martedì 17 maggio 2005

sinistra
Bertinotti: la tassazione delle rendite finanziarie rilevanti

(Fausto Bertinotti sarà stasera ospite di Chiambretti: sulla 7 alle 23.30)

Corriere della Sera 17.5.05
Bertinotti: bravo Alemanno. La patrimoniale? Sulla casa c’è già
«Propongo di abolire l’Ici sulla prima abitazione e di concentrare le imposte sulle proprietà immobiliari rilevanti»

ROMA - Davanti alla proposta di Gianni Alemanno sulla tassazione delle rendite finanziare, Fausto Bertinotti gongola. «È più di un anno che noi e la Cgil ci muoviamo su questa traiettoria», ricorda il segretario di Rifondazione comunista. «Del resto - aggiunge -, è una tesi che appartiene alla grande tradizione rifor... riforma... ri-for-ma-tri-ce».
Riformatrice?
«Cercavo solo una parola per evitare il termine riformista....».
Alemanno riformatore contrapposto ai riformisti alla Massimo D’Alema? Non è assurdo che la destra sia d’accordo con Bertinotti?
«La destra? Quella è la proposta di un singolo componente del governo. Certamente non del governo».
Credo che il ministro delle Politiche agricole si offenderebbe a non essere considerato di destra.
«La sua posizione sulle rendite finanziarie è eccentrica rispetto a quella governativa. Se è per questo Alemanno ha pure promosso l’università enogastronomica in Piemonte, che costituisce un punto di eccellenza, ha difeso l’intervento, sacrosanto, di alcune Regioni contro gli organismi geneticamente modificati... Anche se non era la linea del governo».
Il segretario di Rifondazione loda un colonnello del partito di Gianfranco Fini. Ho sentito bene?
«Sono radicalmente contrario a ogni forma di collaborazione con il governo, ma quando anche nella maggioranza si riscontrano elementi politici interessanti li giudico positivamente. Non vedo perché non dovrei farlo con Alemanno se egli apprezza una proposta di intervento sulle rendite».
Lui dice che è necessario per tagliare l’Irap. Oltre che sul principio in sé, è d’accordo anche sull’obiettivo?
«No. Esistono almeno due ragioni per una priorità programmatica nell’attacco alla rendita. La prima è l’esigenza di redistribuire la ricchezza e rilanciare così la domanda interna. Anche perché questo è il Paese che in Europa detiene un singolare record negativo: sono diventati tutti più poveri mentre i ricchi diventavano ancora più ricchi. La seconda è che le rendite finanziarie hanno finito per sottrarre al Paese una immensa capacità d’investimento».
Gran parte del debito pubblico è in mano agli investitori esteri. E anche ai piccoli risparmiatori. Alla luce di questo crede sia praticabile un aumento del prelievo sui titoli di Stato?
«È da vedere. Intanto facciamo passare la scelta, mettiamo all’ordine del giorno del Paese la tassazione delle rendite finanziarie. Se diversamente si comincia subito a piantare paletti, si determina una fuga dal problema».
Crede che sia più politicamente produttivo procedere in questo modo? Come quando ha proposto una imposta patrimoniale che sembra allarmare anche il centrosinistra?
«Da mesi mi rifiuto di usare il termine "patrimoniale", che provoca una crociata ideologica a cui non intendo prestarmi. Quindi non ne parlo. Ma faccio notare che la patrimoniale in Italia c’è già».
Da quando?
«Chi fa finta di indignarsi deve spiegarmi perché le case sono tassate, e a partire dalla casa d’abitazione. E perché l’automobile dev’essere tassata anche quando è ferma».
«Il messaggio dev’essere chiaro nell’escludere la patrimoniale: l’80% degli italiani possiede la casa in cui abita». Sono parole di Francesco Rutelli al Messaggero . Cosa risponde?
«Visto che mi si porta l’esempio della casa, faccio una proposta: eliminare del tutto l’Ici sulla prima abitazione, magari con qualche differenza per le dimore di iperlusso, e concentrare l’imposizione fiscale sopra una certa soglia di proprietà immobiliare».
Ancora Rutelli: «Per noi la priorità è ridurre il cuneo contributivo-fiscale».
«Come altri esponenti dell’Unione hanno detto, penso che questa non sia oggi una priorità. Credo anzi che nelle attuali condizioni della finanza pubblica l’eliminazione dell’Irap e un intervento indifferenziato sul cuneo fiscale andrebbero in una direzione sbagliata».
Non vuole ridurre le imposte sulle imprese?
«Sono del tutto contrario a interventi generalizzati. Qualora si dovesse fare un intervento, dovremmo semmai prevederlo per quelle aziende che operano in settori innovativi. Piuttosto, pensiamo seriamente alla possibilità di destinare alla ricerca una parte delle risorse derivanti dall’aumento delle tasse sulle rendite».
Anche la Confindustria di Luca Cordero di Montezemolo è favorevole alla tassazione delle rendite . La sorprende?
«Macché. Su alcune cose Montezemolo ha preso saggiamente le distanze dalla precedente gestione: per esempio sull’attacco all’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Ma al primo banco di prova è stato proprio il suo colpo di piccone che ha fatto saltare il contratto degli statali, anche se la favola di cui si narra è un’altra».
Che favola?
«Questa: la Confindustria è intervenuta a bloccare il contratto degli statali preoccupata per la piega che avrebbe potuto prendere quello dei metalmeccanici».