Corriere della Sera 11.6.05
LA VITA E LA RICERCA
L’embrione e la persona che non c’è
Giovanni Sartori
L’incipit dell’assalto a valanga di Oriana Fallaci dice così: «I mecenati del dottor Frankenstein voteranno senza ragionare...». Io non capisco bene, confesso, chi siano i ricconi (mecenati) che pagano Frankenstein. Ma tra questi ultimi sospetto di essere incluso, visto che il suo elenco include gli accademici dei Lincei. Se così, giuro di non avere ancora ricevuto nemmeno un copeco da nessuno. In attesa (il mecenatismo è sempre gradito) non posso consentire a Oriana Fallaci di ergersi a campione di coloro che ragionano, e quindi del «ragionare» e della ragione. Con il suo permesso, io (anche io) di logica e di razionalità mi intendo. Allora, ragioniamo.
La questione di fondo, la madre di tutte le battaglie, è se un embrione che sarà vita umana lo è già come embrione.
Che sia vita nessuno lo contesta; ma «umana»?
Il cardinale Scola la mette così: «Io sono Angelo Scola, 63 anni, Patriarca di Venezia perché sono stato quell’embrione». Ho già lamentato che la Chiesa non si ricordi più dell’anima (dell’anima infusa da Dio). Ma ora scopro che il nostro bravo Cardinale si dimentica del libero arbitrio. E senza libero arbitrio non c’è colpa né merito: tutto è già predeterminato ab ovo . Per vincere un referendum la Chiesa sta massacrando tutta la sua teologia? Comunque sia, io continuo a credere nel libero arbitrio, mi ritengo responsabile di quel che faccio, e quindi concedo pochissimi meriti, o anche demeriti, al mio embrione. Concedo che l’embrione abbia prestabilito la lunghezza del mio naso, il marroncino dei miei occhi, e altri attributi della mia semi-bellezza fisica. Ma non gli concedo nemmeno un nano-milligrammo in più. Non potrei neanche volendo.
Il titolo di una mia biografia accademica di anni fa era: «Fortuna, caso, ostinazione». Quel titolo era mio. E se forse l’ostinazione deriva dal mio embrione, tutto il resto proprio no. Come esseri umani siamo tutti diversi l’uno dall’altro, e non siamo come polli in batteria programmati dal loro uovo proprio perché risultiamo dall’interazione tra centinaia e centinaia di eventi che in larga parte «avvengono» e ci cascano addosso. Così, per esempio, io mi intendo di logica perché l’ho studiata. Ma non l’ho studiata per «vocazione embrionale» ma, come racconto in quel racconto, per forza di circostanze.
Allora, la logica. In logica, che è la quintessenza della razionalità, non si può sostenere, proprio non si può, che l’embrione è un essere umano perché sarà un essere umano. In logica il principio di identità (il primo principio della logica aristotelica) è atemporale e si declina al presente: A è uguale ad A. La logica non è un futuribile, non può accettare il salto tra è ora e sarà domani per la logica se io mangio un uovo di struzzo non uccido uno struzzo: mangio un uovo.
Ma per la logica di Oriana Fallaci non è così. Cito: «I Frankenstein... con burattinesco sussiego dichiarano che l’embrione non è un essere umano... Con pagliaccesca sicurezza proclamano che non ha una anima, che l’anima esiste se esiste il pensiero... O che un feto comincia a pensare solo all’ottavo o nono mese di gravidanza, che secondo San Tommaso d’Aquino fino al quarto mese siamo animali e quindi tanto vale proteggere gli embrioni degli scimpanzé». Dopodiché, non ancora sazia di tanta scorpacciata, la Nostra asserisce che «ripararsi dietro il sillogismo Cervello-Pensiero-Anima-eguale-Umano è una scemenza». Sì, è una scemenza perché questo non è un sillogismo. Per esempio: «Le donne sono tutte romanziere (premessa maggiore), Anaina è donna (premessa minore), pertanto (conclusione) Anaina è romanziera». Siccome la premessa maggiore è falsa, anche la conclusione è falsa. Ma la costruzione del sillogismo è quella. Ed è anche una scemenza dichiarare, come si legge subito dopo, che «anche gli animali hanno un cervello... anche gli animali hanno un pensiero». Come quello di Oriana? Il suo bellissimo, davvero bellissimo ultimo romanzo, «Inshallah» lo ha forse scritto il pensiero del suo cane?
Debbo anche sfidare Oriana Fallaci a citare un mio solo passo (la «pagliaccesca sicurezza» sopra citata è senza dubbio la mia, visto che sono io che ho tirato in ballo l’anima e San Tommaso) nel quale asserisco che l’anima viene con il pensiero (io mi limito a chiedere alla Chiesa di dirmi quando arriva), che il feto comincia a pensare all’ottavo mese, o che ci sia un qualsiasi nesso (non c’è) tra San Tommaso e gli scimpanzé.
Tornando al punto, secondo Oriana Fallaci «l’embrione che sboccia dall’ovulo di un elefante è un elefante». Io ribatto che sarà un elefante. È la stessa cosa? Oriana mangi un ovulo del predetto, e mi faccia sapere se ha mangiato un elefante. E il discorso logico, il discorso razionale, è questo: a chi dichiara che l’embrione è già vita umana ho il diritto di chiedere: per favore, mi definisca «umana». Definire - spiego - è dichiarare il significato che io attribuisco a una parola, a un concetto. E dunque quali sono le caratteristiche, attributi o proprietà (in logica si dice così) di «essere umano»? Di saper pensare, di saper parlare su se stesso (il discorso sul discorso) e, contentandosi di sempre meno, di possedere un sistema nervoso, e quindi la sventura di soffrire? Non so, dite voi. Ma nessuno, proprio nessuno, lo dice. Non lo dice perché è chiaro che nessuna caratteristica individuante dell’individuo-persona esiste nell’embrione.
Dal che inesorabilmente discende - per la ragione guidata dalla logica - che l’embrione non è una entità (in logica si dice così, lasciamo stare i «grumi» o le «muffe») sacrosanta. Se è in qualche modo utile toccarlo, è toccabile; altrimenti lasciamolo in pace. Così come lasciamo in pace miliardi e miliardi di miliardi di altre vite. Il fatto che l’embrione sia un progetto di vita individuale vuole soltanto dire che l’embrione nell’utero di Maria Fecondata (un nome fittizio di mia invenzione) non produrrà uno scimpanzé. Se lo scienziato cattolico vuole passare da «individuale» a «vita dell’individuo umano», allora bara al gioco. Come ho appena spiegato, dichiari prima qual è, per lui, la caratteristica di «umano» e di «individuo».
