domenica 3 luglio 2005

insonnia e depressione

Corriere della Sera Salute 3.7.05
L'insonnia è donna
Le notti in bianco sono un problema che si declina al femminile 6 volte su 10. Ma dopo i cinquant'anni la predilezione per il gentil sesso aumenta e il rapporto tra femmine maschi insonni diventa di 3 a 1. Ragioni psicologiche ma anche ormonali all'origine della differenza.

L’insonnia si declina al femminile. Il problema, che riguarda 12 milioni di italiani, fa infatti le sue vittime in 6 casi su 10 tra le donne.
«Ma la percentuale aumenta nettamente dopo i 50 anni» precisa il professor Mario Guazzelli, ordinario di Psicologia generale della facoltà di medicina dell'università di Pisa. «quando il rapporto con i maschi diventa di 3 a 1». Numeri ribaditi durante il Congresso annuale della Società Italiana di Psichiatria in corso a Roma in questi giorni.
I motivi all’origine di questa preferenza delle notti in bianco per “l’altra metà del cielo”nella seconda parte della vita, sono di diversa natura.
«Alcunisono psicologici, legati al cambiamento del ruolo sociale della donna», spiega Guazzelli.
Ma ci sono anche ragioni ormonali. «La donna fertile» ricorda lo specialista «produce ormoni (i progestinici) che hanno un notevole potere ipnotico Ma questa protezione viene a mancare dalla menopausa in avanti».
E i rimedi? Ne esistono di specifici per le donne dopo la menopausa? «No», chiarisce l'esperto . «I rimedi sono gli stessi per l’uomo come per la donna: il ricorso a qualche farmaco per episodi di insonnia sporadici, e il ricorso invece allo specialista quando l’insonnia diventa cronica, cioè dura senza soluzione di continuità per almento tre settimane». «Lo specialista poi valuterà da caso a caso quali sono i rimedi più adatti, dall’igiene del sonno, ai farmaci alla psicoterapia cognitivo-comportamentale (che aiuta il paziente a capire come si mette in relazione con gli eventi e conl’ambiente) , che recenti studi indicano avere un’efficacia talvolta pari a quella dei farmaci».
Insonnia e depressione
A interessare in modo particolare gli psichiatri sotto il profilo epidemiologico è anche un altro “numero”, cioè il parallelismo che si riscontra tra incidenza di insonnia e depressione nei due sessi.
Se infatti nella seconda metà della vita l’insonnia colpisce le donne tre volte più spesso degli uomini, anche la depressione segue un andamento simile, preferendo il genti sesso in un rapporto di due a uno rispetto ai maschi.
«E in effetti non è strano» riprende Guazzelli, «perché alcuni dei motivi psicologici, e probabilmente anche ormonali che favoriscono l’insonnia nelle donne esercitano un ruolo simile anche in chiave pro-depressiva». «Tra l’altro la depressione è spesso preceduta da 15-20 giorni di insonnia. Tant’è vero che i pazienti che soffrono di depressione ricorrente si accorgono che la crisi sta arrivano proprio perché cominciano a non dormire. Si tratta in questi casi soprattutto di un’insonnia caratterizzata da risvelgi precoci, più che da difficoltà di addormentamento».
«Tra l’altro», sottolinea ancora Guazzelli, «quella tra depressione e insonnia è una relazione ben nota agli psichiatri da sempre, ma che aveva perso d’interesse dopo l’arrivo dei primi antidepressivi, che, essendo fortemente ipnotici facevano dormire fin troppo il depresso in cura. Ora, invece, con la disponibilità di antidepressivi privi di questo effetto collaterale il problema è tornato alla ribalta perché quando si mette in terapia un depresso si rischia, paradossalmente, che nel primo mese di terapia abbandoni la cura. Questo perché l’antidepressivo ci mette circa in mese a fare effetto, e nel frattempo nono si può contare nemmeno sulla sonnolenza indotta dal farmaco, quindi il malatro continua a essere depresso e a non dormire, e così si scoraggia».
«Un problema che va affrontato avvertendo il depresso di questa possibilità, ma soprattutto cercando di rimediare all’insonnia con altre strategie».

