sabato 2 agosto 2014



LEFT C’È
In attesa, speriamo, di riprendere la collaborazione con una rinnovata Unità,
ai cui giornalisti esprimiamo la nostra piena solidarietà, left esce da solo in edicola
Invitiamo i lettori a sostenerci, in tutti i modi possibili. Grazie davvero per il vostro sostegno.
I redattori di left


BOLOGNA, 2 AGOSTO 1980


Il Tempo 2.8.14
Il dibattito
Padellaro: «Ora le 25mila copie de l’Unità interessano più del suo futuro»
L'ex direttore dal 2005 al 2008, oggi alla guida del Fatto Quotidiano: "Renzi non ha bisogno del giornale per trasmettere i suoi messaggi"
intervista di Loredana Di Cesare

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nell'immagine la prima pagina del primo numero dell'Anno 1 dell'Unità
Il Tempo 1.8.14
«Concita l’inizio della fine Lei è lettore-repellente»
Parla Caldarola, direttore de l'Unità dal 1996 al 1998
intervista di Loredana De Cesari

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Italia Oggi 2.8.14
Per Peppino Caldarola, che l'ha diretta, l'Unità è soprattutto vittima della De Gregorio
Concita è lettore-repellente
Ma l'errore clou è stato il licenziamento di Padellaro
 di Loredana de Cesari da Il Tempo

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Il Tempo 31.7.14
Poidomani: «Pressioni, errori e autocensure. Ecco perché l’Unità ha chiuso»
Parla l'ex amministratore delegato dal 2001 al 2008. È stato tra i fondatorei de Il Fatto Quotidiano 
intervista di Loredana Di Cesare

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Formiche. net 2.8.14
I consigli di Massimo Mucchetti ai giornalisti dell’Unità moribonda

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Retro on line 1.8.14
Retro Unità. Fermate le rotative

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Barbadillo 31.7.14
Evviva l’Unità e i giornali di partito (quando c’erano) che alfabetizzavano il popolo
di  Fernando Massimo Adoni

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Italia Oggi 31.7.14
L'Unità è morta perché il Pci non esiste più e il Pd non ne è l'erede, visto che è egemonizzato da una componente ex democristiana
E no ai discorsi sul pluralismo, please, in un Paese dove la grande stampa è dei grandi gruppi
di Domenico Cacopardo

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Euroroma.net 1.8.14
Addio o arrivederci a l'Unità?

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WakeUpNews 1.8.14

L’Unità ha chiuso: quanto rumore per nulla
di Giacomo Cangi

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Indiscreto 30.7.14
L’Unità e il Barcellona
di Stefano Olivari

L’Unità è uno dei tanti giornali italiani, non solo di partito, sopravvissuti fino ai giorni nostri solo grazie ad assistenzialismo di Stato e finti imprenditori coinvolti nell’editoria ma interessati in realtà ad altri tavoli. Da venerdì non uscirà più in edicola, per la semplice ragione che una struttura di 77 dipendenti (per tre quarti giornalisti) e non sappiamo quanti collaboratori non poteva reggere con così poche copie vendute (ormai circa 20mila al giorno, un decimo rispetto a quando eravamo bambini). La litanìa in giornalistese, anche di centro-destra, su una voce che si spegne, il pluralismo e cose simili ve la risparmiamo, visto che che il giornale fondato da Gramsci è quasi sempre stato il maggior beneficiario di finanziamenti pubblici diretti per l’editoria e non abbiamo mai capito perché ci debba essere un interesse dei cittadini nel tenere in vita giornali dichiaratamente faziosi, a qualsiasi parte politica appartengano. Invece di piangere e di ricordare i bei tempi (vissuti con i nostri soldi), basterebbe chiedere un contributo annuale da 10 euro (dieci!) non diciamo agli elettori del Partito Democratico, ma ai suoi oltre 800mila iscritti, quindi a persone teoricamente più motivate. Azionariato popolare è un’espressione che porta sfiga, in particolare in Italia l’azionariato popolare non ha mai salvato nessuno, ma 800mila soci non li avrebbe nemmeno il Barcellona. Più modestamente basterebbe un appello di Renzi, con qualche hashtag dei suoi, per convincere almeno un decimo degli iscritti al PD. Anche se Renzi non è mai stato caldissimo nei confronti di un giornale che durante la sua ascesa lo ha osteggiato in ogni modo, senza arrendersi nemmeno di fronte all’evidenza. Conclusione? Autofinanziarsi, invece di piangere o di fare l’esame di democraticità a Paola Ferrari (difficile comunque che la sua gestione potesse essere peggiore rispetto a quella di Soru) o di ritenersi più meritevoli di tutela rispetto al piccolo commerciante (‘bottegaio’, si è letto a volte proprio sull’Unità) che si spara.
Città Nuova 31.7.14
L’Unità, ultima copia in edicola?
Rischia la definitiva scomparsa il quotidiano della sinistra emblema del Partito comunista
L'analisi del vaticanista della redazione

di Roberto Monteforte
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Corriere 2.8.14
Un’altra generazione di giovani in guerra: la nostra colpa di padri
di Anshel Pfeffer

su spogli
Repubblica 2.8.14
“Stavolta il dibattito interno è più intollerante che mai”, dice lo scrittore Gavron “E per il mondo siamo tutti parte del male”
Noi minoranza crediamo nella pace ma il nostro Paese non ci ascolta
di Assaf Gavron

su spogli

Repubblica 2.8.14
Gli occhi di Farah sulla guerra
di Alix Van Buren

su spogli

La Stampa 2.8.14
Quella Striscia che l’Egitto trattava come corpo estraneo
Creata 64 anni fa, era abitata da profughi fuggiti dopo la guerra del ’48
Ma il governo del Cairo non concesse mai la cittadinanza ai residenti
di Abraham B. Yehoshua

su spogli

il manifesto 30.7.14
Perché Gaza è sola?
di Luciana Castellina

su spogli

Internazionale 1.8.14
Francesca Spinelli
“Israele non parla a nome di tutti noi”

su spogli

il manifesto 1.8.14 
Israele. Il boom dell’industria bellica: già in vendita le armi testate su Gaza
Intervista all'economista israeliano Shir Hever: «L'esercito detta le scelte del governo, ma manca una strategia di lungo periodo. Come ogni impero, anche Tel Aviv è vicino alla fine»
intervista di Chiara Cruciati

su spogli

venerdì 1 agosto 2014

EDIZIONE STRAORDINARIA
SEGNALAZIONI E' IN CORSO DI AGGIORNAMENTO
ULTIMO AGGIORNAMENTO ORE 23.20
LEGGI ANCHE I MATERIALI SUI TEMI IN QUESTIONE
PUBBLICATI ALLA DATA DI IERI 31 LUGLIO
E DI IERI L'ALTRO 30 LUGLIO

Repubblica 1.8.14
Corsa contro il tempo per salvare l’Unità, ma è rottura tra Fago e il Pd
di Alberto Custodero

