intervista «un'uscita da sinistra della crisi del movimento operaio del Novecento attraverso una idea e una pratica del comunismo come liberazione». E trova qui un interesse vero al campo di ricerca dell'Analisi Collettiva: «Perché - spiega - Intuisco come vi sia un'idea dell'umano senza peccato originale e, quindi, con una tensione verso una liberazione possibile».

"LA PADANIA" DEL 27.7

ricevuto da Lucrezia Fusco

La Padania 27.7.05
Bagno di folla per il candidato Bertinotti...
E SE FOSSE LUI A VINCERE?

Igor Iezzi


Bertinotti si prepara così a conquistare l’egemonia della sinistra e fare poi pesare il suo successo alle primarie (quantificato sopra il 12%) nell’elaborazione del programma. Ieri, nella libreria Amore e Psiche di Roma, davanti ad oltre 1.000 persone (da far impallidire la chiamata alle armi di Prodi di qualche mese fa quando radunò a malapena 40 persone), il leader di Prc ha così lanciato la sua sfida, con una campagna in grande stile: sito Internet, manifesti, incontri e ascolto dei cittadini. «Le primarie influenzeranno il programma ma non faranno il programma - ha risposto indirettamente a Prodi che ha accreditato l’ipotesi di primarie sul candidato premier e sul programma - . Il programma si farà dopo. Se fossi io a vincere le primarie avremo un candidato di sinistra come si è già verificato in qualche parte del paese e potremmo anche vincere le politiche». Per Prodi si annunciano giorni di battaglia e una vittoria che, nel caso in cui non fosse larga nelle proporzioni, potrebbe rivelarsi una sconfitta.
[Data pubblicazione: 27/07/2005]

"IL MANIFESTO" DEL 27.7.05

il manifesto 27.7.05
Bertinotti alle primarie con l'erba «Voglio»
«Sopra il 12 per cento è andata bene. Sopra il 50 ho vinto». Il leader del Prc apre la campagna per le primarie. Si comincia dal sito internet e da migliaia di post-it per tappezzare i muri di messaggi
Cosimo Rossi


E' il 16 luglio 1950. Al Maracanà di Rio de Janeiro si gioca l'ultimo atto della coppa Rimet tra il Brasile e l'Uruguay. Ai favoritissimi padroni di casa basta un pareggio, l'allenatore degli ospiti si limita a chiedere di «non prenderne troppe». Il capitano celeste Obdulio Varela è il solo che negli spogliatoi incita a non alzare lo sguardo sugli spalti ma a fissare il pallone. Al 47° Friaca porta in vantaggio la seleção. Ma l'Uruguay tiene serrate le fila, e al 66° Schiaffino pareggia. Assediati dai palleggiatori verdeoro, gli azzurri ribaltano il risultato al 79° con un tiro non irresistibile di Ghiggia. L'Uruguay è campione del mondo, il colossale Maracanà s'inchina invece mesto. 26 luglio 2006. Un giornalista brasialiano e d'inveterata fede nella vecchia signora pigliatutto del calcio italiano, qual è Darwin Pastorin (che del portierone carioca Moacyr Barbosa e della sua papera ha anche narrato l'epopea tragica), sceglie appunto la figura di Obdulio Varela come metafora della sfida di Fausto Bertinotti introducendo la conferenza stampa di presentazione della candidatura del leader del Prc alle primarie dell'Unione. Cosicché, quando a Bertinotti tocca il dovere del pronostico, non c'è di meglio che stare al gioco: «Che deve dire un capitano? Quando compete lo fa per vincere - dice - Sennò va a casa». Ma visto che il politica i numeri contano, Bertinotti non può sfuggire: «Alle elezioni prendiamo un 6%, anche se prenderemo di più - ragiona - Dato che l'Unione prenderà qualcosa più del 50%, 6 più 6 fa 12» Quindi: «Sotto il 12% sono sconfitto - continua Bertinotti - Al 12% significa che hai preso i tuoi. Sopra il 12% è andata bene. Sopra il 50% hai vinto». Che vuol dire tutto e nulla. Ma vuol dire di certo che sulle primarie il leader di Rifondazione ci investe davvero: che punta più alto dei calcoli algebrici che illustra.