Come dormono gli psichiatri?
Psichiatri e psicooogi studieranno il proprio sonno per imparare a capirne meglio i problemi

Sembra un uovo di Colombo: eppure, quale prospettiva migliore per capire i problemi degli insonni, che analizzare se stessi e i propri, eventuali, disturbi del sonno? Attraverso questa autovalutazione, a partire da un questionario distribuito pressoché a tutti gli psichiatri italiani, si proverà a rendere più esperto il metodo di analisi delle patologie del sonno, che in effetti sono patologie dell’intera vita della mente.
E’ ormai acquisito che il sonno è uno stato molto complesso della vita psichica, con tutte le caratteristiche e l’instabilità della veglia, teatro di complesse interazioni dinamiche tra diverse strutture del cervello. Dunque, tutt’altro che assenza, vuoto, puro abbandono poetico. Del resto, psicologi e psichiatri sono attrezzati da tempo a valutare le ricadute degli stati patologici del sonno sull’equilibrio mentale. E’ dunque in questa prospettiva che psicologi clinici, psichiatri, biochimici e farmacologi hanno deciso di affrontare il tema dei rapporti tra insonnia e depressione e ansia, in particolare, integrando le competenze sui diversi aspetti del problema.
Chi dorme male e poco corre un rischio doppio di ammalarsi nel corpo. Gli insonni cronici soffrono sempre di disturbi mentali e, come controprova, è offerto il dato acquisito che nei pazienti psichiatrici c’è un’alta incidenza di disturbi del sonno.
Perciò clinici della Società Italiana di Neurofarmacologia (SINPF) e della Società Italiana di Psichiatria (SIP) hanno costituito un gruppo di studio – presentato appunto a Roma – per esplorare a fondo le interazioni tra sonno e equilibrio mentale. Tra gli animatori di questo gruppo di studio interdisciplinare, Mario Guazzelli, ordinario di psicologia generale Università di Pisa, gli psichiatri Alberto Siracusano, ordinario di psichiatria Università Tor Vergata, Roma, Marcello Cardini, ordinario a Bari e Enrico Smeraldi, ordinario Università San Raffaele di Milano; Giovanni Biggio, ordinario di farmacologia Università di Cagliari, Angelo Gemignani, neurofisiologo Università di Pisa.
24 giugno 2005

Usa: troppo sonno per fare sesso
Molti americani sono talmente assonnati da avere problemi coniugali, da fare errori sul lavoro e non praticare alcuna attività sessuale, secondo una ricerca pubblicata oggi.

Un'indagine svolta dalla Fondazione Nazionale sul Sonno ha scoperto che il75% degli adulti ha spesso i sintomi di qualche disturbo del sonno come continui risvegli durante la notte o il russare. Ma pochi credono di avere problemi del sonno e la maggior parte non se ne cura. «La metà del paese dorme abbastanza bene- l'altra metà ha dei problemi», ha scritto nella pubblicazione il direttore della Fondazione Richard Gelula.
Qual è la causa? La ricerca tra più di 1.500 adulti ha mostrato che l'87% di solito ha visto la televisione nell'ora prima di andare a dormire, il 47% ha avuto rapporti sessuali e il 64% ha letto. «Solo la metà degli intervistati possono dire della maggior parte delle notti "Ho dormito bene"», spiega la Fondazione, che pubblica regolarmente delle ricerche che mostrano come gli americani non dormano abbastanza.
Circa un quarto delle persone sposate o che hanno una relazione stabile dichiarano di avere rapporti sessuali meno frequenti o di aver perso interesse per essi perché sono troppo insonnoliti. L'organizzazione raccomanda che persone adulte dormano tra le 7 e le 9 ore a notte mentre l'indagine ha rivelato che gli americani dormono in media 6,9 ore.

24 giugno 2005