martedì 29 marzo 2005

storia
il Museo di Lettere e Manoscritti di Parigi

L'Unità 29 Marzo 2005
«Missione compiuta», firmato Eisenhower
C’è anche il messaggio che annunciava la capitolazione tedesca nel Museo di Lettere e Manoscritti di Parigi
Anna Tito

È davvero suggestivo il neonato Musée des Lettres et Manuscrits di Parigi: si presenta, con un gioco di parole, come Lettres d’histoire. Histoires de l’être (Lettere di storia, storia dell’essere) in splendidi locali, con soffitti «alla francese», pavimento in marmo rosso. Su tre piani, per complessivi 600 metri quadrati di un hotel particulier edificato sul finire del sedicesimo secolo nel cuore del Quartiere latino, al numero 6 della poco nota e discreta Rue de Nesle, si trovano esposti duecentocinquanta manoscritti rari provenienti dalle più svariate collezioni, in gran parte private: scritti autografi di letterati, artisti, uomini di Stato, scienziati, da Carlo Quinto a Isaac Newton e a Robespierre, da Garibaldi a Churchill, da Beethoven a Edith Piaf e a Louis de Funés, il tutto in ordine rigorosamente cronologico. Si è scelta una scenografia moderna: vetrine tematiche, «fredde» allestite su vecchi muri di pietra, e poco illuminate per proteggere da una luce troppo violenta i fragilissimi documenti originali.
«Nelle lettere di un uomo vanno ricercate, più che in tutte le sue opere, l’impronta del suo cuore e le tracce della sua vita», per dirla con Victor Hugo, anch’esso presente nel Museo con più missive. In una, firmata con l’attrice Juliette Drouet, amante di una vita, nel 1868, dal ventennale esilio di Guernesey: scrive al prefetto Guay «non collaborerò con nessun giornale fino a che non sarà ripristinata la libertà di stampa», in riferimento all’odiatissimo Napoleone III. Quanto a Juliette, afferma che «gli (al prefetto) stringerò la mano non appena il colpo di Stato del 1851 raccoglierà quanto ha seminato». Ma certamente all’insaputa dell’amante il poeta indirizza un omaggio a una misteriosa dama: «Mi è sembrato che in questa lettera tenera, triste e deliziosa abbiate messo il mio cuore tutto (…) Esistono cose che dovete lasciare fra la vostra anima e Dio, e l’adorabile significa a volte l’impenetrabile. Bacio le vostre ali».
Compare, al piano terra, la lettera autografa di Albert Einstein con la versione definitiva della teoria della relatività generale - pubblicata nel 1915 -, fiore all’occhiello della mostra: intorno a poufs rossi di un gusto a dir poco kitsch, si trova esposto lo straordinario manoscritto, preceduto da calcoli e annotazioni che ci mostrano il metodo con il quale lo scienziato è giunto alla teoria vera e propria. È noto un solo altro manoscritto di Einstein concernente la teoria: il bloc notes di Zurigo conservato all’Università di Gerusalemme.
Quanto all’originale dell’ordine «top secret» di cessate-il-fuoco in vista della capitolazione da parte dei tedeschi firmato il 7 maggio del 1945 dal generale Eisenhower che segnò la fine, in Europa, della Seconda guerra mondiale - «La missione delle forze alleate è stata compiuta alle ore 2 e 41, ora locale» - troneggia in una bacheca posta al centro della sala d’ingresso. De Gaulle confida, già nel 1934, all’amico Jean Aubertin il proprio disappunto di fronte al conservatorismo degli uomini politici, incapaci di comprendere l’importanza strategica dei blindati, importanza che, ahimé, non sfuggì ai nazisti…
Gli appassionati di letteratura vi ritrovano tutti i grandi, da Voltaire fino ad Albert Camus, passando per i testi autografi di Johann Wolgang von Goethe, i manifesti di Zola e di Sartre o le poesie di Paul Verlaine: di quest’ultimo vediamo esposta, indirizzata all’altro «poeta maledetto» Charles Baudelaire, ritenuto da Verlaine «il più grande dei poeti», una missiva in cui gli dedica i versi: «Non ti ho conosciuto, non ti ho amato; non ti conosco e non ti amo…». Leone Tolstoï scriveva invece del norvegese Biornson all’amica Madame Brummer: «È fra gli autori contemporanei che più ammiro, e la lettura di ciascuna delle sue opere mi apre nuovi orizzonti». Biornson ricevette il Premio Nobel nel 1903.
Passando all’intimità dei «grandi» ci soffermiamo davanti alla lettera di Mozart che tratta della sua ultima composizione nonché della scomparsa del suo «beneamato padre»; in una missiva, in cirillico, la Grande Caterina di Russia si congratula con Carlo Emanuele II della nascita della nipotina Cristina, futura regina di Sassonia, ribadendo una «vera e propria amicizia», e «una stima distinta fra i due casati principeschi». Una presentazione del movimento surrealista, del 1933, ci viene da Salvador Dalì che esprime così la propria visione dell’arte e del bello: «La bellezza sarà commestibile o non sarà affatto».
Viene a concludere la mostra la sezione «Dalla nascita della prima posta aerea all’Aeropostale» con, fra gli altri, il documento originale della creazione della prima Compagnia aeropostale francese, firmato il 18 agosto 1870 da Nadar, Dartois e Duruof: Parigi assediata si trovava nell’impossibilità di comunicare e Félix Tournachon, detto Nadar, né militare, né tantomeno politico, ma piuttosto scrittore, artista, inventore e grande fotografo nonché amico di Jules Verne con il quale condivideva la passione per la ricerca sulla navigazione aerea, creò nel suo laboratorio in Boulevard des Capucines la Compagnia generale aerostatica e dell’autolocomozione aerea, consigliando al nuovo governatore l’utilizzo delle «mongolfiere» per «forzare il blocco» e comunicare con la provincia e con l’esercito.
La mongolfiera intitolata a Victor Hugo partì verso le 12 del 18 ottobre del 1870 dal giardino delle Tuileries. E in una lettera autografa, pezzo unico fra i più importanti della collezione, il poeta in esilio invia il proprio augurio: «Sono felice di stare al centro di questo superbo pericolo. La Francia si salverà, non dubitatene, e si salverà da sola, senza intervento straniero alcuno. Ed è questo il bello. Victor Hugo».