All'esterno della libreria romana «Amore e psiche» la presentazione della candidatura è un bagno di folla (con altoparlanti e schermi), soprattutto dei molti seguaci dello psichiatra Massimo Fagioli. All'interno si presenta invece la corsa verso il voto che si svolgerà a metà ottobre assistita dal team della «Proforma» (la stessa società che ha realizzato la campagna di Nichi Vendola in Puglia e, prima ancora, del sindaco di Bari Michele Emiliano). E il primo atto è «un foglietto», non si ricorda il nome Bertinotti. Ovvero un post-it giallo con la scritta «Voglio» e uno spazio libero per esprimere il desiderio con cui far decollare la candidatura del leader del Prc, che per tutta la prima fase sarà calibrata soprattutto sul sito internet. «Voglio che mio figlio non conosca guerre e terrorismo», «Voglio andare in vacanza senza preoccupazioni per il mio lavoro», «Voglio un'Italia migliore», suggerisce il sito attivato da ieri: www.faustobertinotti.it. «Voglio è un buon inizio per un programma - spiega Bertinotti - E' un segno di ribellione, rompe il meccanismo secondo cui hai un diritto solo per elargizione». E anche quello secondo cui la guida del governo è interdetta «una donna o un uomo di sinistra - aggiunge - Se non oggi, domani».

"L'ADIGE", "IL GlORNO", "LA NAZIONE" e "IL SOLE 24ORE"

L'Adige 27.7.05
Folla enorme al comizio. Bertinotti apre le primarie
l'articolo è disponibile in rete solo per gli abbonati

Il Giorno e La Nazione
27.7.05
anche gli articoli che "Il Giorno" e "La Nazione" (entrambi QuotidianoNet, come anche "Il Resto del Carlino") hanno dedicato all'evento sono disponibili in rete solo per gli abbonati

Il Sole 24 Ore 27.7.05
un articolo, anche in questo caso, disponibile in rete solo per gli abbonati

"LIBERO", IL 27

ricevuto da Chiara Migliorini

Libero 27.7.05
La ricetta di Fausto: felici grazie a Marx

Pagina 11

ROMA La rivoluzione è la politica a livello più alto. Il comunismo è
promessa di libertà e uguaglianza. Il comunismo è liberazione: non può dare la felicità, ma può rimuovere tutti gli ostacoli che ci separano da essa.
E poi ancora teoria e prassi, Marx e Feuerbach, Rosa Luxemburg e Walter Benjamin. Fino a Pietro Ingrao. Di questo si è parlato ieri alla presentazione ufficiale della candidatura di Fausto Bertinotti alle primarie del centrosinistra che lo vedranno impegnato il 16 ottobre nella sfida con Romano Prodi. Una conferenza stampa anomala come il luogo prescelto: la libreria " Amore & Psiche", crocevia della cultura psichiatrica capitolina.
continua.

"IL MESSAGGERO" DEL 27.7

Il Messaggero 27.7.05
Mercoledì 27 Luglio 2005
CAMPAGNA CON I ”CREATIVI” DI VENDOLA
”L’erba voglio”, arma segreta di Bertinotti per le primarie
Il leader del Prc chiede ai suoi elettori di scrivere su migliaia di post-it i propri desideri per pesare di più nella stesura del programma.
di Claudia Terracina


