venerdì 5 settembre 2003

Buongiorno, notte: L'Unione Sarda

L'Unione Sarda 5.9.03
Giancarlo Leone, amministratore delegato di Rai Cinema, l’ha letta dopo la proiezione veneziana dell’opera
«Un bel film sul destino tragico di mio padre»
Con una lettera Giovanni Moro ha ringraziato pubblicamente il regista

«Si tratta di una sola questione: come mai, in quel caso e solo in quello, lo Stato italiano decise di non trattare con i terroristi né cercare seriamente di liberare il prigioniero»: così, sottolineando il cuore del problema, si conclude la lettera che il figlio di Aldo Moro, Giovanni, ha scritto all’amministratore delegato di Rai Cinema Giancarlo Leone per ringraziarlo del film di Marco Bellocchio Buongiorno, notte dedicato al sequestro di suo padre. È stato lo stesso Leone a leggerla ieri alla stampa.
Nella lettera Giovanni Moro ringrazia per aver visto in anteprima il film: «Un invito tanto più gradito in quanto non dovuto giacché il film non richiedeva alcun visto o imprimatur da parte della famiglia», ha scritto: «Né d’altra parte l’eventuale consenso o dissenso dei familiari avrebbe potuto aggiungere o togliere nulla al suo valore». «Ho molto apprezzato il film», prosegue Giovanni Moro, «trovo che Bellocchio scegliendo deliberatamente di riflettere sull’esperienza dell’uomo Aldo Moro in carcere, senza vincoli o ambizioni di ricostruzione storica o di fedeltà all’insieme dei fatti, abbia davvero illuminato aspetti importanti di quella vicenda». Moro sottolinea che il film «è un caso in cui una creazione artistica è stata capace, proprio restando tale, di accrescere la conoscenza della realtà». E aggiunge: «Penso che chi vedrà Buongiorno, notte potrà cogliere il senso del dramma di un uomo posto di fronte a un destino tragico quanto insensato e non necessario, da lui vissuto in modo tanto più acuto quanto più era netta la sua percezione della incombente fine del mondo diviso in blocchi».
A proposito della compresenza nel film di due opposte conclusioni - la libertà e la morte -, Giovanni Moro conclude: «Sono persuaso che corrisponda a quanto fu vissuto dal prigioniero e insieme metta in luce, in modo pacato ma netto, il nodo ancora non sciolto di quella vicenda anche dal punto di vista storico, politico e giudiziario. Si tratta della questione di come mai, in quel caso e solo in quello, lo Stato italiano decise di non trattare con i terroristi né cercare seriamente di liberare il prigioniero».
Un’altra reazione alla notizia del film aveva avuto qualche mese fa Maria Fida, figlia di Aldo Moro, che si era lamentata con il regista e la produzione («Poteva almeno avvisarci con una lettera»), ricordando di aver saputo che il film sul padre sarebbe uscito solo a metà agosto da un trailer passato in tv. «Non ce l’ho con il libro né con il film che potrebbe anche essere un’opera d’arte», aveva precisato Maria Fida: «Non ce l’ho nemmeno con Bellocchio che poteva almeno scrivere una lettera come gesto di cortesia. Il mio rammarico nasce da altro: non è possibile che chiunque - tranne noi - possa parlare del caso Moro».