ROMA . Una corsa contro il tempo per resuscitare l’Unità che, schiacciata dai debiti, oggi sospenderà le pubblicazioni. Il premier è intervenuto sulla crisi del quotidiano fondato da Gramsci. «Anziché stare a discutere sulle responsabilità del passato — ha detto Matteo Renzi — dobbiamo fare una grande scommessa sul brand del giornale, sapendo che la priorità è partire dai lavoratori». Il primo a scommettere su una prossima presenza in edicola è il direttore, Luca Landò, che ieri, nell’editoriale intitolato “L’Unità è viva”, ha ammonito: «Fate girare la voce: questo non è l’ultimo numero». La direzione del Pd ha approvato un ordine del giorno con il quale il partito «si impegna ad agire per riportare l’Unità in edicola, anche valutando ipotesi di “azionariato popolare” che possa affiancare un progetto imprenditoriale per la sua rinascita».
Sul fronte delle trattative la situazione al momento non è rosea. Dopo il no a sorpresa dell’assemblea degli azionisti della “Nuova iniziativa editoriale” spa a un piano di rilancio (proposto dal socio di maggioranza, Matteo Fago, e sostenuto dai poligrafici e giornalisti), la palla, sotto forma di domanda di concordato preventivo, passerà ora al Tribunale che nominerà un commissario. Tra le varie proposte di rilancio che il commissario dovrà valutare, c’è anche quella che lo stesso Fago fa con una società al 100 per cento sua, la Editorialenovanta costituita il 6 maggio di quest’anno. Mentre però la Nie Spa era forte di un capitale sociale di 7milioni e mezzo circa, la nuova srl di Fago si espone con appena 10mila euro di capitale sociale. Sta di fatto che tra il Pd e Fago è rottura: martedì il tesoriere Bonifazi aveva bocciato il progetto dell’editore («Non garantisce una prospettiva certa per il futuro editoriale e occupazionale dell’Unità», aveva detto). Ieri Fago ha replicato sostenendo che la chiusura del giornale è stata determinata «da veti politici ed azionari incrociati». «E ora — conclude — ognuno si assuma la propria responsabilità».
Repubblica 1.8.14
Comunicato del Cdr di Repubblica

su spogli

Il Velino 31.7.14
Unità, Mucchetti (Pd): un giornale renziano sarebbe una testata zoppa
di com/ndl

Roma. “Ormai da anni 'l’Unità' attira investitori privati allo scopo di integrare il finanziamento pubblico e le sempre più scarse contribuzioni del partito nella copertura delle perdite di gestione dell’editrice. Investitori variamente legati alle leadership prima del Ds e poi del Pd che si succedono nel tempo. E’ ora possibile che, per sostenere il giornale, il presidente del Consiglio eserciti un’attrazione fatale su qualche industriale, commerciante o finanziere. Dopo 'l’Unità' dalemiana, veltroniana, bersaniana, lettiana, avremo infine un’'Unità' renziana?", se lo chiede oggi Massimo Mucchetti, senatore del Pd, in una lettera al direttore del giornale fondato da Antonio Gramsci, Luca Landò.
"Non lo so - continua Mucchetti - ma sarebbe comunque una testata zoppa. Il premier segretario può ben pensare che il giornale tradizionale, con una tradizionale esposizione on line, non serva più, che sia un lusso non più adatto alla attuale penuria di mezzi. Ora, se la redazione è convinta di avere un progetto adeguato ai tempi, capace di parlare al Paese, e dunque di avere un mercato reale e un equilibrio economico in prospettiva, se così stanno le cose, e’ arrivato il momento che i giornalisti de 'l’Unità' prendano nelle loro mani il destino proprio e quello del giornale costituendo una cooperativa alla quale il partito potrebbe dare la testata in affitto a costo zero. Sarebbe dura, ma non impossibile, se la cognizione del dolore che viene da una crisi vissuta in prima persona avrà l’effetto di liberare le menti dalla subalternità all’idea che i giornali debbano per forza avere un padrone, fosse pure un partito, fosse pure il Pd, e non cercarsi una strada come public company in forma cooperativa o in forma di società per azioni". Così conclude Massimo Mucchetti.

Com.Unità 31.7.14
Gramsci, l’Unità e il fallimento di una classe dirigente
di Michele Di Salvo

qui

Corriere 1.8.14
Primo giorno senza «Unità» I giornalisti: c’è ancora tempo
di Al. Ar.

su spogli
il Fatto 1.8.14
Risposte mancanti
Maramotti: il brandy del segretario Matteo all’Unità
intervista di Mimmo Lombezzi

su spogli
Blitz Quotidiano 1.8.14
L’Unità sta morendo sotto il cielo del 40%. Pd sveglia
di Vincenzo Vita

qui

Caratteri Liberi 1.8.14
L’Unità, cronaca di una morte annunciata
di Vincenzo Vita

qui

Wired 1.8.14
L’Unità può rinascere sul web?
Il quotidiano fondato da Antonio Gramsci esce in edicola per l’ultima volta
Ecco i suoi numeri (e quanto senso avrebbe uno spostamento in rete)
di Dario Falcini

qui

il Fatto 31.7.14
L’Unità del futuro
di Mirco Dondi

qui

L’Huffington Post 31.7.14
Caro Renzi, e cara Geloni, l'Unità, come tutti i giornali italiani, non è letta
di Maurizio Guandalini

qui

Europa 1.8.14
Si aprono spiragli per l’Unità
Renzi: «Una grande scommessa sul brand»
«La priorità è partire dai lavoratori e dalle lavoratrici del giornale» ha detto anche il segretario

qui

Politicamentecorretto.com 1.8.14
La sinistra italiana “archivia” Gramsci e l’Unità

qui

Linkiesta 31.7.14
L’Unità uccisa: indagine su una testata al di sopra di ogni sospetto
di Vittorio Ferla

qui

La Gazzetta del Mezzogiorno 31.7.14
Intellettuale di massa addio, sipario sull’Italia de «l’Unità»
di Michele Cozzi

