venerdì 19 novembre 2004

sinistra, la questione della nonviolenza
Liberazione: intervista a Krippendorff

Liberazione 19.11.04
Intervista al politologo tedesco Ekkehart Krippendorff
Oltre Macchiavelli
Ripensare la politica
di Antonella Marrone

Ekkehart Krippendorff, politologo tedesco, ha pubblicato in Italia, nel 2003, L'arte di non essere governati (Fazi Editore) e quest'anno, sempre per la stessa casa editrice, Critica della politica estera, atto di accusa alle strategie di dominio che guidano la politica estera degli Stati e che regolano le relazioni internazionali in una visione del mondo insensata e distorta. Con alcuni capitoli molto belli dedicati al linguaggio della politica estera, alla guerra del Kosovo («Erano state veramente prese in esame tutte le vie pacifiche? La risposta è sì: tutte le vie note ad una classe politica allenata a pensare per categorie di potere e di violenza. Questi sono i ristretti mezzi e metodi dei manager del potere...») e per chi non le avesse già lette, le "Dieci tesi per una prospettiva di sinistra". Al centro del dibattito a sinistra Krippendorf pone una questione che trova la sua perfetta sintesi nella frase di Immanuel Kant, «La vera politica non può fare nessun passo se prima non ha reso omaggio alla morale».
Prof. Krippendorff, morale, democrazia, società. Secondo lei la sinistra deve "ritrovare" un'ideologia, o meglio, deve ridisegnare una visione del mondo rendendo omaggio alla morale?
Il termine ideologia non mi piace, ma la politica va ripensata eccome. Oggi è rimasta un gioco di potere che non ha niente a che fare con la democrazia. "Acquisto del potere, mantenimento del potere, perdita del potere", questo è Machiavelli, questa è la sola idea di politica che governa gli Stati. La sinistra si è accodata. Ma deve riflettere su questo punto: il potere, da solo, non è democratico, non è sinonimo di democrazia. La politica era autonomia e autogestione della polis, autogoverno. Che cosa siamo oggi se non semplici spettatori della cosa pubblica, del teatro della cosa pubblica. La società civile si trova di fronte ad uno spettacolo: commenta, critica, ma in sostanza resta spettatrice, non è attiva nella partecipazione democratica. Questo è riduzionismo della politica, è lasciare che il concetto di Machiavelli resti l'idea egemonica della politica
Lei ha scritto che la sinistra non è uno scopo, ma un metodo...
La democrazia è un metodo, il metodo della persuasione, della discussione, il diritto delle minoranze. Lo Stato Costituzionale è metodo. A poche settimane dalla "catastrofe" americana possiamo analizzare che il metodo usato nella campagna elettorale, le norme che l'hanno guidata, sono norme che prefigurano un metodo antidemocratico che usa contro l'opposizione il vilipendio, la violenza verbale, la discriminazione. È un indicatore fondamentale delle intenzioni dei protagonisti politici una volta arrivati al potere. Se queste sono le norme che seguiranno, non faranno che una politica di questo tipo, usando la bugia come metodo di comando. Un metodo pulito, invece, è garanzia di politica pulita. Se accettiamo l'idea che politica vuol dire sporcarsi le mani, siamo già perdenti. Certo, so che certi compromessi possono essere fatti, non mi sento come l'Idiota di Dostoevskji. Ma riuscire ad ogni costo vuol dire perdere l'anima. La sinistra originariamente doveva riorganizzare il potere e non limitarsi a gestire quello che c'era. In sintesi: avrebbe dovuto gestire lo Stato in maniera diversa. Ora vuole dirigerlo così com'è.
Pensa che la nonviolenza possa essere uno dei tratti del metodo di cui parla?
La nonviolenza è esattamente l'altro metodo. È la politica come persuasione e dialogo, la politica che non fa ricorso alle armi e alla violenza. La democrazia ha bisogno di tempo, in democrazia bisogna dare tempo agli altri, discutere, ascoltare. Pensare alla forza come strumento di soluzione dei conflitti è una riduzione della complessità del sociale. In altre parole è una soluzione "facile" e per questo, capisco, molto seducente. Quando sembra che non ci sia più nulla da fare si mandano le truppe, si occupa ed è tutto sotto controllo. Molti analisti politici, abbiamo visto, sono del tutto soggiogati da questa semplicità di pensiero.
Lei ha anche scritto: «Essere di sinistra consiste nel piacere intellettuale di avere sempre ragione». A parte il fatto che il politico di professione avrebbe molto da obiettare in proposito, si sente comunque un vuoto di pensiero a sinistra. Forse il piacere di avere sempre ragione non è attuale o non è abbastanza gratificante.
Gli intellettuali a sinistra devono sentirsi obbligati a prendere posizione, non si può restare a guardare o ad accettare le soluzioni più facili. Devono proporre soluzioni non violente e politiche. L'impegno è etico, è neccessario tornare ad essere idealisti, riscoprire valori morali. Guardi in Italia. Dov'è la sinistra italiana? Berlusconi ha distrutto l'entusiasmo della sinistra, ha costretto tutti a diventare più cinici, e dunque inaffidabili. Si tratta di puro tatticismo e il problema è che nessuno sa più che cosa c'è dietro, quali idee e quali valori.