martedì 30 dicembre 2003

"Buongiorno notte" a Bergamo
e Robert Bresson sul cinematografo

L'Eco di Bergamo 30.12.03
Kitano, Bellocchio, von Trier: è grande cinema
[...]
di Franco Colombo


C'è il cinema e c'è il cinematografo. Non sono la stessa cosa. Il maestro Robert Bresson, in un libro scarno come i suoi film (Notes sur le Cinématographe, 1975), non diceva mai «cinema» ma «cinematografo». Per lui il cinema corrente era «come il Male: teatro fotografato, spettacolo, esteriorità». Il cinematografo, invece, era in grado «di uscire dalla manipolazione, dalla riproduzione, dalla finzione, di entrare nell'interiorità dell'uomo, di catturare il vero e la vita».
Allora, amici cinèfili, apriamo i nostri occhi e i nostri cuori al cinematografo e chiudiamoli di fronte al cinema, già di per sé parola tronca e di comodo, nel quale rientrano per lo più i film tuttora sugli schermi. Come? Un'opportunità è offerta dalla programmazione d'essai dei cinema(tografi) [...]
Il primo è "Buongiorno notte" di Bellocchio, sul caso Moro, insolitamente inquadrato dal punto di vista di una terrorista, difficile da considerare tale (infatti ha i suoi dubbi) poiché ha il volto dolcissimo di Maya Sansa. Questo film era dato per vincente all'ultima mostra di Venezia ma il Leone d'oro gli venne soffiato in dirittura d'arrivo da "Il ritorno" dell'esordiente russo Andrej Zvyagintsev [...]. E lo meritava tutto essendo una intensa parabola sulla vita e sulla morte, immersa in una natura silente dentro la quale s'avverte un insondabile mistero.
[...]
Quel che conta sottolineare qui è che, seguendo queste proiezioni d'essai, si percorre intensamente – tornando al Bresson citato all'inizio – «quel cammino verso l'ignoto che dev'essere il film, ricerca di ciò che è nascosto, che è riluttante a rivelarsi, ma che bisogna scoprire per orientarsi nel caos esistenziale e nella tragedia di vivere». E poi, come sostiene un recentissimo libro delle cinèfile di New York Nancy Peske e Beverly West (Cinematerapia, Feltrinelli), «I film sono dei medicinali che possiamo autoprescriverci». [...]