giovedì 8 luglio 2004

«la casa del barbone»

citato al Mercoledì
una segnalazione di Paolo Izzo


Repubblica 8.7.04 cronaca di Roma
Quattro prototipi disegnati da progettisti e designer. Saranno utilizzati dalla Caritas
La "casa del barbone"? È firmata dall'architetto
Le abitazioni itineranti verranno distribuite ai numerosi clochard della Capitale
Dal box con cartoni ignifughi ad una copertura che si adatta a una panchina
di ORAZIO LA ROCCA


Architetti e designer all´opera per barboni e senza fissa dimora. Succede a Roma, precisamente all´Istituto Quasar di via Nizza, scuola universitaria di design, dove una equipe di progettisti, coordinati dal direttore didattico Orazio Carpenzano, ha realizzato quattro «case pieghevoli itineranti» destinate a clochard e senzatetto. Quattro prototipi abitativi progettati per singole persone, che il Quasar, in collaborazione con l´Associazione progettisti per l´Habitat (Aph), offrirà alla Caritas diocesana di Roma e alla Comunità di S. Egidio. I volontari di questi due enti caritativi a loro volta provvederanno a distribuire le prime case itineranti a quel variegato popolo di disperati che per scelta, per malattie o per improvviso degrado dovuto a perdita di lavoro, ad alcol o a tossicodipendenze, vivono ai margini della città di Roma.
Il progetto - che dopo Roma sarà proposto anche nelle altre grandi e piccole città dove più evidente è il fenomeno del barbonismo - sarà presentato stasera nell´ambito del meeting «Homeless-A living box" sull´isola Tiberina (alle 19). All´iniziativa hanno dato il loro appoggio il Comune di Roma, la Regione Lazio, la facoltà di architettura «Valle Giulia» e l´Ordine degli architetti di Roma. Circa duemila le case-itineranti che saranno messe a disposizione di Caritas diocesana e Comunità di S. Egidio - spiega Carpenzano - e riguardano in prevalenza il modello-box, un mini rifugio in cartone riciclato, pieghevole, dove una persona può stendersi e riposare. I progettisti - aggiunge Carpenzano - «hanno previsto anche alcune soluzioni tecnico-abitative per garantire anche un certo confort e, principalmente, sicurezza». I materiali sono, infatti, ignifughi, i colori tenui, le pareti laterali hanno un sistema di finestre per permettere l´areazione e, cosa importantissima, la casa è munita di due cellule alimentate da energia solare che di notte possono illuminare l´ambiente interno, senza che il clochard si serva di candele o accendini. Gli altri tre modelli sono: la casetta a tronco di piramide, con un lato libero, adatto per senza fissa dimora che amano dormire all´aperto senza perdere il contatto fisico con la natura; la copertura removibile per panchina, realizzata in pvc flessibile e in polipropilene; e la casa a cilindro elicoidale, richiudibile. «Si può dire - commenta Carpenzano - che in Italia per la prima volta architetti, designer e studenti si interessano dei barboni, una proposta ispirata a modelli architettonici giapponesi, ma plasmata secondo le esigenze legate al mondo dei senzatetto delle nostre città, a partire da Roma». «E´ una sfida ed una scommessa vinta, perché mai prima d´ora in Italia una scuola di design e una facoltà di architettura avevano progettato case per chi non ha case, nel rispetto delle esigenze di chi ha bisogno, con sentimenti di solidarietà e di sollecitudine per i senza fissa dimora e per l´ambiente», conclude Benedetto Todaro, uno dei responsabili del Quasar e docente alla storica facoltà di architettura «Valle Giulia» di Roma.