A molti questa può sembrare una questione astrusa o addirittura di lana caprina. Ma le sue implicazioni sono concretissime. Le cellule staminali che si ottengono distruggendo l’embrione possono essere usate per la ricerca medica, e cioè per la possibile cura di malattie oggi incurabili, oppure no? Se l’embrione non è sacrosanto, ovviamente sì. Altrimenti no. Forse questa ricerca fallirà. Ma la scienza che è tale la deve consentire. Altro caso: è lecito, è giusto, fermare, prima della nascita, la nascita di un bambino talassemico o affetto da consimili malattie ereditarie? Se l’embrione è sacrosanto ovviamente no. In tal caso a dei genitori disgraziati deve essere imposto di far nascere bambini disgraziati. Ma altrimenti questa è una terribile inutile crudeltà.
Ancora, se l’embrione è già intoccabile vita umana come si fa a sostenere che la conferma della legge 40 non rimbalzerà sulla legge 194 del 1978 che disciplina e consente l’aborto? Secondo me questa è una vergognosa ipocrisia. L’embrione (che è una entità infinitesimale) è sacro, e invece il feto di un bambino già formato non lo è? Storace se la cava dicendo che di questo non è il caso di parlare ora. Ma la Chiesa, che è maestra di moralità, non se la può cavare con una furbata alla Storace.
Infine, c’è la questione dei contraccettivi, che tocca milioni di giovani donne. La Chiesa proibisce i preservativi (persino al cospetto del flagello dell’Aids) e poi condanna come omicidio anche l’uso della cosiddetta pillola del giorno dopo. Omicidio? È solo alla fine della seconda settimana che nell’embrione si comincia a intravedere l’inizio di un sistema nervoso. Prima non c’è niente di distinto e di distinguibile. Omicidio di che cosa? Di quattro-otto cellule informi?
Passo alla scienza, che in questo caso sono la ricerca medica da un lato, e la genetica e la biologia dall’altro. Sulla prima dirò soltanto che non può essere fermata. Se bloccata in Italia proseguirà lo stesso intorno a noi: resteremo indietro (a danno nostro) e basta. S’intende che la ricerca medica va tenuta sotto controllo come si fa da sempre e, vista la delicatezza dei problemi, più di sempre. Quanto alla genetica e alla biologia il punto fermo è che i concetti di individuo-persona, persona umana, e simili sono estranei alla scienza. Il biologo di obbedienza cattolica è libero di usarli come qualsiasi altro privato cittadino; ma se lo fa in carta intestata, allora la sua è falsa testimonianza.
Per la biologia e la genetica esiste soltanto la continuità di un nascere-vivere-morire. Se a un certo momento un certo specifico vivere viene elevato al rango di persona umana, in questa attribuzione la scienza non c’entra. Non è la sua partita. Perché questa attribuzione e qualificazione compete da sempre alla filosofia (ivi inclusa la filosofia cristiana) e alla branca della filosofia che è l’etica.
Concludo. Io certamente non contesto che quando si interviene sulla natura stessa dell’uomo si apre un problema gravissimo. Decenni fa, citando il noto biologo Jean Rostand notavo che l’ingegneria genetica apriva prospettive terrificanti. Lo sono. Ma che non sono da combattere agitando spauracchi da quattro soldi come il romanzo di Mary Shelley, Frankenstein , che tutti ricordano perché impersonato al cinema da uno straordinario Boris Karloff. Gridare alla strage degli innocenti, allo sterminio, al cannibalismo, non è serio. Ed è ancor meno serio tirare in ballo Hitler e l’eugenetica nazista. Questi sono colpi bassi. Perché non credo che nessuna democrazia consentirà mai una eugenetica atta a produrre la razza pura o la razza superiore. Se lo consentisse, allora il problema non sarebbe l’eugenetica ma la democrazia.
A proposito stavo per dimenticare: io andrò a votare. Non voglio essere annoverato tra le «anime morte» (cito solo un bellissimo titolo di Gogol) di coloro che non votano mai nemmeno per sbaglio.
«SEGNALAZIONI» è il titolo della testata indipendente di Fulvio Iannaco che - registrata già nel 2001 - ha ormai compiuto il diciottesimo anno della propria continua ricerca e resistenza.
Dal 2007 - poi - alla sua caratteristica originaria di libera espressione del proprio ideatore, «Segnalazioni» ha unito la propria adesione alla «Associazione Amore e Psiche» - della quale fu fra i primissimi fondatori - nella prospettiva storica della realizzazione della «Fondazione Massimo Fagioli»
L'ASSOCIAZIONE CULTURALE
sabato 11 giugno 2005
referendum: le ultime ore prima dell'apertura dei seggi
Repubblica.it 11.6.05
I Comitati inviano migliaia di messaggini autoprodotti per spingere al passaparola. La replica degli astensionisti
Referendum, il fronte del Sì adesso prova l'arma sms
Appello a votare presto: "L'affluenza sia subito alta"
di GIOVANNA CASADIO
ROMA - Un sms invita: "Per quest'anno non cambiare, 4 Sì e poi al mare". Un altro: "4 croci e una testa, la tua: il 12 e il 13 giugno vota e fai votare 4 Sì". Ma si può optare anche per: "Il 12 e il 13 giugno si vota sulla vita: chi si astiene e chi ci tiene". La battaglia del quorum si gioca anche con gli sms. Visto che il governo, nonostante polemiche e denunce, non ritiene necessario questa volta inviare gli sms per informare sul voto, allora i referendari puntano sul fai-da-te: "Se le istituzioni latitano, via al passaparola".
Alla vigilia del referendum (urne aperte dalle 8 alle 22 di domani e dalle 7 alle 15 di lunedì) è scattata la mobilitazione dei due fronti. Il comitato per il Sì lancia la parola d'ordine: "Anche per il successo del referendum il mattino ha l'oro in bocca". Significa che prima si va a votare e meglio è. Avrà un effetto di trascinamento ed emulazione se alle 12 di domani - quando il Viminale fornirà il primo dato sull'affluenza - ci sarà stata una buona presenza di votanti. Un fatto squisitamente psicologico? Giovanna Melandri, ds, dal palco della manifestazione conclusiva a Roma della campagna per il Sì, dice che "il quorum è a portata di mano e qualche piccolo sacrificio mattutino e un po' di fantasia non guastano per battere l'astensionismo e votare Sì per uno Stato laico e tollerante e per tutte le donne che non accettano di essere trattate con crudeltà dalla legge sulla fecondazione assistita". A un ultimo appello via web della ds Elena Montecchi arrivano in due giorni oltre mille adesioni.
L'associazione "Amica Cicogna" diffonde il manifesto sottoscritto da centinaia di mamme (senza o con la provetta). Invito al voto di cento intellettuali cattolici tra cui Treu, Morcellini, Ardigò, Mattioli.
