venerdì 5 settembre 2003

Buongiorno, notte: Il Cittadino

Il Cittadino 5.9.03
«Lo Stato doveva trattare: fu un grave errore lasciare che uccidessero un uomo come Aldo Moro»
Bellocchio diventa il favorito
Il suo "Buongiorno, notte" si candida al Leone d'Oro

VENEZIA «Lo Stato doveva trattare, lasciare uccidere un uomo come Aldo Moro è stato un grave errore politico». Marco Bellocchio parte da questa accusa diretta, che già si legge tra le righe nel finale del suo film, per parlare con i giornalisti del suo Buongiorno, notte, che ha raccolto applausi e consensi alla sessantesima edizione della Mostra del cinema. «Lo Stato sarebbe stato più forte se avesse trattato, anche se avrebbe dovuto poi affrontare critiche e attacchi. Di tutta questa vicenda comunque la cosa più impossibile da accettare, la più folle è stato l'assassinio a freddo dello statista, una cosa che mi ha ricordato le immagini dei nazisti che buttavano i partigiani nel fiume».
Ma come è nata l'idea di girare un film su questa vicenda? Pensando anche all'opera di Benvenuti sembra che sia tornata la voglia di fare film politici...
«Per la prima volta in vita mia ho lavorato su commissione, Rai Cinema mi aveva chiesto se volevo fare un film su Moro e ho deciso di accettare la sfida: rispetto a quella tragedia però sentivo che dovevo rappresentare l'infedeltà».
La base per i suoi approfondimenti qual è stata?
«Ho scelto di raccontare il punto di vista di una terrorista e ho immaginato una sua reazione che nella realtà non è avvenuta. Per il film mi sono ispirato a Il Prigioniero, scritto dall'ex brigatista Maria Laura Braghetti che era stata fra i carcerieri dello statista e che in un passaggio del libro si pente di non aver reagito e di non essersi ribellata. In un prima sceneggiatura Moro neanche si doveva vedere, poi lo abbiamo svelato».
Si aspetta le reazioni politiche che il film di certo susciterà alla sua uscita?
«Potrebbero arrabbiarsi non tanto da destra quanto da sinistra. Comunque la mia stagione politica è finita nel '69, non devo chiudere i conti con nessuno, ho potuto affrontare l'argomento con una certa libertà e ho fatto un film che potesse interessare anche chi non ha vissuto quegli anni».
Nel film ci sono molti riferimenti ai partigiani e l'esecuzione di Moro viene messa in relazione alle stragi naziste...
«In quegli anni c'era un discorso sulla "retoricizzazione" della Resistenza da parte dei brigatisti. Nel film c'è però una dimensione quasi patetica dei partigiani».
Le istituzioni vengono tratteggiate con pochi accenni...
«Volevo sintetizzare (come nella scena della seduta spiritica) la confusione totale che c'era in quel momento. Accolsero maghi e indovini e gli credevano».
A un certo punto si vede in una scena drammatica il Papa che scrive l'appello alla liberazione senza condizioni di Moro dopo aver ricevuto un biglietto della presidenza del Consiglio...
«È un'invenzione, ma anche questa mi è stata suggerita dal libro del senatore Flamigni che sostiene che Andreotti scrisse al Papa».
Il personaggio di Chiara-Braghetti sembra alla fine troppo umano...
«Chiara non è la Braghetti, sarebbe un falso storico sostenerlo: due anni dopo l'omicidio di Moro la Braghetti sparò a Vittorio Bachelet. Quando Chiara vede in televisione che i suoi compagni sono riusciti a rapire Moro sente che è il giorno del trionfo, ma capisce anche che è l'inizio della sua catastrofe interiore».
Ha visto gli altri film realizzati sul caso Moro?
«Quello di Martinelli (Piazza delle cinque lune, ndr) non l'ho visto, quello di Ferrara invece era molto politico».
E la dedica a suo padre?
«In tutti i film che ho fatto mi è stato sempre chiesto perché non c'era la figura di mio padre. In questo film le scene con Moro che cammina nella casa (nel sogno della brigatista) sono un omaggio a lui, mentre scrivevo mi ricordavo di mio padre che ho perso quando ero adolescente e ho rivisto mentre passeggiava la notte nell'appartamento dove vivevamo e ci guardava mentre dormivamo».
Il film uscirà oggi (venerdì) in sala, distribuito in 170 copie, ma una delle reazioni più importanti è già arrivata, quella del figlio dello statista della Dc che ha inviato una lettera a Giancarlo Leone, amministratore delegato di Rai Cinema: «Il film non richiedeva nessun visto o imprimatur da parte della famiglia, e anche un eventuale dissenso sull'opera non avrebbe potuto cambiare niente al valore del film - scrive Giovanni Moro -. Trovo che Bellocchio scegliendo deliberatamente di riflettere sull'esperienza dell'uomo Aldo Moro in carcere, senza vincoli o ambizioni di ricostruzione storica o di fedeltà all'insieme dei fatti e degli atti noti, abbia davvero illuminato aspetti importanti di quella vicenda».

«È una pellicola davvero liberatoria:
colma un buco nella nostra storia»

"Buongiorno, notte" è «un film molto liberatorio». A definire così la pellicola sul rapimento Moro che Marco Bellocchio ha portato in concorso alla Mostra del cinema è il presidente della Rai, Lucia Annunziata, che ieri era alla proiezione ufficiale ma che ha già visto l'opera «ben tre volte». «Trovo liberatorio, quasi catartico che Bellocchio abbia rimesso sullo sfondo la politica e in primo piano la psicologia dei terroristi. Questo film - aggiunge - colma un vuoto nella nostra generazione, che ha scritto di tutti tranne che di Moro e del terrorismo. In fondo siamo stati presi tutti in ostaggio da una banda di persone, i terroristi, che erano meno bravi di noi, meno intelligenti di noi e che impressero un colpo fatale», prosegue il presidente a margine della conferenza stampa del film, che ha seguito con attenzione in prima fila. A chi le domanda come presenterebbe questa pellicola in televisione, la Annunziata risponde: «Io sono di vecchio stampo. A me piace il dibattito. Farei parlare chi ha vissuto quegli anni». Sulla necessità che la tv di Stato (che attraverso Rai Cinema ha coprodotto il film di Bellocchio) dedichi dei programmi alla storia recente del nostro paese, la Annunziata aggiunge: «Mi sto battendo perché la Rai produca una serie a metà tra documentario e inchiesta giornalistica sugli ultimi 30 anni della storia italiana» (Adnkronos)