qui

Affaritaliani 31.7.14
Si può piangere per L'Unità?
di Gianni Pardo

qui
Repubblica 1.8.14
L’amaca
di Michele Serra

Cari voi tutti dell’ Unità (chi la scrive e chi la legge), in mezzo ai quali sono cresciuto e ai quali devo tantissima parte della mia formazione culturale e della mia sorte umana. Sono ovviamente triste per la morte (annunciata, e da almeno vent’anni incombente) del giornale. Ma oso chiedervi di non cercare un colpevole se non nel tempo che passa, e smonta di continuo ciò che abbiamo montato con tanta pazienza e passione.
La politica, i partiti, i giornali: è la trinità che ha illuminato la giovinezza di chi oggi viaggia dai cinquanta in su. Trovatemi qualcuno, al di sotto dei trentacinque anni, che consideri un partito o un giornale parte decisiva della propria identità. Figurarsi un giornale di partito.
Che indossi una testata così come la indossavamo noi, che appena svegli si andava all’edicola per avere sottobraccio o in tasca il “nostro giornale”. Anche se di soldi ne avevamo pochissimi, qualunque prezzo ci sembrava insignificante rispetto alla fortuna di sentirci parte di una comunità. Ora anche il centesimo, nel mare delle news nel quale pescare a piene mani, e gratis, pare un macigno. E l’identità è tutt’altro affare, i ragazzi se le cercano in rete, o nella fitta socialità di strada e di bicchiere, o dove pare a loro, oppure non la cercano affatto, sembrandogli già un miracolo non affogare nel nulla della crisi. Non è finito il mondo, ovvio, ma il nostro mondo sì. Ognuno viaggia più solo e più smarrito: in questo senso toccherà tornare ragazzi anche a noi adulti, e non è detto che non ci faccia bene.
Ansa 31.7.14
di Francesca Pierleoni
Roma, 31 luglio 2014. C'e' rabbia e commozione ma non rassegnazione nella redazione dell'Unita', oggi nell'ultimo giorno con il giornale in edicola e i giornalisti che si preparano a lasciare le scrivanie. "Non stiamo facendo un funerale a un vetusto amico di famiglia ma parliamo di un giornale vivo, il titolo di oggi ('L'Unita' e' viva', ndr) non e' solo un auspicio e una speranza. Non saremo in edicola ma la nostra battaglia continuera'", spiega Umberto di Giovannangeli membro del cdr, nell'incontro con i giornalisti. Poco dopo, sulla vicenda, e' arrivato il commento di Renzi: "Faccio mie le parole del presidente Orfini sia sull'abbraccio ai senatori sia sull'Unita'". Sul giornale "piu' che discutere sulle responsabilita' del passato la priorita' e' partire da lavoratori". Inoltre la direzione del Pd, in un ordine del giorno, "si impegna ad agire con la massima determinazione per una rapida ripresa delle pubblicazioni e il rilancio de L'Unita' al fine di restituire ai lettori il patrimonio professionale di informazione, approfondimento, cultura politica, autonomia e pluralismo rappresentato dal giornale". I redattori hanno spiegato che l'Unita' non ha bisogno di soldi, "ne' di quelli della Santanche' ne' dell'aiuto pubblico - dice Bianca Di Giovanni -. Sale la rabbia leggendo alcuni commenti online, in cui ci dicono 'se non vendete e non servite, chiudete'. In realta' noi avevamo offerte per parecchi milioni di euro, ma e' mancato un accordo tra i soci e la volonta' politica di mantenere aperto il giornale". I lavoratori chiedono adesso "un accordo politico che garantisca l'autonomia della redazione e l'identita' del giornale. Siamo qui per difendere una redazione, 80 posti di lavoro e una storia. Non vogliamo i soldi, gli imprenditori ci sono". Su chi siano "preferisco mantenere la riservatezza. Ci e' stato detto che sono arrivate almeno tre offerte, una e' stata anche ipotizzata durante l'assemblea come soluzione temporanea, ma anche quella e' stata bocciata dai soci". Riguardo al rapporto con la politica, il cdr ribadisce che "il problema non e' Renzi, noi ci sentiamo vicini al suo Pd come ai precedenti". E il cdr si ritiene soddisfatto dell'incontro di ieri con Orfini, Guerini e Bonifazi: "Si pensa a un nuovo piano editoriale - aggiunge Simone Collini -. Ci hanno assicurato che lavorano per arrivarci tempi strettissimi. Per noi sarebbe bellissimo se nel giorno di chiusura della Festa nazionale dell'Unita', il 7 settembre, ci fosse L'Unita' in edicola, ma ci hanno detto di non poter fare date". Intanto, nelle prossime settimane "verra' nominato - spiega il direttore Luca Lando' - da parte del Tribunale di Roma un commissario liquidatore che ha a disposizione 60 giorni estendibili ad altri 60 per prendere in esame le proposte arrivate. Se in questi 120 giorni non ne arrivera' una concreta, accettabile dal 51% dei creditori, la testata fallira' e potrebbe finire nelle mani di chiunque". Matteo Fago si e' gia' detto interessato a riproporre un'offerta nei 120 giorni e i lavoratori del quotidiano stanno anche ragionando "su un ipotesi di azionariato popolare, sulla possibilita' di fare un'offerta per la testata" dice Bianca Di Giovanni. Ai redattori dispiace "non ci sia stato consentito di mantenere vivo almeno il sito online, che ha veramente spese irrisorie". Sul giornale online ''ci devono rispondere subito - sottolinea Franco Siddi, segretario della Fnsi -. Bisogna lasciarlo aperto, per tenere viva nella ricerca di una soluzione la vita e la storia del giornale. Comunque siamo pronti a mettere a disposizione online uno spazio per i redattori". Intanto i giornalisti del giornale fondato da Antonio Gramsci per continuare a farsi sentire hanno chiesto "uno spazio nelle feste dell'Unita'" spiega Di Giovannangeli. Al giornale in queste ore e' arrivata la solidarieta', fra gli altri, dei cdr di Tg1, Usigrai, Repubblica, Avvenire, il Secolo d'Italia "e centinaia di email e telefonate da parte dei lettori. Ieri qui c'era gente andata via in lacrime, ma non ci arrendiamo".
si ringrazia Carlo Patrignani
Corriere 1.8.14
Naomi Wolf
«Tocca a noi ebrei all’estero schierarci»
intervista di Alessandra Farkas
 

NEW YORK — «Gaza assomiglia sempre di più al ghetto di Varsavia. Non credo di esagerare nel disegnare quest’analogia davanti a civili intrappolati in una situazione ove la vita umana è stata deliberatamente resa impossibile». Naomi Wolf, ebrea, attivista, consulente politica dell’amministrazione Clinton ed autrice di bestseller quali «The End of America» e «Give me Liberty» chiama da Firenze, dove si trova in visita col figlio, per esprimere la propria indignazione di fronte a una guerra che sta dividendo gli ebrei americani. «Israele corre il rischio di ritrovarsi completamente sola — spiega — e questo è il motivo per cui ogni ebreo ha il dovere morale di prendere posizione. Criticare il proprio popolo quando abbandona la retta via è una forma di lealtà e patriottismo. L’opinione degli ebrei Usa conta enormemente».
Nell’ultimo sondaggio Cnn il 57% degli Americani fa il tifo per Israele.
«I media Usa si limitano a riportare acriticamente le tesi dell’esercito israeliano come quella secondo cui Hamas userebbe i civili come scudi umani. È irresponsabile scrivere ciò in mancanza di prove concrete. Gaza è densamente popolata ed è ovvio che ovunque si trovi, Hamas sia circondata da civili. Anche in questa guerra, la verità viene dai social media».
Ne è proprio convinta?
«Sono stati i siti di citizen news come “DailyCloudt”, da me ideato nel 2012, a fornirci reportage imparziali minuto per minuto. Così abbiamo appreso dei blackout di luce e gas o del fatto che a Gaza solo uno dei due genitori esce di casa per cercare acqua o cibo perché, nel caso venisse ucciso, un adulto resta coi figli».
Ieri sul «New Yorker» il direttore David Remnick se l’è presa con la destra israeliana che secondo lui avrebbe monopolizzato la cultura del Paese.
«Ha ragione. Sono allibita dal crescendo di esortazioni al genocidio tipo “spazziamoli via” che esce da rabbini, politici e civili. C’è un sacco di odio da entrambe le parti ma per Israele si tratta di un fenomeno nuovo che la storia ha insegnato essere molto pericoloso».
Nei sondaggi la stragrande maggioranza degli israeliani appoggia questa guerra che considera di autodifesa.
«Gli israeliani sono quotidianamente bombardati dalla propaganda estremista che propina loro scenari terrificanti e non verificati orchestrati da Hamas. Proprio come successe a noi americani quando ci paventarono l’Armageddon se non avessimo passato il Patriot Act e invaso l’Iraq. Anche noi eravamo tutti uniti, sbagliando perché imboccati con bugie. Quando dopo anni di terrore ci siamo risvegliati e i giornalisti hanno finalmente cominciato a fare il loro lavoro, era troppo tardi».
I razzi e i tunnel sotterranei di Hamas non sono una bugia.
«L’entità e la minaccia rappresentate dal “sofisticato network di 110 tunnel del terrore” di cui parla l’esercito israeliano non sono state confermate da alcun riscontro giornalistico indipendente. Legare il proseguimento della guerra ai tunnel è una violazione della legge internazionale visto che un Paese come l’Egitto distrugge i tunnel senza violenza o perdita di vite».
San Tommaso d’Aquino diceva che perché una guerra sia giusta, sono necessarie una giusta causa e una giusta intenzione. Chi è nel giusto in questa guerra?
«Non spetta a me trarre tale conclusione. L’unica cosa che conta adesso è la sofferenza umana. Mentre parliamo esiste una crisi umanitaria senza precedenti provocata da Israele. Giornalisti e medici sono bombardati mentre riportano le notizie e curano i feriti. Gli incubatori sono senza corrente, i nebulizzatori per l’asma non funzionano. Si opera a lume di candela. Senza parlare delle epidemie che stanno per abbattersi a causa della mancanza di igiene».
Secondo il rabbino Brant Rosen della Jewish Voice for Peace, Israele dovrebbe negoziare con Hamas come fece con l’Olp prima di Oslo.
«Hamas e Israele farebbero meglio a seguire la via diplomatica invece di sparare ai civili. Sedere attorno ad un tavolo e trattare è meglio in ogni relazione, personale e politica. Ma se si pongono precondizioni prima di parlare coi nostri parenti e vicini — come sono israeliani e palestinesi — nessun rapporto o famiglia alla fine ne uscirà vivo». 