Dagli astensionisti attacco ad alzo zero e appello a non lasciarsi influenzare. "Sabrina Ferilli, Monica Bellucci, Fiorella Mannoia testimonial del Sì? Noi abbiamo come unico vero autentico testimonial l'embrione", rivendicano Olimpia Tarzia e Carlo Casini del Movimento per la vita. Rincara don Benzi, il prete bolognese che ha lanciato l'iniziativa "Adotta un embrione": "Non fidarti di chi ti dirà che il quorum è vicino per convincerti a votare. Sulla vita non si vota".
(...)
Nel sito del comitato del Sì un promemoria invita a mandare via mail l'appello: "Ci sono catene di Sant'Antonio che se interrotte portano sfortuna. Ci sono catene che fanno sorridere e altre che ci strappano una lacrima. Questa catena serve solo a farci continuare a sperare". Di seguito, le ragioni per l'abrogazione parziale della legge sulla procreazione assistita. Quindi iniziative come "adotta un condominio" (lettera ai condomini) o "adotta un ombrellone" (propaganda in spiaggia). L'Osservatorio di Milano prevede che cinque milioni di italiani si prenderanno un week end di vacanza e consiglia di partire "domenica dopo il diritto-dovere di voto", le strade saranno più sgombre. Per il "non voto" la mobilitazione passa attraverso le parrocchie.
I Comitati inviano migliaia di messaggini autoprodotti per spingere al passaparola. La replica degli astensionisti
Referendum, il fronte del Sì adesso prova l'arma sms
Appello a votare presto: "L'affluenza sia subito alta"
di GIOVANNA CASADIO
ROMA - Un sms invita: "Per quest'anno non cambiare, 4 Sì e poi al mare". Un altro: "4 croci e una testa, la tua: il 12 e il 13 giugno vota e fai votare 4 Sì". Ma si può optare anche per: "Il 12 e il 13 giugno si vota sulla vita: chi si astiene e chi ci tiene". La battaglia del quorum si gioca anche con gli sms. Visto che il governo, nonostante polemiche e denunce, non ritiene necessario questa volta inviare gli sms per informare sul voto, allora i referendari puntano sul fai-da-te: "Se le istituzioni latitano, via al passaparola".
Alla vigilia del referendum (urne aperte dalle 8 alle 22 di domani e dalle 7 alle 15 di lunedì) è scattata la mobilitazione dei due fronti. Il comitato per il Sì lancia la parola d'ordine: "Anche per il successo del referendum il mattino ha l'oro in bocca". Significa che prima si va a votare e meglio è. Avrà un effetto di trascinamento ed emulazione se alle 12 di domani - quando il Viminale fornirà il primo dato sull'affluenza - ci sarà stata una buona presenza di votanti. Un fatto squisitamente psicologico? Giovanna Melandri, ds, dal palco della manifestazione conclusiva a Roma della campagna per il Sì, dice che "il quorum è a portata di mano e qualche piccolo sacrificio mattutino e un po' di fantasia non guastano per battere l'astensionismo e votare Sì per uno Stato laico e tollerante e per tutte le donne che non accettano di essere trattate con crudeltà dalla legge sulla fecondazione assistita". A un ultimo appello via web della ds Elena Montecchi arrivano in due giorni oltre mille adesioni.
L'associazione "Amica Cicogna" diffonde il manifesto sottoscritto da centinaia di mamme (senza o con la provetta). Invito al voto di cento intellettuali cattolici tra cui Treu, Morcellini, Ardigò, Mattioli.
Dagli astensionisti attacco ad alzo zero e appello a non lasciarsi influenzare. "Sabrina Ferilli, Monica Bellucci, Fiorella Mannoia testimonial del Sì? Noi abbiamo come unico vero autentico testimonial l'embrione", rivendicano Olimpia Tarzia e Carlo Casini del Movimento per la vita. Rincara don Benzi, il prete bolognese che ha lanciato l'iniziativa "Adotta un embrione": "Non fidarti di chi ti dirà che il quorum è vicino per convincerti a votare. Sulla vita non si vota".
(...)
Nel sito del comitato del Sì un promemoria invita a mandare via mail l'appello: "Ci sono catene di Sant'Antonio che se interrotte portano sfortuna. Ci sono catene che fanno sorridere e altre che ci strappano una lacrima. Questa catena serve solo a farci continuare a sperare". Di seguito, le ragioni per l'abrogazione parziale della legge sulla procreazione assistita. Quindi iniziative come "adotta un condominio" (lettera ai condomini) o "adotta un ombrellone" (propaganda in spiaggia). L'Osservatorio di Milano prevede che cinque milioni di italiani si prenderanno un week end di vacanza e consiglia di partire "domenica dopo il diritto-dovere di voto", le strade saranno più sgombre. Per il "non voto" la mobilitazione passa attraverso le parrocchie.
abusi
Ansa 10.6.07
Abusi in famiglia: rompere segreto tra bambino e 'abusante'
Psicologo del Cismai parla a Firenze del terribile legame
(ANSA) - FIRENZE, 10 GIU - Per spezzare il legame tra l'adulto che abusa del bambino in famiglia è necessario 'rompere il terribile segreto che lega i due'. Lo ha detto stamani il dottor Dante Ghezzi, psicologo e psicoterapeuta del Cismai, il Coordinamento italiano dei servizi contro il maltrattamento e l'abuso all'Infanzia, a margine del seminario internazionale sullo sfruttamento sessuale di minori in corso a Firenze. 'Ci vuole qualcuno, all'interno della famiglia, che si accorga che qualcosa non funziona'.
Abusi in famiglia: rompere segreto tra bambino e 'abusante'
Psicologo del Cismai parla a Firenze del terribile legame
(ANSA) - FIRENZE, 10 GIU - Per spezzare il legame tra l'adulto che abusa del bambino in famiglia è necessario 'rompere il terribile segreto che lega i due'. Lo ha detto stamani il dottor Dante Ghezzi, psicologo e psicoterapeuta del Cismai, il Coordinamento italiano dei servizi contro il maltrattamento e l'abuso all'Infanzia, a margine del seminario internazionale sullo sfruttamento sessuale di minori in corso a Firenze. 'Ci vuole qualcuno, all'interno della famiglia, che si accorga che qualcosa non funziona'.
copyright @ 2005 ANSA
moriremo democristiani?
