Il Cittadino 2.6.04
Il festival del cortometraggio a Roma nel segno di Winspeare e Bellocchio
Con la proiezione di “Ein Kurzer Film über ein Klo” (Un breve film su una toilette) (1989), prima e irresistibile prova di regia di Edoardo Winspeare, il 4 giugno, alla Multisala Intrastevere di Roma, si alzerà il sipario sulla 12a edizione di Arcipelago - Festival Internazionale di Cortometraggi e Nuove Immagini. L’annuale kermesse dedicata al “cinema breve”, che fino al 10 giugno proporrà 220 cortometraggi selezionati tra gli oltre 1.600 giunti da ogni angolo del mondo, ha riservato all’autore salentino - che nel 1996 è stato una delle più felici scoperte del Festival - una personale di tutte le sue opere brevi, intitolata “Winspeare in Love - Salento-Europa A/R”. Oltre all’inedito “Ein Kurzer Film über ein Klo”, breve docu-fiction realizzato durante il corso di regia alla Scuola di Cinema di Monaco, e interpretato dal regista stesso nei panni di un indiscreto intervistatore che si aggira nella toilette di una birreria bavarese a suo tempo frequentata da Lenin e Hitler, il pubblico di Arcipelago potrà rivedere, o in molti casi vedere per la prima volta, una decina di documentari, tra cui fa spicco il recentissimo e splendido “La Passione del Miracolo”, girato a Taranto durante la processione del Venerdì Santo. Quasi a fare da controcanto ad uno dei giovani registi più interessanti del panorama italiano, Arcipelago rende quest’anno un tributo anche ad una certezza del nostro cinema, Marco Bellocchio. (Agi)
«SEGNALAZIONI» è il titolo della testata indipendente di Fulvio Iannaco che - registrata già nel 2001 - ha ormai compiuto il diciottesimo anno della propria continua ricerca e resistenza.
Dal 2007 - poi - alla sua caratteristica originaria di libera espressione del proprio ideatore, «Segnalazioni» ha unito la propria adesione alla «Associazione Amore e Psiche» - della quale fu fra i primissimi fondatori - nella prospettiva storica della realizzazione della «Fondazione Massimo Fagioli»
L'ASSOCIAZIONE CULTURALE
mercoledì 2 giugno 2004
il cinema di MARCO BELLOCCHIO
a Les Rencontres Du Cinéma Documentaires 2004 (France)
www.commeaucinema.com
Les Rencontres Du Cinéma Documentaires 2004 (France)
Festival du 04 Juin 2004 au 06 Juin 2004
Fiche complète
Les Rencontres du Cinéma Documentaire de Seine St Denis proposent de découvrir une dizaine d’œuvres de Marco Bellocchio, De l'utopie au présent, réalisées tout au long de sa carrière et pour la plupart inédites en France. Regroupant des films essais, militants, enquêtes, que l’on qualifie de documentaires ; son travail est dense. On y retrouve par ailleurs les mêmes thèmes de prédilection : la politique, la folie, la famille, le pouvoir, l’excès. Une part cachée de l’œuvre mise à nu lors de ce festival et recouvrant la conviction que documentaire et fiction sont extrêmement liés. Dès lors, ils s’enrichissent l’un et l’autre dans l’univers de Marcho Bellochio.
Mais qui est Marco Bellocio ?
Né en 1939 dans la ville de Piacenza en Italie, il entre en 1960 au centre expérimental d’études cinématographiques à Rome. S’il veut être au départ comédien, il tourne son premier long métrage « LES POINTS DANS LES POCHES », un premier film qui marquera le cinéma et la cinéphilie.
Voici la programmation de ce festival et des trésors retrouvés:
Sept films et documentaires:
Deux fictions
-NEL NOME DEL PADRE (AU NOM DU PÈRE), 1971 (133 min.)
Avec Yves Beneyton, Renato, Scarpa, Laura Betti, Lou CASTEL
En 1958, Angelo entre dans un collège catholique où très vite il se montre différent des autres élèves et se révolte contre une institution aux pratiques et règles ancestrales…
-IL PRINCIPE DI HOMBORG DI HEINRICH VON KLEIST (LE PRINCE DE HOMBURG), 1997 (89 min.)
Avec Andrea di Stephano, Babora Bobulova, Toni Bertorelli…
En 1810, le prince de Homburg lance ses cavaliers dans la bataille contre les suédois sans attendre les ordres de ses supérieurs. L’armée sort victorieuse mais le prince est condamné à mort pour insubordination…
Les Rencontres Du Cinéma Documentaires 2004 (France)
Festival du 04 Juin 2004 au 06 Juin 2004
Fiche complète
Les Rencontres du Cinéma Documentaire de Seine St Denis proposent de découvrir une dizaine d’œuvres de Marco Bellocchio, De l'utopie au présent, réalisées tout au long de sa carrière et pour la plupart inédites en France. Regroupant des films essais, militants, enquêtes, que l’on qualifie de documentaires ; son travail est dense. On y retrouve par ailleurs les mêmes thèmes de prédilection : la politique, la folie, la famille, le pouvoir, l’excès. Une part cachée de l’œuvre mise à nu lors de ce festival et recouvrant la conviction que documentaire et fiction sont extrêmement liés. Dès lors, ils s’enrichissent l’un et l’autre dans l’univers de Marcho Bellochio.
Mais qui est Marco Bellocio ?
Né en 1939 dans la ville de Piacenza en Italie, il entre en 1960 au centre expérimental d’études cinématographiques à Rome. S’il veut être au départ comédien, il tourne son premier long métrage « LES POINTS DANS LES POCHES », un premier film qui marquera le cinéma et la cinéphilie.
Voici la programmation de ce festival et des trésors retrouvés:
Sept films et documentaires:
- DISCUTIAMO DISCUTIAMO, 1968 (20 min.)
- MATTI DA SLEGARE, 1975 (35 min.)
- VACANZE IN VAL TREBIA, 1979 (16 min.)
