domenica 9 gennaio 2005

un altro -il pù grave?- crimine dei Kennedy
Rosemary, nata nella più importante famiglia cattolica d'America

Corriere della Sera 9.1.05
Addio a Rosemary, la Kennedy imperfetta
A 86 anni è morta in un istituto per disabili la sorella di Jfk. Nel 1941 la lobotomia
di Maria Teresa Cometto


NEW YORK - È stato il più terribile segreto dei Kennedy per decine di anni. Nella saga della dinastia più celebrata d’America, Rosemary è stata prima sepolta viva in un istituto per ritardati mentali, poi - quando la sua esistenza non poteva più essere negata, dopo l’elezione del fratello John alla presidenza degli Stati Uniti - è stata trasformata in un simbolo della munificenza e pietà cattolica della sua famiglia. Nemmeno ora che è morta a 86 anni, la tragica verità su questa donna «diversa», troppo libera e ribelle per i suoi tempi, può essere letta nelle dichiarazioni ufficiali dei fratelli - fra cui il senatore democratico Edward - e delle sorelle. «Rosemary è stata un gioiello che ha brillato per tutta la vita per ogni membro della nostra famiglia - dice il comunicato dei Kennedy -. Fin dalla sua più tenera età, il suo ritardo mentale è stato una continua ispirazione per ognuno di noi e una potente fonte d’impegno a fare tutto il possibile per aiutare le persone disabili a vivere una vita piena e produttiva». Ma la tardiva riabilitazione di Rosemary e i milioni di dollari spesi in suo nome a favore di iniziative caritatevoli non bastano a mettere a tacere la tragica storia, documentata nella biografia non autorizzata «Le donne Kennedy: la saga di una famiglia americana» di Laurence Leamer e messa in scena da Luigi Lunari con il dramma Nel nome del padre (rappresentato nel ’98 a Milano, poi a Tokio, Atene, New York e il prossimo febbraio a Mantova).
Rosemary era nata il 13 settembre 1918 a Boston, terza dei nove figli di Rose e Joseph Kennedy. Non era una bambina come le altre: era mentalmente ritardata, secondo la famiglia. «Aveva qualche leggero problema di sviluppo - sostiene invece il reverendo Rus Cooper-Dowda in un recente articolo su The Daily Voice of the Disability People -. Sua madre Rose lottò per darle una vita normale, affidandola anche a tutor privati». Una dimostrazione della sua vitalità viene dai diari della stessa Rosemary, che racconta la sua partecipazione ai tè e alle feste da ballo, le prove di nuovi vestiti, i suoi viaggi in Europa e una visita alla Casa Bianca di Franklin D. Roosevelt. Ma il suo comportamento non era da perfetta signorina di buona famiglia: aveva scoppi di collera e momenti di ribellione, e crescendo si mostrava incline a una libertà sessuale che terrorizzava il padre. «Rosemary era una donna e c’era paura di gravidanze, malattie, disgrazie», scrive Leamer. «Il padre aveva grandi piani per i fratelli maschi - spiega Cooper-Dowda -. Era soprattutto preoccupato che Rosemary si buttasse nelle braccia di qualche uomo e svergognasse la famiglia».
Così nel 1941, quando Rosemary compì 23 anni, il padre decise di farla operare sottoponendola alla lobotomia, la recisione delle fibre nervose dei lobi del cervello: un intervento a quei tempi piuttosto popolare per «calmare» il comportamento dei «diversi». A Rosemary capitò la stessa sorte dei pazzi lobotomizzati di «Qualcuno volò sul nido del cuculo»: diventò un vegetale e fu rinchiusa fino alla morte nell’istituto Saint Coletta a Jefferson, Wisconsin.
«Prima dell’operazione sapeva cantare, contare, assistere alla messa cattolica, leggere e sbrigarsela con le faccende della vita quotidiana - spiega Cooper-Dowda -. Dopo la lobotomia non poteva fare più alcunché senza essere aiutata. Il che effettivamente le ha impedito di danneggiare gli obiettivi politici della famiglia». Che erano coltivati con smisurata ambizione dal padre Joseph, figlio di un immigrato irlandese e arricchitosi grazie ad azzeccate speculazioni prima del crac del 1929. Ritiratosi miliardario dagli affari, Joseph era diventato un grande finanziatore del partito Democratico, sostenendo l’elezione a presidente di Roosevelt e poi (fino alla sua morte nel ’69) dedicando tutte le sue risorse per la carriera politica dei figli John, Robert ed Edward: il primo eletto alla Casa Bianca nel ’60 (e assassinato nel ’63), il secondo in corsa per la stessa carica nel ’68 (ucciso prima delle elezioni), il terzo tuttora esponente dei Democratici.
Per anni scese il silenzio sull’imbarazzante Rosemary. La famiglia cercò di dire che si era fatta suora di clausura; poi che stava «lavorando» con i minorati mentali. Poi nel ’60 la vera situazione cominciò ad emergere e la sorella minore Eunice iniziò l'opera di riscatto della famiglia: trasformò la fondazione Joseph P. Kennedy, Jr. - creata nel 1946 in onore del primo figlio maschio morto nella seconda guerra mondiale - in un ente benefico a favore dei ritardati mentali; e nel ’68 lanciò le «Olimpiadi Speciali» riservate alle persone con malattie psichiatriche. Dagli anni Ottanta poi Eunice ha coinvolto la sorella in alcuni meeting familiari.
«Era forse l’handicappata più ricca d'America - osserva con ironia Cooper-Dowda -. La sua famiglia avrebbe di certo potuto curarla a casa». Il suo destino suona amaramente in contrasto con la filosofia dichiarata dalla fondazione familiare: «Crediamo che le persone con handicap intellettuali abbiano la capacità di vivere, imparare, lavorare, divertirsi, praticare la fede come chiunque altro, magari con un aiuto per farlo». L'aiuto che Rosemary non ebbe, per colpa dei tempi e dei progetti politici del padre.