Tabacci svela la trasparente tresca con Rutelli
Il Messaggero Venerdì 10 Giugno 2005
NUOVE COPPIE
Tabacci e quella visita a Rutelli
«Vedo un Centro con Francesco: Professore e Cavaliere a rischio»
di MARIO AJELLO
ROMA - Due centristi a consulto. O almeno, Bruno Tabacci come centrista è assolutamente doc. Mentre Francesco Rutelli, come nuovo arrivato, già sembra un veterano. A sentirli, quasi non distingui il moderato dell’Udc e il moderato della Margherita. Il Grande Centro sono loro, più tanti altri? La strana coppia, non strana affatto, si è incontrata al Nazareno, nella sede della Margherita, insomma a casa del ”bello guaglione”. E non si è trattato di un doppio adulterio rispetto ai poli di appartenenza, ma di un primo abboccamento alla luce del sole.
Narra Tabacci: «Un’oretta di conversazione». E speriamo che Prodi, per spiare l’incontro, non si sia appostato sotto il quartier generale rutelliano. O non si sia mascherato da donna delle pulizie, la quale guarda dal buco della serratura e origlia da dietro alla porta della stanza di Rutelli che cosa lui e Tabacci si stanno dicendo. «L’avrebbe potuto fare benissimo», dice Tabacci, «perchè ci siamo scambiati discorsi molto semplici e per nulla pericolosi. E ci siamo trovati d’accordo su molti temi. Sull’arretratezza del sistema bancario italiano, sulla liberalizzazione dei mercati, sull’Europa e sull’euro, sul rifiuto dell’indistinto ulivista proposto da Prodi, Rutelli ha dimostrato di muoversi in una dimensione che è la nostra. E che definirei naturalmente di Centro. La sua astensione al referendum è poi un chiaro esempio di come egli abbia superato gli steccati tradizionali».
Il Rutelli visto da Tabacci è così: «Scorgo nelle sue mosse la consapevolezza che lo strambo bipolarismo italiano sia arrivato al capolinea. E’ un sistema malato un sistema nel quale la propaganda anti-euro di Calderoli si salda con la retorica sull’Europa Matrigna di Bertinotti. Credo che Rutelli abbia ben chiaro, come ce l’ho io, che questo bipolarismo va smantellato e ridisegnato. Anche tramite una legge elettorale proporzionale». Dal vecchio schema al nuovo bipolarismo: «Il Centro, senza Berlusconi, da una parte. E la Sinistra, senza Rutelli, dall’altra». Di fatto, «Rutelli segue con cura l’evoluzione del centro-destra, nella prospettiva di un passo indietro del Cavaliere. Anche se, a mio avviso, questo passo indietro sarà quasi logico. Mentre Rutelli è più scettico sulla possibilità che Berlusconi si faccia da parte».
E così, il bipolarismo degli estremi dovrà finire in soffitta. Rutelli potrà traslocare in un altro recinto il suo moderatismo. E al maggioritario toccherà riconoscere il proprio fallimento. Si tratta di vedere quando il sistema esploderà. Dopo il referendum? Nella prossima legislatura? Tabacci: «Fra l’estate e l’autunno, la politica italiana avrà bisogno di uno scossone. Il problema del superamento del bi-liderismo Prodi-Berlusconi è ormai sul piatto». E Rutelli, seduto al centro della tavolata, è pronto a gustarsi le portate.
NUOVE COPPIE
Tabacci e quella visita a Rutelli
«Vedo un Centro con Francesco: Professore e Cavaliere a rischio»
di MARIO AJELLO
ROMA - Due centristi a consulto. O almeno, Bruno Tabacci come centrista è assolutamente doc. Mentre Francesco Rutelli, come nuovo arrivato, già sembra un veterano. A sentirli, quasi non distingui il moderato dell’Udc e il moderato della Margherita. Il Grande Centro sono loro, più tanti altri? La strana coppia, non strana affatto, si è incontrata al Nazareno, nella sede della Margherita, insomma a casa del ”bello guaglione”. E non si è trattato di un doppio adulterio rispetto ai poli di appartenenza, ma di un primo abboccamento alla luce del sole.
Narra Tabacci: «Un’oretta di conversazione». E speriamo che Prodi, per spiare l’incontro, non si sia appostato sotto il quartier generale rutelliano. O non si sia mascherato da donna delle pulizie, la quale guarda dal buco della serratura e origlia da dietro alla porta della stanza di Rutelli che cosa lui e Tabacci si stanno dicendo. «L’avrebbe potuto fare benissimo», dice Tabacci, «perchè ci siamo scambiati discorsi molto semplici e per nulla pericolosi. E ci siamo trovati d’accordo su molti temi. Sull’arretratezza del sistema bancario italiano, sulla liberalizzazione dei mercati, sull’Europa e sull’euro, sul rifiuto dell’indistinto ulivista proposto da Prodi, Rutelli ha dimostrato di muoversi in una dimensione che è la nostra. E che definirei naturalmente di Centro. La sua astensione al referendum è poi un chiaro esempio di come egli abbia superato gli steccati tradizionali».
Il Rutelli visto da Tabacci è così: «Scorgo nelle sue mosse la consapevolezza che lo strambo bipolarismo italiano sia arrivato al capolinea. E’ un sistema malato un sistema nel quale la propaganda anti-euro di Calderoli si salda con la retorica sull’Europa Matrigna di Bertinotti. Credo che Rutelli abbia ben chiaro, come ce l’ho io, che questo bipolarismo va smantellato e ridisegnato. Anche tramite una legge elettorale proporzionale». Dal vecchio schema al nuovo bipolarismo: «Il Centro, senza Berlusconi, da una parte. E la Sinistra, senza Rutelli, dall’altra». Di fatto, «Rutelli segue con cura l’evoluzione del centro-destra, nella prospettiva di un passo indietro del Cavaliere. Anche se, a mio avviso, questo passo indietro sarà quasi logico. Mentre Rutelli è più scettico sulla possibilità che Berlusconi si faccia da parte».
E così, il bipolarismo degli estremi dovrà finire in soffitta. Rutelli potrà traslocare in un altro recinto il suo moderatismo. E al maggioritario toccherà riconoscere il proprio fallimento. Si tratta di vedere quando il sistema esploderà. Dopo il referendum? Nella prossima legislatura? Tabacci: «Fra l’estate e l’autunno, la politica italiana avrà bisogno di uno scossone. Il problema del superamento del bi-liderismo Prodi-Berlusconi è ormai sul piatto». E Rutelli, seduto al centro della tavolata, è pronto a gustarsi le portate.
quello che cercava di comprare il voto dei suoi operai
La Stampa 11 Giugno 2005
REFERENDUM. I RADICALI DENUNCIANO L’IMPRENDITORE DI BARBANIA
«E’ illegale pagare i dipendenti perché si astengano»
Grazia Longo
La libertà di voto è sacra, non può essere comprata. Lo dice lo legge. Lo sanno bene i radicali Silvio Viale e Bruno Mellano che hanno denunciato alla magistratura l’imprenditore di Barbania che aveva offerto ai propri dipendenti un’ora di paga extra in cambio dell’astensione al referendum di domani e lunedì contro la legge 40 sulla fecondazione assistita.