il Fatto 1.8.14
Meglio la prigione
Uriel: “Non voglio colpire i civili”
di Roberta Zunini
Salve, il mo nome è Uriel Ferera, ho 19 anni, abito a Beersheva. Ho già trascorso 70 giorni in prigione per aver rifiutato di fare il servizio militare e ora sto per tornarci perché non ho accettato di andare a combattere a Gaza, una guerra che considero ancora più ingiusta dato che è inevitabile colpire civili innocenti essendo la Striscia piccola e densamente abitata”. Inizia così il video che lo studente ebreo israeliano di origine argentina ha postato sul suo profilo Facebook prima di tornare in prigione dieci giorni fa. Il giorno precedente il suo rientro nella “prigione 6” vicino ad Haifa, l’aspirante ingegnere informatico ha deciso di raccontare perché questa volta, è ancora più “convinto e orgoglioso di questa scelta”. Nel video Uriel sottolinea di essere un ebreo praticante, un uomo di fede, ortodosso, ma la sua è anche una decisione politica: “Come fedele ritengo vada contro la legge di Dio, che ci ha fatti a sua immagine e somiglianza, uccidere, e a maggior ragione uccidere civili innocenti, colpevoli solo di essere nati nel posto sbagliato. Ma mi rifiuto di entrare nell’esercito non solo per non contravvenire alle leggi di Dio, bensì perché il nostro è un esercito di occupazione che viola quotidianamente i diritti umani dei palestinesi, umiliati e anche uccisi solo perché vogliono vivere liberi e avere uno stato”. La madre di Uriel, Ruty è una fotografa pubblicitaria nata in Argentina e trasferitasi in Israele dopo aver avuto la seconda figlia, anche lei refusnik (ma le donne non vanno in carcere). Sostiene con convinzione la scelta del figlio: lo sente al telefono ogni giorno per quattro minuti, il tempo massimo concesso. “Quando Uriel è stato convocato per la leva obbligatoria, qui non è prevista l’obiezione di coscienza, lo scorso aprile - dice al Fatto- si è presentato davanti agli ufficiali e ha spiegato di essere contrario alla logica della militarizzazione di Israele e, a maggior ragione è contro l’occupazione, una delle sue conseguenze. Non ha fatto come molti altri refusnik che preferiscono dire di avere problemi di incompatibilità psicologica per ottenere l’esenzione senza andare in carcere. Per lui è fondamentale manifestare il suo disappunto alle autorità anche se ciò significa andare in carcere tutte le volte che viene richiamato”. A ogni rifiuto trascorre 20 giorni dietro le sbarre e le convocazioni possono ripetersi nell’arco di tre anni. “Il suo spirito è saldo, io e sua sorella siamo con lui, anche se molti suoi amici lo hanno ripudiato come traditore”

Corriere 1.8.14
«Metto i figli in stanze diverse per salvarli»
Hassan: tutte le sere divido la famiglia
di Davide Frattini

su spogli






Repubblica 1.8.14
L’Espresso
Parla Amos Oz: “Netanyahu è caduto in una trappola”

«LEI cosa fa se il suo vicino di casa si mette seduto sul terrazzo con il proprio figlio sulle ginocchia, imbraccia la mitraglietta e comincia a sparare verso la cameretta dei suoi figli? Chiama la polizia. Ma qui non c’è polizia». Amos Oz, il grande romanziere israeliano, racconta la guerra di questi giorni tra israeliani e palestinesi in un’intervista a Wlodek Goldkorn sul numero dell’ Espresso in edicola oggi. Oz vede la guerra come una tragedia, dove torti e ragioni sono su entrambi i fronti. Sa bene che Hamas «vuole il genocidio, ha nella sua carta programmatica il dovere di uccidere gli ebrei ovunque nel mondo». Al tempo stesso considera profondamente sbagliata la politica del governo Netanyahu. «È caduto nella trappola. Hamas vince in ogni caso. Sia se ammazza gli israeliani, sia se gli israeliani ammazzano i civili palestinesi». E ancora: Netanyahu è anacronistico, ragiona come un uomo dell’Ottocento. Ma Hamas lo è ancora di più. Loro parlano il linguaggio del sesto secolo». Nell’intervista lo scrittore affronta anche il nodo degli insediamenti israeliani in territorio palestinese, gli errori compiuti delegittimando la leadership moderata di Abu Mazen, la necessità di una convivenza.