- IMPRESSION D’UN ITALIEN SUR LA CORRIDA EN FrANCE, 1984 (60 min.)
- SOGNI INFRANTI : RAGIONAMENTI DELIRI, 1995 (52 min.)
- ELENA, 1997 (35 min.)
- ADDIO DEL PASSATO, 2003 (47 min.)
Deux fictions
-NEL NOME DEL PADRE (AU NOM DU PÈRE), 1971 (133 min.)
Avec Yves Beneyton, Renato, Scarpa, Laura Betti, Lou CASTEL
En 1958, Angelo entre dans un collège catholique où très vite il se montre différent des autres élèves et se révolte contre une institution aux pratiques et règles ancestrales…
-IL PRINCIPE DI HOMBORG DI HEINRICH VON KLEIST (LE PRINCE DE HOMBURG), 1997 (89 min.)
Avec Andrea di Stephano, Babora Bobulova, Toni Bertorelli…
En 1810, le prince de Homburg lance ses cavaliers dans la bataille contre les suédois sans attendre les ordres de ses supérieurs. L’armée sort victorieuse mais le prince est condamné à mort pour insubordination…
scontro di civiltà
il prof. Severino e l'eternità del tutto (sic!)
ricevuto da Tonino Scrimenti http://www.clochard.net
L’Espresso 27 maggio 2004
Figli di un dio nichilista
Lo scontro di civiltà è in atto. Non tra Cristianesimo e Islam. Ma tra passato e presente. A vincere sarà la tecnica
Colloquio con Emanuele Severino di Vittorio Alberti
Tempo di scontro di civiltà tra Occidente e Islam, delle immagini di torture inflitte ai prigionieri dai soldati di un esercito che voleva esportare il Bene, la democrazia per sconfiggere il Male, il terrorismo. Tempi di immagini speculari: un ragazzo americano decapitato dai terroristi che mentre lo macellano invocano Allah. Tempi anche di incertezze, in cui il timore di una imminente catastrofe si mescola con la speranza che la tecnologia ci porti la salvezza individuale: l'immortalità. "L:espresso" è andato a Brescia, a casa di un grande filosofo, Emanuele Severino, per chiedergli che cosa è l'Occidente e qual è il rapporto tra il nostro mondo e quello musulmano. Ma anche: a che cosa serve la filosofia?
Professor Severino, perché è possibile che i soldati di un esercito di un paese democratico torturino prigionieri indifesi?
«Episodi di questo tipo sono possibili all'interno di strutture chiuse, come lo sono certe prigioni o come lo erano i lager nazisti. Strutture che permettono che la devianza psichica si trasformi in azione, perché chi vi opera ha l'impressione di non dover rendere conto a nessuno».
Forse c'è anche il fatto che proprio in nome di valori forti, la democrazia, le fede religiosa, la volontà di portare la libertà o la felicità al mondo, si compiono i peggiori crimini?
«Sì. Per affermare la felicità, si ammazza. Ma insisto sul fatto che solo la struttura rende possibile l'affermazione violenta di valori forti. Siano essi la democrazia o la fede religiosa».
Meglio allora il nichilismo? La svalutazione di ogni valore?
Troppo facile. Il problema è che là dove non ci sono più i valori, in ultima istanza prevale la forza».
Si parla di scontro di civiltà. L'Islam appartiene alla tradizione occidentale o no?
Alle sue radici, che essendo filosofiche sono pure sociali, l'Islam ha proprio quel pensiero greco che è alla base della cultura europea. Si tratta quindi non di uno scontro tra Oriente e Occidente, tra Islam e Cristianesimo, ma tra due forme della tradizione della cultura occidentale. Come il Cristianesimo, con il pensiero di San Tommaso d'Aquino, intende assimilare a sé la grecità, mostrando che la voce più profonda della ragione, cioè la voce greca, è conciliabile col messaggio cristiano, così l'Islam, con Avicenna, al quale San Tommaso si è ispirato, fa vedere come la voce greca sia assimilabile a quel messaggio religioso di Maometto che, a sua volta, si riconnette al Vecchio e al Nuovo Testamento. Si tratta di una vicenda interna all'Occidente. Il vero scontro in atto è un altro».
E qual è?
«Da una parte ci sono Islam e Cristianesimo (ed Ebraismo). Dall'altra, la voce della filosofia del nostro tempo che autorizza la tecnica a dominare il mondo. Lo scontro è dunque tra passato e presente dell'Occidente, laddove al passato appartengono e il Cristianesimo e l'Islam».
Non la pensano così i fondamentalisti islamici.
«Anche i fondamentalisti islamici, che vedono negli Usa l'incarnazione del Male, dimostrano l'incapacità di comprendere la situazione storica. Dal punto di vista dell'Islam, il Male dovrebbe essere innanzi tutto il pensiero filosofico contemporaneo e la sua capacità di sprigionare le forze della tecnica».
La tecnica assorbirà anche il mondo islamico?
«L'Islam, come ieri il marxismo, intende vincere gli avversari con lo strumento tecnologico. È inevitabile che lo strumento da mezzo diventi fine e, divenendo fine, domani subordini a sé, come prima ha subordinato il marxismo, l'Islam così come il Cristianesimo, il capitalismo e la democrazia».
Sta dicendo che il futuro è la tecnica. Le altre categorie: Cristianesimo, Islam, democrazia, scompariranno?
«Scomparirà la loro pretesa di essere i fini».
Perché, allora, la tecnologia si è sviluppata nel mondo cristiano e non in quello islamico?
«Islam e Cristianità sono due espressioni della stessa anima. Ma l'Islam, filosoficamente, si è fermato ai greci, mentre la Cristianità ha dovuto sopportare lo sviluppo del pensiero filosofico. Pensiero che ha portato al tramonto la tradizione e, quindi, ha creato la condizione perché la tecnica si sviluppasse presso la Cristianità».
Oggi che cos'è la tecnica?