«È stato violato l’articolo 96 del Testo Unico delle leggi per l’elezione della Camera dei Deputati - spiegano il presidente e il segretario dell’associazione radicale Adelaide Aglietta - e l’articolo 51 della Legge 25 maggio 1970 sulle norme sui referendum». Entrambi ribadiscono che la proposta dell’imprenditore Scrimenti trasforma la battaglia politica in un’iniziativa «che ricalca tristemente ricatti economici utilizzati in passato, sotto elezioni, nelle zone più povere del Paese, per contrastare i quali fu emanata la legge che prevede pene severe sia per chi propone l’astensione di scambio, sia per chi accetta la proposta».
La notizia della denuncia è stata comunicata ieri mattina durante la conferenza stampa organizzata per la chiusura della campagna elettorale dal Comitato per il sì al referendum.
(...)
REFERENDUM. I RADICALI DENUNCIANO L’IMPRENDITORE DI BARBANIA
«E’ illegale pagare i dipendenti perché si astengano»
Grazia Longo
La libertà di voto è sacra, non può essere comprata. Lo dice lo legge. Lo sanno bene i radicali Silvio Viale e Bruno Mellano che hanno denunciato alla magistratura l’imprenditore di Barbania che aveva offerto ai propri dipendenti un’ora di paga extra in cambio dell’astensione al referendum di domani e lunedì contro la legge 40 sulla fecondazione assistita.
«È stato violato l’articolo 96 del Testo Unico delle leggi per l’elezione della Camera dei Deputati - spiegano il presidente e il segretario dell’associazione radicale Adelaide Aglietta - e l’articolo 51 della Legge 25 maggio 1970 sulle norme sui referendum». Entrambi ribadiscono che la proposta dell’imprenditore Scrimenti trasforma la battaglia politica in un’iniziativa «che ricalca tristemente ricatti economici utilizzati in passato, sotto elezioni, nelle zone più povere del Paese, per contrastare i quali fu emanata la legge che prevede pene severe sia per chi propone l’astensione di scambio, sia per chi accetta la proposta».
La notizia della denuncia è stata comunicata ieri mattina durante la conferenza stampa organizzata per la chiusura della campagna elettorale dal Comitato per il sì al referendum.
(...)
Carlo Flamigni su Salute di Repubblica
Repubblica Salute 9.6.05
Il ginecologo
Congelare gli embrioni punisce le più giovani
di Carlo Flamigni
Questa campagna referendaria è difficile per molti motivi, uno dei quali è certamente la confusione sui fatti e sui numeri. Stiamo assistendo a una sorta di clonazione di Margite: troppe persone del tutto incompetenti pensano di essere diventate degli esperti e non si trattengono dall'esprimere opinioni a raffica. Penso ad esempio che in molti si chiedano se con la legge 40 i risultati della PMA sono cambiati. Non mi sembra scontato che lo si possa capire davvero. Provo a dire la mia opinione.
La fecondazione in vitro degli oociti risponde a precise leggi biologiche: più giovani sono le donne che li producono, maggiore è la percentuale di fertilizzazioni. Così, se si è costretti a non fertilizzare più di tre oociti (questo è il "caso semplice" imposto dalla legge) molte ragazze che hanno più di trentasei anni finiscono col ritrovarsi con 2, uno o - talora - nessun embrione, e a dover ricominciare tutto daccapo.
Si dirà: ma non si possono selezionare gli oociti migliori? Rispondono, all'unanimità, i biologi, che la selezione, semmai, va fatta tra gli embrioni. Si dirà: ma non si può fare selezione tra gli embrioni, gli embrioni sono persone. Risposta: il fatto che, solo all'interno del mondo cattolico, esistano 7 differenti teorie sull'inizio della vita personale, dà autorità anche alla nostra richiesta di autorizzare una tutela differenziata e di preoccuparci, entro termini logici, più di sua madre che di lui. Si dirà: ma le donne giovani non soffrono per una diminuzione di successi, lo ammettete anche voi. No, è la nostra risposta, perché la proibizione di congelare embrioni punisce proprio loro, togliendo una percentuale variabile tra il 20 e il 25% di gravidanze per ciclo.
Sento già, a questo punto, le grida di protesta dei più improvvidi, che invocano il congelamento degli oociti, a sostituire quello degli embrioni. Figuratevi! Il congelamento degli oociti è stato sperimentato, al S. Orsola di Bologna, su mia disposizione. Ricordo ancora di aver annunciato la nascita della prima bambina, Elena, e ricordo la glaciale battuta dell'arcivescovo: evento bestiale.
Per richiesta del ministro Veronesi, diressi una commissione che concluse i suoi lavori scrivendo, unanime, che si trattava di materia interessante, ma sperimentale. La sperimentazione è ancora in corso e i risultati sono peggiori di quello che si sperava. C'è un solo centro che afferma di aver risultati accettabili. Ho cercato conferma alle mie convinzioni: ho inviato una lettera a 25 grandi ricercatori, i migliori, e ho chiesto a tutti un parere. Mi hanno risposto in 21 (tra di essi Edwards, Trounson, Fishel, Barri, Sunde, Rosenwaks) e il loro giudizio è una pesante, definitiva condanna del "caso semplice". Sull'applicazione della legge ho dati recenti che sono stati ignorati. Uno studio condotto sui primi 10 mesi di applicazione della legge da 6 centri di ottima reputazione: ebbene, le gravidanze sono diminuite dal 35,6 al 21,5%; ogni mese invece di 71 gravidanze ne sono iniziate 37. Non sono sicuro che questi dati verranno confermati in avvenire, esistono troppe variabili indipendenti di cui tener conto. Quello di cui sono sicuro è che "il caso semplice" è un disastro. Quello di cui sono sicuro è che qualcuno cerca di prendere in giro i cittadini.
Mi permetto di chiudere con un accenno al cosiddetto "turismo dei diritti". Il Cecos ha pubblicato i risultati di una indagine che dimostra come le coppie italiane che vanno a cercare soluzione ai propri problemi in centri stranieri sono cresciute di circa tre volte. Purtroppo, mancano i dati relativi a molti centri dell'Europa dell'Est, che evidentemente non amano rilasciare dichiarazioni. Ma questo è il problema vero: i cittadini ricchi, infatti, si recano nell'Europa ricca, egoista (ha cresciuto i prezzi) ma brava e affidabile. I cittadini poveri si recano nell'Europa povera, che ha prezzi stracciati, ma non dà garanzie. I medici sanno bene di quali rischi sto parlando e di quali conseguenze ho paura. Non è possibile che una sola legge riesca a fare tanti danni.
