venerdì 11 giugno 2004

Carotenuto, junghiano-spiritualista:
no alle neuroscienze, ma nessuna traccia di pensiero scientifico

Il Giornale di Brescia 11.6.04
CULTURA
Lo psicanalista Aldo Carotenuto nel suo ultimo saggio esplora «Il tempo delle emozioni» e sostiene la natura immateriale della mente
Nelle pieghe dell’anima, la via alla conoscenza di sé
intervista di Maria Mataluno


Uno spettro si aggira nella psichiatria contemporanea. Lo si può chiamare neurobiologia o, più in generale, neuroscienze, e a renderlo spaventoso agli occhi di molti è la sua asserzione fondamentale: il pensiero è l’insieme delle attività neuronali. Quel che chiamiamo anima, psiche, mente o Io, non sarebbe altro che l’insieme dei miliardi di cellule che costituiscono il nostro cervello e delle connessioni elettriche tra loro. Di fronte a questa ipotesi insorgono le voci più autorevoli della psichiatria e della psicologia internazionale, rivendicando alla mente umana una componente che in nessun modo può essere identificata con una singola area o attività cerebrale: il sentimento. Nelle pieghe dell’anima, infatti, si nascondono le emozioni che danno senso alla vita: un mondo che Aldo Carotenuto esplora nel suo ultimo saggio, Il tempo delle emozioni (Bompiani, 265 pagine, 18 euro). Il noto psichiatra e psicanalista junghiano, docente di Psicologia della personalità all’Università La Sapienza di Roma, non si limita a rivendicare la natura immateriale di quella mente che i neurobiologi vorrebbero ridurre a mero cervello, ma sostiene che l’esperienza delle emozioni - anche quelle apparentemente negative - è indispensabile per la costruzione della personalità individuale.

Prof. Carotenuto, il suo libro scardina definitivamente la tesi secondo cui esisterebbe una rigida distinzione tra pensiero ed emozione. Quale relazione esiste, secondo lei, tra ragione e sentimento?
«Le emozioni sono all’origine di ogni comunicazione interpersonale e consentono all’individuo di discernere tra bene e male. Questo ci permette di ipotizzare che esse siano implicate in tutte le attività della mente. È impossibile pensare a una vita psichica che non sia illuminata dalla luce energetica delle emozioni, quella luce che consente all’individuo di non brancolare nel buio e di ritrovare in se stesso la strada della propria verità. E allora la classica e arcaica distinzione tra pensiero ed emozioni, cognizione e affetti, può definirsi ormai obsoleta e superficiale, perché l’emozione è l’energia che fa muovere l’intera esistenza umana. La sfera affettiva intreccia un ininterrotto scambio comunicativo con la dimensione più propriamente cognitiva della nostra psiche, ed è da questo rapporto che scaturisce la soggettività di ogni essere umano».
Che tipo di sapere è quello veicolato dagli affetti? «Le emozioni sono la chiave di accesso per entrare in una dimensione psicologica superiore, dal momento che l’esplorazione del proprio abisso interiore è la più grande conquista evolutiva per l’essere umano. L’incontro con la propria dimensione oscura può essere fonte di profondo turbamento, ma evitarlo significa togliere il respiro alla propria vita, e questa è la fonte primaria delle più acute sofferenze psicologiche».

Qual è la funzione del desiderio nell’evoluzione della personalità di un individuo?
«Il desiderio è la forza motrice della nostra mente. Impalpabile e oscuro, detiene le redini del nostro agire, orientandoci verso i traguardi dettati dalle nostre più profonde aspirazioni. Guidandoci verso la realizzazione dei nostri ideali, esso contrasta ogni forma di divieto imposto dall’esterno e che miri a omologare le nostre aspirazioni a quelle della collettività, a risucchiare nel vortice della "comunanza dei beni" ogni intuizione personale, unica e innovativa. Il desiderio, insomma, ci libera dalla prigionia dell’esteriorità e del conformismo, perché è alimentato solo dalle inclinazioni psicologiche proprie di ciascun individuo».

In che modo l’ambiente sociale interagisce con la nostra emotività?
«La sfera emotiva di ogni uomo dev’essere compresa facendo sempre riferimento al tipo di dinamiche interattive che ciascuno stabilisce col contesto sociale e culturale in cui vive. Educazione e ambiente sono le due forze omologanti che la civiltà usa per indirizzare gli impulsi di ogni individuo verso fini altruistici. Naturalmente si tratta di un meccanismo costrittivo e repressivo, fondato sulla forza di leggi etiche e morali che, per effetto della trasmissione culturale, si cristallizzano nella personalità degli individui. In questa maniera la società ha sempre più costretto i suoi membri ad allontanarsi dal loro patrimonio istintuale, e quindi dalle loro emozioni più profonde».

Cos’è l’empatia?
«Significa provare le stesse esperienze vissute da un altro essere umano, riuscire a identificarsi con esse per avvertire sulla propria pelle la qualità dei suoi sentimenti. Per cogliere le sottili venature dell’animo umano, però, è necessario saper anche afferrare determinati contenuti mentali tramite l’intuizione. Empatia e intuizione, unite, si rivelano degli straordinari strumenti terapeutici».