martedì 14 marzo 2006

Il Messaggero 14 Marzo 2006
ROMA Marco Bellocchio, se il regista del ”faccia a faccia" fosse lei...
di M.A.


ROMA Marco Bellocchio, se il regista del ”faccia a faccia” fosse lei, come dirigerebbe gli attori?
«Gli direi di impegnarsi al massimo, per ottenere l’effetto sorpresa».
E cioè?
«Ho il timore, anzi la certezza, che i margini di sorpresa nel duello di stasera siano pari a zero».
Tutto prevedibile, tutto scontato?
«Si conoscono troppo bene Prodi e Berlusconi. Ognuno sa a memoria quello che dirà l’altro. Ognuno conosce in quale punto l’avversario cerchera di colpirlo e anche chi scaglia il colpo sa bene come l’altro risponderà».
Chi dei due - per citare un suo film - avrà «Il diavolo in corpo»?
«Nessuno dei due. Di certo non Prodi, che tutti descrivono come un parroco di campagna».
Lei spera che vinca il Professore?
«Naturalmente, sì. Ma credo che finirà in pareggio».
Come attori come sono?
«Due attori non cinematografici ma - considerando la cadenza bolognese dell’uno e quella milanese dell’altro - da teatro regionale».
Che film farebbe cono loro due?
«Nessuno. L’artista è un rivoluzionario e, quando la politica diventa un confronto fra programmi e fra diversi modelli di buona o di cattiva amministrazione, ne è poco attratto. Negli anni ’70 la politica era un’altra cosa, e infatti ”Buongiorno, notte” parla di quel periodo».
Consigli da dare a Prodi?
«Nessuno. Il dramma di questo ”faccia a faccia” si costituisce in una specie di ripetizione e di paralisi».
Impossibile da movimentare?
«Forse Berlusconi, che è melodrammatico ed è in difficoltà, potrebbe inventarsi un colpo di scena: tirare fuori una verità nascosta o azzardare uno strappo come quello da Lucia Annunziata».
Sarà un film neo-relista o surrealista?
«Realista».
Nel senso di piatto?
«Nessuno dei due può mettere in difficoltà l’altro. Qualsiasi cosa rimproveri a Berlusconi, lui già la sa e ha pronta la risposta. Lo stesso vale per Prodi».
Ma ci sono i giornalisti!
«I temi che circolano nel dibattito politico sono arcinoti. Ognuno dirà la sua. ”Lei, signor Berlusconi, si è arricchito in questa legislatura!”. ”No, non è vero, io....”. ”Lei, signor Prodi, ha una coalizione che fa acqua...”. ”No, semmai, è la sua di coalizione che...”».
Tutto inutile
«No. I telespettatori dovranno concentrarsi su minuscole sfumature. Quindi, sarà uno spettacolo faticoso da seguire».
citato al Lunedì:

chi eventualmente non avesse visto la lettera di Nicola Lalli a Giulietto Chiesa e desiderasse documentarsi in proposito, può collegarsi al seguente indirizzo:
http://www.giuliettochiesa.it/modules.php?name=Content&pa=showpage&pid=7

lunedì 13 marzo 2006

una segnalazione di Roberto Martina:

http://www.la7.it/invasioni/invasioniServizi.shtml?98
dal sito di La7. Le Invasioni Barbariche
con Daria Bignardi il venerdì alle 21.30
Venerdì 10.3.06 TransItalia

Partendo da "Transamerica", film americano arrivato nelle nostre sale in questi giorni che racconta in modo assolutamente normale le vicende di un transessuale, noi vi proponiamo la storia tutta italiana di Lucrezia Pasolini, avvocato di 36 anni che un tempo si chiamava Ivan.
Di fianco a lei lo psichiatra Massimo Fagioli, personaggio "mitologico" nel suo ambito, spesso definito "l'eretico".
Lucrezia, quando ha iniziato a sentirsi donna?
"Non l'ho capito subito. Verso i 7/8 anni però ho cominciato a farmi a delle domande. Preferivo giocare con le bambine e con i loro giochi. Poi, crescendo, mi sono accorta di quello che mi stava succedendo, e mi sono identificata con l'altro sesso".
Quando si è manifestato il problema?
"A dire la verità non ho mai vissuto una situazione drammatica. A crearmi disagio era più che altro la differenza fra come ero e come avrei voluto essere.
E quale è stato il momento in cui ha capito veramente la sua condizione?
"A 7/8 anni mi sono resa conto di non fare parte del genere maschile, ma non l'ho detto ai miei genitori perché pensavo che questo avrebbe creato loro dei problemi. Ed è rimasta sempre una cosa latente. Cercavo di vivere la sfera affettiva in maniera neutra perché sapevo che potevano insorgere delle difficoltà. E un bambino di 12 anni difficilmente ha la forza di affrontare un problema del genere".
Com'è stato il percorso che l'ha portata a diventare donna?
"Ho preso coscienza e poi ho aspettato di laurearmi e di sistemarmi dal punto di vista lavorativo, anche perché l'intervento rappresenta una spesa economica non indifferente. Poi, a 28 anni, ho iniziato Il percorso e a 30 mi sono sottoposta all'intervento.
La sua famiglia come ha reagito?
"Non l'ha presa malissimo. Mia madre si è preoccupata più che altro delle conseguenze fisiche dell'intervento: un genitore fatica a capire fin da subito. Bisogna avere pazienza e attendere che il cambiamento venga metabolizzato da chi ti sta intorno".
E so che poi si è sposata...
"Si, nel 2004".
Quando ha detto a suo marito di essere stata un transessuale?
"Il giorno dopo che ci siamo conosciuti, e devo dire che è andata bene. Lui mi aveva detto che lo aveva già intuito e che non sarebbe stato un problema, a patto che io avessi fatto l'intervento. Quindi, dopo undici mesi di fidanzamento, ci siamo sposati".
Beh, aperto di vedute...
"Si, molto aperto. Ma a differenza di quello che si può pensare, la maggior parte della gente non ha turbamenti così forti di fronte alla transessualità".
Di solito, quando si ascolta una storia come la sua, ci si sente investiti da una carica di sofferenza e di tormento, stati d'animo che però non le sembrano appartenere.
"Su di me non ha inciso granché: provavo sofferenza, certo, ma questo non mi ha impedito di vivere normalmente. È chiaro che il tormento esiste dal momento che il cambio di sesso è un'incognita, un salto nel buio, ma dopo l'operazione ho continuato a vivere nello stesso modo e a fare lo stesso lavoro di prima".
La parola allo psichiatra.
Fagioli, lei sostiene che alla radice di tutto ci siano solo la donna e l'uomo, quindi lei non vede nulla di anormale in Lucrezia?
"È una persona che deve godere di tutti i diritti civili, su questo non ci sono dubbi. E non sarò certo io a giudicare una situazione del genere. La ricerca sessuale a priori è una questione personale, nata da un rapporto tra Lucrezia e il suo medico, e io non posso intervenire. La deontologia dice però che non si può operare un corpo sano e chem se l'anatomofisiologia di un corpo non rappresenta anomalie, non si può operare, altrimenti si commette un reato gravissimo".
Quindi Lucrezia ha commesso un reato?
"Io parlo in generale, non è mio compito giudicare ciò che lei ha fatto con il suo medico Lucrezia, ovviamente, non è d'accordo: "Esiste una legge, la 164 del 1982 che autorizza questi interventi, e una sentenza della corte costituzionale italiana del 1985 ammette e tutela gli interventi chirurgici se sono finalizzati a tutelare anche a salute psichica del paziente".
Caso sicuramente più complicato quello di Mara, come dimostra l'estratto dal documentario di Bruno Bigoni e Lara Gastaldi, "Chiamami Mara": una persona sposata con due figli che a un certo punto della sua esistenza si rende conto che il corpo maschile non le appartiene e decide di cambiare senza però rinunciare alla sua vita matrimoniale.
La parola ancora a Fagioli: "Il problema da affrontare in questi casi è la scissione, addirittura all'opposto, tra realtà mentale e realtà fisica. Si va dal medico e si fa una diagnosi su quello che bisogna curare. Esistono delle situazioni nella quali bisogna operare: casi di ermafroditismo, casi di mancato sviluppo dei genitali".
Quindi, secondo lei, Ivan era una persona malata?
"Non sto dicendo questo. Quello che non mi convince è la scissione tra mente e corpo: io sono convinto che l'uomo nasca con una fusione tra realtà mentale e realtà fisica, la scissione avviene dopo ed è dovuta a rapporti patologici con gli altri. Quando una persona con questo tipo di problemi va dal medico deve stabilire cosa va curato: se bisogna intervenire sul corpo, come ha fatto lei, o se va curata la mente".
Lucrezia, secondo lei Fagioli sta complicando le cose o le sta semplificando?
"Credo che le stia complicando. Per quanto ne sappia io, l'identità di genere si stabilizza e non è più modificabile entro i tre anni di vita. Successivamente non è più possibile intervenire a livello terapeutico per modificare la situazione".
Controbatte lo psichiatra: "Questo non è assolutamente vero, esistono casi in cui si può intervenire con la psicoterapia ".
Lucrezia: "Io ho partecipato a convegni organizzati dalla Harry Benjamin Association e so che vi sono ricerche in Inghilterra che studiano i piccoli transessuali, di 6 o 7 anni. E se è vero che alcune persone arrivate a una certa età riescono a ottenere un'identità coincidente con il sesso biologico, credo che scoprire la causa del transessualismo sia attualmente impossibile Lucrezia, che effetto le ha fatto la storia di Mara? La invidia per il fatto di avere dei figli?
"No, assolutamente. Mi erano anche state proposte tecniche d'inseminazione, ma io sarei comunque il padre biologico del bambino e questo per me è inaccettabile perchè vorrei esserne solamente la madre".
Lei può adottare dei bambini?
"Si, tranquillamente. E credo che la capacità genitoriale passi attraverso altre cose".
Ha visto "Transamerica"?
"È una storia completamente diversa dalla mia. È un bel film e racconta il transessualismo in maniera non volgare come invece viene fatto di solito, soprattutto in tv".
Fagioli, lei l'ha visto?
"Purtroppo no. Però ribadisco il concetto: la medicina non può intervenire di fronte a un corpo sano, e credo che in questi casi sia necessario curare la mente".
Ma scusi, che problema c'è? Lucrezia sembra davvero felice...
"Nella pratica non c'è nessun problema, ma se devo adottare un punto di vista scientifico non posso non pensarla in questo modo".

http://www.articolo21.info/notizia.php?id=3260
articolo21.info venerdì 10.3.06
La TV del 10 Marzo 2006:

(...)
Fa storia a sé “Le invasioni barbariche” di Daria Bignardi, con la lunga intervista a Diego Della Valle, i commenti dello psichiatra Massimo Fagioli (polemico in merito alle politiche sanitarie del Ministro Storace: “Ha ragione Rosi Bindi quando dice che non si può interferire tra medico e paziente [...] non esiste un Ministro che mi dice quante iniezioni devo fare la mio paziente”) e lo sfogo bipartisan di Fabio Volo (...)
http://uaar.it/news/index.php?entry=entry060313-180329
Unione Atei Agnostici Razionalisti lunedì, 13 marzo 2006
UAAR su “Left - Avvenimenti”

«Il numero in edicola di “Left - Avvenimenti” contiene un articolo di Federico Tulli dal titolo “Quasi quasi mi sbattezzo”. All’interno, il giornalista “rievoca” il suo iter per “sbattezzarsi”, intervista il segretario UAAR Giorgio Villella e cita diverse volte il nostro sito».
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la prima lezione del 2006
del prof. Massimo Fagioli
all'Università di Chieti

e quelle della prof.ssa Elena Pappagallo
e del prof. Andrea Masini
sono disponibili su
MAWIVIDEO

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Lezioni 2002
il quinto libro di Massimo Fagioli

edito dalle Nuove Edizioni Romane

è in vendita a Roma
presso la Libreria Amore e Psiche
e in tutti gli altri abituali punti di distribuzione
(a Firenze, come sempre, da STRATAGEMMA)
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da non perdere:

Le uscite di venerdì 10.3 su
Panorama, L'espresso, La Rinascita

l'intervista di Paolo Izzo a Luca Bonaccorsi

pubblicata alla data di lunedi 6.3
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Franca Marini segnala:

"Psichiatria e diritti umani"
di Domenico Fargnoli
nel Forum di http://www.senzaragione.it

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dalla Libreria Amore e Psiche

Vi segnaliamo il nuovo tavolo con i libri consigliati dai nostri esperti sul tema:

Gravidanza, nascita, vita biologica e realtà umana

Le riflessioni, le ricerche e i tormenti di artisti, scienziati e filosofi
al centro di un dibattito che sancisce l’incompatibilità fra scienza e religione.