Il ginecologo
Congelare gli embrioni punisce le più giovani
di Carlo Flamigni
Questa campagna referendaria è difficile per molti motivi, uno dei quali è certamente la confusione sui fatti e sui numeri. Stiamo assistendo a una sorta di clonazione di Margite: troppe persone del tutto incompetenti pensano di essere diventate degli esperti e non si trattengono dall'esprimere opinioni a raffica. Penso ad esempio che in molti si chiedano se con la legge 40 i risultati della PMA sono cambiati. Non mi sembra scontato che lo si possa capire davvero. Provo a dire la mia opinione.
La fecondazione in vitro degli oociti risponde a precise leggi biologiche: più giovani sono le donne che li producono, maggiore è la percentuale di fertilizzazioni. Così, se si è costretti a non fertilizzare più di tre oociti (questo è il "caso semplice" imposto dalla legge) molte ragazze che hanno più di trentasei anni finiscono col ritrovarsi con 2, uno o - talora - nessun embrione, e a dover ricominciare tutto daccapo.
Si dirà: ma non si possono selezionare gli oociti migliori? Rispondono, all'unanimità, i biologi, che la selezione, semmai, va fatta tra gli embrioni. Si dirà: ma non si può fare selezione tra gli embrioni, gli embrioni sono persone. Risposta: il fatto che, solo all'interno del mondo cattolico, esistano 7 differenti teorie sull'inizio della vita personale, dà autorità anche alla nostra richiesta di autorizzare una tutela differenziata e di preoccuparci, entro termini logici, più di sua madre che di lui. Si dirà: ma le donne giovani non soffrono per una diminuzione di successi, lo ammettete anche voi. No, è la nostra risposta, perché la proibizione di congelare embrioni punisce proprio loro, togliendo una percentuale variabile tra il 20 e il 25% di gravidanze per ciclo.
Sento già, a questo punto, le grida di protesta dei più improvvidi, che invocano il congelamento degli oociti, a sostituire quello degli embrioni. Figuratevi! Il congelamento degli oociti è stato sperimentato, al S. Orsola di Bologna, su mia disposizione. Ricordo ancora di aver annunciato la nascita della prima bambina, Elena, e ricordo la glaciale battuta dell'arcivescovo: evento bestiale.
Per richiesta del ministro Veronesi, diressi una commissione che concluse i suoi lavori scrivendo, unanime, che si trattava di materia interessante, ma sperimentale. La sperimentazione è ancora in corso e i risultati sono peggiori di quello che si sperava. C'è un solo centro che afferma di aver risultati accettabili. Ho cercato conferma alle mie convinzioni: ho inviato una lettera a 25 grandi ricercatori, i migliori, e ho chiesto a tutti un parere. Mi hanno risposto in 21 (tra di essi Edwards, Trounson, Fishel, Barri, Sunde, Rosenwaks) e il loro giudizio è una pesante, definitiva condanna del "caso semplice". Sull'applicazione della legge ho dati recenti che sono stati ignorati. Uno studio condotto sui primi 10 mesi di applicazione della legge da 6 centri di ottima reputazione: ebbene, le gravidanze sono diminuite dal 35,6 al 21,5%; ogni mese invece di 71 gravidanze ne sono iniziate 37. Non sono sicuro che questi dati verranno confermati in avvenire, esistono troppe variabili indipendenti di cui tener conto. Quello di cui sono sicuro è che "il caso semplice" è un disastro. Quello di cui sono sicuro è che qualcuno cerca di prendere in giro i cittadini.
Mi permetto di chiudere con un accenno al cosiddetto "turismo dei diritti". Il Cecos ha pubblicato i risultati di una indagine che dimostra come le coppie italiane che vanno a cercare soluzione ai propri problemi in centri stranieri sono cresciute di circa tre volte. Purtroppo, mancano i dati relativi a molti centri dell'Europa dell'Est, che evidentemente non amano rilasciare dichiarazioni. Ma questo è il problema vero: i cittadini ricchi, infatti, si recano nell'Europa ricca, egoista (ha cresciuto i prezzi) ma brava e affidabile. I cittadini poveri si recano nell'Europa povera, che ha prezzi stracciati, ma non dà garanzie. I medici sanno bene di quali rischi sto parlando e di quali conseguenze ho paura. Non è possibile che una sola legge riesca a fare tanti danni.
ancora sul pamphlet di Enrico Bellone
L'Unità 10 Giugno 2005
Povera scienza, povera Italia
di Mauro Barberis
UN PAMPHLET di Enrico Bellone contro gli antiscientisti nostrani: una denuncia del sottosviluppo scientifico nel nostro paese e delle sue appendici morattiane
Si corre a comprare La scienza negata. Il caso italiano (Codice, pp. 124, euro 15) - il pamphlet di Enrico Bellone contro i critici nostrani della scienza - spinti da interrogativi e da desideri inconfessabili. Ad esempio, ci si chiede: che cosa avrà mai scritto Bellone su Emanuele Severino, il pontefice massimo dei filosofi «continentali» di casa nostra, tanto da suscitarne una replica piccata? E su Marcello Pera, che in una precedente incarnazione faceva il filosofo della scienza, che cosa mai avrà detto Bellone? E infine - Dio non voglia - non se la sarà mica presa con il cardinale Ratzinger, beninteso prima che diventasse Papa? A discolpa del lettore, e delle sue morbose aspettative, si può solo aggiungere che La scienza negata, prima ancora della pubblicazione, è stato preceduto da strane voci e da polemiche preventive. Il libro era stato annunciato da Einaudi fra le novità di maggio con un altro titolo (La scomparsa dell’Italia scientifica); questo aveva fatto immaginare chissà quali intrighi editoriali e censure notturne, mentre la spiegazione è molto più semplice: basta molto meno, nell’Italia di oggi, per non farsi pubblicare da Einaudi. Infine, come nei film western, erano arrivati i nostri, con le recensioni entusiastiche di Odifreddi e Massarenti ad alimentare ulteriori attese.
Ora, non si dirà che Bellone deluda tutte queste aspettative; ma certo, dato il bersaglio prescelto - i negatori nostrani della scienza - il libro avrebbe potuto diventare un capolavoro della letteratura umoristica, se a scriverlo fossero stati Karl Kraus o anche solo Alberto Arbasino. Invece, si tratta di un libro sin troppo serio: o almeno, di un libro che contiene il suo nucleo sarcastico entro una cornice seria. Cornice rappresentata dall’ennesima denuncia del sottosviluppo scientifico italiano e delle sue appendici morattiane.