L'INTERVISTA INTEGRALE DI VLODEK GOLDKORN A AMOS OZ
È DISPONIBILE QUI











Repubblica 1.8.14
Pippo Civati
“Se il Pd rompe con Nichi difficile restare”
intervista di G. C.

su spogli
il Giornale 1.8.14
Civati: "Se il Pd rompesse con Vendola sarei molto in difficoltà"
Il deputato critica l'atteggiamento del governo, che considera poco avvezzo alle critiche. Vendola via? "Spero sia una boutade"
di Lucio Di Marzo

qui

Lettera 43 1.8.14
Pd, Civati: «Rottura con Sel? Vado via»
Alleanza chiave per Civati: «Se cambiano Vendola con Alfano vado in difficoltà»

E potrebbe lasciare
qui

Il Tempo 1.8.14
I tormenti della sinistra
Smeriglio: «Sì, è vero, i dissidenti del Pd verranno con noi»
Il vicepresidente della Regione Lazio, fedelissimo di Nichi Vendola, parla del futuro di Sel e del Pd

qui

Giuseppe Civati ospite alla festa di Sel
Martedì 29 luglio il deputato del Partito Democratico è stato ospite alla Festa di Sinistra Ecologia e Libertà di Milano, a Sesto San Giovanni

giovedì 31 luglio 2014

EDIZIONE STRAORDINARIA
ULTIMO AGGIORNAMENTO ORE 23.55
Adnkronos 31.7.14 15:51
EDITORIA: FAGO, CONTINUO LAVORO SU PROGETTO L'UNITÀ INDIPENDENTE DA PARTITI
"Per quello che mi riguarda resto convinto che nel nostro Paese ci sia una grande domanda politica e sociale per un quotidiano libero e indipendente dai partiti che si rivolga all'insieme della Sinistra italiana ed europea. Quel giornale è per me l'Unità ed è alla realizzazione di questo progetto che continuerò a lavorare". Ad affermarlo è Matteo Fago, azionista dell'Unità con EditorialeNovanta.

Adnkronos 31.7.14 15:51
EDITORIA: FAGO, CHIUSURA L'UNITÀ PER VETI POLITICI E AZIONARI INCROCIATI

"Purtroppo veti politici ed azionari incrociati hanno determinato la chiusura del giornale fondato da Antonio Gramsci. È giunto il momento, soprattutto per rispetto dei lavoratori che dal 1° agosto saranno messi in cassa integrazione, che ognuno si assuma con coerenza le proprie responsabilità". E' l'azionista dell"Unità' Matteo Fago (EditorialeNovanta) a chiarire i termini del suo piano per il salvataggio del giornale respingendo al mittente le critiche alla sua proposta.
Fago, in una nota, risponde innanzitutto alle dichiarazioni rese martedì scorso dal tesoriere del Pd, Francesco Bonifazi. "La dichiarazione del tesoriere del Pd, onorevole Francesco Bonifazi, secondo cui la proposta di EditorialeNovanta 'non garantiva una prospettiva certa per il futuro editoriale e occupazionale dell'Unità' appare smentita dai fatti visto che 'la soluzione certa' che si è realizzata, non accettando la proposta, è la chiusura di un giornale con 90 anni di storia e la cassa integrazione per tutti i lavoratori".
La proposta della EditorialeNovanta, afferma Fago, "prevedeva un affitto dell'azienda per 6 mesi prorogabili fino a 12 con l'obiettivo di ristrutturare, riorganizzare e sanare l'impresa per portarla in equilibrio economico e finanziario prendendo in carico i costi del periodo e mantenendo la pubblicazione del giornale. Si prevedeva poi un successivo acquisto dell'azienda risanata una volta che fosse in grado di affrontare il mercato, essendo la società disponibile a pagare un prezzo fino a 12 milioni di euro per l'acquisto. A questa ipotesi i lavoratori avevano aderito con fiducia ed entusiasmo essendo anche disposti a pesanti sacrifici pur di mantenere l'occupazione di tutti, la dignità del lavoro e la continuità del giornale", sottolinea. (segue)
(Sec-Val/Zn/Adnkronos)
si ringrazia Daniele De Perto
Ansa 31.7.14 15:39
Unità: Fago, ho sempre puntato a salvataggio e rilancio
Azionista replica a Pd, continuerò a lavorare per il giornale
Roma “La mia intenzione è stata sempre, fin dal mio primo ingresso nel capitale della Nie come socio largamente di minoranza, circa 18 mesi fa, il salvataggio e il rilancio dell'Unità attraverso progetti editoriali e con esborso di risorse". A precisarlo è Matteo Fago, azionista di maggioranza della Nie in liquidazione, che in una lunga nota replica alle dichiarazioni del tesoriere del Pd Francesco Bonifazi, definendole "offensive", sulla situazione dell'Unità che da domani non sarà più in edicola.
In particolare, sottolinea Fago, le parole di Bonifazi secondo cui la proposta di EditorialeNovanta "non garantiva una prospettiva certa per il futuro editoriale e occupazionale dell'Unità", "appare smentita dai fatti visto che 'la soluzione certa' che si è realizzata, non accettando la proposta, è la chiusura di un giornale con 90 anni di storia e la cassa integrazione per tutti i lavoratori". La proposta, spiega, "prevedeva un affitto dell'azienda per 6 mesi prorogabili fino a 12 con l'obiettivo di ristrutturare, riorganizzare e sanare l'impresa per portarla in equilibrio economico e finanziario prendendo in carico i costi del periodo e mantenendo la pubblicazione del giornale. Si prevedeva poi un successivo acquisto dell'azienda risanata una volta che fosse in grado di affrontare il mercato, essendo la società disponibile a pagare un prezzo fino a 12 milioni di euro per l'acquisto. A questa ipotesi i lavoratori avevano aderito con fiducia ed entusiasmo essendo anche disposti a pesanti sacrifici pur di mantenere l'occupazione di tutti, la dignità del lavoro e la continuità del giornale". Per Fago, dunque "è assurdo che si dica che un'offerta che permette la continuità di uscita del giornale in edicola non dia certezze di futuro all'azienda o addirittura ne possa determinare il successivo fallimento perché non prevede una certezza del prezzo di acquisto" o che "si dica che ci si "impegna al 100% per trovare la soluzione definitiva" quando ormai quello che è sicuro al 100% è che da domani l'Unità non sarà più in edicola". Ricordando di essersi reso "disponibile a finanziare la società, come richiesto dai liquidatori, per la mia quota parte, ossia per il 51%, nella misura in cui ogni altro socio avesse fatto la stessa cosa per la propria quota", Fago si dice convinto che in Italia "ci sia una grande domanda politica e sociale per un quotidiano libero e indipendente dai partiti che si rivolga all'insieme della Sinistra italiana ed europea. Quel giornale è per me l'Unità ed è alla realizzazione di questo progetto che continuerò a lavorare".
l’Unità on line 31.7.14
Fago replica a Bonifazi
«Mia proposta non era una farsa»

qui
Formiche.net 31.7.14
Fago non la molla e spiega chi ha ucciso l’Unità
di Carlo Patrignani
qui
l’Unità on line 31.7.14
Renzi su l'Unità: «La priorità è ripartire da brand e lavoratori»

Il presidente del Consiglio sulla situazione del giornale: «Non dobbiamo discutere sulle responsabilità del passato»