«La paternità non è nello spermatozoo ma nell’identità che un uomo realizza con l’amore per un bambino nato da un corpo diverso dal proprio. Una realtà biologica certa che viene cancellata nel suo senso da una verità che scopre l’umano oltre il biologico»

Da "Libera ricerca, religione e politica" di Massimo Fagioli
In Left Avvenimenti settimanale dell’Altritalia 17/23 Febbraio 2006



Libreria Amore e Psiche

Via S. Caterina da Siena, 61 (piazza della Minerva, Pantheon) Roma
info:06/6783908 amorepsiche2003@libero.it
i nostri orari: lunedi 15-20,dal martedi alla domenica 10-20
http://www.amorepsichelibreria.splinder.com/

domenica 12 marzo 2006

una segnalazione di Roberto Martina:

Corriere della Sera 12.3.05

A FIL DI RETE di Aldo Grasso
Com’è Elegante la Barbarie di Daria

Questo barbarico lusso di non essere barbari! È partita la terza serie delle «Invasioni barbariche» (La 7, venerdì, ore 21.37), il talk condotto da Daria Bignardi. In lei, l'aggettivo barbarico è pura civetteria, il ricordo di un bel film, lo zelo dell'indiscrezione. Di barbarico c'è solo la lunghezza del programma, che ha raggiunto le tre ore (una era di troppo). Davanti a lei Diego Della Valle, che amiamo per aver intrapreso una dura lotta contro la Triplice (Juve, Inter e Milan) e i furbetti dei molti quartierini. Della Valle sta sulle sue, non lo smuove nemmeno la cartolina di Vittorio Zincone: azzarda parole pericolose come «percorso», «sistema» «paese», «artigianato». Confessa di aver amato (e finanziato) Berlusconi e ora di non amarlo più. Fa capire, molto elegantemente, che il problema della affermazione dell'indipendenza dei media è un problema che riguarda soprattutto i dipendenti. Davanti a lei Lucrezia Pasolini (che prima si chiamava Ivan ed era un bel maschietto) e lo psichiatra Massimo Fagioli. È la prima volta che lo vediamo in tv e la sua presenza è più che sufficiente a rammentare i brutti film di Marco Bellocchio, quando era suo seguace. Povero Bellocchio, e povero cinema italiano! Davanti a lei Elena Santarelli, in sostituzione di Patty Pravo (mai fidarsi delle supplenti). Davanti a lei la famiglia di Raul Casadei e Michele Serra, a discutere delle crociere in nave (il problema non è che Serra parli male delle crociere ma capire perché Serra sia andato in crociera). Davanti a lei Fabio Volo: simpatico, sveglio, intelligente. E tuttavia incapace di resistere alla tentazione di accennare, per la centesima volta, al suo passato di panettiere. Di Daria Bignardi e delle sue interviste non si può parlare che bene e ci dispiace un poco, ma solo un poco, che a parlar bene di lei sia lei medesima, nella rubrica che tiene su un settimanale. Via, una signora coltivata, ben frequentante, inserita, lasci a noi incolti il ridicolo di certe frivolezze. Ce l'immaginiamo, con suo marito, sorridere di Costanzo che scrive bene della moglie.
www.corriere.it/grasso

una segnalazione di Andrea Ventura:
Corriere della Sera 12.3.05
«I registi protestano? Non cambio idea»
Dell’Olio contestata per il giudizio su Monicelli: non deve avere aiuti statali
di Giuseppina Manin

La giornalista
«Decida il ministero se devo essere cacciata dalla commissione che decide i fondi»
Gli autori
Gregoretti, presidente degli autori: discutibili i suoi criteri di valutazione


«L’ho detto e lo ribadisco, io a Monicelli i soldi per girare un film non li darei mai. Un maestro come lui non ha bisogno dell’appoggio dello Stato, ha certo abbastanza carisma per trovare da sé produttori e finanziamenti». Selma Dell’Olio, opinionista di «Cinematografo» di Marzullo e membro della commissione ministeriale che elargisce fondi pubblici al cinema italiano, non fa retromarcia. E nemmeno pare preoccuparsi della lettera che l’Anac, l’Associazione nazionale autori cinematografici, ha mandato al ministro Buttiglione per biasimare alcune sue dichiarazioni su «Panorama», dove esternava la sua indignazione per il fatto che il regista de La grande guerra, I soliti ignoti, L’armata Brancaleone, Amici miei, avesse ricevuto precedenti contributi statali e poi non avesse difeso, come presidente della giuria alla Mostra di Venezia di due anni fa, il film di Marco Bellocchio, Buongiorno, notte. Da qui la richiesta dell’Anac di sollevare Dell’Olio dall’incarico, vista la sua «esplicita inadeguatezza culturale e l’evidente incompatibilità con la funzione».
«A questo punto decida Blandini (il direttore generale della sezione Cinema del ministero) - risponde Selma, che è moglie di Giuliano Ferrara -. Se mi vuol estromettere dalla commissione mi fa una grande cortesia. Quando ho accettato non immaginavo la mole di lavoro, oltre 120 copioni da valutare in poche settimane. Se resterò, farò il mio meglio per portare avanti un lavoro serio. In ogni caso escludo un bis: per un impegno così gravoso bisogna aver tempo. Va bene per chi è già in pensione».
Ma allora, chi glielo ha fatto fare? «Ho accettato per rompere la regola che vuole in quei posti sempre e solo gente di sinistra». Come Monicelli, ma anche come Bellocchio... «Già, ma in quel caso Bellocchio di sinistra non era stato abbastanza. Il suo film su Moro non era così politicamente schierato per piacere a Monicelli. Per questo l’ha bocciato». E lei boccia lui sui finanziamenti. «Boccio quelli che non ne hanno bisogno o non li meritano. Anche se intoccabili. Fosse per me non avrei dato un euro a La vita è bella di Benigni, La bestia nel cuore della Comencini, Cuore sacro di Ozpetek, e neanche al Moretti di oggi».
«La signora Dell’Olio è libera di esprimere le sue opinioni, per quanto singolari, ma non di entrare nel merito dei comportamenti professionali di un autore come Monicelli, patriarca e icona del nostro cinema. Se questi sono i suoi criteri di valutazione...», interviene Ugo Gregoretti, regista e presidente dell’Anac. E aggiunge sospirando: «A questo punto, mi vien da dire sola una cosa: Dio ci conservi Rondi».

sabato 11 marzo 2006



una segnalazione di Sergio Grom e di Giorgio Valentini:


Liberazione 11 marzo 2006 pag.10
Cinema L’Anac chiede le dimissioni di Anselma Dall'Olio

Anselma Dall’Olio è incompatibile con la funzione di membro della commissione ministeriale che decide sui finanziamenti pubblici al cinema italiano. Buttiglione, che l’ha nominata in quella commissione, ne tragga le conseguenze. È la sostanza di una lettera che l’Anac (Associazione autori cinematografici) ha inviato ieri al ministro dei beni culturali. Il motivo di questo giudizio sfavorevole nasce da un’intervista recentemente rilasciata da Dall’Olio a un settimanale, in cui la commissaria, tra l’altro, dichiarava: «Mi indigna pensare che lo Stato debba finanziare il cinema di un autore (Monicelli) che a Venezia, come presidente di giuria, non spese una parola per un film controcorrente come “Buongiorno notte”». Secondo la commissaria, fa notare l’Anac «il cinema andrebbe dunque finanziato non sulla base di una attenta ed articolata valutazione del progetto di un autore, ma sulla base dell’analisi dei suoi comportamenti morali. Secondo le più rigide dottrine dell’intolleranza religiosa. Ora, poiché riteniamo di vivere ancora in uno Stato di diritto continua il comunicato dell’Anac - pensiamo che dichiarazioni come quella in esame, oltre a denotare una esplicita inadeguatezza culturale, denuncino una evidente incompatibilità della persona con la funzione alla quale Lei, signor Ministro, l’ha chiamata».

una segnalazione di Roberto Giorgini:


Repubblica 11.3.06 Pagina 59 - Spettacoli
Lettera dei registi a Buttiglione
"Commissione film fuori la Dall'Olio"

ROMA - Anselma Dall'Olio è incompatibile con la funzione di membro della commissione ministeriale che decide sui finanziamenti pubblici al cinema italiano. Lo scrive l'Anac (associazione autori cinematografici) in una lettera al ministro Buttiglione. La Dall'Olio è sotto accusa per aver dichiarato che Monicelli non andrebbe finanziato per non aver difeso, in qualità di presidente della giuria, il film di Bellocchio alla Mostra di Venezia di due anni fa.

lagazzettadelmezzogiorno.it 10.3.06
Don Pasta «LEFT»

Il Food Sound System diventa «rubrica». Dopo l'uscita del libro per Kowalsky, le ricette musicali del dj salentino Don Pasta insaporiscono le pagine di «Left», nuovo settimanale dell'Altritalia, nato dall'esperienza di «Avvenimenti» [...]. Stessa formula, cucina e musica, sapori e note, aromi e melodie, utilizzati per raccontare luoghi, e come strumenti narrativi per parlare di cultura, politica ed arte. In edicola ogni venerdì, questa prima puntata è dedicata da Don Pasta ad uno «spagnoleggiante» incrocio tra la paella e la patchanka dei Manonegra. www.donpasta.com.

venerdì 10 marzo 2006

oggi in edicola e in tv:

oltre a Left...
anche l'Espresso,
Panorama e La Rinascita...
...e stasera alle 21.30 in tv su La 7: Le invasioni barbariche


Panorama n.11 pagina 67
Psicoanalisi politica Ritorna Massimo Fagioli
Metto la sinistra sul lettino
«L'opposizione soffre ancora per la morte del comunismo.
E per curarsi deve tornare ai valori della Rivoluzione francese».
di Valeria Gandus


L'espresso n.10 pagina 88
Psicoanalisi / Lo psicoanalista d'assalto
Fagioli alla Bertinotti
C'è un nuovo capitolo nella pirotecnica vita del guru dell'anima: il colpo di fulmine con il leader comunista
di Stefania Rossini


(i testi di entrambi gli articoli, ma senza le fotografie che li corredano, sono disponibili su "spogli" grazie a Giorgio Valentini. Per leggerli clicca sui titoli qui sopra)

ricevuto da Tonino Scrimenti:


La Rinascita, settimanale del Pdci - primopiano venerdì 10 Marzo 2006, pagina 9
CASO AVVENIMENTI
La nuova proprietà eredita il finanziamento pubblico e ripudia il progetto
Left, un "sacco" di sinistra
Tra politica e psicanalisi: spunta Fagioli, sponsor del Prc

In principio furono gli ideali della rivoluzione francese, Liberté, Egalité e Fraternité e quindi la Trasformazione di queste parole in "idee" forti. Left, sinistra, il settimanale nato dall'esperienza di Avvenimenti, all'alba del terzo numero del nuovo corso è finito al centro di una disputa editoriale e politica proprio per quella T, che nel lancio del giornale era rimasta un po' in ombra: Trasformazione è il titolo di una rubrica dello psicanalista Massimo Fagioli (voluta dai nuovi editori e mai concordata con la direzione) che, tempo due numeri, rivendica la paternità del progetto Left e comunica il suo sogno proibito: creare un legame tra il settimanale e Liberazione, il quotidiano di Rifondazione.
I direttori protestano. In mesi di confronto sul piano editoriale tra la redazione di Avvenimenti e i nuovi editori - Luca Bonaccorsi e Ivan Gardini - della rubrica di Fagioli non si era mai parlato. Ovviamente nemmeno dell'ipotesi che il giornale potesse trasformarsi in un magazine di Liberazione. Come risposta ottengono un lancio d'agenzia: il consiglio d'amministrazione della editrice dell'Altritalia società cooperativa comunica l'avvenuta cessazione del rapporto professionale con i direttori Adalberto Minucci e Giulietto Chiesa a causa del venir meno del rapporto fiduciario. Nel mezzo c'è uno strafalcione contrattuale della nuovo "proprietà" che afferma, nero su bianco: "È diritto naturale del direttore editoriale definire i contenuti generali del giornale”. Affermazione che, secondo l'ex condirettore Giulietto Chiesa la dice lunga sull'idea di left, sinistra, che hanno Bonaccorsi e Gardini: «Ancor prima di essere rivoluzionari sono diventati stalinisti ».
La redazione annuncia lo stato di agitazione, chiede al Cda e al nuovo direttore (ad interim?) Pino Di Maula il rispetto delle regole e la scelta di fare di Left un settimanale autonomo. Ottiene rassicurazioni. Ma nel frattempo inizia a circolare il nome del futuro direttore, Ritanna Armeni, ex portavoce del segretario di Rifondazione e firma autorevole proprio di Liberazione, Il caso si chiude, ma il confronto proseguirà in tribunale.
Gli editori, il prodiano Gardini e il rifondarolo Bonaccorsi si difendono, sostengono di non voler essere solo dei «prestanome» mentre altri «si prendono il giornale». Nel frattempo, il settimanale, Left-Avvenimenti se lo sono preso loro, con tanto di finanziamento pubblico - ricorda Chiesa - servendosi di un Cda in cui sono rappresentati a maggioranza, in cui sono assenti i giornalisti della testata e che risponde alla stessa maggioranza dei soci della cooperativa. Ingenuità ma anche errore dettato dalla necessità: Avvenimenti versava in una situazione economica disastrosa, risollevata dall'ingresso dei finanziatori Bonaccorsi, la sorella Ilaria, moglie di Gardini. I direttori licenziati, da parte loro, accusano di essere stati raggirati e di non essere stati messi in condizione di esercitare le proprie funzioni in aperta violazione del piano editoria le concordato.
Così, mentre Ivan Gardini cerca di far passare l'idea che «Left non nasce dalle ceneri di nulla, tanto meno di Avvenimenti e non è in continuità con la linea di quel giornale», appare sempre più evidente che Minucci e Chiesa sono stati licenziati perché divenuti ingombranti nella costruzione del "nuovo" progetto editoriale e politico che nel giro di un paio di numeri aveva perso per strada proprio le idee guida concordate. Progetto che comprende, si, la vicinanza al Prc ma evidentemente anche alle teorie di Fagioli che considera quello gay un rapporto interumano malato. Posizioni conciliabili? Sarà stata censurata per questa ragione la recensione dello spettacolo teatrale di Claire Dowie, Sto diventando un uomo?.

BERTINOTTI E IL GURU
Left vuoi dire sinistra. Ma è anche iI participio passato di lasciare, “vuol dire cose lasciate, dimenticate dai media”. Per il momento ad essere “lasciati" sono stati i direttori, più una schiera di collaboratori dl prestigio, da Diego Novelli, che si è dimesso dal ruolo dl garante dei lettori, a Vauro, fino a Emergency. Licenziati dalla nuova proprietà: Ivan Gardini, l'imprenditore prodiano figlio dello scomparso Raul, e Luca Bonaccorsi , uomo di finanza nonché vicino al Prc e direttore della libreria "Amore e psiche” legata ai cosiddetti "fagiolini", i frequentatori del guru della psicanalisi Massimo Fagioli autore della rubrica su Left contestata dai direttori. Fagioli, noto per le sue analisi collettive, è uno degli sponsor di Bertinotti che ha aperto la campagna per le primarie proprio ad "Amore e psiche". La libreria aveva già organizzato In un clima new age la presentazione del libro del segretario del Prc sulla non violenza. Fagioli ha parlato di un possibile legame tra Left e Liberazione: è il parere di uno psichiatra o, in realtà, un'opinione politica, si chiede Giulietto Chiesa?

GIULIETTO CHIESA: UN’OPERAZIONE TRUFFALDINA
“La figura di Fagioli – fa notare Giulietto Chiesa – è stata un’apparizione improvvisa dopo tre mesi di discussione sul piano editoriale. Noi facevamo Avvenimenti, Gardini e Bonaccorsi si sono detti interessati al rilancio della testata. I contenuti sui quali si costruiva il giornale ci sono parsi condivisibili e positivi. Si pensava ad un settimanale che parlasse ad un vasto schieramento, dall’estrema sinistra al mondo cattolico “impegnato”. "Invece , aggiunge Chiesa, contravvenendo alle regole giornalistiche, è stata imposta la rubrica di Fagioli che sul secondo numero scrive un pezzo incomprensibile: un “autopanegirico” che opera “una strana mescolanza fra politica e psichiatria”. “Risulta inoltre evidente che questo signore ambisce ad essere il direttore d’orchestra di tutta l’operazione, assegnandosi la primogenitura dell’idea del giornale”. E operando una sterzata verso Rifondazione per un giornale “che si era dichiarato trasversale; un’operazione truffaldina”. Ma perché con i soldi che hanno non si sono fatti un giornale da soli? Probabilmente sono stati attratti anche dai 500 mila e rotti euro di contributo pubblico che Avvenimenti percepisce.

inoltre, pubblicato su internet ieri sera verso le 19:

http://www.quaderniradicali.it/agenzia/index.php?op=read&nid=7246
Fecondazione. Fagioli: "Collocando inizio vita dell'essere umano nello zigote si elimina l'umano" News del 09-03-2006

Collocando l'inizio della vita dell'essere umano nello zigote si elimina l'umano perché non si distingue la biologia che diventerà umana da quella animale che, invece, non diventa umana.

È quanto scrive sul settimanale 'Left' in edicola domani lo psichiatra Massimo Fagioli riferendosi alle polemiche aperte tra chi "impone di credere che la vita inizia nell'anfimixi" e quanti invece sostengono che "l'embrione non è persona umana".

Per lo psichiatra "la nascita dell'essere umano è diversa" da quella del mammifero anche se "sembra simile e i razionali lo credono, credono che sia uguale poi, dicono, un individuo diventa essere umano per la ragione". Ma, "sono tanti anni che penso che invece la nascita dell'essere umano è diversa: c'è qualcosa di invisibile oltre il respiro e il vagito - sostiene Fagioli - Ho avuto il coraggio di dire che c'è la nascita del pensiero e allora mi spavento un po' quando esso pensiero fa emergere nella mente la parola trasformazione".

Le forme di vita - è la tesi di Fagioli - "sono tante, animali, vegetali: nessuno parla di vita della realtà minerale e mi sembra che la parola vita non è legata alla riproduzione sessuata cioe' mediante gameti - spiega ancora - anche nella riproduzione per scissione si parla di vita: allora penso che insieme alla parola vita ci deve essere un'altra parola che suona come umana".

Così, "collocando l'inizio della vita dell'essere umano allo zigote si elimina l'umano perché non si distingue la biologia che diventerà umana da quella animale che non diventa umana", conclude Fagioli.

(fonte Agi)

mercoledì 8 marzo 2006

Antonella Pozzi e Nereo Benussi segnalano:
«Uguaglianza e differenza»: una lettera di Sandra Mallone su "Liberazione" di oggi

Liberazione 8.3.06 Lettere
Uguaglianza e differenza
Cara “Liberazione”, ringrazio Piero Sansonetti ed il giornale per il Manifesto pubblicato il 5 marzo che risponde coraggioso al grido dei nuovi crociati del XXI secolo. Il primo articolo, “L’uguaglianza”, provoca in me, donna, una reazione. E dico grazie anche ad Imma Barbarossa, che sottolinea la necessità di affondare ancora di più il dito nella piaga. Vedo un collegamento con l’articolo di Angela Azzaro, del 28 febbraio, che denuncia: «L’origine dell’odio xenofobo è la donna». Angela Azzaro, confronta l’ecumenismo di Ratzinger e la xenofobia di Pera e propone che «c’è un filo che tiene insieme queste discriminazioni: la prima discriminata è la donna e poi, via via, le diversità che appaiono più evidenti». E allora azzardo una proposta. Affrontiamo, chiariamo, studiamo meglio questa difficile e strana contraddizione con cui si apre il Manifesto: le donne e gli uomini sono tutte e tutti sono uguali. Imma Barbarossa aggiunge che sono uguali «nelle loro differenze». Sento riecheggiare i miei studi aristotelici di liceale. «E’ impossibile che la stessa cosa sia e insieme non sia», dice Aristotele nella Metafisica. Gli uomini e le donne sono diverse ma uguali. Non sarà che gli uomini e le donne sono uguali alla nascita e per la nascita, che li fa entrambi esseri pensanti, e poi crescendo vanno incontro ad uno sviluppo di identità sessuali diverse tra loro? Questa idea potrebbe essere un cavallo di battaglia di questa affascinante ricerca sul senso della vita, dell’etica e di una nuova politica?
Sandra Mallone via e-mail

martedì 7 marzo 2006

segnalata da Nereo Benussi:
la lettera di Marcelo Conti a Cancrini sull'Unità di ieri mattina

l'Unità 6.3.05
I Deseparecidos, la Chiesa e quello strano silenzio

Gentile prof. Cancrini,
Le scrivo a proposito del suo articolo sull’Unità sui deseparecidos. Sono colpito dal fatto che in un articolo così lungo Lei non abbia dedicato neanche una parola alle complicità e responsabilità della Chiesa argentina. Soprattutto in virtù del fatto che lei è perito nel processo sui desaparecidos.
Lei cita I «cattivi universalmente accettati» come l’assasino Massera, Gelli ed il cinismo di Andreotti. Le madri di Plaza de Mayo, che Lei ha nel suo cuore, hanno più volte denunciato il nunzio apostolico in Argentina di allora, Cardinale Pio Laghi, per sue precise responsabilità ed indifferenza di fronte ai fatti.
Le rammento che un importante funzionario del consolato argentino di allora, da me incontrato personalmente a Roma qualche anno fa, ha ammesso che incontrava quotidianamente il Cardinale, allo scopo di salvare alcuni ragazzi italiani sequestrati di “buone referenze” dai campi di tortura, e per fare “il possibile. Forse perché tutti gli altri, su loro decisione (!), potevano tornare nelle mani del Signore... perché contaminati dalle “Ideologie del male”. Ma non erano anche questi cittadini italiani?
Non sono certamente ancora vivo per l’intervento del (poco) Pio Laghi, ma per altre circostanze molto fortunate... Il Cardinale, oggi, frequenta il salotto dl «Porta a Porta», ha celebrato il matrimonio del figlio del Re d’Italia, ha battezzato qualche nipotino di Massera, le ha anche sposato un figlio, e giocava a tennis quotidianamente con il cardinale. Credo possa essere questo il vizio della memoria di cui parla il sig. Morsolin. E i giornali tacciono e non pubblicano o ne parlano a metà.
Marcelo Enrique Conti