«È l'insieme degli strumenti e delle procedure con i quali gli uomini perseguono i loro scopi e costruiscono il loro mondo. La tecnica, non tecnicisticamente intesa, è destinata a dominare il mondo, dando ascolto alla filosofia contemporanea. Filosofia che, a sua volta, le garantisce la mancanza di limiti. Il processo della tecnica è infatti illimitato. Ecco perché finirà per dominarci».
Fin qui ha spiegato che l'Islam è parte dell'Occidente. Ma cos'è l'Occidente? E perché l'Occidente cambia in continuazione?
«L'Occidente è il luogo in cui diventa esplicita e radicale la convinzione che le cose del mondo diventano altro. Ma questo "altro" è il nulla. Faccio un esempio: se diciamo che la legna diventa cenere, si crede che sia una verità evidente. E invece è la follia più radicale. È quella che domina l'Occidente. Ed è la fede che esista un momento in cui la legna è cenere».
Può spiegarsi?
«Quando il Cristianesimo dice che il vino diventa il sangue di Dio, non dice qualcosa di più folle di quello che diciamo noi ogni volta che affermiamo che un corpo diventa qualcos'altro. Quindi l'Occidente è il luogo in cui il divenire "altro" acquista quella forma estrema che è il divenire nulla. L'Occidente è, pertanto, il luogo del nichilismo».
Cosa intende per nichilismo? Oggi questa parola viene usata come sinonimo del terrorismo.
«L'essenza del nichilismo va al di là delle categorie politiche. Il nichilismo è il credere che qualcosa sia nulla. È pensare qualcosa che possa essere stata e possa tornare a essere nulla. Dal punto di vista del nichilismo, tutto è precario. li verbo del nostro tempo è, infatti, la caducità, la temporalità, il carattere effimero e la precarietà dell'essere. Tutta la filosofia contemporanea canta questo».
Ma sono decine d'anni che lei intende indicare l'autentico superamento del nichilismo.
«Sì. Solo che, a volte, non lo si capisce».
Dice di essere un incompreso. Però stiamo assistendo a un revival della filosofia. Si parla della filosofia come una via di salvezza...
«La mia, nonostante qualche incomprensione, gode buona salute. Ma attenti: quando si dice che la filosofia salva, si crede di poter dire della filosofia in generale ciò che, invece, è proprio della tradizione filosofica di quel passato portato al tramonto dalla filosofia contemporanea».
La filosofia è inutile?
«Chiediamoci come nasce la filosofia. Essa è salvezza perché, per sopportare il dolore della vita, occorrono dei rimedi che, però, non possono avere una forma mitica: a un certo momento si dubita della potenza salvifica del mito. Si vuole invece che il rimedio sia vero. Ma, perché il rimedio sia vero, occorre sapere cosa è la verità. La filosofia nasce, appunto, dalla riflessione sul senso della verità. All'origine della filosofia c'è la paura, l'angosciato terrore. La filosofia nasce come salvezza dalla paura, ma la filosofia che produce la salvezza è quella della tradizione, non quella contemporanea».
Perché?
«La filosofia del nostro tempo pensa che tutta vada nel nulla e che non ci sia salvezza. L'unica salvezza è differire all'infinito l'annientamento e la morte, con la tecnica».
Lei invoca il pensiero forte per salvare l'uomo?
«No! Siccome la filosofia contemporanea distrugge la tradizione, è venuta meno la possibilità del pensiero forte. Gli epigoni del passato sono foglie secche attaccate ai rami dell'albero. La filosofia oggi è il rigore del nichilismo. E aggiungo: la necessità oggi (l'oggi storico) è che il nichilismo giunga al proprio compimento».
Il futuro dell'Occidente è nichilista?
«Sì, la follia del nichilismo contiene le grandi forme della bellezza, del rigore, della concettualità, della razionalità così come i grandi criteri del giusto e dell'ingiusto che, però, appartengono a quella tradizione del pensiero filosofico alla quale il mondo sta dicendo addio. Ma la verità autentica sta al di sopra dell'opposizione tra passato e presente, nega la follia del divenir nulla e vede l'eternità di ogni cosa e di ogni stato del monda».
L’Espresso 27 maggio 2004
Figli di un dio nichilista
Lo scontro di civiltà è in atto. Non tra Cristianesimo e Islam. Ma tra passato e presente. A vincere sarà la tecnica
Colloquio con Emanuele Severino di Vittorio Alberti
Tempo di scontro di civiltà tra Occidente e Islam, delle immagini di torture inflitte ai prigionieri dai soldati di un esercito che voleva esportare il Bene, la democrazia per sconfiggere il Male, il terrorismo. Tempi di immagini speculari: un ragazzo americano decapitato dai terroristi che mentre lo macellano invocano Allah. Tempi anche di incertezze, in cui il timore di una imminente catastrofe si mescola con la speranza che la tecnologia ci porti la salvezza individuale: l'immortalità. "L:espresso" è andato a Brescia, a casa di un grande filosofo, Emanuele Severino, per chiedergli che cosa è l'Occidente e qual è il rapporto tra il nostro mondo e quello musulmano. Ma anche: a che cosa serve la filosofia?
Professor Severino, perché è possibile che i soldati di un esercito di un paese democratico torturino prigionieri indifesi?
«Episodi di questo tipo sono possibili all'interno di strutture chiuse, come lo sono certe prigioni o come lo erano i lager nazisti. Strutture che permettono che la devianza psichica si trasformi in azione, perché chi vi opera ha l'impressione di non dover rendere conto a nessuno».
Forse c'è anche il fatto che proprio in nome di valori forti, la democrazia, le fede religiosa, la volontà di portare la libertà o la felicità al mondo, si compiono i peggiori crimini?
«Sì. Per affermare la felicità, si ammazza. Ma insisto sul fatto che solo la struttura rende possibile l'affermazione violenta di valori forti. Siano essi la democrazia o la fede religiosa».