«Faccio mie le parole del presidente Orfini, sia sull'abbraccio ai senatori sia sull'Unità. Più che discutere sulle responsabilità del passato dobbiamo fare un discorso sul brand, sulle feste, così da avere una community dell'Unità». Lo ha detto Matteo Renzi in direzione Pd.
«Anzichè stare a discutere sulle responsabilità del passato, dobbiamo fare una grande scommessa sul brand». Ed ancora: «La priorità è partire dai lavoratori e dalle lavoratrici del giornale», ha dichiarato il presidente del Consiglio, associandosi alle parole del presidente del Pd Matteo Orfini, che ha affermato come l'obiettivo sia riportare l'Unità in edicola il prima possibile

qui
L’Huffington Post 31.7.14
“L’Unità" chiude. Anche il Pd boccia la proposta di Fago di salvare la storica testata: motivi economici o politici?
di Cecilia Alessandrini
qui
si ringrazia Carlo Patrignani
LEFT C’È.
E SARÀ NELLE EDICOLE SABATO 2 AGOSTO

In attesa, speriamo, di riprendere la collaborazione con una rinnovata Unità,
ai cui giornalisti esprimiamo la nostra piena solidarietà, left esce da solo in edicola
Invitiamo i lettori a sostenerci, in tutti i modi possibili. Grazie davvero per il vostro sostegno.
I redattori di left



Sergio Staino, nell'intervista di mercoledi 30 a Repubblica, integralmente disponibile qui di seguito:
«Per quello che ho capito si voleva fare una bad company che finiva in un binario morto e si faceva una nuova società che senza sospendere le pubblicazioni veniva rifinanziata. Che io sappia l’unica offerta presente era però quella di Fago. Credo che però Fago sia una figura abbastanza lontana dalla maggioranza attuale del Pd. Quindi non credo che sarebbe stato visto con molto entusiasmo..»
E perché?
«Perché è molto vicino a Massimo Fagioli e alla rivista molto interessante Left che è su una barricata molto movimentista. Quello che non capisco è se la chiusura è determinata dalla volontà di liquidare definitivamente l’Unità o di arrivare ad una nuova società dove ci sia Fago o non ci sia, Ma l’ultima parola sarà quella di Renzi. Bisogna capire se nel suo progetto di Pd c’è un quotidiano che raccoglie la nostra area o invece dobbiamo andare allo sbando».


Il testo integrale dell'intervista di Silvio Buzzanca a Sergio Staino:
ROMA Il primo agosto l'Unità chiude...
«Mi offre un posto di lavoro a Repubblica ? ».
A dire il vero desideravo sapere cosa pensano Sergio Staino e soprattutto Bobo della brutta notizia...
«Io in questo momento sto abbastanza male perché considero l'avventura dell'Unità chiusa. Ma un po' di razionalità politica mi fa pensare che potrebbe esserci anche un altro progetto nella testa di Renzi».
E Bobo?
«Non sapendo cosa sarebbe successo avevo preparato una vignetta dove Bobo finiva sepolto sotto una valanga di mattoni di un muro che crollava e ferito rassicurava la bambina dicendo: "Non ti preoccupare. Non è successo niente. Se erano emendamenti era peggio". Arrivata la notizia ho lasciato il disegno e faccio dire a Bobo: "Speravo fossero emendamenti. Purtroppo era invece l'Unità"».
Ma chi ha la responsabilità di trovare una soluzione?
«Ora la responsabilità è tutta sulle spalle del segretario. È lui che deve decidere se salvare o non salvare un giornale che è un pezzo importante dell'identità di questa sinistra...».
Tutto nelle mani di Renzi?
«Credo proprio di sì. Per quello che ho capito si voleva fare una bad company che finiva in un binario morto e si faceva una nuova società che senza sospendere le pubblicazioni veniva rifinanziata. Che io sappia l'unica offerta presente era però quella di Fago. Credo che però Fago sia una figura abbastanza lontana dalla maggioranza attuale del Pd. Quindi non credo che sarebbe stato visto con molto entusiasmo..»
E perché?
«Perché è molto vicino a Massimo Fagioli e alla rivista molto interessante Left che è su una barricata molto movimentista. Quello che non capisco è se la chiusura è determinata dalla volontà di liquidare definitivamente l'Unità o di arrivare ad una nuova società dove ci sia Fago o non ci sia, Ma l'ultima parola sarà quella di Renzi. Bisogna capire se nel suo progetto di Pd c'è un quotidiano che raccoglie la nostra area o invece dobbiamo andare allo sbando».
Ma il Pd ha anche un altro giornale: Europa « Europa era nata nell'area centrista. Ma nel momento in cui Renzi si colloca nel Pse e ritira fuori l'anima popolare delle feste dell'Unità come fa a riconoscersi in Europa?» In tutti questi anni sono passati anche tanti direttori.
Staino come li giudica?
«Devo dire che molti dei direttori degli ultimi anni sono stati eccellenti. È vero che molti si sono posti in una situazione non di rottura, ma abbastanza scomoda nei confronti della segreteria del partito. Penso a Colombo, Padellaro, la De Gregorio. Forse omogeneo, con Bersani, era Sardo. Ma tutti avevano in testa un loro progetto di giornale. Non ne posso parlare male. Perché sono stato sempre ascoltato, messo a mio agio. E perché questi giornali, sia nella diversità delle loro impostazione un pubblico lo avevano trovato».
E adesso Bobo dove si accasa?
«Chi lo sa. Per il momento farò le vignette sul mio sito, su Twitter. E aspettiamo di vedere cosa matura».
NEL NUMERO DI DICEMBRE 1980 DI "LINUS" - QUANDO MATTEO RENZI NON AVEVA ANCORA COMPIUTO SEI ANNI - SERGIO STAINO PUBBLICÒ UNA STRISCIA DI "BOBO" - OGGI DISPONIBILE NELL'ARCHIVIO STAMPA DELLA ASS. CULT. "AMORE E PSICHE", QUI - ALLA QUALE APPARTENEVA ANCHE QUESTA VIGNETTA CHE RIPUBBLICHIAMO QUI DI SEGUITO:


















si ringraziano Giovanni Del Missier e Paola Cantini






















l'Unità 31.7.14
La “striscia rossa” sulla apertura della prima pagina:

Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria,
non è vita. Perciò odio gli indifferenti. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere,
se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?
Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.
Antonio Gramsci 11 febbraio 1917 
l'Unità 31.7.14
Comunicato dei poligrafici

Nella sede de l'Unità in questo ore di sconcerto, la rassegnazione rischia di prendere il sopravvento.
L'Unità oltre alla sua storia è "testarda", ed ancora una volta proviamo con una proposta di essere protagonisti attivi del nostro futuro.
Nelle ultime 24 ore la solidarietà verso l'Unità ci ha resi orgogliosi di farne parte, pensiamo di chiedere agli azionisti ed al Pd di dimostrare di voler dare un futuro a questo quotidiano.
Noi proponiamo di lavorare gratuitamente, nonostante negli ultimi tre mesi il nostro lavoro non è stato retribuito, per tutto il periodo necessario ad una soluzione positiva della vertenza e chiediamo agli azionisti e al Pd di garantire l'uscita della testata fino al raggiungimento della soluzione.
Gli attestati di stima ci piacerebbe tradurli in un percorso vero che significhi avere sempre in edicola il nostro giornale.