La ringrazio molto per questa sua precisazione. Il comportamento reale della Chiesa Cattolica al tempo della dittatura argentina non era menzionato nella mia risposta ed è giusto, invece, che esso sia ben conosciuto nel momento in cui se ne ricordano le vittime. Per due ragioni essenziali. Perché la Chiesa non ha preso le distanze ancora oggi, prima di tutto, dalle scelte che vennero fatte allora. Perché l’episodio particolare ripropone, in secondo luogo, una riflessione più ampia sugli effetti di questa incapacità della Chiesa di prendere posizione nei confronti di chi detiene un potere dittatoriale e lo esercita su linee di evidente, brutale, inaccettabile immoralità. Esempi dolorosi di questo tipo di atteggiamento hanno lasciato tracce importanti anche nel nostro Paese. Sono intitolati ancora oggi al padre Agostino Gemelli gli istituti più importanti dell’Università Cattolica anche se il padre Agostino Gemelli è stato un sostenitore entusiasta e pubblico delle leggi antiebraiche volute dal fascismo. Quelle leggi, a suo avviso, erano positive perché sottolineavano e rinforzavano le radici cristiane della nostra comunità nazionale Aveva il padre Agostino Gemelli, forse, un tipo di consuetudine con il cristianesimo simile a quella del nostro presidente del Senato, l’onorevole Marcello Pera, basata sullo scontro con chi cristiano non è: ghetti (per gli ebrei) e crociate (contro i musulmani) invece che predicazione del Vangelo e delle parole di Gesù. Ciò non ha impedito alla Chiesa, tuttavia, di intitolargli delle istituzioni culturali assai prestigiose. Senza tener conto del fatto per cui una persona che plaude a delle leggi razziali nel 1938 non era e non poteva essere un uomo davvero”colto”. Perché questo tipo di cose sia accaduto e possa accadere ancora non è facile da ricostruire in modo attendibile.
Quote di narcisismo autocelebrativo tali da rendere incerta la percezione della realtà e degli effetti prodotti dalle parole che si dicono si sono sicuramente collegate, in molti casi, con la vigliaccheria di chi non sa sfidare quelli che hanno il potere in quel momento. Molto al di là delle fragilità delle follie individuali o di piccolo gruppo, tuttavia, quello che non si può non notare è l’atteggiamento di chi, dal cuore stesso della Chiesa,questa percezione e questi orrori non condanna, da questa posizione e da questi orrori non prende la giusta distanza. Dimenticando o facendo finta di aver dimenticato, come è accaduto in questo caso, cose che non dovrebbero mai essere dimenticate.Il problema, alla fine, è quello della credibilità reale della Chiesa e della validità davvero universale del suo messaggio. Osservando le cose da questo punto di vista quello che a me sembra davvero inquietante, oggi, è il modo in cui la Chiesa continua spesso a tacere. Sull’Iraq, per esempio, per che Papa Wojtyla aveva con chiarezza condannato teoria e pratica della guerra preventiva e perché il Papa di oggi sembra preoccupato più del terrorismo che della guerra sui problemi de1mondo, sopratutto, perché sempre più chiaro a tutti è il rapporto che c’è fra le strategie di penetrazione economica e politica del libero mercato e l’aggravarsi continuo delle condizioni di miseria e di morte in cui si trovano popolazioni intere del terzo mondo. Quello che non dovrebbe bastare ad un magistero morale come quello della Chiesa, quello che non sarebbe bastato certamente a Gesù è il commuoversi senza preoccuparsene dei bambini che muoiono di fame. Quella di cui ci sarebbe stato e c’è bisogno, credo, è la capacità di mettere questo problema al primo punto di un ordine del giorno spirituale dell’umanità. Preoccuparsi della cellula appena fecondata, dicendo che Dio la vede e se ne preoccupa, diventa di fatto paradossale se si pensa ai milioni di bambini che si trascinano (senza che Dio li veda?) verso una morte atroce per logiche che sono ancora oggi quelle dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Logiche su cui, purtroppo, la Chiesa continua a guardarsi dall’intervenire. Difficile dire queste cose in un Paese come il nostro ma quello di cui viene voglia a volte è un pensiero forte di riforma della Chiesa, delle sue istituzioni e delle sue terribili opacità. Quella di cui ci sarebbe bisogno, forse, è una rivolta spirituale, basata sulle parole del Vangelo, capace di mettere in discussione, come accadde ai tempi di Lutero e della Riforma, un apparato che sembra destinato altrimenti ad appiattirsi sulle posizioni di quelli che si agitano pensando d’essere i più forti ma che altro non sono, in realtà, che persone incapaci di aprire gli occhi sul mondo che inutilmente li circonda.
Luigi Cancrini
(si ringrazia Gorgio Valentini)

La Stampa 6.3.06
Valeria Sacchi:
(...)
Alla ribalta della cronaca sale per la prima volta anche Ivan Gardini, il primogenito di Raul e di Idina Ferruzzi che, oltre a condividere con Sama le fatiche dell'etanolo, insieme al cugino Luca Bonaccorsi è impegnato nel lancio del nuovo settimanale «Left» (già «Avvenimenti»). Dopo l'uscita dei primi due numeri, Ivan e Luca hanno licenziato il direttore Adalberto Minucci e il condirettore Giulietto Chiesa. Motivo della rottura la rubrica «fissa» dello psicoanalista Massimo Fagioli - già ispiratore di alcuni film di Marco Bellocchio - voluta dai due giovani editori ma osteggiata dalla direzione.
(...)

lunedì 6 marzo 2006

Left: l'intervista di Paolo Izzo a Luca Bonaccorsi

Nuova Agenzia Radicale, 4 marzo 2006 ore 13.47
http://www.quaderniradicali.it/agenzia/index.php?op=read&nid=7154
chi lo desideri può lasciare un commento a quest'intervista collegandosi al sito originale (cliccando sul link qui sopra)
Interviste - Luca Bonaccorsi (direttore editoriale di Left): “La sinistra che abbiamo in mente”

“A Roma è scoppiato l’anti-Freud”, così il Corriere della Sera titolava il 12 marzo 1978 un articolo di Giuliano Zincone. L'anti-Freud era Massimo Fagioli che già da qualche anno aveva esposto con tre libri (pubblicati tra il 1970 e il 1974) la sua teoria della nascita, in cui erano innanzitutto manifeste la cesura con la psicanalisi freudiana definita una truffa storica e la volontà di affermare finalmente una vera ricerca sulla malattia mentale e sulla natura umana. Le reazioni dei “realisti” freudiani erano state e furono violentissime, ma Fagioli proseguì “tranquillamente” per la sua strada, portando avanti le sue idee e proseguendo quel fenomeno che ormai è riconosciuto ovunque: l’Analisi collettiva - che molti definiscono come l’unico luogo in cui si fa ricerca psichiatrica, in cui anzi si realizza un ormai famoso trinomio, coniato sempre da Fagioli, “cura, formazione e ricerca”.
Oggi si potrebbe scrivere che, a quaranta giorni dalle elezioni, è scoppiato un altro putiferio, stavolta culturale, politico, mediatico, editoriale e che ad averlo scatenato è sempre lui: l’autore di “Istinto di morte e conoscenza” (Nuove edizioni romane, 1971). Oggetto del contendere sembra essere la nuova rivista settimanale Left, in edicola da sole tre settimane, ma i retroscena sono molteplici e coinvolgono tutta la sinistra, a cominciare da Rifondazione comunista e Ds, con annessi protagonisti e connessi giornali.
Gli editori di Left, Ivan Gardini e Luca Bonaccorsi, avevano promesso una vera trasformazione (il nome della testata, oltre a voler dire Sinistra, è anche un acronimo: le prime tre lettere richiamano il motto della Rivoluzione francese “Liberté, Egalité, Fraternité”; la t sta appunto per Trasformazione) e i fatti di questi giorni sembrano mantenere quella promessa. Del vecchio Avvenimenti, cui la nuova rivista è subentrata, non rimane quasi più niente. Si era cominciato rivoluzionando la veste grafica, raddoppiando il numero di pagine, inserendo nuove inchieste e contributi incisivi come quello di Massimo Fagioli, appunto. Al quale è stata affidata una rubrica settimanale. Stiamo comunque parlando di due Left usciti, duecento pagine in tutto, di cui tre di numero affidate allo psichiatra. Ma apriti cielo! Martedì scorso i giornali sono pieni di notizie che riguardano la fuoruscita da Left dei due direttori dell’ex Avvenimenti: Giulietto Chiesa e Adalberto Minucci, cui seguirà nei giorni successivi, la fuga dal settimanale di parte del loro entourage, da Vauro a Marco Travaglio, da Emergency a Diego Novelli. Ebbene, Chiesa e Minucci sono stati licenziati, ma fanno subito capire che avevano posto un veto agli editori di Left: “o Fagioli o noi”… Non solo, dal momento che la nuova testata si richiamava sin dall’inizio al sogno di trasformare i concetti della Rivoluzione francese da parole in idee, la cui urgenza era stata sottolineata proprio da Fagioli sulle colonne di Liberazione, ecco che Chiesa e Minucci hanno denunciato un possibile asse tra Left e il quotidiano diretto da Piero Sansonetti (che a tutt'oggi è rimasto silenzioso spettatore).
Questi i fatti, dal punto di vista di chi scrive. Ieri è uscito regolarmente il terzo numero del settimanale e la rubrica di Fagioli si intitola, non deve essere un caso, "trasformazione". Prevediamo che le polemiche si rinfocoleranno non poco, anche a seguito dell’intervista che ci ha rilasciato Luca Bonaccorsi, agguerrito direttore editoriale del nuovo Left, il quale racconta alcuni notevoli retroscena dell’intera vicenda.

Allora Bonaccorsi, comincerei da Giulietto Chiesa che, nel commentare l’infelice esito della sua direzione di Left, conclusasi con il licenziamento dopo sole due settimane, ha detto di essere all’oscuro del fatto che aveste affidato a Massimo Fagioli una rubrica settimanale. Non solo: Chiesa prima ha dichiarato che Fagioli per lui era uno “sconosciuto signore”, ma poi l’ha indicato come il deus ex machina di un intreccio tra Left, Liberazione, Rifondazione comunista… Cosa c’è di vero nelle invettive di Chiesa?