Meglio allora il nichilismo? La svalutazione di ogni valore?
Troppo facile. Il problema è che là dove non ci sono più i valori, in ultima istanza prevale la forza».
Si parla di scontro di civiltà. L'Islam appartiene alla tradizione occidentale o no?
Alle sue radici, che essendo filosofiche sono pure sociali, l'Islam ha proprio quel pensiero greco che è alla base della cultura europea. Si tratta quindi non di uno scontro tra Oriente e Occidente, tra Islam e Cristianesimo, ma tra due forme della tradizione della cultura occidentale. Come il Cristianesimo, con il pensiero di San Tommaso d'Aquino, intende assimilare a sé la grecità, mostrando che la voce più profonda della ragione, cioè la voce greca, è conciliabile col messaggio cristiano, così l'Islam, con Avicenna, al quale San Tommaso si è ispirato, fa vedere come la voce greca sia assimilabile a quel messaggio religioso di Maometto che, a sua volta, si riconnette al Vecchio e al Nuovo Testamento. Si tratta di una vicenda interna all'Occidente. Il vero scontro in atto è un altro».
E qual è?
«Da una parte ci sono Islam e Cristianesimo (ed Ebraismo). Dall'altra, la voce della filosofia del nostro tempo che autorizza la tecnica a dominare il mondo. Lo scontro è dunque tra passato e presente dell'Occidente, laddove al passato appartengono e il Cristianesimo e l'Islam».
Non la pensano così i fondamentalisti islamici.
«Anche i fondamentalisti islamici, che vedono negli Usa l'incarnazione del Male, dimostrano l'incapacità di comprendere la situazione storica. Dal punto di vista dell'Islam, il Male dovrebbe essere innanzi tutto il pensiero filosofico contemporaneo e la sua capacità di sprigionare le forze della tecnica».
La tecnica assorbirà anche il mondo islamico?
«L'Islam, come ieri il marxismo, intende vincere gli avversari con lo strumento tecnologico. È inevitabile che lo strumento da mezzo diventi fine e, divenendo fine, domani subordini a sé, come prima ha subordinato il marxismo, l'Islam così come il Cristianesimo, il capitalismo e la democrazia».
Sta dicendo che il futuro è la tecnica. Le altre categorie: Cristianesimo, Islam, democrazia, scompariranno?
«Scomparirà la loro pretesa di essere i fini».
Perché, allora, la tecnologia si è sviluppata nel mondo cristiano e non in quello islamico?
«Islam e Cristianità sono due espressioni della stessa anima. Ma l'Islam, filosoficamente, si è fermato ai greci, mentre la Cristianità ha dovuto sopportare lo sviluppo del pensiero filosofico. Pensiero che ha portato al tramonto la tradizione e, quindi, ha creato la condizione perché la tecnica si sviluppasse presso la Cristianità».
Oggi che cos'è la tecnica?
«È l'insieme degli strumenti e delle procedure con i quali gli uomini perseguono i loro scopi e costruiscono il loro mondo. La tecnica, non tecnicisticamente intesa, è destinata a dominare il mondo, dando ascolto alla filosofia contemporanea. Filosofia che, a sua volta, le garantisce la mancanza di limiti. Il processo della tecnica è infatti illimitato. Ecco perché finirà per dominarci».
Fin qui ha spiegato che l'Islam è parte dell'Occidente. Ma cos'è l'Occidente? E perché l'Occidente cambia in continuazione?
«L'Occidente è il luogo in cui diventa esplicita e radicale la convinzione che le cose del mondo diventano altro. Ma questo "altro" è il nulla. Faccio un esempio: se diciamo che la legna diventa cenere, si crede che sia una verità evidente. E invece è la follia più radicale. È quella che domina l'Occidente. Ed è la fede che esista un momento in cui la legna è cenere».
Può spiegarsi?
«Quando il Cristianesimo dice che il vino diventa il sangue di Dio, non dice qualcosa di più folle di quello che diciamo noi ogni volta che affermiamo che un corpo diventa qualcos'altro. Quindi l'Occidente è il luogo in cui il divenire "altro" acquista quella forma estrema che è il divenire nulla. L'Occidente è, pertanto, il luogo del nichilismo».
Cosa intende per nichilismo? Oggi questa parola viene usata come sinonimo del terrorismo.
«L'essenza del nichilismo va al di là delle categorie politiche. Il nichilismo è il credere che qualcosa sia nulla. È pensare qualcosa che possa essere stata e possa tornare a essere nulla. Dal punto di vista del nichilismo, tutto è precario. li verbo del nostro tempo è, infatti, la caducità, la temporalità, il carattere effimero e la precarietà dell'essere. Tutta la filosofia contemporanea canta questo».
Ma sono decine d'anni che lei intende indicare l'autentico superamento del nichilismo.
«Sì. Solo che, a volte, non lo si capisce».
Dice di essere un incompreso. Però stiamo assistendo a un revival della filosofia. Si parla della filosofia come una via di salvezza...
«La mia, nonostante qualche incomprensione, gode buona salute. Ma attenti: quando si dice che la filosofia salva, si crede di poter dire della filosofia in generale ciò che, invece, è proprio della tradizione filosofica di quel passato portato al tramonto dalla filosofia contemporanea».
La filosofia è inutile?
«Chiediamoci come nasce la filosofia. Essa è salvezza perché, per sopportare il dolore della vita, occorrono dei rimedi che, però, non possono avere una forma mitica: a un certo momento si dubita della potenza salvifica del mito. Si vuole invece che il rimedio sia vero. Ma, perché il rimedio sia vero, occorre sapere cosa è la verità. La filosofia nasce, appunto, dalla riflessione sul senso della verità. All'origine della filosofia c'è la paura, l'angosciato terrore. La filosofia nasce come salvezza dalla paura, ma la filosofia che produce la salvezza è quella della tradizione, non quella contemporanea».
Perché?