l'Unità 31.7.14
Il comunicato del Cdr

Questo non è l’addio, non è il segno della resa. Da domani il nostro e vostro giornale non sarà più nelle edicole. Ma noi ci saremo. E continueremo a batterci per far tornare al più presto l’Unità tra la nostra gente, tra chi si sente parte di una storia più grande, iniziata novant’anni fa e che non può finire così. È quello che ci chiedono anche in queste ore drammatiche migliaia di lettori attraverso telefonate ed email.
L’Unità è una voce che non può essere spenta perché la sua perdita rende più povera l’informazione e il dibattito politico-culturale del nostro Paese. Un riconoscimento che ci viene non solo dalle fila della sinistra, ma anche da avversari politici. Ma gli attestati più importanti per noi vengono dai volontari delle Feste dell’Unità. In tanti ci hanno detto che sarà molto doloroso per loro contribuire alla riuscita di questi appuntamenti, con il loro servizio gratuito, generoso, appassionato, senza l’Unità. Anche a loro diciamo che torneremo ad incontrarci presto.
Nel giorno in cui i liquidatori hanno decretato la sospensione delle pubblicazioni, il segretario del Pd Matteo Renzi ha affermato: «L’Unità non chiuderà. È il momento per tutti di avere molta responsabilità. Il Pd sta lavorando ad una soluzione per salvare il quotidiano». Queste parole sono state prese sul serio dai lavoratori del giornale e immaginiamo anche da tutti coloro che ogni giorno vanno in edicola a dimostrarci il loro attaccamento.
Per questo ieri il Comitato di redazione de l’Unità ha chiesto un incontro urgente ai vertici del Pd per verificare l’impegno a dare concretezza alle parole del segretario. Il confronto avuto con il presidente del Pd Matteo Orfini, il vicesegretario Lorenzo Guerini e il tesoriere Francesco Bonifazi è servito per avere una prima risposta, che ora dovrà essere verificata nei fatti.
Ci è stato detto che il Pd sta lavorando per trovare una soluzione in tempi rapidi non solo per riportare il giornale in edicola ma per garantire un rilancio del progetto editoriale. Ci è stato detto che sono già in corso incontri con imprenditori che hanno manifestato interesse a iniziare una nuova storia insieme a noi. Prendiamo atto di queste affermazioni, ma ai nostri interlocutori abbiamo ribadito che questo è il tempo dei fatti, perché le parole da sole non hanno impedito che da domani non saremo più in edicola. Occorre fare presto e bene, perché ogni giorno che passa senza l’Unità è un giorno in cui la democrazia è un po’ più povera. E la sinistra un po’ più debole.

l'Unità 31.7.14
Fate girare la voce: questo non è l’ultimo numero
Adesso inizierà una partita nuova e diversa che avrà un commissario come arbitro:
sarà lui, non più l’assemblea dei soci, a valutare le offerte per rilanciare il giornale
Una ricchezza per la sinistra,
un luogo di informazione seria, di discussione e di confronto,
uno strumento di esplorazione del nuovo
di Luca Landò

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l'Unità 31.7.14
C’è una sola domanda: come sarà l’Unità?
di Walter Veltroni

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l'Unità 31.7.14
Giornalismo etico e leale per il lavoro e il Paese
di Susanna Camusso

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l'Unità 31.7.14
Questa voce serve alla sinistra e al Paese
di Alfredo Reichlin

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l'Unità 31.7.14
Sempre attenti ai diritti degli ultimi
di Laura Boldrini

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l'Unità 31.7.14
Con l’Unità le idee e i valori della sinistra
di Massimo D’Alema

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l'Unità 31.7.14
Sia il quotidiano di riferimento per il Pd e per i riformisti
di Emanuele Macaluso

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l'Unità 31.7.14
Un baluardo contro lo scempio del territorio
di Vittorio Emiliani

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l'Unità 31.7.14
I cattivi argomenti di mercatisti e indifferenti
di Massimo Adinolfi

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l'Unità 31.7.14
L’antica sfida di un foglio di lotta e di pensiero
di Michele Prospero

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l'Unità 31.7.14
Una ferita terribile, ma il giornale ce la farà
di Claudio Sardo

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l'Unità 31.7.14
l’Unità chiude ma non muore
di Maurizio De Giovanni

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l'Unità 31.7.14
L’Italia non sarà più la stessa
di Paolo Di Paolo

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l'Unità 31.7.14
La tenacia del pericoloso giornale comunista
di Dacia Maraini

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l'Unità 31.7.14
Se i giovani prendessero in carico questa storia
di Andrea Di Consoli

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l'Unità 31.7.14
La libertà di scrivere senza censure
di Gianfranco Pasquino

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l'Unità 31.7.14
I giornalisti prendano le redini del gioco
di Massimo Mucchetti

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l'Unità 31.7.14
Tornare presto a raccontare il Paese

di Paolo Guerrieri
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l'Unità 31.7.14
Il killer del giornale e i soloni del web
di Sara Ventroni

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l'Unità 31.7.14
Viene meno un caposaldo nella lotta alle mafie
di Vito Lo Monaco

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l'Unità 31.7.14
Un giornale sempre dalla parte degli ultimi
di Michele Ciliberto

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l'Unità 31.7.14
Una sede importante del dibattito sulle riforme
di Massimo Luciani

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l'Unità 31.7.14
Il coraggio di trovare una nuova identità
di Francesco Clementi

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l'Unità 31.7.14
Mi mancate. Questo non è un Paese per laici
di Carlo Flamigni

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l'Unità 31.7.14
Scienza da sempre negletta. Ora di più
di Gilberto Corbellini

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l'Unità 31.7.14
Una gloriosa novantenne. Non possiamo farne a meno
di Riccardo Chiaberge

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l'Unità 31.7.14
Quotidiano leader di riflessione sulla bioetica
di Maurizio Mori

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l'Unità 31.7.14
C’è spazio per una nuova Unità libera e indipendente
di Pietro Folena

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l'Unità 31.7.14
Una testata «testarda» che dobbiamo difendere
di Carla Cantone

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l'Unità 31.7.14
Voce della sinistra Salviamola in extremis
di Francesca Chiavacci

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l'Unità 31.7.14
La portavo in tasca come una bandiera
di Moni Ovadia

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il manifesto 31.7.14
Le responsabilità del Pd e degli altri soci. Parla il direttore Luca Landò
Luca Landò: “L’Unita chiude, ma tornerà in edicola. Siamo una testata cocciuta”
intervista di Luca Fazio

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il manifesto 30.7.14
Chiude dopo 90 anni il giornale fondato da Gramsci. Il Cdr: “Hanno ucciso l’Unità”
di Luca Fazio

qui

Corriere 31.7.14
Da D’Alema a Veltroni, le firme dell’ultima «Unità»
Oggi in edicola il numero d’addio del quotidiano. L’ex leader pd: ora siamo tutti più poveri

su spogli

Corriere 31.7.14
Peppino Caldarola
«Serve una testata nuova. Senza cedere alla retorica»
intervista di Alessandra Arachi

su spogli

il Fatto 31.7.14
In rosso
Unità, ultima chiamata per il Pd: un compratore per evitare la Santanchè
di Sal. Can.

su spogli

Repubblica 31.7.14
Unità, incontro Cdr-Pd: “Impegno per salvare il giornale”

ROMA. Un incontro «positivo» per salvare l’Unità, che sospende le pubblicazioni. Così il cdr valuta la riunione con i vertici del Pd, al largo del Nazareno, presenti il vicesegretario Lorenzo Guerini, il presidente del partito Matteo Orfini e il tesoriere Francesco Bonifazi. I tre hanno assicurato ai giornalisti il massimo impegno per evitare la chiusura, e sarebbero già state prospettate alcune ipotesi.
Una soluzione auspicata anche dai senatori del Pd, mentre Veltroni oggi firmerà un articolo per l’ultimo numero.