«Solo in questa cultura - scrive Bellone - poteva crearsi la sequenza di eventi politici, giudiziari e medici connessi alla terapia Di Bella… Solo al di sotto delle Alpi esistevano le condizioni atte a eliminare l’insegnamento dell’evoluzione dalle scuole repubblicane... Solo nelle nostre valli si ritiene ragionevole che una persona segua un dottorato in astrofisica o biologia molecolare con un compenso inferiore a 800 euro. Solo da noi la disinformazione sistematica ha convinto milioni di cittadini che gli scienziati siano al soldo delle multinazionali o attentino alla sacralità della vita».
Sulla cornice «seria», evidentemente, chiunque operi nella scuola o nell’Università italiana non può che concordare. Ma su tutto il resto? Bellone allinea sì una bella collezione di fesserie sulla scienza, accumulate da autori italiani e stranieri, questi ultimi immediatamente tradotti dopo averle pronunciate: ma tutto ciò fa solo sorridere, quando ci si aspettava di scompisciarsi dalle risate. Il massimo della cattiveria si raggiunge quando si presenta il più famoso libro dell’epistemologo «anarchico» Paul Feyerabend, Contro il metodo, come il «suo romanzo più famoso in Italia»; o quando si parla di Max Horkheimer - la «spalla» del celebre duo Adorno-Horkheimer - come di un «pensatore» che «non era in grado di distinguere un teorema da un ananas»
Verrebbe da dire: tutto qui? Chiunque sia stato, almeno una volta, a un convegno italiano di filosofia potrebbe raccontare ben altro. Chiunque abbia assistito, fra lo stranito e il prostrato, a quella spettacolarizzazione della filosofia di cui ha parlato su queste pagine Beppe Sebaste, potrebbe dire molto di peggio. Chiunque abbia visto le esibizioni tipo Costanzo show di colleghi con un rispettabilissimo curriculum professionale avrebbe potuto, per così dire, ululare alla luna. E poi, un argomento definitivo: possibile che su Gianni Vattimo, il nostro più autorevole maitre à penser antiscientista, in tutto il libro non si trovi un solo aneddoto piccante, una sola citazione devastante, un solo sberleffo pirotecnico?
Il lettore insoddisfatto, a questo punto, si ricorda di aver comprato, nella sua sventata giovinezza, buona parte dei libri citati da Bellone, e li cerca affannosamente per tutta la casa, sicuro di aver sottolineato con la penna blu, in ognuno di essi, affermazioni ben peggiori di quelle menzionate ne La scienza negata. Non trovando questi libri, li cerca nelle soffitte, nelle cantine, nei sottoscala; finalmente li ritrova, soffia via la polvere del tempo e li scorre avidamente. Niente: solo le prime pagine sono segnate; talvolta, lo sono anche le ultime, come quando si cerca di sapere subito chi è l’assassino. Quei libri, in realtà, sono stati consegnati alla dimenticanza molti anni orsono: esercitando in questo modo una critica ben più radicale - così si consola il lettore - della critica del Prof. Bellone.
Povera scienza, povera Italia
di Mauro Barberis
UN PAMPHLET di Enrico Bellone contro gli antiscientisti nostrani: una denuncia del sottosviluppo scientifico nel nostro paese e delle sue appendici morattiane
Si corre a comprare La scienza negata. Il caso italiano (Codice, pp. 124, euro 15) - il pamphlet di Enrico Bellone contro i critici nostrani della scienza - spinti da interrogativi e da desideri inconfessabili. Ad esempio, ci si chiede: che cosa avrà mai scritto Bellone su Emanuele Severino, il pontefice massimo dei filosofi «continentali» di casa nostra, tanto da suscitarne una replica piccata? E su Marcello Pera, che in una precedente incarnazione faceva il filosofo della scienza, che cosa mai avrà detto Bellone? E infine - Dio non voglia - non se la sarà mica presa con il cardinale Ratzinger, beninteso prima che diventasse Papa? A discolpa del lettore, e delle sue morbose aspettative, si può solo aggiungere che La scienza negata, prima ancora della pubblicazione, è stato preceduto da strane voci e da polemiche preventive. Il libro era stato annunciato da Einaudi fra le novità di maggio con un altro titolo (La scomparsa dell’Italia scientifica); questo aveva fatto immaginare chissà quali intrighi editoriali e censure notturne, mentre la spiegazione è molto più semplice: basta molto meno, nell’Italia di oggi, per non farsi pubblicare da Einaudi. Infine, come nei film western, erano arrivati i nostri, con le recensioni entusiastiche di Odifreddi e Massarenti ad alimentare ulteriori attese.
Ora, non si dirà che Bellone deluda tutte queste aspettative; ma certo, dato il bersaglio prescelto - i negatori nostrani della scienza - il libro avrebbe potuto diventare un capolavoro della letteratura umoristica, se a scriverlo fossero stati Karl Kraus o anche solo Alberto Arbasino. Invece, si tratta di un libro sin troppo serio: o almeno, di un libro che contiene il suo nucleo sarcastico entro una cornice seria. Cornice rappresentata dall’ennesima denuncia del sottosviluppo scientifico italiano e delle sue appendici morattiane.
«Solo in questa cultura - scrive Bellone - poteva crearsi la sequenza di eventi politici, giudiziari e medici connessi alla terapia Di Bella… Solo al di sotto delle Alpi esistevano le condizioni atte a eliminare l’insegnamento dell’evoluzione dalle scuole repubblicane... Solo nelle nostre valli si ritiene ragionevole che una persona segua un dottorato in astrofisica o biologia molecolare con un compenso inferiore a 800 euro. Solo da noi la disinformazione sistematica ha convinto milioni di cittadini che gli scienziati siano al soldo delle multinazionali o attentino alla sacralità della vita».
Sulla cornice «seria», evidentemente, chiunque operi nella scuola o nell’Università italiana non può che concordare. Ma su tutto il resto? Bellone allinea sì una bella collezione di fesserie sulla scienza, accumulate da autori italiani e stranieri, questi ultimi immediatamente tradotti dopo averle pronunciate: ma tutto ciò fa solo sorridere, quando ci si aspettava di scompisciarsi dalle risate. Il massimo della cattiveria si raggiunge quando si presenta il più famoso libro dell’epistemologo «anarchico» Paul Feyerabend, Contro il metodo, come il «suo romanzo più famoso in Italia»; o quando si parla di Max Horkheimer - la «spalla» del celebre duo Adorno-Horkheimer - come di un «pensatore» che «non era in grado di distinguere un teorema da un ananas»
Verrebbe da dire: tutto qui? Chiunque sia stato, almeno una volta, a un convegno italiano di filosofia potrebbe raccontare ben altro. Chiunque abbia assistito, fra lo stranito e il prostrato, a quella spettacolarizzazione della filosofia di cui ha parlato su queste pagine Beppe Sebaste, potrebbe dire molto di peggio. Chiunque abbia visto le esibizioni tipo Costanzo show di colleghi con un rispettabilissimo curriculum professionale avrebbe potuto, per così dire, ululare alla luna. E poi, un argomento definitivo: possibile che su Gianni Vattimo, il nostro più autorevole maitre à penser antiscientista, in tutto il libro non si trovi un solo aneddoto piccante, una sola citazione devastante, un solo sberleffo pirotecnico?