«La filosofia del nostro tempo pensa che tutta vada nel nulla e che non ci sia salvezza. L'unica salvezza è differire all'infinito l'annientamento e la morte, con la tecnica».
Lei invoca il pensiero forte per salvare l'uomo?
«No! Siccome la filosofia contemporanea distrugge la tradizione, è venuta meno la possibilità del pensiero forte. Gli epigoni del passato sono foglie secche attaccate ai rami dell'albero. La filosofia oggi è il rigore del nichilismo. E aggiungo: la necessità oggi (l'oggi storico) è che il nichilismo giunga al proprio compimento».
Il futuro dell'Occidente è nichilista?
«Sì, la follia del nichilismo contiene le grandi forme della bellezza, del rigore, della concettualità, della razionalità così come i grandi criteri del giusto e dell'ingiusto che, però, appartengono a quella tradizione del pensiero filosofico alla quale il mondo sta dicendo addio. Ma la verità autentica sta al di sopra dell'opposizione tra passato e presente, nega la follia del divenir nulla e vede l'eternità di ogni cosa e di ogni stato del monda».
nonostante tutto...
«gli italiani sono i meno ansiosi e depressi d'Europa»
ANSA.it 2.6.04
GLI ITALIANI SONO I MENO DEPRESSI IN EUROPA
ROMA - Gli italiani sono i meno ansiosi e depressi d'Europa. Le percentuali di coloro che soffrono di disturbi psichici comuni, come ansia e depressione, sono tra le piu' basse non solo a livello europeo, ma mondiale. E' quanto emerge dalla prima mappa mondiale dei disturbi psichici piu' comuni, coordinata per la parte europea dall'Istituto Superiore di Sanita' (ISS) e pubblicata sulla rivista dell'Associazione dei medici americani JAMA.
Si tratta del primo studio epidemiologico comparativo condotto a livello internazionale sulle malattie mentali, il World Mental Health (WMH) Survey Initiative, promosso da Organizzazione Mondiale della Sanita' e universita' di Harvard. la ricerca, che ha coinvolto oltre 60.000 persone tra America, Europa, Medio Oriente, Africa e Asia, ha disegnato un mappa dei disturbi psichici piu' comuni e di come ad essi reagiscono i pazienti in tutto il mondo.
Un europeo su tre e un americano su due soffrono di disturbi psichici comuni, ma le sorprese maggiori vengono dalla parte europea del progetto (European Study of Epidemiology of Mental Disorders), condotta in Italia da Piero Morosini, dell'ISS, e Giovanni De Girolamo, psichiatra presso il Dipartimento di Salute Mentale di Bologna e coordinatore, con Morosini, del Progetto Nazionale Salute Mentale dell'ISS.
Lo studio, ha osservato De Girolamo, e' il ''primo mai realizzato in Italia su un campione rappresentativo della popolazione per monitorare diffusione dei disturbi mentali, utilizzo dei servizi socio sanitari e di salute mentale, oltre che il consumo di psicofarmaci''.
Per ottenere la fotografia della salute mentale degli italiani sono stati considerati nello studio 5.000 adulti, selezionati dalle liste elettorali di 172 comuni. E' emerso che l'11% degli italiani in qualche momento della vita ha sofferto di un disturbo dell'umore, il 10% di un disturbo d'ansia e circa l'1% di un disturbo da abuso da alcol. Nel resto d'Europa il tasso di prevalenza degli stessi disturbi e' del 14% per la depressione e del 16% per l'ansia. Le donne, inoltre, hanno una probabilita' doppia di soffrire di depressione e tripla di ansia, mentre l'abuso di alcol e' piu' frequente negli uomini. Sono piu' a rischio i giovani e i single, disoccupati, casalinghe e chi vive in citta'.
Per De Girolamo ''resta da capire come mai, proprio nei Paesi mediterranei, come Italia e Spagna, la prevalenza di questi disturbi sia cosi' bassa e se la specificita' culturale e socio economica di questi Paesi svolga un effetto protettivo. E' infatti risaputo che i disturbi affettivi, d'ansia e d'abuso di alcol sono fortemente correlati a stili di vita, struttura sociale e familiare e ad altri fattori ambientali''.
Dallo studio emerge, inoltre, che in tutto il mondo si ricorre poco agli interventi socio-sanitari per la cura dei disturbi psichici. In Europa, per esempio, la percentuale di coloro che si sono rivolti a una struttura sanitaria per ansia o depressione sono il 26% e di questi due terzi hanno consultato un operatore dei servizi di salute mentale, mentre altri si sono rivolti al medico generico. Tra quelli che hanno consultato il Servizio sanitario, 1 su 5 non ha ricevuto alcun tipo di trattamento. ''Sia in Europa, ma anche in Italia, dove la percentuale del mancato trattamento e' ancora elevata, questo studio indica la necessita' di intervenire adeguatamente e tempestivamente'', ha concluso De Girolamo
questa Ansa è stata rilanciata anche sul Corriere della sera del 2.6.04 e su Repubblica del 3.6.04
GLI ITALIANI SONO I MENO DEPRESSI IN EUROPA
ROMA - Gli italiani sono i meno ansiosi e depressi d'Europa. Le percentuali di coloro che soffrono di disturbi psichici comuni, come ansia e depressione, sono tra le piu' basse non solo a livello europeo, ma mondiale. E' quanto emerge dalla prima mappa mondiale dei disturbi psichici piu' comuni, coordinata per la parte europea dall'Istituto Superiore di Sanita' (ISS) e pubblicata sulla rivista dell'Associazione dei medici americani JAMA.
Si tratta del primo studio epidemiologico comparativo condotto a livello internazionale sulle malattie mentali, il World Mental Health (WMH) Survey Initiative, promosso da Organizzazione Mondiale della Sanita' e universita' di Harvard. la ricerca, che ha coinvolto oltre 60.000 persone tra America, Europa, Medio Oriente, Africa e Asia, ha disegnato un mappa dei disturbi psichici piu' comuni e di come ad essi reagiscono i pazienti in tutto il mondo.