Europa 31.7.14
Ultimo giorno in edicola per l’Unità. Ma la battaglia continua
Ieri i giornalisti hanno incontrato i vertici del Pd
di Fabrizia Bagozzi

qui

Panorama 30.7.14
L'Unità: fondata da Gramsci, affondata da Renzi
Dal primo agosto stop alle pubblicazioni. Titolo shock sull'ex quotidiano del Pci-Pds-Ds: «Hanno ucciso l'Unità». Il direttore Landò attacca il Pd

qui

Il Sussidiario 31.7.14
Chiusura dell’Unità
Attacco alla democrazia e al pluralismo?
di Giovanni Cominelli

qui

Orticalab 31.7.14
L’Unità, un’indimenticabile pagina di vita
“L’Unità” ha voluto essere, riuscendovi, un grande strumento di educazione politica e di cultura; si è collocata, così, sul fronte della storia
di Luigi Anzalone

qui

L’Huffington Post 30.7.14
L'Unità, il giorno degli scatoloni e dei veleni. Matteo Renzi pensa a un'Unità 2.0 ma nessuna certezza per i giornalisti
di Alessandro De Angelis

qui

Giornalettismo 30.7.14
Fu Berlinguer a segnare il destino de “L’Unità”
di Massimo Zamarion

qui

L’Avanti 30.7.14
Con l’Unità chiude un pezzo della storia della sinistra

qui

L’Avanti 31.7.14
Caldarola propone che L’Unità cambi nome

qui

L’Avanti 30.7.14
Tutti in lutto per l’Unità, ma per l’Avanti?

qui

Informa 31.7.14
L'Unità, in tre in corsa per acquisire il quotidiano

qui

PolisBlog 30.7.14
L'Unità chiude: a pagare i debiti sarà lo Stato?
di Renato Marino

qui

La Notizia, Il Giornale.it 31.7.14
Dell’Unità restano solo brandelli
Il giornale ex comunista a un giorno dall’oblio
Del quotidiano di Gramsci si salverà solo il marchio, che Palazzo Chigi starebbe pensando di riciclare per lanciare una versione 2.0
Più smart e (magari) meno scomoda per il premier
di Alessandro De Angelis

qui

Il Giornale 31.7.14
L'Unità chiude, il Pd guarda Ed è scontro tra ex direttori
Polemica su crac e conti in rosso, inutili le ultime trattative
Veleni anche contro il premier: "Renzi non ha fatto nulla"
di Mariateresa Conti

qui

Quotidiano Net 31.7.14
Il partito si fa vivo, l’Unità spera nel miracolo

qui

Melty.it 30.7.14
L’Unità chiude: Perchè i giornali falliscono nonostante il finanziamento pubblico
L’Unità, giornale storico della sinistra italiana fondato nel 1924 da Antonio Gramsci, ha annunciato la chiusura e interromperà le pubblicazioni a partire dal prossimo 1 agosto. Quali altri giornali rischiano la chiusura?

qui

Milano Post 31.7.14
Renzi ha rottamato anche l’Unità?

E come sono stati gestiti i milioni di finanziamento pubblico?
qui

Il Secolo XIX 30.7.14
L’Unità chiude: in edicola ancora pochi giorni
di Fabio Luppino

qui

La Gazzetta dello Sport 30.7.14
Chiude pure un pezzo di storia italiana con l’Unità?
di Giorgio Dell'Arti

qui

Il Salvagente 31.7.14
Da domani l'Unità sospende le pubblicazioni
Bocciate tutte le ipotesi presentate ai liquidatori. Il Cdr: "Hanno voluto ucciderla".
di Angelo Angeli

qui

Italia chiama Italia 31.7.14
L’Unità muore, uccisa da lettori e giornalisti
di Ricky Filosa

qui

CronoPolitica 30.7.14
La promessa di Matteo Renzi: «Riapriremo l’Unità»

qui

Agorà Magazine 30.7.14
L'Unità chiude ma le feste? E chi se le ricorda?
di Roberto De Giorgi

qui

Globalist 30.7.14
L'Unità, il Pd e noi che non vogliamo morire democristiani
L'Unità è stata un sogno professionale e politico realizzato
Claudio Visani racconta la sua esperienza e i suoi anni passati nel giornale che venerdì non sarà più in edicola
di Claudio Visani

qui

Dazebao News 30.7.14
A rischio l'Unità. Non c'è tempo da perder, ci vuole un progetto industriale e culturale
di  Pietro Folena

qui
Dagospia 31.7.14
Curiosi di sapere chi ha ucciso l’Unità?
Scoperto il killer: Concita De Gregorio
E non lo spifferano i fuorusciti Travaglio e Padellaro e Furi Colombo bensì lo svela l’ex direttore dell’Espresso, oggi editorialista di repubblica, Giovanni Valentini su Twitter:
“Sulla foto della campgna pubblicitaria del 2008 di Oliviero Toscani ci sono le impronte digitali di chi ha messo in liquidazione L’Unità
E all’epoca il direttore dell’Unità che arrivava da repubblica ed è tornata a repubblica, nomina che porta la firma di Veltroni
Oggi il quotidiano fondato da Gramsci (ed affondato da Renzi) sarà in edicola per l’ultima volta
L’ineffabile Veltroni: “Credo che l’ambizione sia quella di guardare al futuro e non alla sopravvivenza. Senza l’Unità siamo tutti più poveri"
qui

ASSASSINI






















 



Repubblica 31.7.14
Suad Amiry: “Questa guerra è contro i bambini E il mondo tace”
di Antonello Guerrera

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Repubblica 31.7.14
Gaza, stragi al mercato e nella scuola dell’Onu L’ira di Ban Ki-moon “È stato Israele, vergogna”
Colpi di cannone contro le aule che ospitano i rifugiati e sulla folla in cerca di provviste: uccisi donne e bambini
L’odore di Gaza è quello dolciastro del sangue umano mescolato a quello animale, del fetore che sale dall’immondizia cotta dal sole abbandonata nelle strade, delle fognature esplose che formano pantani maleodoranti e fetidi. È l’odore della morte
di Fabio Scuto

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Repubblica 31.7.14
Il silenzio dell’Europa
di Andrea Bonanni

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Corriere e Haaretz 31.7.14
Quell’alibi del mio Paese che spara senza piangere
di Don Futterman

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il Fatto 31.7.14
Caso Shalabayeva, l’Italia è peggio del Kazakistan
La Cassazione accoglie il ricorso della mglie del dissidente contro il Viminale
“Ignorato il diritto d’asilo, anomalo il blitz notturno”
di Valeria Pacelli

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La Stampa 31.7.14
“Shalabayeva, il Viminale calpestò i suoi diritti”
La Cassazione: espulsione illegittima, deve essere risarcita
di Guido Ruotolo

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