mercoledì 2 giugno 2004

scontro di civiltà
il prof. Severino e l'eternità del tutto (sic!)

ricevuto da Tonino Scrimenti http://www.clochard.net

L’Espresso 27 maggio 2004
Figli di un dio nichilista
Lo scontro di civiltà è in atto. Non tra Cristianesimo e Islam. Ma tra passato e presente. A vincere sarà la tecnica
Colloquio con Emanuele Severino di  Vittorio Alberti


Tempo di scontro di civiltà tra Occidente e Islam, delle immagini di torture inflitte ai prigionieri dai soldati di un esercito che voleva esportare il Bene, la democrazia per sconfiggere il Male, il terrorismo. Tempi di immagini speculari: un ragazzo americano decapitato dai terroristi che mentre lo macellano invocano Allah. Tempi anche di incertezze, in cui il timore di una imminente catastrofe si mescola con la speranza che la tecnologia ci porti la salvezza individuale: l'immortalità. "L:espresso" è andato a Brescia, a casa di un grande filosofo, Emanuele Severino, per chiedergli che cosa è l'Occidente e qual è il rapporto tra il nostro mondo e quello musulmano. Ma anche: a che cosa serve la filosofia?
Professor Severino, perché è possibile che i soldati di un esercito di un paese democratico torturino prigionieri indifesi?
«Episodi di questo tipo sono possibili all'interno di strutture chiuse, come lo sono certe prigioni o come lo erano i lager nazisti. Strutture che permettono che la devianza psichica si trasformi in azione, perché chi vi opera ha l'impressione di non dover rendere conto a nessuno».
Forse c'è anche il fatto che proprio in nome di valori forti, la democrazia, le fede religiosa, la volontà di portare la libertà o la felicità al mondo, si compiono i peggiori crimini?
«Sì. Per affermare la felicità, si ammazza. Ma insisto sul fatto che solo la struttura rende possibile l'affermazione violenta di valori forti. Siano essi la democrazia o la fede religiosa».
Meglio allora il nichilismo? La svalutazione di ogni valore?
Troppo facile. Il problema è che là dove non ci sono più i valori, in ultima istanza prevale la forza».
Si parla di scontro di civiltà. L'Islam appartiene alla tradizione occidentale o no?
Alle sue radici, che essendo filosofiche sono pure sociali, l'Islam ha proprio quel pensiero greco che è alla base della cultura europea. Si tratta quindi non di uno scontro tra Oriente e Occidente, tra Islam e Cristianesimo, ma tra due forme della tradizione della cultura occidentale. Come il Cristianesimo, con il pensiero di San Tommaso d'Aquino, intende assimilare a sé la grecità, mostrando che la voce più profonda della ragione, cioè la voce greca, è conciliabile col messaggio cristiano, così l'Islam, con Avicenna, al quale San Tommaso si è ispirato, fa vedere come la voce greca sia assimilabile a quel messaggio religioso di Maometto che, a sua volta, si riconnette al Vecchio e al Nuovo Testamento. Si tratta di una vicenda interna all'Occidente. Il vero scontro in atto è un altro».
E qual è?
«Da una parte ci sono Islam e Cristianesimo (ed Ebraismo). Dall'altra, la voce della filosofia del nostro tempo che autorizza la tecnica a dominare il mondo. Lo scontro è dunque tra passato e presente dell'Occidente, laddove al passato appartengono e il Cristianesimo e l'Islam».
Non la pensano così i fondamentalisti islamici.
«Anche i fondamentalisti islamici, che vedono negli Usa l'incarnazione del Male, dimostrano l'incapacità di comprendere la situazione storica. Dal punto di vista dell'Islam, il Male dovrebbe essere innanzi tutto il pensiero filosofico contemporaneo e la sua capacità di sprigionare le forze della tecnica».
La tecnica assorbirà anche il mondo islamico?
«L'Islam, come ieri il marxismo, intende vincere gli avversari con lo strumento tecnologico. È inevitabile che lo strumento da mezzo diventi fine e, divenendo fine, domani subordini a sé, come prima ha subordinato il marxismo, l'Islam così come il Cristianesimo, il capitalismo e la democrazia».
Sta dicendo che il futuro è la tecnica. Le altre categorie: Cristianesimo, Islam, democrazia, scompariranno?
«Scomparirà la loro pretesa di essere i fini».
Perché, allora, la tecnologia si è sviluppata nel mondo cristiano e non in quello islamico?
