mercoledì 4 giugno 2003

ultime notizie sul caso della «mamma di Cogne»

Corriere della Sera 4.6.03
Cogne, la Franzoni torna davanti ai pm
Interrogatorio chiesto dalla difesa, può slittare il rinvio a giudizio. Il nodo della «superperizia» sul lavoro del Ris
dal nostro inviato Cristina Marrone

AOSTA - Non è ancora finita. Dopo un anno e mezzo di indagini; dopo due sentenze della Cassazione che riconoscono la fondatezza dell’impianto accusatorio contro la mamma di Samuele, ucciso il 30 gennaio 2002; dopo due perizie psichiatriche e diciotto mesi di polemiche che hanno diviso l’opinione pubblica, tornerà ad Aosta Annamaria Franzoni. Tornerà in procura di fronte al pm Stefania Cugge a ripetere la sua verità: «Non sono io l’assassina di mio figlio Samuele». A chiedere l’interrogatorio nei giorni scorsi è stato il difensore della donna, l’avvocato Carlo Taormina che, dopo aver ricevuto l’avviso di chiusura indagini, ha avuto venti giorni di tempo per depositare documenti e domandare supplementi dell’inchiesta. Per legge, se richiesto dalla difesa, la procura è obbligata a sentire la donna. E se dovessero emergere novità rilevanti il pm ha facoltà di disporre nuove indagini da effettuare entro trenta giorni.
La mossa dell’avvocato Taormina potrebbe quindi contribuire a far slittare la richiesta di rinvio a giudizio già pronta sul tavolo del pm che, forte della consulenza dei carabinieri del Ris e dei pronunciamenti della Cassazione ha fretta di chiudere l’inchiesta. Sulla data dell’interrogatorio non ci sono ancora certezze. Probabilmente sarà fissato per venerdì, ma potrebbe slittare anche alla prossima settimana. Taormina è categorico: «Non ho ancora ricevuto nessuna comunicazione sui tempi». Ad Aosta, non appena si è diffusa la voce, polizia e carabinieri hanno cominciato a valutare le migliori soluzioni per proteggere la deposizione dalla mobilitazione dei mass media.
INCIDENTE PROBATORIO - Su binari paralleli va avanti la richiesta da parte della difesa Franzoni di un nuovo incidente probatorio al gip Fabrizio Gandini. Taormina non conferma, ma sul tavolo del giudice (competente fino all’udienza preliminare) ci sarebbe la richiesta della cosiddetta «superperizia» sul lavoro fatto dai carabinieri del Ris, che nel novembre scorso hanno consegnato la loro ultima relazione, e sulla consulenza del medico legale Francesco Viglino, che eseguì l’autopsia sul corpicino di Samuele. Il gip si è riservato di decidere sulla correttezza delle procedure di deposito dei nuovi atti. La procura sembra intenzionata a dare parere contrario.
Se il gip accogliesse l’istanza della difesa, potrebbe anche essere riesumata la salma del bimbo ucciso. Ma soprattutto il pm Stefania Cugge non potrebbe chiedere il rinvio a giudizio prima della fine del lavoro dei super-esperti. E se la mossa di Taormina venisse accolta, i periti avranno almeno due mesi di tempo per consegnare il loro lavoro. Rischia quindi di slittare tutto dopo l’estate.
CONTRO-INDAGINE - Il terzo capitolo è la tanto annunciata indagine difensiva del pool nominato dal professor Carlo Taormina coordinato dal patologo forense Enrico Manfredi D’Argogna. Sulla sicurezza di aver individuato l’arma del delitto e i veri assassini per ora la difesa tace. Il lavoro non sarebbe stato consegnato ufficialmente in procura perché ancora incompleto, ma in sostanza punterebbe a smontare una dopo l’altra le conclusioni dei carabinieri del Ris e del medico legale. In particolare critica la riproduzione realizzata nei laboratori dei carabinieri della camera da letto dove fu ucciso Samuele giudicandola «imprecisa», dimostrando, secondo i loro calcoli, che le misure delle macchie di sangue non sarebbero corrette. Proprio in quella stanza ricostruita sono stati ripetuti all’infinito i movimenti dell’assassino di Samuele, secondo la tesi dell’accusa e della difesa. In base all’analisi del Ris il pigiama si può essere macchiato in quel modo solo venendo indossato da una persona che si trovava prima ai lati del letto e poi a cavalcioni del bambino. La difesa invece afferma che il pigiama si trovava sul letto.
Infine c’è l’arma del delitto, mai ritrovata ma identificata nell’ultima relazione del Ris. Si tratterebbe di un «attrezzo agricolo» dotato di manico, una specie di zappa. Invece, la difesa per ora ha solo annunciato di aver capito con cosa è stato ucciso Samuele. «Il momento è delicato, siamo tenuti al silenzio - spiega Enrico Manfredi D’Argogna - ma posso assicurare che i risultati a cui siamo arrivati sono clamorosi».