Quasi nulla. Chiesa è un famoso “complottista”. Noi ci siamo dovuti “difendere” dai suoi scoop! Pensi che per il primo numero voleva dedicare la copertina ad uno scoop incredibile: lui aveva scoperto che le Twin Towers le avevano tirate giù gli stessi americani! Il solito complotto Cheney-CIA-militari… Dopo tante riunioni siamo riusciti a riformulare la cosa come “analisi dei punti oscuri e delle domande non risposte sull’11 settembre”. Perché sia chiaro, le domande e i dubbi sono ancora molti: basta andare in rete per trovare centinaia di siti che raccolgono dubbi, sospetti e teorie sulla vera versione dei fatti. Ma lo scoop! Poi l’altra settimana dopo la conferenza stampa di presentazione (alla quale non ha partecipato quasi nessuno dei suoi amici che ora ci attaccano) mi ha preso da una parte e mi ha detto che aveva un altro scoop incredibile per il prossimo numero. Argomento voto elettronico: la stessa società contestata in America per presunti brogli alle ultime presidenziali è stata ingaggiata dal ministro Stanca (cioè da Berlusconi) per gestire le Elezioni italiane. Gettando così una pesante ombra sulla regolarità delle prossime politiche. Noi siamo corsi a verificare la storia e abbiamo scoperto che in Italia il voto è manuale e cartaceo, lo scrutinio pure, e solo dopo la trascrizione dei dati sul registro del seggio i dati vengono comunicati all’operatore informatico che li trasferisce al Viminale. Il cartaceo comunque c’è e rimane per qualsiasi verifica. Questa è stata la nostra breve esperienza con Chiesa. Un signore che oramai fa più il politico che il giornalista. Mentre a noi serve un giornalista. Tra l’altro da quando è arrivato lui ad Avvenimenti (luglio 2005) le vendite sono solo peggiorate.

Per tornare alla vicenda di Fagioli, che mi dice?

Secondo me il professor Fagioli è una delle voci più originali nel dibattito sui valori della nuova sinistra. Dibattito al quale Left vuole chiaramente partecipare. Fagioli mette in relazione le teorie sulla natura dell’uomo con le teorie politiche e la forma di stato. Fagioli, dopo 50 anni di ricerca psichiatrica, dice che gli uomini nascono tutti uguali e sani… più di sinistra di così! E’ anche uno che si è battuto perché la psicoterapia non fosse il privilegio di pochi ricchi borghesi, ma alla portata di tutti. Insomma io non vedo davvero perché dovrebbe essere censurato. Riguardo al fatto che Chiesa non sapesse che Fagioli era sul Timone del giornale questo prova solo una cosa nota a tutti: la scarsissima presenza di Chiesa in redazione. Lui al massimo passava un paio d’ore il venerdì. Perché lui ora fa il politico, appunto.

E riguardo al presunto asse Left-Rifondazione-Liberazione?

L’ennesimo complotto della fervida immaginazione di Chiesa. Il piano editoriale che i direttori stessi hanno proposto e che la redazione ha approvato, annovera come valore primo tra quelli a cui ci ispiriamo il principio della non-violenza. Ora, Chiesa non sa neanche che quella è l’idea su cui Fausto Bertinotti sta rifondando la linea politica del suo partito? Ma li legge i giornali Chiesa? Fare un giornale “non-violento” vuol dire essere plagiati da Bertinotti o contigui al suo partito? Mah… Mi sembra proprio una logica vecchia e di bottega quella di non poter condividere idee belle qualunque sia la paternità di queste. La laicità dello Stato segue nella lista del piano editoriale. Questo vuol dire che abbiamo fatto l’alleanza con i Radicali? Devo constatare che Chiesa non ha neanche letto il “suo” piano editoriale!

Perché insiste col dire che Chiesa fa il politico e non il giornalista?

Perché forse la verità di tutta questa vicenda è un’altra, e cioè quella che ci han detto subito tutti fin dall’inizio: che fosse Chiesa stesso a voler fare un partitino e che Left-Avvenimenti doveva esserne l’organo. E per questo non tollerava che il giornale condividesse valori con chicchessia a meno che non fossero quelli enunciati da lui. Effettivamente quando siamo arrivati, Adalberto Minucci ci parlò del progetto di Chiesa di far diventare Avvenimenti l’organo della lista Di Pietro-Occhetto. Solo che poi Chiesa e Di Pietro hanno litigato e ora sono in causa per cui la cosa non funzionò. Ma non sarà Chiesa quello litigioso?

Ho letto che ci sono stati anche altri motivi di conflitto interno: a cominciare dal battibecco con il Corriere della Sera che risale alla prima uscita di Left…

Anche la storia del Corriere è ridicola. Ivan Gardini aveva risposto un po’ piccato al pezzo del Corriere che “insinuava” un suo legame con Di Pietro attraverso la persona di Chiesa (eletto al Parlamento europeo proprio grazie al magistrato che ha così pesantemente influito sulla vita della famiglia Gardini). Ivan ha solo sottolineato che non c’era continuità editoriale tra Left-Avvenimenti e il vecchio Avvenimenti. Cosa evidente anche ai sassi! I direttori hanno usato questa cosa come pretesto per dire che Ivan metteva a rischio i finanziamenti pubblici alla cooperativa. Cosa falsissima, disinformazione terroristica alla redazione. Questo è stato uno dei motivi che ha fatto arrabbiare il CdA della cooperativa. Tra l’altro, per quanto riguardava invece il riconoscimento della tradizione di Avvenimenti, ci avevamo puntato noi stessi nella campagna pubblicitaria con lo slogan “dall’esperienza di Avvenimenti nasce Left”…

E’ sempre Chiesa ad aver detto: “si è già capito che razza di sinistra questi signori abbiano in mente”. Si riferiva a voi editori. Quindi le giro la domanda: quale sinistra avete in mente?

Quella annunciata nel piano editoriale: non-violenta, laica, pluralista, obiettiva, attenta alla libertà delle donne, attenta alle esigenze oltre che ai bisogni, all’ambiente, alla ricerca di un nuovo modello di sviluppo. Questa sinistra ha incontrato il niet di Chiesa. Ma lo saprà cosa è un modello di sviluppo o lui pensa ancora al piano quinquennale?

Paolo Izzo

l'articolo di "Liberazione" citato nella Lezione di Chieti del 4 marzo

Liberazione 03 marzo 2006 pag. 3
Da Marx a Freud, il disagio per un mondo feticcio

A centocinquanta anni dalla nascita non è solo la pratica del “sospetto” ad accomunare il fondatore
della psicoanalisi con il filosofo tedesco. Il legame tra i due è lo scavo negli aspetti inquietanti del quotidiano

“Perturbante”, nel linguaggio psicoanalitico, indica qualcosa di vicino che ci appartiene. Qualcosa che di solito non si mostra, o che noi non notiamo.
Ma nel momento in cui appare, scompone la nostra identità

L’autore del “Capitale” ha colto questa dimensione spettrale, fantasmatica, nel cuore della produzione capitalistica. Dove gli oggetti diventano merci e feticci. Alla politica il compito di abolire la “superficie”

Nel 1919 Sigmund Freud pubblica sulla rivista “Imago” un saggio intitolato Das Unheimliche, in cui analizza l’aggettivo heimlich, che in tedesco significa “domestico” e anche “casalingo”, a partire dalla radice Heim, che significa “casa”. Freud si accorge tuttavia che nell’uso linguistico l’aggettivo assume talvolta significati diversi, addirittura contrastanti, fino a rovesciarsi nel suo contrario e a indicare qualcosa di segreto, nascosto, perfino minaccioso. Tale ambivalenza si riverbera nel negativo un-heimlich. In italiano esso è tradotto con“perturbante”, in inglese con uncanny, in francese con inquiétante étrangeté.
Ma al di là delle difficoltà di traduzione, il termine tedesco ha compiuto un significativo tragitto nel Novecento, fino a diventare un concetto chiave della modernità. Allude a un senso di pericolo collegato al nostro esistere, alla casa e all’abitare, a una casa popolata da fantasmi e presenze estranee. Così è diventato uno dei concetti che segnalano la condizione incerta e fluttuante del soggetto moderno, quello stesso soggetto che la psicoanalisi ha posto al centro della sua attenzione. “Perturbante” allora non è qualcosa di estraneo, che arriva di lontano e ci sorprende per la sua diversità, ma è piuttosto qualcosa di vicino e che forse ci appartiene. Qualcosa che solitamente non si mostra, o che noi non notiamo, ma che nel momento in cui appare scompone le coordinate della nostra identità perché ci costringe a guardarci in un altro modo.
La riflessione di Freud avviene negli stessi anni in cui Albert Einstein elabora la teoria della relatività, e in cui Ferdinand de Saussure decostruisce le categorie linguistiche tradizionali. E’ strettamente connessa alla modernità, ai dubbi e ai fantasmi che il progresso della ragione non è riuscito a debellare e che molti artisti moderni, e alcuni pensatori, hanno posto al centro della loro opera. Non è un caso che la recente fortuna del concetto freudiano sia dovuta soprattutto agli studiosi di letteratura fantastica, quella letteratura che introducendo nella narrazione elementi trasgressivi, elementi che sospendono le certezze del lettore, tende a indicare un limite invalicabile dell’esperienza umana. Il sentimento di incertezza intellettuale, l’impossibilità di decidere e l’angoscia che spesso caratterizzano la letteratura fantastica, popolata di doppi e di fantasmi, di statue che si animano e morti che resuscitano – basti pensare all’opera di Edgar Allan Poe - trova infatti nel concetto di perturbante un’affascinante ipotesi esplicativa. Meno nota, forse, è la fortuna filosofica del termine. In un suo importante studio, intitolato Spettri di Marx, Jacques Derrida ritiene di poter distinguere due aspetti diversi, e addirittura divergenti, nella teoria marxiana. Da un lato, ci sarebbe il Marx critico dell’ideologia, il pensatore che ritiene di poter smontare l’ideologia mediante la critica dialettica, per ricostruire su nuove basi un pensiero e un progetto di trasformazione politica. Dall’altro, invece, il pensatore che meglio di chiunque ha colto il valore “spettrale” e fantasmatico della produzione capitalistica, che trasforma le merci da cose concrete e materiali in feticci, in simulacri che significano altro da quello che sono. E in effetti, se si legge con un minimo di attenzione il passo del Capitale intitolato “Il carattere di feticcio della merce e il suo arcano”, più che davanti a un trattato di economia sembra di essere di fronte a un racconto fantastico. «A prima vista – scrive Marx - una merce sembra una cosa triviale, ovvia. Dalla sua analisi risulta invece che è una cosa imbrogliatissima, piena di sottigliezze metafisiche e di capricci teologici. Finché è valore d’uso, non c’è nulla di misterioso in essa […]. Ma appena si presenta come merce, si trasforma in una cosa sensibilmente soprasensibile. Se prendiamo come esempio un tavolo, una volta diventato merce non solo sta coi piedi per terra, ma, di fronte a tutte le altre merci, si mette a testa in giù, e sgomitola dalla sua testadi legno dei grilli molto più mirabili che se cominciassero spontaneamente a ballare». Sarebbe questa, a parere di Derrida, la più importante eredità di Marx. Proprio questa capacità di cogliere gli aspetti contrastanti della realtà farebbe di lui un eretico, un filosofo unheimlich, un pensatore delle frontiere che fatica ancor oggi ad essere accettato, e che molti si affannano a volere morto e seppellito. Ma non solo. Quel particolare modo di interpretare la società, in grado di individuare i punti critici dell’organizzazione capitalistica e della ideologia che la governa, ha consentito a Paul Ricoeur di avvicinare Freud a Marx, indicati, insieme a Nietzsche, come i moderni “maestri del sospetto”. Dove però l’atto del “sospettare” non implica una speciale malizia, una volontà furbesca di rovesciare a tutti i costi l’apparenza, quanto piuttosto la capacità di individuare i “sintomi” che segnalano uno stato di sofferenza - del malato come della società - per progettare la giusta terapia. La politica è l’ambito in cui si operano le più importanti trasformazioni, individuali e collettive. Poiché, a meno di non credere alla possibilità di un’illuminazione come dicono accadde a San Paolo, non c’è trasformazione che non avvenga nella relazione con gli altri, e dunque nella dimensione sociale e politica. Ma come purtroppo siamo costretti a sperimentare ogni giorno, l’ambito politico non è mai stato così degradato come oggi. Al punto che scompare all’orizzonte il senso di una pratica politica che renda conto della nostra e dell’altrui soggettività. D’altra parte, quando il potere democratico si riduce alla legittimazione del potere in quanto tale, la democrazia si fa coatta ed “esportabile”. Più che un’esperienza concreta, essa diviene il fantasma di un’esperienza che non c’è, il sintomo di un disagio per qualcosa che manca. L’ambito politico, che dovrebbe apparirci come quello più familiare in quanto proprio, e specifico, del genere umano, si trasforma in qualcosa di inquietante, in qualcosa che ci turba proprio in quanto sorge dal cuore della nostra identità. Qualcosa che certamente ci riguarda, ma in modo ambiguamente minaccioso. Sembra infatti che al giorno d’oggi venga a mancare il fondamento che consente di “pensare” la politica a partire da alcuni elementi condivisi. E tuttavia è proprio in questi momenti che si fa più urgente la necessità di interrogare l’abisso che si apre ai margini del discorso politico, là dove si ha la sensazione che non si tratti più di regole stabilite e condivise ma di qualcosa che ha che fare con una diversa presa di coscienza, e forse con una decisione. Il diritto, le leggi, la par condicio, insomma tutto l’armamentario, non ha necessariamente a che fare con la giustizia. Un pensatore non abbastanza caro alla sinistra, Walter Benjamin, considerava anzi la giustizia come qualcosa che libera e scioglie dal diritto, dal diritto inteso come sinonimo di colpa. Poiché - come suggerisce Adone Brandalise in un saggio intitolato Decisione e neutralizzazione. Il perturbante e l’ordine politico, di prossima pubblicazione – è in momenti come questi che il patto sociale si mostra per quello che è: non l’organizzazione di individui liberi che una volta per tutte si sono accordati su come procedere affinché non regni la legge del più forte, ma il presentarsi e ripresentarsi continuo di un momento, cioè di un presente, in cui radicalmente e rischiosamente tutto accade di nuovo, tutto si decide, aprendo così la dimensione etica - e non giuridica – che sta a fondamento della politica. Senza la capacità di decidere non c’è politica, ma solo amministrazione dell’esistente. Come ben sanno i rivoluzionari, politica non è pratica amministrativa, ma capacità di mettere in questione gli assetti esistenti. Dobbiamo vegliare affinché non si spacci il fondo oscuro e perturbante dell’ordine politico con la necessità di accettarne passivamente gli esiti, e mantenere viva la capacità di pensare qualcosa che non resti irretito nella trama di ciò che è stato pensato una volta per tutte.
(si ringrazia Giorgio Valentini)