«Islam e Cristianità sono due espressioni della stessa anima. Ma l'Islam, filosoficamente, si è fermato ai greci, mentre la Cristianità ha dovuto sopportare lo sviluppo del pensiero filosofico. Pensiero che ha portato al tramonto la tradizione e, quindi, ha creato la condizione perché la tecnica si sviluppasse presso la Cristianità».
Oggi che cos'è la tecnica?
«È l'insieme degli strumenti e delle procedure con i quali gli uomini perseguono i loro scopi e costruiscono il loro mondo. La tecnica, non tecnicisticamente intesa, è destinata a dominare il mondo, dando ascolto alla filosofia contemporanea. Filosofia che, a sua volta, le garantisce la mancanza di limiti. Il processo della tecnica è infatti illimitato. Ecco perché finirà per dominarci».
Fin qui ha spiegato che l'Islam è parte dell'Occidente. Ma cos'è l'Occidente? E perché l'Occidente cambia in continuazione?
«L'Occidente è il luogo in cui diventa esplicita e radicale la convinzione che le cose del mondo diventano altro. Ma questo "altro" è il nulla. Faccio un esempio: se diciamo che la legna diventa cenere, si crede che sia una verità evidente. E invece è la follia più radicale. È quella che domina l'Occidente. Ed è la fede che esista un momento in cui la legna è cenere».
Può spiegarsi?
«Quando il Cristianesimo dice che il vino diventa il sangue di Dio, non dice qualcosa di più folle di quello che diciamo noi ogni volta che affermiamo che un corpo diventa qualcos'altro. Quindi l'Occidente è il luogo in cui il divenire "altro" acquista quella forma estrema che è il divenire nulla. L'Occidente è, pertanto, il luogo del nichilismo».
Cosa intende per nichilismo? Oggi questa parola viene usata come sinonimo del terrorismo.
«L'essenza del nichilismo va al di là delle categorie politiche. Il nichilismo è il credere che qualcosa sia nulla. È pensare qualcosa che possa essere stata e possa tornare a essere nulla. Dal punto di vista del nichilismo, tutto è precario. li verbo del nostro tempo è, infatti, la caducità, la temporalità, il carattere effimero e la precarietà dell'essere. Tutta la filosofia contemporanea canta questo».
Ma sono decine d'anni che lei intende indicare l'autentico superamento del nichilismo.
«Sì. Solo che, a volte, non lo si capisce».
Dice di essere un incompreso. Però stiamo assistendo a un revival della filosofia. Si parla della filosofia come una via di salvezza...
«La mia, nonostante qualche incomprensione, gode buona salute. Ma attenti: quando si dice che la filosofia salva, si crede di poter dire della filosofia in generale ciò che, invece, è proprio della tradizione filosofica di quel passato portato al tramonto dalla filosofia contemporanea».
La filosofia è inutile?
«Chiediamoci come nasce la filosofia. Essa è salvezza perché, per sopportare il dolore della vita, occorrono dei rimedi che, però, non possono avere una forma mitica: a un certo momento si dubita della potenza salvifica del mito. Si vuole invece che il rimedio sia vero. Ma, perché il rimedio sia vero, occorre sapere cosa è la verità. La filosofia nasce, appunto, dalla riflessione sul senso della verità. All'origine della filosofia c'è la paura, l'angosciato terrore. La filosofia nasce come salvezza dalla paura, ma la filosofia che produce la salvezza è quella della tradizione, non quella contemporanea».
Perché?
«La filosofia del nostro tempo pensa che tutta vada nel nulla e che non ci sia salvezza. L'unica salvezza è differire all'infinito l'annientamento e la morte, con la tecnica».
Lei invoca il pensiero forte per salvare l'uomo?
«No! Siccome la filosofia contemporanea distrugge la tradizione, è venuta meno la possibilità del pensiero forte. Gli epigoni del passato sono foglie secche attaccate ai rami dell'albero. La filosofia oggi è il rigore del nichilismo. E aggiungo: la necessità oggi (l'oggi storico) è che il nichilismo giunga al proprio compimento».
Il futuro dell'Occidente è nichilista?
«Sì, la follia del nichilismo contiene le grandi forme della bellezza, del rigore, della concettualità, della razionalità così come i grandi criteri del giusto e dell'ingiusto che, però, appartengono a quella tradizione del pensiero filosofico alla quale il mondo sta dicendo addio. Ma la verità autentica sta al di sopra dell'opposizione tra passato e presente, nega la follia del divenir nulla e vede l'eternità di ogni cosa e di ogni stato del monda».