Il lettore insoddisfatto, a questo punto, si ricorda di aver comprato, nella sua sventata giovinezza, buona parte dei libri citati da Bellone, e li cerca affannosamente per tutta la casa, sicuro di aver sottolineato con la penna blu, in ognuno di essi, affermazioni ben peggiori di quelle menzionate ne La scienza negata. Non trovando questi libri, li cerca nelle soffitte, nelle cantine, nei sottoscala; finalmente li ritrova, soffia via la polvere del tempo e li scorre avidamente. Niente: solo le prime pagine sono segnate; talvolta, lo sono anche le ultime, come quando si cerca di sapere subito chi è l’assassino. Quei libri, in realtà, sono stati consegnati alla dimenticanza molti anni orsono: esercitando in questo modo una critica ben più radicale - così si consola il lettore - della critica del Prof. Bellone.
la biennale di Venezia
Corriere della Sera 11.6.05
L’esposizione
La 51ª Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia è aperta al pubblico da domani al 6 novembre
Settanta sono i Paesi partecipanti, mentre gli eventi previsti trenta
La rassegna ospita due mostre: L'esperienza dell'arte al Padiglione Italia e Sempre un po’ più lontano all'Arsenale
L’esposizione
La 51ª Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia è aperta al pubblico da domani al 6 novembre
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La rassegna ospita due mostre: L'esperienza dell'arte al Padiglione Italia e Sempre un po’ più lontano all'Arsenale
Per informazioni www.labiennale.org
la crudeltà cattolica
"Radetzky": «è bene che in Africa continuino a morire di Aids a milioni»
Corriere della Sera 11.6.05
Benedetto XVI invita a rispettare gli «insegnamenti tradizionali della Chiesa, unica via sicura anti contagio»
Il richiamo del Papa: castità contro l’Aids
Incontro con i vescovi africani, il Pontefice evita di nominare il preservativo
Luigi Accattoli
CITTÀ DEL VATICANO - Sotto papa Benedetto XVI non ci saranno probabilmente «aperture» sull’uso del preservativo in funzione anti-Aids: ieri il nuovo Papa ha parlato per la prima volta dell’epidemia di Aids che «devasta» l’Africa, richiamando all’osservanza degli insegnamenti «tradizionali della Chiesa», che ha presentato come «unica via sicura» per la prevenzione del contagio. Benedetto XVI non ha nominato il preservativo.
(...)
Il ragionamento che ha svolto in inglese - parlando ai vescovi di Sud Africa, Botswana, Swaziland, Namibia e Lesotho - è perfettamente rispondente all’impostazione che alla questione veniva data dalle varie autorità vaticane sotto Wojtyla. Ed era un’impostazione che portava all’esclusione tassativa dell’uso del preservativo.
«La Chiesa cattolica - ha detto il Papa, dopo aver descritto la "devastazione" causata dall’Aids africano - è sempre stata in prima linea sia nella prevenzione sia nella cura di questa malattia. Gli insegnamenti tradizionali della Chiesa hanno dimostrato di essere l’unica via sicura per prevenire la diffusione dell’Hiv-Aids».
Papa Ratzinger ha poi invitato la Chiesa cattolica africana a indirizzare la popolazione «e in particolare i giovani» verso «matrimoni fedeli basati sulla comunione, la pace, la felicità e la gioia» e verso la «protezione che viene dalla castità».
In altre parole, come hanno sempre sostenuto i vari portavoce vaticani sotto Wojtyla, la vera prevenzione dell’Aids consiste nel binomio «castità e fedeltà». Castità dei non sposati, fedeltà degli sposati. Il preservativo non è ammesso perché favorirebbe la promiscuità e non garantirebbe totalmente dal rischio dell’infezione.
L’Africa, ha detto ancora il Papa, è «minacciata da divorzio, aborto, prostituzione, traffico degli esseri umani e uso di contraccettivi». Fenomeni che «contribuiscono al collasso della morale sessuale». Donde l’invito a sottolineare il valore fondamentale della «famiglia come Chiesa domestica, da costruire sui pilastri culturali fondamentali della tradizione africana».
(...)
Benedetto XVI invita a rispettare gli «insegnamenti tradizionali della Chiesa, unica via sicura anti contagio»
Il richiamo del Papa: castità contro l’Aids
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CITTÀ DEL VATICANO - Sotto papa Benedetto XVI non ci saranno probabilmente «aperture» sull’uso del preservativo in funzione anti-Aids: ieri il nuovo Papa ha parlato per la prima volta dell’epidemia di Aids che «devasta» l’Africa, richiamando all’osservanza degli insegnamenti «tradizionali della Chiesa», che ha presentato come «unica via sicura» per la prevenzione del contagio. Benedetto XVI non ha nominato il preservativo.
(...)
Il ragionamento che ha svolto in inglese - parlando ai vescovi di Sud Africa, Botswana, Swaziland, Namibia e Lesotho - è perfettamente rispondente all’impostazione che alla questione veniva data dalle varie autorità vaticane sotto Wojtyla. Ed era un’impostazione che portava all’esclusione tassativa dell’uso del preservativo.
«La Chiesa cattolica - ha detto il Papa, dopo aver descritto la "devastazione" causata dall’Aids africano - è sempre stata in prima linea sia nella prevenzione sia nella cura di questa malattia. Gli insegnamenti tradizionali della Chiesa hanno dimostrato di essere l’unica via sicura per prevenire la diffusione dell’Hiv-Aids».
Papa Ratzinger ha poi invitato la Chiesa cattolica africana a indirizzare la popolazione «e in particolare i giovani» verso «matrimoni fedeli basati sulla comunione, la pace, la felicità e la gioia» e verso la «protezione che viene dalla castità».
In altre parole, come hanno sempre sostenuto i vari portavoce vaticani sotto Wojtyla, la vera prevenzione dell’Aids consiste nel binomio «castità e fedeltà». Castità dei non sposati, fedeltà degli sposati. Il preservativo non è ammesso perché favorirebbe la promiscuità e non garantirebbe totalmente dal rischio dell’infezione.
L’Africa, ha detto ancora il Papa, è «minacciata da divorzio, aborto, prostituzione, traffico degli esseri umani e uso di contraccettivi». Fenomeni che «contribuiscono al collasso della morale sessuale». Donde l’invito a sottolineare il valore fondamentale della «famiglia come Chiesa domestica, da costruire sui pilastri culturali fondamentali della tradizione africana».
(...)
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