ROMA Chi ha detto che «l’erba voglio cresce solo nel giardino del re?». Fausto Bertinotti rovescia l’ipocrita proverbio e fieramente afferma: «Io voglio». Invitando seguaci e simpatizzanti ad avere, appunto, il coraggio di «volere» un’Italia migliore, ma anche Bertinotti candidato premier dell’Unione. E quei suggerimenti saranno la forza con cui Rifondazione si presenterà alle trattative sul programma con gli alleati dell’Unione. Prodi, quindi, dovrà sudare per far prevalere, come annunciato, il suo punto di vista in caso di vittoria alle primarie. Il segretario di Rifondazione confida di «sperare nella provvidenza rossa», per battere Romano Prodi ed essere «il candidato della sinistra». Le idee di sinistra, comunque, dovranno contare. «Potrebbe succedere un miracolo», dice il segretario del Prc, evocando la vittoria di Vendola in Puglia.
Il suo manifesto elettorale recita «Bertinotti presidente» su un fondo giallo, come i ”post-it” che invitano gli elettori «a scrivere quello che vogliono». I desideri, «che più perentori saranno meglio è», potranno essere declamati ovunque, luoghi di lavoro, edicole, bar, cinema, teatri, oppure essere spediti per sms, mms, o via Internet nell’apposito sito, dove già si legge un ovvio «vorrei un’Italia migliore», un romantico «cambiare le cose, ma per davvero, senza paura», un edonista «avere più tempo per le cose che mi piacciono», un fideista «mio figlio non conosca guerra e terrorismo».
«Puntiamo a esaltare la sfida del popolo contro l’elite», spiega Silvio Maselli dell’agenzia ”Proforma”, la stessa che con il tormentone «Metti a Cassano» ha decretato il successo dell’attuale sindaco di Bari, Michele Emiliano, e di Nichi Vendola, «il diverso», miracolisticamente eletto presidente della Puglia grazie all’onda anomala dell’enorme partecipazione alle primarie. Bertinotti il 15 e il 16 ottobre punta al bis. «Quando uno compete lo fa per vincere, se no va a casa, non si può fare come se», chiarisce. E, dopo tutto, fa anche il gioco di Prodi che vuole «primarie vere». Ed ecco le percentuali che, secondo il leader del Prc, potrebbero decretare il suo successo e un’influenza sempre più forte sulla stesura del programma dell’Unione. «Alle elezioni prendiamo finora un 6 per cento, se consideriamo gli altri elettori dell'Unione si arriva ad un 12- prevede- quindi, sotto quella cifra si è sconfitti, sopra è andata bene. Sopra al 50 si vince».
E, a giudicare dal pubblico plaudente, accorso alla presentazione della campagna bertinottiana, acutamente ospitata dalla minuscola libreria romana ”Amore e Psiche”, in modo da far riempire la piazza antistante, al popolo di sinistra non sembra vero poter coniugare «l’erba voglio». Bertinotti, confortato dal poeta del calcio, l’italo-brasiliano Darwin Pastorin, d’altronde, «vuole» fortemente vincere, tanto che affida la sua campagna postal-internettiana ai creativi pugliesi che hanno fatto volare Vendola. Ma «vuole» anche stabilire le sue priorità nel programma dell’Unione. «No alla guerra, no alla precarietà sociale, più lavoro, più diritti, e via leggi come la Bossi-Fini, la riforma della scuola targata Moratti e la legge 30 sul mercato del lavoro». E se si deve parlare di sicurezza, il leader del Prc ricorda che «occorre essere sicuri dal terrore, ma anche dalla povertà». Se ne parlerà per tutta l’estate e, infine, il 24 settembre in una spettacolare convention che accompagnerà Bertinotti alle primarie.

SUL "CORRIERE DELLA ROMAGNA" del 27.7.05: di Donatella Coccoli

Dal “Corriere Romagna”, 27/7
Il segretario di Rc ha dato il via alle primarie
Bertinotti, la politica
e il problema della felicità
di Donatella Coccoli

ROMA - “La politica? Si deve porre il problema della ricerca della felicità. Non solo materiale”. Fausto Bertinotti ha dato il via ieri alle primarie in un luogo insolito. Il segretario di Rc ha infatti scelto la libreria Amore e Psiche (con centinaia di persone fuori) che fa capo alla ricerca di Massimo Fagioli, psichiatra che con i suoi libri ha demolito Freud fin dal ’70 e che conduce da trent’anni l’Analisi Collettiva. Così, ieri, dopo i primi enunciati della campagna (prima di tutto lotta per la pace, contro la precarietà e promozione dello spazio pubblico) affidata anche ad un sistema di post-it da riempire sotto la scritta “Voglio”, Bertinotti non si è sottratto alle domande dense di significati sia di giovani donne “nate”nella sinistra, sia di chi, come Giulia Ingrao, ha trascorso una esistenza nel comunismo. Cosa significano liberazione, emancipazione? Identità umana è solo benessere fisico? Bertinotti, ha risposto con passione concludendo che sono da comporre “prassi e teoria in una pratica collettiva di liberazione in cui le parole mancano ma in cui si intravedono già le lettere…”.

"IL TEMPO" DI MARTEDI' 26.7 E DI OGGI 27.7

una segnalazione di Claudio Saba

Il Tempo martedì 26 luglio 2005
Bertinotti e il chiodo fisso: le primarie
Oggi presenta la sua candidatura a Roma alla libreria «Amore & Psiche»