domenica 5 marzo 2006

sulla prima pagina di "Libero" di oggi:
Massimo Fagioli e Fausto Bertinotti

Libero 5 marzo 2006 prima pagina e pag.12
La svolta di Bertinotti? Un caso psichiatrico...
di Nino Sunseri


Fausto nega di essere diventato un «fagiolino». Non nel senso dell'orto naturalmente. Ma come uno delle migliaia di fans di Massimo Fagioli, il «guru» della psichiatria eretica. Uno che, trent'anni fa, voleva «smascherare quell'imbecille di nome Freud» e per questo venne espulso dalla società italiana di psichiatria. Fausto nega. Dichiara… (segue a pag. 12)

PAG. 12
EMINENZE ROSSE – Dal rifiuto della violenza alla sfida della primarie. Dietro ad ogni strappo di Fausto c’è l’ombra del nuovo guru radical chic
Merito dello psichiatra se Fausto non è più global

… al “ Corriere della sera” che la svolta ultrapacifista ha origini ben più antiche. Quando il professor Massimo Fagioli, docente all’Università di Chieti, non era all’orizzonte. Eppure sono in tanti a ricordare la sera del 5 novembre 2004, il dibattito organizzato a Villa Piccolomini da Amore e Psiche, la libreria di cui il professore è insostituibile animatore. Le cronache raccontano di duemila persone, molte delle quali sedute per terra con le loro tecnoscarpette, le pance graziose, gli sguardi attenti. C’è perfino un maxi-schermo, per quelli che non trovano posto nella maxitenda. Sul palco, a richiamare tanta folla un vecchio capo comunista come Pietro Ingrao che esprime il disgusto per la “guerra preventiva”di Bush, sorvolando su tutte le “ guerre di liberazione” e su tutte le “violenze proletarie” che egli approvò fino all’altro ieri, Applausi. Applausi soprattutto per Massimo Fagioli che coglie l’occasione per un’altra di quelle “analisi collettive” che negli anni ’70 segnarono in maniera inequivocabile il suo successo. Al tavolo c’è Bertinotti. Il leader di Rifondazione se la cava piuttosto bene di fronte ad un pubblico febbrile, parlando del la non violenza, senza sconti per la sua tradizione politica. Anzi: sostiene, per la prima volta in maniera inequivocabile che nessuna aggressione è scusabile. Non quella dei no-global, tanto meno del movimentiamo dei centri sociali. E' stolto, sostiene, giustificare la prepotenza di sinistra mentre si condanna quella di destra. Otto mesi dopo, nel luglio 2005 è ancor ai palcoscenico di Amore e Psiche ad ospitare Fausto che annuncia la candidatura alle primarie dell’Ulivo. Il Segretario di Rifondazione parla di “felicità” di “premonizione”, “desiderio”, “promessa”, “liberazione”, “attesa”. Ad un certo momento, deposti i vecchi attrezzi lessicali del vetero marxismo, Fausto arriva ad invocare la “Provvidenza Rossa”; ad applaudirlo, in sala, l’ormai immancabile Fagioli.
Fausto e lo psichiatra adesso compaiono insieme su Left. La rivista pubblicata da Ivan Gardini e dal cognato Luca Bonaccorsi, sulle ceneri di Avvenimenti. Un’accoppiata che ha provocato un’altra delle mille scissioni a sinistra, piccola, piccola stavolta. Perché il Direttore Adalberto Minucci (vecchio dirigente del PCI) e Giulietto Chiesa (firma storica del giornalismo di sinistra) si sono dimessi per colpa di Fausto e di Massimo Fagioli. Il capo di Rifondazione accusato di essere il regista dell’apparentamento con Liberazione, il giornale del suo partito. “Questo legame non era nei patti con la nuova proprietà” tuona Giulietto Chiesa.
Fagioli, perché è stato la pietra dello scandalo? Perché la sua rubrica su Left è andata in pagina al buio della Direzione, perché al piano editoriale ha dato un contributo determinante. A cominciare dal nome di Left dove, all’acronimo della Rivoluzione Francese (“libertè, egalitè, fraternité”) è stata aggiunta la “t” che dovrebbe stare “trasformazione” dal titolo della rubrica del professore che proprio nel numero in edicola ricorda il primo appuntamento del cinque novembre del 2004, quando incontrò Fausto. Scrive Fagioli “fu l’inizio di una storia d’amore”.
Perché lo psichiatra si dichiara un ex radicale, ma sostiene che “Bertinotti sta conducendo una politica meno radicale di Boselli, Bonino e Capezzone” ma “più intelligente, realistica e saggia”. Fausto, sul settimanale, compare a pagina 38 come testimonial della campagna abbonamenti di Liberazione “che – dice lo strillo – è sempre critica (anche con me)”. Probabilmente avrà una rubrica fissa. Magari al posto di “Scampoli” curata da Diego Novelli, l’ex sindaco di Torino che dopo 18 anni (aveva fondato Avvenimenti con Claudio Fracassi) lascia il giornale. Si dimette anche dall’incarico di garante dei lettori “per la nomina del nuovo direttore che peraltro non conosco”. Si tratta di Pino Di Maula 44 anni, proveniente dalla galassia ambientalista (Nuova Ecologia, Il Restomancia, Clorophilla). Risponde Fagioli: “Penso che si possa risorgere dal comunismo per ricreare il socialismo, Ma non si può risorgere dal liberalismo". Ed è con queste parole che ha sedotto Fausto. Così come, negli anni ’70, aveva fatto con la disperazione di studenti e intellettuali delusi dal sogno rivoluzionario.

LO PSICHIATRA ERETICO
Chi è Massimo Fagioli
IL MEDICO.
Massimo Fagioli è uno dei “guru” della psichiatria italiana. Per le sue teorie eretiche nel 1976 venne cacciato dalla Società psicoanalitica italiana.
LO SCRITTORE
Gli avversari danno un giudizio negativo degli studi di Fagioli. Lo considerano invece estremamente presuntuoso. Ricordano che in uno dei libri ha scritto che le sue opere: “Si pongono come momento fondamentale della storia del pensiero rendendo passato quanto fino a ora era attuale”.
IL POLITICO
Il rapporto tra Fagioli e Bertinotti è nato il 5 novembre 2004 in un dibattito a Roma. Da allora la svolta ultra-pacifista del leader di Rifondazione.

ASSISTITO
Il leader di rifondazione Fausto Bertinotti (foto) . la prima volta che ha condannato la violenza in maniera inequivocabile si trovava ad una conferenza organizzata da Massimo Fagioli e dalla sua libreria, “ Amore e Psiche” . Stesso palcoscenico anche per annunciare la sua candidatura alle primarie dell’ulivo .

Fausto nega il legame con il medico, ma Fagioli parla liberamente della loro “storia d’amore”, che lo ha portato a sostenere il matrimonio tra la rivista Left, su cui scrive, e il quotidiano di Rifondazione Comunista.