Un europeo su tre e un americano su due soffrono di disturbi psichici comuni, ma le sorprese maggiori vengono dalla parte europea del progetto (European Study of Epidemiology of Mental Disorders), condotta in Italia da Piero Morosini, dell'ISS, e Giovanni De Girolamo, psichiatra presso il Dipartimento di Salute Mentale di Bologna e coordinatore, con Morosini, del Progetto Nazionale Salute Mentale dell'ISS.
Lo studio, ha osservato De Girolamo, e' il ''primo mai realizzato in Italia su un campione rappresentativo della popolazione per monitorare diffusione dei disturbi mentali, utilizzo dei servizi socio sanitari e di salute mentale, oltre che il consumo di psicofarmaci''.
Per ottenere la fotografia della salute mentale degli italiani sono stati considerati nello studio 5.000 adulti, selezionati dalle liste elettorali di 172 comuni. E' emerso che l'11% degli italiani in qualche momento della vita ha sofferto di un disturbo dell'umore, il 10% di un disturbo d'ansia e circa l'1% di un disturbo da abuso da alcol. Nel resto d'Europa il tasso di prevalenza degli stessi disturbi e' del 14% per la depressione e del 16% per l'ansia. Le donne, inoltre, hanno una probabilita' doppia di soffrire di depressione e tripla di ansia, mentre l'abuso di alcol e' piu' frequente negli uomini. Sono piu' a rischio i giovani e i single, disoccupati, casalinghe e chi vive in citta'.
Per De Girolamo ''resta da capire come mai, proprio nei Paesi mediterranei, come Italia e Spagna, la prevalenza di questi disturbi sia cosi' bassa e se la specificita' culturale e socio economica di questi Paesi svolga un effetto protettivo. E' infatti risaputo che i disturbi affettivi, d'ansia e d'abuso di alcol sono fortemente correlati a stili di vita, struttura sociale e familiare e ad altri fattori ambientali''.
Dallo studio emerge, inoltre, che in tutto il mondo si ricorre poco agli interventi socio-sanitari per la cura dei disturbi psichici. In Europa, per esempio, la percentuale di coloro che si sono rivolti a una struttura sanitaria per ansia o depressione sono il 26% e di questi due terzi hanno consultato un operatore dei servizi di salute mentale, mentre altri si sono rivolti al medico generico. Tra quelli che hanno consultato il Servizio sanitario, 1 su 5 non ha ricevuto alcun tipo di trattamento. ''Sia in Europa, ma anche in Italia, dove la percentuale del mancato trattamento e' ancora elevata, questo studio indica la necessita' di intervenire adeguatamente e tempestivamente'', ha concluso De Girolamo
questa Ansa è stata rilanciata anche sul Corriere della sera del 2.6.04 e su Repubblica del 3.6.04
Cina
ricevuto da Piergiuseppe Cancellieri
Gazzetta del Mezzogiorno mercoledi 2 giugno 2004
«Metamorph», rassegna internazionale di Architettura a Pechino e a Shangai
La Biennale di Venezia sbarca in Cina
di Marco Neri
Parte da «Metamorph», la mostra internazionale di Architettura, il nuovo corso della Biennale di Venezia, che per la prima volta porterà anche all'estero alcuni padiglioni della rassegna diretta da Kurt Forster. E, come ai tempi di Marco Polo, approderà in Cina, a Pechino e a Shangai, quale ambasciatore della cultura italiana ed europea. Presentata ieri alla stampa dal presidente della Biennale, Davide Croff e dal ministro dei Beni-attività culturali, la manifestazione si svolgerà all'Arsenale e ai Giardini della Biennale dal 12 settembre al 7 novembre e affronterà il tema dei cambiamenti che sono in atto nell'architettura contemporanea sia nel campo della teoria e della pratica progettuale sia nell'uso delle nuove tecnologie costruttive. In mostra, sotto la supervisione di Forster, tra i massimi studiosi del settore, ci saranno i lavori di 170 studi di architettura, più di 200 progetti, oltre 150 fotografie, numerosi video, installazioni speciali per raccontare le tendenze contemporanee, «i segni – ha detto Forster – che suggeriscono l'avvento di una nuova epoca e che si trovano sparsi dappertutto». Il cambiamento è dunque il protagonista di questa nona edizione della Biennale architettura, istituita, ha ricordato Croff, nel 1980 da Paolo Portoghesi e divenuta nel corso degli anni appuntamento immancabile della cultura internazionale. Cambiamento non solo in quanto tema prescelto, ma anche per la sostanza dal momento che «Metamorph» segna l'esordio del passaggio della Biennale «da Società di Cultura in Fondazione, segno evidente di voler improntare un soggetto fondamentale del settore culturale anche a criteri gestionali di efficienza, modernità e di economicità». Un rinnovamento che, ha aggiunto Urbani, consente alla Biennale di consolidare «la propria autonomia e il patrimonio, per mirare a potenziare anche le varie iniziative settoriali, dal cinema alla musica, dal teatro alle arti visive». Nel progetto di rilancio delle attività e del ruolo internazionale che la Biennale di Venezia ha sempre giocato nel panorama culturale mondiale, ha detto Croff, c'è l'interesse a sostenere ancor di più «la politica di promozione della cultura italiana all'estero, che la Farnesina e il ministero dei Beni e attività culturali perseguono con priorità». Dunque non più solo la Biennale quale «cannocchiale culturale che scruta e si allarga sul mondo», ma prevedendo anche «l'uscita da Venezia per il raggiungimento di mondi lontani». Primo approdo, la Cina, dove, a Pechino e Shangai, saranno allestiti alcuni dei padiglioni più significativi della mostra internazionale di architettura. Molte le altre novità dell'esposizione, ha detto Croff, sottolineando che saranno temporaneamente ampliati anche gli spazi grazie ad una struttura galleggiante sul bacino dell'Arsenale, in cui verranno presentati «i progetti di rinascita di alcune delle principali città del mondo che, come Venezia, sono cresciute sul mare, per realizzare quella che si annuncia una nuova architettura d'acqua» (mentre, grazie alla partnership con l'Anas sono stati riqualificati una parte dei percorsi destinati al pubblico). Inoltre, ha proseguito, l'architettura sarà presente alla 61. Mostra del Cinema mostrando i progetti selezionati per la costruzione del nuovo palazzo del cinema del Lido di Venezia, di cui è già stato avviato il concorso. «Metamorph» sarà sostanzialmente articolata in due ambienti diversi. Nelle Corderie dell'Arsenale saranno presentate le opere che hanno trasformato il panorama dell'architettura negli anni settanta, dagli automatismi terrestri di Peter Eisenman agli edifici di Frank O. Gary al collage costruttivista di James Stirling. Si proseguirà con «Transformations», la trasformazione di edifici esistenti e quindi con «Topography», la nuova topografia lasciando spazio anche a «Surfaces», «Atmosphere» e agli «Hyper-Project». Il Padiglione Italia ospiterà invece alcune installazioni e una serie di quaranta «Concert Hall», edifici dalle superfici piegate e incurvate,megastrutture di grande impatto che annunciano il futuro.
