martedì 17 maggio 2005

Siracusa

Corriere della Sera 17.5.05
La Grecia antica? È in Italia, a Siracusa
Dal teatro di Eschilo al leggendario viaggio di Alfeo


Quattordici maggio del 2005, sei del pomeriggio. Il sole cala dietro le gradinate del teatro di Siracusa, il più antico teatro greco costruito in pietra, il più grande della Sicilia e uno dei più belli del mondo. Migliaia di persone aspettano Antigone : tra poco andrà in scena la storia della figlia di Edipo, rappresentata (sino al 26 giugno, a cura dell’Istituto nazionale del dramma antico) con una regista d’eccezione, Irene Papas, e un’interprete straordinaria, Galatea Ranzi. Chissà chi metteva in scena questa storia, in questo stesso teatro, negli ultimi decenni del V secolo a.C. Quando Antigone venne presentata al pubblico ateniese, nel 421 a.C., Siracusa era un centro teatrale internazionale. Alcuni decenni prima, nel suo teatro erano state rappresentate Le Etnee , la tragedia scritta da Eschilo per celebrare la rifondazione della città di Catania da parte di Ierone I, con il nuovo nome di Etnea. Chissà se gli spettatori odierni sanno di sedere sulle gradinate dove, un giorno lontano, sedette il grande tragico.
Andare a Siracusa vuole dire immergersi nella grecità. Nel V secolo a.C., la città era la più potente delle poleis greche in territorio italico. I siracusani, dopo avere batturo i Cartaginesi a Imera, nel 480, nel 474 avevano sconfitto gli etruschi nella battaglia navale di Cuma ed esteso la loro supremazia fuori dell’isola. A Siracusa soggiornavano Simonide, Bacchilide e Pindaro. Nel suo teatro si svolgevano importanti concorsi drammatici, sul modello di quelli ateniesi, cui partecipavano autori come Frinico, Eschilo e il siracusano Epicarpo, ricordato da Platone come il più grande rappresentante della commedia, accanto a Omero, come massimo esponente della poesia epica.
Ma il teatro non è che una delle tracce greche in Siracusa: al di là del piccolo ponte che oggi la collega alla terraferma sta Ortigia, l’isola incantata sulla quale quasi tre millenni or sono sbarcarono i coloni di Corinto, fondatori di Siracusa. Recentemente dichiarata «patrimonio dell’umanità» per lo splendore, oltre che dei siti antichi, dei suoi monumenti barocchi, Ortigia è il luogo del mito.
Sulla punta estrema dell’isola si trova la fonte Aretusa: racconta la leggenda che la ninfa che portava questo nome, figlia di Nereo e di Doride e amica inseparabile della dea cacciatrice Artemide, era amata e corteggiata da Alfeo, il fiume che scorreva a Olimpia. Anche i fiumi si innamoravano, in Grecia. Eros colpiva indifferentemente esseri umani e dei, e i fiumi avevano natura divina. Ma Aretusa non gradiva il corteggiamento, e chiese soccorso ad Artemide, che per sottrarla ai tentativi di Alfeo di possederla la trasformò in fonte e la trasportò al di là del mare, a Siracusa. Troppo innamorato o troppo ostinato per arrendersi Alfeo si inabissò, e traversato a sua volta il mare raggiunse l’amata, sgorgando a poca distanza da questa, così che le sue acque potessero congiungersi con quelle di lei. Sembra vera, la storia, quando la racconta il barcaiolo che, circumnavigando l’isola, ti mostra le polle d’acqua, a pochi metri dalla riva, e ne beve l’acqua dolce, di fiume. È l’acqua di Alfeo. Un mito importante, questo, per i siracusani.
Il viaggio di Alfeo, le sue acque che sgorgano a Siracusa sono la metafora del legame che univa la colonia alla madrepatria. A Olimpia stava uno dei santuari dove i greci si recavano prima di dedurre una colonia. Siracusa, inoltre, era stata fondata da una spedizione composta da cittadini di Corinto accompagnati da abitanti di Olimpia, uno dei quali era Archia, l’ecista che aveva condotto il viaggio e l’insediamento sulle coste della Sicilia. La colonizzazione non era intesa come conquista, ma come fusione dei due popoli. Lo stretto legame tra i greci di Siracusa e quelli della madrepatria veniva ribadito da riti e leggende: ogni volta che a Olimpia si celebrava un sacrificio le acque della fonte Aretusa si macchiavano di rosso; se si gettava una coppa nel fiume Alfeo, a Olimpia, questa riemergeva nelle acque del mare di Siracusa.
I siracusani erano greci, a ogni titolo. Non è un caso se, ancor oggi, il turista che raggiunge questa città straordinaria si sente in Grecia.