CONSIGLIO ALL’ULIVO
UNA SCORPACCIATA DI FAGIOLI DOC
di Nantas Salvalaggio

Fagioli per tutti". E’ l'imperativo categorico che rimbalza sui cellulari della Unione, da Rifondazione Comunista al Campanile di Mastella.
Ma non si tratta, meglio dirlo subito, di una dieta mediterranea a base d'erbe e legumi. No, stiamo parlando della "terza via psicanalitica imboccata dalle élites progressiste sulle orme di un guru post-freudiano, Massimo Fagioli. "Fagioli, chi?" direbbe corrugando la fronte uno studioso della celebre Scuola di Vienna.
Difatti è inutile cercare il suo nome nelle enciclopedie, è ignoto sia alla Britannica che alla Treccani, e non trova neppure osto nella "Garzantina", fra un Marco Fagioli poeta novecentesco e un Fagiuoli Giambattista commediografo del Settecento. Si sussurra che il Nostro abbia ammansito l'ex rivoluzionario Marco Bellocchio, promettente regista de I pugni in tasca". Ma l'allievo prediletto oltre misura, secondo le chiacchiere di Montecitorio, sarebbe lo charmoso Bertinotti. Se dal suo programma Fausto ha cassato la violenza, il merito sarebbe del Massimo Fagioli l'Eretico, espulso dalla Società Italiana di Psicanalisi. Metà Gandhi e metà Rasputin, il Fagioli è riemerso conte un fiume carsico dopo una lunga assenza. Ed ora trionfa nelle vesti del salvatore, del "maitre à penser". Per abbeverarsi al suo verbo, la crema della società romana, accorre alle sue lezioni affollatissime. Le dame dei salotti alti, insieme ai politici mondani, si vantano di avere il suo telefono privato.
Dire che il Maitre Fagioli e un intellettuale dirompente non gli rende giustizia L'esperienza dimostra che il suo semplice apparire a una qualsiasi redazione di rivista, o a una cellula di partito, provoca risse e diaspore. L'ultimo caso, tutt'altro che sopito, riguarda la rivista "Left". "Left” che in inglese significa Sinistra, ma anche "lasciato' "abbandonato" - era il giocattolo culturale cui stava lavorando il figlio del povero Gardini, che ne affidò la direzione a due vecchie firme della stampa "engagée": Giulietto Chiesa e Adalberto Minucci. Ma nel frattempo s'era infilato dietro le quinte il Grande Max, lo psico-seduttore. E con la pura forza dello sguardo convinse Gardini junior che la rivista non sarebbe mai stata di livello senza una sua rubrica, in bilico tra psicanalisi e varia umanità. Prima convinto, e poi soggiogato, Junior disse subito si; e ne informò i due anziani e consumati direttori . Ma costoro già stavano all'erta, e subodorando una sorta di complotto ideologico tra il Max e il Fausto Bertinotti, hanno alzato le barricate con un cartello: "O lui o noi ". Junior Gardini ha risposto: lui! E ha licenziato i due "resistenti". Molte sono le idee e le fazioni che si stanno combattendo intorno alla figura di Max. Ma pure senza uscire allo scoperto, Bertinotti lo ammira e lo approva. E non è il solo: nella sinistra più radicale, molti altri sono convinti che il pen-siero di Max è ciò che occorre per vincere di slancio. Gardini junior sostiene che lo slogan di una nuova Sinistra, già gloriosa macchina da guerra, potrebbe essere "Tutti da Max il sabato sera". A cominciare dal farfugliante Prodi, gli ingessati leader dell'Unione trarrebbero gran beneficio dal sofà terapeutico del Fagioli. D'Alema potrebbe uscirne tollerante e senza baffi. Fassino non più macilento e nervoso. Il no-global Caruso meno torvo e manesco. Manca poco più di un mese all'appuntamento delle urne. Che si aspetta a tappezzare l'Italia di manifesti 8 x 4, con il faccione verde-ulivo di Max e la scritta: FAGIOLI PER TUTTI?

(si ringrazia Tonino Scrimenti)

Comunicato delle Nuove Edizioni Romane

Le Nuove Edizioni Romane
comunicano che domenica 5 marzo
esce il quinto libro di Massimo Fagioli

LEZIONI 2002

Nella giornata di domenica dalle ore 9.00 alle ore 21.00
la sede della Casa Editrice, in piazza Santa Cecilia 18, e la libreria Amore e Psiche
saranno ininterrottamente aperte per sottolineare l'evento

A partire da lunedì 6 il nuovo libro sarà presente nelle altre librerie abituali
(a Firenze da STRATAGEMMA)

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venerdì 3 marzo 2006

a proposito di "Left":
due lettere a Giulietto Chiesa... più una

dal sito www.giuliettochiesa.it
chi voglia conoscere le risposte del giornalista le troverà a questo stesso indirizzo

Lettera Firmata - 2-3-06
Anch'io evidentemente - oltre ai maggiori azionisti di Left - sono riuscita a leggere ciò che Lei definisce l'autopanegirico di quel signore a me sconosciuto e mi è parso che si trattasse di linguaggio poetico, più che di frasi di difficilissima decifrazione come sempre Lei afferma. Linguaggio poetico con un grande contenuto di speranza per una sinistra nuova. Forse è perché conosco il dott. Massimo Fagioli dal 1980 come noto psichiatra - autore di Istinto di morte e conoscenza; professore universitario, regista cinematografico nonché autore di varie opere architettoniche. Lo conosco io, ma ho verificato nel tempo che lo conoscono proprio tutti e non solo in Italia. E mi pare strano che per Lei, direttore di un giornale, fosse un signore sconosciuto e rappresentasse uno scoglio insuperabile per la gestione del giornale stesso, perché gli era stata assegnata una rubrica settimanale; tanto da non chiedersi neppure se per caso l'immediato successo del nuovo Left-Avvenimenti fosse dovuto anche al fatto che Fagioli vi scrivesse! Presumo che invece Lei conoscerà certamente il sig. Galimberti, per esempio, che tiene una rubrica su Donna di Repubblica da una ventina d'anni, senza che nessun direttore e vicedirettore si scomponga. Ma certo, lui non propone una sinistra nuova. Una sinistra fatta finalmente di persone capaci di scrollarsi di dosso l'ideologia, per aprirsi alle idee.

Lettera Firmata - 1-3-06
Gentile Giulietto Chiesa, da anni La stimo e La seguo con attenzione; mi spello le mani per applaudirla alle riunioni del Cantiere di Roma, dove non manco quasi mai. Ho sempre apprezzato la Sua chiarezza di idee e il Suo rigore politico, specialmente in questi ultimi anni che hanno visto un'Italia alla deriva con l'assenza di un'opposizione che rasenta la connivenza. Ma su questa vicenda di Left e del professor Fagioli non la seguo più. Leggo la sua lettera pubblicata sul sito "Megachip" e le parole: " (...) Siamo dunque partiti (riferendosi alla prima uscita di Left). E, appena partiti, ci siamo accorti che qualcosa di grave stava succedendo. Intanto l'apparizione sul primo numero della firma, corredata con foto, di un signore a me sconosciuto, tale Massimo Fagioli. Articolo che non avevo visto in precedenza, che non mi era stato annunciato e che, alla prima lettura, risultava incomprensibile: un coarcevo di parole pressoché senza senso comune. (...) Ora, io non posso e non voglio entrare nel merito dei problemi con la redazione, con i proprietari della rivista e quant'altro, nè voglio approfondire il discorso sul professor Fagioli, che non è questo il luogo, ma le Sue parole mi hanno colpito: "qualcosa di grave sava succedendo"... Pubblicare un articolo di Massimo Fagioli davvero Lei pensa sia qualcosa di grave? E perché? Siamo sommersi tutti i giorni da cose che non ci piacciono, in TV e sui giornali; io personalmente ho imparato a girare pagina se un articolo non è di mio gradimento. Mi scusi se insisto, ma la parola "grave" non Le sembra un pò eccessiva? Lei inoltre afferma di non conoscere Massimo Fagioli; mi scusi l'ardire, ma non Le credo: un giornalista attento come è Lei non può non conoscere questo psichiatra che, come si muove, scatena le reazioni isteriche della stampa, per cui, nel corso degli anni (tanti!) centinaia di volte i giornali si sono occupati di lui. E ancora, Lei definisce l'articolo su Left (il primo) di Fagioli, "un coarcevo di parole incomprensibili"...mi perdoni se La contraddico, ma io invece l'ho capito benissimo, e aggiungo: se davanti a tutte le cose che a una prima lettura non capiamo reagissimo con una chiusura definitiva, chissà quante cose inetressanti e belle ci perderemmo! Se una donna La guarda negli occhi, Lei quello sguardo lo sa sempre comprendere a una prima lettura? Un caro saluto.

un'altra lettera sul tema, apparsa sul sito de "il barbiere della sera" (qui), è stata segnalata da Gianpaolo Conti:

lettera aperta
Fleurs - 02.03.2006
Segue lettera aperta a Giulietto Chiesa e alle compagni e compagne della sinistra.
Grazie per l'attenzione,
Gianluca

Cortese Giulietto Chiesa,
chi le scrive è 'semplicemente' un giovane uomo poco più che ventenne, di quelli che vengono detti 'di sinistra', di mestiere faccio il cameriere in un ristorante (contratto precarissimo!) e il compositore di musica (niente contratti!), e cerco di vivere il mio tempo con occhi aperti e sensibilità possibilmente affinata. Vivo in Sicilia.

Le scrivo a proposito dell'affaire sorto, così pare leggendo tutti i giornali, sui rapporti tra Massimo Fagioli, la sua teoria e prassi, e la bella iniziativa editoriale di LEFT.

Ho comprato LEFT fin dal primo numero e continuerò a comprarla: l'ho trovata una eccellente rivista, cui auguro florida e lunga vita.
La lettura dell'editoriale programmatico sul primo numero mi dice di un movimento originale a sinistra, nuovo e diverso, di una ricerca certo difficile ma importante e appassionante.

Già nel primo numero ho trovato, tra altre stimolanti opinioni e chiari articoli e note sui fatti del mondo, un intervento di Massimo Fagioli. Ne sono stato contento: è un bell'intervento, appassionato e non freddo e, a mio modesto avviso, affatto comprensibile.
Ora, io non ho mai incontrato il professor Fagioli, ma so per essermi documentato che da 4 decenni buoni la sua ricerca e quella della Analisi Collettiva a lui legata, ricerca scientifica quindi politica, è una presenza viva e originale nella cultura italiana e non solo; so anche che detta ricerca è un movimento originale nella sinistra, nella sua elaborazione teorica e di prassi. Queste cose le so non perché io sia un dotto Umberto libresco-pretesco su cui tutto riecheggia, ma perché negli ultimi tempi questo movimento di ricerca nella sinistra mi ha appassionato e poi incuriosito (a partire da Genova e dal rifiuto della violenza), quindi è stato naturale documentarmi e fare un po' di storia.
Dunque, mi è sembrato bello trovare un intervento di Fagioli in un giornale come LEFT.
Del pari sono stato contento di leggere sul quotidiano Liberazione nel corso degli ultimi mesi gli interventi del professore e varii altri articoli e lettere di compagne e compagni, nei quali si profila per la sinistra una ricerca che ritengo (credo di non essere il solo, visto che nascono riviste come LEFT!) fondamentale.

Ho trovato anche sul secondo numero di LEFT un nuovo più esteso intervento del professor Fagioli, con annuncio di futuri articoli, e ho pensato: 'ma che bella cosa! Allora è proprio vero che a sinistra, finalmente, c'è un rinnovato movimento, che si dibattono le idee e le parole senza chiudersi nella politichetta da due soldi borghesina stitichina! Ben venga tutto ciò!'

Poi, subito dopo, leggo sui giornali che pare sia successo il finimondo proprio a causa del movimento bello e della nascita di LEFT.

Leggo di una incomprensibilità degli interventi di Fagioli, proprio quelli che a me era parso d'aver se non inteso almeno intuito, soprattutto sentito.
Leggo poi di 'sogni' di collaborazioni tra LEFT e Liberazione profilate nel secondo intervento di Fagioli, penso che ho letto male l'articolo incriminato perché non ricordo indicazioni nè tampoco diktat in proposito; vado a rileggere l'articolo in questione e non trovo traccia alcuna di quello che si dice sui giornali, piuttosto mi pare che Fagioli dica di una ricerca generale, comune alla sinistra (di cui fino a prova contraria tanto Liberazione quanto LEFT sono parte), e che solo a sinistra possa e dovrebbe darsi.
Leggo ancora sui giornali di rivendicazioni sull'ispirazione di linee editoriali da parte di Fagioli, e di nuovo vado a rileggere gli articoli del Nostro e non trovo nulla più che la semplice costatazione di una ricerca a sinistra che certo non è, o non pare, estranea a quella scientifica quindi politica del professore e della Analisi Collettiva. A me era parso evidente sin dall'editoriale sul primo numero di LEFT, dov'è lo scandalo?