Gazzetta del Mezzogiorno mercoledi 2 giugno 2004
«Metamorph», rassegna internazionale di Architettura a Pechino e a Shangai
La Biennale di Venezia sbarca in Cina
di Marco Neri
Parte da «Metamorph», la mostra internazionale di Architettura, il nuovo corso della Biennale di Venezia, che per la prima volta porterà anche all'estero alcuni padiglioni della rassegna diretta da Kurt Forster. E, come ai tempi di Marco Polo, approderà in Cina, a Pechino e a Shangai, quale ambasciatore della cultura italiana ed europea. Presentata ieri alla stampa dal presidente della Biennale, Davide Croff e dal ministro dei Beni-attività culturali, la manifestazione si svolgerà all'Arsenale e ai Giardini della Biennale dal 12 settembre al 7 novembre e affronterà il tema dei cambiamenti che sono in atto nell'architettura contemporanea sia nel campo della teoria e della pratica progettuale sia nell'uso delle nuove tecnologie costruttive. In mostra, sotto la supervisione di Forster, tra i massimi studiosi del settore, ci saranno i lavori di 170 studi di architettura, più di 200 progetti, oltre 150 fotografie, numerosi video, installazioni speciali per raccontare le tendenze contemporanee, «i segni – ha detto Forster – che suggeriscono l'avvento di una nuova epoca e che si trovano sparsi dappertutto». Il cambiamento è dunque il protagonista di questa nona edizione della Biennale architettura, istituita, ha ricordato Croff, nel 1980 da Paolo Portoghesi e divenuta nel corso degli anni appuntamento immancabile della cultura internazionale. Cambiamento non solo in quanto tema prescelto, ma anche per la sostanza dal momento che «Metamorph» segna l'esordio del passaggio della Biennale «da Società di Cultura in Fondazione, segno evidente di voler improntare un soggetto fondamentale del settore culturale anche a criteri gestionali di efficienza, modernità e di economicità». Un rinnovamento che, ha aggiunto Urbani, consente alla Biennale di consolidare «la propria autonomia e il patrimonio, per mirare a potenziare anche le varie iniziative settoriali, dal cinema alla musica, dal teatro alle arti visive». Nel progetto di rilancio delle attività e del ruolo internazionale che la Biennale di Venezia ha sempre giocato nel panorama culturale mondiale, ha detto Croff, c'è l'interesse a sostenere ancor di più «la politica di promozione della cultura italiana all'estero, che la Farnesina e il ministero dei Beni e attività culturali perseguono con priorità». Dunque non più solo la Biennale quale «cannocchiale culturale che scruta e si allarga sul mondo», ma prevedendo anche «l'uscita da Venezia per il raggiungimento di mondi lontani». Primo approdo, la Cina, dove, a Pechino e Shangai, saranno allestiti alcuni dei padiglioni più significativi della mostra internazionale di architettura. Molte le altre novità dell'esposizione, ha detto Croff, sottolineando che saranno temporaneamente ampliati anche gli spazi grazie ad una struttura galleggiante sul bacino dell'Arsenale, in cui verranno presentati «i progetti di rinascita di alcune delle principali città del mondo che, come Venezia, sono cresciute sul mare, per realizzare quella che si annuncia una nuova architettura d'acqua» (mentre, grazie alla partnership con l'Anas sono stati riqualificati una parte dei percorsi destinati al pubblico). Inoltre, ha proseguito, l'architettura sarà presente alla 61. Mostra del Cinema mostrando i progetti selezionati per la costruzione del nuovo palazzo del cinema del Lido di Venezia, di cui è già stato avviato il concorso. «Metamorph» sarà sostanzialmente articolata in due ambienti diversi. Nelle Corderie dell'Arsenale saranno presentate le opere che hanno trasformato il panorama dell'architettura negli anni settanta, dagli automatismi terrestri di Peter Eisenman agli edifici di Frank O. Gary al collage costruttivista di James Stirling. Si proseguirà con «Transformations», la trasformazione di edifici esistenti e quindi con «Topography», la nuova topografia lasciando spazio anche a «Surfaces», «Atmosphere» e agli «Hyper-Project». Il Padiglione Italia ospiterà invece alcune installazioni e una serie di quaranta «Concert Hall», edifici dalle superfici piegate e incurvate,megastrutture di grande impatto che annunciano il futuro.