SEMBRA proprio che il segretario di Rifondazione comunista, Fausto Bertinotti, non pensi ad altro che alle elezioni primarie. Oggi presenterà la sua candidatura alle consultazioni interne del centrosinistra di ottobre. Il luogo scelto per la presentazione e il giornalista che lo accompagneranno in questa fatica sono singolari. Bertinotti ha scelto infatti Darwin Pastorin, aristocratico giornalista sportivo, amante del calcio sudamericano e fustigatore dei costumi del calcio italiano. E la presentazione della candidatura si svolgerà nella libreria «Amore & psiche», che si trova nei pressi del Pantheon. Non è la prima volta che il segretario di Rifondazione comunista si avvicina a questa libreria. Nel novembre del 2004 lo stesso Fausto Bertinotti aveva partecipato al dibattito organizzato da questa libreria per presentare un suo libro. Giuliano Zincone aveva annotato sul Corriere della Sera del 10 novembre 2004 che il successo di quella presentazione non era merito di quella libreria, ma dello psicanalista Massimo Fagioli: «La moltitudine che applaude Bertinotti è proprio la stessa che frequenta i seminari di analisi collettiva guidati dal maestro». Se si guarda con attenzione alle ultime uscite di Bertinotti si comprende che le primarie sono il suo chiodo fisso di questi giorni. Domenica scorsa, Nichi Vendola ha fatto sapere che lo appoggerà alle elezioni primarie. Ma qual è l'obiettivo che si prefigge Bertinotti? Già lo scorso 20 luglio a Firenze lo stesso Bertinotti spiegava: «Il mio partito ha il 6 per cento del consenso alle elezioni, se la maggioranza dell'Unione pensa di avere il 51 per cento io mi riterrei sconfitto se raggiungessi un gradimento attorno al 12 per cento». Si tratta di una dichiarazione bellicosa da parte del candidato alle primarie, che invita anche altri candidati a farsi avanti per togliere consensi a Romano Prodi: «Se alle consultazioni primarie ci sono solo due candidati diventa solo un referendum». La realtà è che Bertinotti per queste elezioni punta in alto e chiede anche l'aiuto dei no-global ai quali vuole permettere il voto alle primarie. Non è un caso che nel dibattito del 20 luglio con Massimo D'Alema a Firenze abbia indicato anche i «Movimenti dell'Ulivo» oltre che «i partiti», tra i soggetti chiamati a votare in occasione delle primarie. E nonostante il Professore proprio ieri sia tornato a dire che chi vince le primarie detterà il programma dell'Unione, è fuori discussione che tanto più alta sarà la percentuale di Bertinotti, tanto più grande sarà il suo peso nella scrittura del programma.

Il Tempo 27.7.05
Fausto non molla «Voglio vincere»
di Paolo Zappitelli


ALLE primarie partecipa per vincere. Almeno così Fausto Bertinotti continua a ribadire in ogni incontro pubblico. Che poi ci creda davvero è un altro discorso ma il messaggio che il segretario di Rifondazione vuol far arrivare agli alleati dell’Unione e a tutta la sinistra radicale, di cui oggi è l’unico leader, è proprio quello di una sfida vera a Prodi. Non per niente la campagna elettorale, iniziata ieri alla libreria «Amore & Psiche» di Roma, ha come «manifesto» un «Voglio» scritto in grande e sotto, in rosso su uno sfondo giallo, «Bertinotti presidente». L’idea che il leader di Rifondazione vuole dare è quella di un post-it sul quale ognuno può scrivere quello che più gli sta a cuore, proposte, progetti, che andranno a confluire nel programma di Rifondazione. «Faremo una campagna elettorale che non sarà la solita campagna elettorale — spiega seduto davanti ai microfoni mentre fuori dalla sala strapiena si affollano un centinaio di persone stremate dal caldo — ma sarà una nuova forma di partecipazione. Cercherò di dare voce a un popolo capace di parlare un nuovo linguaggio. Moltiplichiamo i post-it dove lasciamo le nostre idee». Poi, per spiegare ancora quel logo, sceglie una battuta: «Se penso a Bertinotti presidente mi scappa da ridere, ma "Voglio" deve essere un gesto di ribellione. Iniziamo il nostro cammino da questo gesto di ribellione». A chi gli chiede se per Bertinotti ci sono punti irrinunciabili nel programma da presentare all’Unione spiega mellifluo che «punti irrinunciabili non ci sono, non ci possono essere perché c’è la ricerca di un’intesa». Però sicuramente Rifondazione considera come battaglia fondamentale quella contro la precarietà e, di conseguenza, «contro la legge Biagi, la Moratti e la Bossi-Fini». Ma anche la riforma della giustizia appena controfirmata da Ciampi non piace: «Dovremo sicuramente ricominciare da lì, per cambiarla e per restituire l’autonomia ai magistrati». Ma è sulla «battaglia» delle primarie che Bertinotti fa capire a Prodi che non scherza. «Quando si compete si compete per vincere. E allora se prendiamo sotto il 12 per cento è una sconfitta, se restiamo pari abbiamo tenuto i nostri voti, se andiamo sopra è andata bene e se prendiamo sopra il 50 per cento abbiamo vinto. E comunque noi confidiamo nella provvidenza rossa...».