Già, dov'è lo scandalo? Dov'è la pietra che fa inciampare? Perché da qualche parte deve esserci una pietra su cui si cade, visto che quanto leggo sui giornali di sinistra (per adesso Liberazione tace...), ove non si tratti solo di gossip scemo, quanto è scritto finora a me pare pretestuoso, nel senso che non ha proprio riscontro nei testi.

Cerco questa pietra e mi chiedo: 'che sia proprio nelle proposte di ricerca la pietra?'
Massimo Fagioli dice, non da oggi, cose effettivamente pesanti come pietre, e come pietre solide però.
Dice di un vuoto teorico, del resto 'confessato' ormai apertamente a sinistra e in molti casi anche dolorosamente evidente.
Dice di rapporto uomo donna quando ancora la formulazione, standardizzata e astratta, più in voga a sinistra è la frase, orrenda davvero, 'conflitto fra i sessi'.
Dice di irrazionalità senza che sembri parlare del demonio e delle bestie feroci.
E, a me sembra giustamente e naturalmente, propone la sua ricerca visto che peraltro gli è stato chiesto negli ultimi anni a più riprese da più parti (penso, esempio tra i vari possibili, all'incontro con Pietro Ingrao e Fausto Bertinotti nel 2004)
Dov'è dunque lo scandalo? Per favore, mi dia una risposta, magari solleciti altri compagni a darmela, se lei non ha tempo e voglia. Non mi intendo di giornalismo e di regole e, ripeto, non mi sembra che il succo della vexata faccenda risieda nelle regole, a me pare che la sostanza stia altrove, che la questione sia su una ricerca possibile e sui contenuti di essa ricerca.
Potrebbe, compagno Chiesa, rispondermi, a questo proposito?

Cordialmente,
Gianluca

infine c'è un riferimento a tutta la faccenda anche sul sito di peacereporter, guarda qui
tre "lanci" AGI, i più recenti che ci sono pervenuti:

AGI (CRO) - 02/03/2006 - 14.57.00

LEFT: MINUCCI E CHITI, INDIGNATI ALLIBITI TURBATI PER FAGIOLI

ZCZC AGI2320 3 CRO 0 R01 / LEFT: MINUCCI E CHITI, INDIGNATI ALLIBITI TURBATI PER FAGIOLI = (AGI) - Roma, 2 feb. - Indignati, allibiti, turbati ma rispettosi per la persona Massimo Fagioli e la sua storia, per quello strano fenomeno chiamato Analisi Collettiva, i seminari di psicoterapia di gruppo che da trent'anni per quattro giorni la settimana, dal lunedi' al giovedi', sono frequentati da migliaia di persone di ogni eta' e status sociale. Cosi' Adalberto Minucci e Vannino Chiti, coordinatore dei Ds parlano del caso 'Left' il settimanale ex-Avvenimenti salito alle cronache per il cambio al vertice della direzione tra Minucci, il suo condirettore Giulietto Chiesa e l'attuale direttore in carica Pino Di Maula deciso dal CdA del settimanale "in quanto - spiega il direttore editoriale, Luca Bonaccorsi - era venuto meno il rapporto fiduciario che deve sussistere immancabilmente nella relazione tra editore e direttore". Non solo Minucci e Chiti sono indignati, allibiti e turbati ma anche Giovanni Berlinguer e Diego Novelli che forse lo e' un po' piu' degli altri: "e' un caso clinico" dice l'ex-sindaco di Torino, ex-garante dei lettori del settimanale. "Siamo indignati, preoccupati per il saccheggio consumato di un settimanale di sinistra - afferma Chiti - due giornalisti e di che valore sono stati esautorati per aver chiesto chiarezza sulla sulla presenza dello psichiatra Fagioli o meglio per aver voluto discutere tale presenza sono stati messi alla porta dall'editore: una prassi autoritaria e contro le norme contrattuali visto che spetta alla direzione ogni decisione sulla pubblicazione degli articoli, contributi, commenti". Chiti ricorda, "il settimanale era punto di riflessione e pluralismo", poi precisa, "non c'e' nulla contro lo psichiatra Fagioli, la persona': c'e' che si sono violate le norme contrattuali". E Berlinguer chiosa, "si sono cacciati due direttori senza giusta causa". Il diretto interessato Minucci e' provato, stanco e sembra non darsi pace. "Non capisco come tanta gente, giovani e non, vada dietro a Fagioli che poi tra l'altro e' stato espulso trent'anni fa dalla societa' di psicanalisi..". Nel 1976 per aver scritto nel '71 'Istinto di Morte e Conoscenza', i seminari erano iniziati spontaneamente alla fine del '75 a Villa Massimo. Minucci ci sta pero' a raccontare la storia. "La cosa seria e' che questi sono entrati come nuovi soci e hanno portato fondi che sono serviti per investimenti e crediti", dice riferendosi a Ivan Gardini e Luca Bonaccorsi, i due nuovi soci. "Gradualmente pero' hanno preteso di gestire il settimanale loro e - aggiunge - con un atteggiamento padronale si sono impossessati della testata mettendo di fatto ai margini me e Giulietto Chiesa contrariamente a quanto prevede il contratto di lavoro dei giornalisti per cui spetta al direttore decidere su articoli, rubriche, commenti". Ne e' nata cosi', "una contrapposizione ed il conflitto conseguente si e' esteso al corpo redazionale e - nota - alcuni collaboratori di prestigio (Vauro, Emergency, Della Chiesa) se ne sono andati". Dunque, tutto e' dovuto alla rubrica di Fagioli che ha gia' scritto due articoli sui primi due numeri di 'Left'? "A decidere chi e se affidare una rubrica dev'essere la direzione - risponde Minucci - Sbaglio o e' il contratto che lo prevede?". Insomma e' lo psichiatra che non va bene? "Non ho da ridire sulla persona", risponde Minucci. Poi di getto "il secondo articolo di Fagioli - osserva - e' pieno di autoesaltazione, tanto da far credere che e' lui che decide impaginazione, forma e contenuti degli articoli e poi francamente non si capisce granche' di quel che scrive in un italiano...". Quindi torna indietro nel tempo a fine maggio, all'incontro inaspettato con Fagioli. "Avvenimenti organizzo' un dibattito sul referendum: c'erano Berlinguer, la Turco, Flamigni e a mia insaputa Fagioli tra il folto pubblico in sala - ricorda Minucci - Quel che mi colpi' fu la lettura di una intervista a Fagioli fatta alternativamente da quattro cinque ragazze, una leggeva la domanda l'altra leggeva la risposta: un alternarsi da una all'altra e il pubblico applaudiva". Ci sono possibilita' di riconciliazione? "No, non credo - risponde - Mi dispiace per come e' finita". E Chiesa? "Mi pare che gli sia stata offerta una rubrica da Micromega", afferma. Pensa di ricorrere al giudice del lavoro? "Non lo so, voglio pensarci", conclude. E domani nonostante tutto, sotto la guida del neo-direttore Di Maula, 'Left' sara' in edicola. "Il CdA ha ritirato il mandato al direttore - osserva Bonaccorsi, direttore editoriale - Minucci in quanto era venuto meno il rapporto fiduciario che deve esserci tra editore e direttore: tale fiducia e' venuta meno nel momento in cui - precisa - si sono attribuiti falsamente comportamenti di rilevante gravita' ad alcuni membri del CdA stesso". (AGI) Pat (Segue) 021455 MAR 06 NNNN

AGI (CRO) - 02/03/2006 - 16.12.00
LEFT: MINUCCI E CHITI, INDIGNATI ALLIBITI TURBATI PER FAGIOLI

ZCZC AGI2444 3 CRO 0 R01 / (Segue 2320) LEFT: MINUCCI E CHITI, INDIGNATI ALLIBITI TURBATI PER FAGIOLI = (AGI) - Roma, 2 feb. - Il contenzioso tra Minucci e Chiesa da una parte e dall'altra Bonaccorsi e Gardini riguarda Fagioli ma pure altro. "C'e' stato un tentativo da parte dei due di comprimere la libera determinazione del CdA - aggiunge Bonaccorsi - nella sua formazione collegiale. in altri termini ordinavano di rispondere immediatamente alle loro accuse e di ripristinare immediatamente le normali condizioni di lavoro". Minucci e Chiesa, infatti, non hanno digerito che il direttore editoriale sia intervenuto per la pubblicazione degli articoli di Fagioli. "Ma i due stavano poche ore in redazione la settimana, anzi erano assenti per cui dovevo provvedere - replica Bonaccorsi - se volevo che 'Left' uscisse in un certo modo, nuovo e originale: poi Chiesa a luglio scorso e' stato nominato condirettore senza che il CdA ne venisse investito e ratificasse la nomina". Insomma, la via giudiziale e' segnata? "Il CdA si riserva - conclude Bonaccorsi - di agire nelle sedi legali competenti". E Gardini? "Sono stupito per le reazioni di questi giorni: ridurre lo scontro alla presenza della rubrica di Fagioli e' fuorviante - risponde - cosi' come creare, da questo, un 'caso'". Poi, "sono convinto che tutti abbiano il diritto di esprimere il loro pensiero - osserva - e difendero' sempre questo diritto: la cosa piu' sgradevole? aver scoperto che la passata dirigenza aveva l'idea di trovare semplicemente finanziatori che ripianassero i debiti senza che ci fosse riconosciuto - conclude Gardini - il diritto di pensiero e di parola". Nonostante tutto, compreso lo stato di agitazione della redazione che ha chiesto "al CdA e al nuovo direttore di ribadire alla redazione e ai suoi lettori - si legge in una nota nel numero di domani - il rispetto delle regole e la scelta di fare di Left un settimanale autonomo che ha scelto come valore fondamentale l'informazione libera e onesta", domani il settimanale sara' in edicola. Soddisfattissimo il neo-direttore, Di Maula. "A fare una informazione libera ed onesta, e aggiungo e pulita, ci sto, sta nel mio dna", afferma Di Maula atteso da una bella sfida. "Sono pronto", conclude Di Maula e il suo primo numero e' dedicato alla donna per l'8 marzo e poi al nuovo soggetto politico, la Rosa nel Pugno. (AGI) Pat (Segue) 021611 MAR 06 NNNN

AGI (CRO) - 02/03/2006 - 16.40.00
LEFT: CAPEZZONE, POLITICA COMPRENDA LINGUAGGIO FAGIOLI

ZCZC AGI2487 3 CRO 0 R01 / (Rif. 2444) LEFT: CAPEZZONE, POLITICA COMPRENDA LINGUAGGIO FAGIOLI = (AGI) - Roma, 2 feb. - Se Massimo Fagioli ha suscitato polemiche e commenti di vario genere rispetto al passato quando erano solo insulti gratuiti un passo avanti c'e' stato: "bisogna pero' che la politica e la cultura comprendano il suo linguaggio e il senso delle sue riflessioni". Lo afferma il segretario dei Radicali, esponente della 'Rosa nel Pugno', Daniele Capezzone che guarda con non celata simpatia allo psichiatra romano. "Le cose migliori che Fausto Bertinotti ha fatto in questi anni sono state alcune scelte lessicali di linguaggio che collego direttamente alle riflessioni di Fagioli: parole come speranza, attesa, vissuto - spiega Capezzone - come anche trasformazione fanno parte del patrimonio fagioliano". Per non citare poi la 'non violenza'. "Mentre pero' per Bertinotti l'uso di tali parole e' stato un fatto d'immagine, per noi quelle stesse parole sono parte della nostra storia, della nostra identita': per noi sono piu' contenuto che forma". Insomma, le cose sono cambiate, non si e' piu' a venti, trent'anni fa. (AGI) Pat 021638 MAR 06 NNNN