cultura tolemaica:
la depressione post-partum
www.solaris.it 2.6.04
Psicologia
Depressione post-partum: una guida per evitarla e per sconfiggerla
Compare a distanza di un paio di mesi dal parto ed aumenta in intensità nelle settimane che seguono
Il 15% delle neo-mamme in Italia vive l'esperienza della Depressione post-partum, isagio psichico che insorge a distanza di un paio di mesi dal parto. Una percentuale tra il 30 e l'80% delle neo-mamme passa la fase del Baby Blues, quest'ultimo disagio si presenta immediatamente dopo il parto e passa spontaneamente nell'arco di 7/10 giorni. Numerosi rapporti sostengono che nella maggior parte dei casi la presenza di una "depressione post-partum" non è riconosciuta né dalla persona colpita, né dai familiari. L'impossibilità del riconoscimento è dovuta soprattutto alla insufficiente informazione. In questo contesto nasce l'iniziativa dell'Associazione "Guida per Genitori", sostenuta dalla Fondazione Johnson&Johnson, di realizzare e distribuire al personale medico e alle neo-mamme la guida "Depressione post-partum: come evitarla, come sconfiggerla". "La depressione post-partum , oltre ad essere per la madre un periodo di estrema sofferenza psichica - spiega la dott.a Rosalba Trabalzini, psichiatra e psicologo dell'Associazione "Guida per Genitori - diventa un elemento di disturbo nella diade madre-bambino.
Per il bambino, un distacco affettivo precoce, può comportare delle conseguenze al suo sano sviluppo emotivo. La depressione post-partum crea oggi una mamma depressa e potrebbe essere domani, la causa di un adulto depresso. Alcuni segnali di insofferenza - prosegue la dott.a Trabalzini - aiutano a riconoscere e quindi a prevenire il disturbo conclamato: Irritabilità, disturbi del sonno, stanchezza, psicosomatizzazioni sono alcuni dei campanelli di allarme della 'depressione post-partum'". I primi sintomi di questa "malattia" compaiono a distanza di un paio di mesi dal parto ed aumentano in intensità nelle settimane che seguono. Senza trattamento la durata dell'episodio può variare da 4 a 8 mesi. Un aiuto medico difficilmente viene richiesto, in quanto i primi segnali vengono scambiati per stanchezza e questo può condizionare lo sviluppo di un ano attaccamento tra la madre ed il bambino. Oggi solo il 20-25% delle madri colpite dal disturbo ricevono un trattamento appropriato. Il volumetto contenente le informazioni sulla depressione post-partum verrà offerto alle neo-mamme nei centri nascita delle regioni Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna, Lazio, Campania e Puglia.
Si ringraziano per la collaborazione la Società Italiana di Medicina Perinatale e la Federazione Nazionale delle Ostetriche. "Abbiamo sostenuto questo progetto - dice Gianfranco Belcaro, Direttore Generale della Fondazione Johnson&Johnson - perché ha come obiettivo la salvaguardia della salute delle neomamme e dei bambini. Inoltre, lo scopo della Fondazione Johnson&Johnson è sensibilizzare l'opinione pubblica in merito ad istanze sociali e questa tematica, malgrado il suo elevato impatto, è stata fino ad ora poco considerata".
Psicologia
Depressione post-partum: una guida per evitarla e per sconfiggerla
Compare a distanza di un paio di mesi dal parto ed aumenta in intensità nelle settimane che seguono
Il 15% delle neo-mamme in Italia vive l'esperienza della Depressione post-partum, isagio psichico che insorge a distanza di un paio di mesi dal parto. Una percentuale tra il 30 e l'80% delle neo-mamme passa la fase del Baby Blues, quest'ultimo disagio si presenta immediatamente dopo il parto e passa spontaneamente nell'arco di 7/10 giorni. Numerosi rapporti sostengono che nella maggior parte dei casi la presenza di una "depressione post-partum" non è riconosciuta né dalla persona colpita, né dai familiari. L'impossibilità del riconoscimento è dovuta soprattutto alla insufficiente informazione. In questo contesto nasce l'iniziativa dell'Associazione "Guida per Genitori", sostenuta dalla Fondazione Johnson&Johnson, di realizzare e distribuire al personale medico e alle neo-mamme la guida "Depressione post-partum: come evitarla, come sconfiggerla". "La depressione post-partum , oltre ad essere per la madre un periodo di estrema sofferenza psichica - spiega la dott.a Rosalba Trabalzini, psichiatra e psicologo dell'Associazione "Guida per Genitori - diventa un elemento di disturbo nella diade madre-bambino.
Per il bambino, un distacco affettivo precoce, può comportare delle conseguenze al suo sano sviluppo emotivo. La depressione post-partum crea oggi una mamma depressa e potrebbe essere domani, la causa di un adulto depresso. Alcuni segnali di insofferenza - prosegue la dott.a Trabalzini - aiutano a riconoscere e quindi a prevenire il disturbo conclamato: Irritabilità, disturbi del sonno, stanchezza, psicosomatizzazioni sono alcuni dei campanelli di allarme della 'depressione post-partum'". I primi sintomi di questa "malattia" compaiono a distanza di un paio di mesi dal parto ed aumentano in intensità nelle settimane che seguono. Senza trattamento la durata dell'episodio può variare da 4 a 8 mesi. Un aiuto medico difficilmente viene richiesto, in quanto i primi segnali vengono scambiati per stanchezza e questo può condizionare lo sviluppo di un ano attaccamento tra la madre ed il bambino. Oggi solo il 20-25% delle madri colpite dal disturbo ricevono un trattamento appropriato. Il volumetto contenente le informazioni sulla depressione post-partum verrà offerto alle neo-mamme nei centri nascita delle regioni Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna, Lazio, Campania e Puglia.
Si ringraziano per la collaborazione la Società Italiana di Medicina Perinatale e la Federazione Nazionale delle Ostetriche. "Abbiamo sostenuto questo progetto - dice Gianfranco Belcaro, Direttore Generale della Fondazione Johnson&Johnson - perché ha come obiettivo la salvaguardia della salute delle neomamme e dei bambini. Inoltre, lo scopo della Fondazione Johnson&Johnson è sensibilizzare l'opinione pubblica in merito ad istanze sociali e questa tematica, malgrado il suo elevato impatto, è stata fino ad ora poco considerata".
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