il messaggero 6 novembre 2004
Oms/Psicofarmaci in aumento tra gli adolescenti: nel 2020 in Europa disturbi comportamentali per il 50% dei ragazzi
«Un giovane su 5 ha disagi mentali»
Telefono Azzurro: violenza in tv e genitori assenti sono tra i principali fattori scatenanti
ROMA Cresce il disagio mentale tra bambini e adolescenti. Un minore su 5, in Europa, soffre di disturbi emotivi o comportamentali, uno su otto ha un problema psichico conclamato. Nel 2020 questo tipo di patologie aumenterà, nel vecchio continente, del 50 per cento. Per correre ai ripari si tende a prediligere la terapia più comoda ma anche, spesso, più inefficace: lo psicofarmaco, che rimuove il sintomo lasciando inalterate le cause. E’ il grido d’allarme lanciato da Telefono Azzurro che da domani a Modena studierà le possibili terapie per aiutare i ragazzi in difficoltà. Il neuropsichiatra Bollea: «Aiutare gli altri è un’ottima cura». In Danimarca nasce la clinica per giovani affetti da “dipendenza da sms”.
il messaggero 6 novembre 2004
Un ragazzo su cinque con disagi mentali
Bollea: hanno perso la speranza, dovrebbero dedicarsi agli altri. Allarme psicofarmaci: troppi abusi
di LUIGI PASQUINELLI
ROMA Se il buongiorno si vede dal mattino il futuro dell’umanità è circoscritto in un orizzonte buio. Gli adulti di domani sono i ragazzi di oggi e stando alle ultime ricerche europee il loro malessere esistenziale avanza a passo di carica. Si aggrappa agli organismi, come un parassita vegetale al virgulto, producendo disagio e dolore. Paure, ansie, ribellioni, agitazioni, mutismi, talvolta suicidi: i bubboni della mente crescono tra le nuove leve, si riflettono sulle famiglie, diventano problema collettivo. Forse una patologia di oggi corrisponde a un’intemperanza giovanile di ieri. La novità dei nostri giorni, però, sta nel modo in cui le società tendono a reagire al problema, invece di estirpare le cause tamponano gli effetti con le drastiche soluzioni della chimica. Nel vecchio continente, come ha appurato la Commissione europea e l’Organizzazione mondiale della sanità, un minore su 5 soffre di problemi dello sviluppo, dell’emotività o del comportamento e uno su 8 presenta una sindrome mentale conclamata. Il 4 per cento dei 12-17enni e il 9 per cento dei 18enni è vittima della depressione. Si stima che il disagio mentale aumenterà complessivamente tra gli europei del 50 per cento entro il 2020. L’istituto di ricerche farmacologiche ”Mario Negri” ha accertato invece che 11,49 femmine e 7,51 maschi su mille, tra 14 e 17 anni, assumono psicofarmaci mentre tra 6 e 13 anni sono 1,91 bambine e 2,77 bambini su mille a domare il cervello con pillole a effetto immediato. Ernesto Caffo, neuropsichiatra infantile e presidente di Telefono Azzurro, da domani a mercoledì a Modena, guiderà un congresso per riflettere sui sistemi di cura in neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza. «Oggi non esistono osserva psicofarmaci per bambini, si usano quelli per adulti in dosi ridotte. Salvo casi estremi il ricorso alla terapia farmacologica è un modo di semplificare, quindi di non riconoscere, un problema complesso come quello della salute mentale».
Ma da quali fonti sgorgano, sulle guance dei teen-ager, così tante lacrime? Risponde ancora Caffo, attingendo ai dati di Telefono Azzurro: «Bambino e adolescente sono sottoposti molto precocemente a spinte verso la crescita. Conoscono il disagio della famiglia, sono aggrediti tramite la tv da scene di violenza e di morte, assediati dagli stimoli sessuali della pubblicità. Senza la mediazione degli adulti, che dovrebbe funzionare da filtro, tali messaggi possono diventare contundenti se bersagliano sistemi psichici in via di formazione. Manca il dialogo. Tra i giovani che ci telefonano il 35,8 per cento lamenta insoddisfacenti relazioni con padre e madre. Segue a distanza, con il 16,3, la sofferenza per la separazione dei genitori». La fotografia della famiglia scattata recentemente dall’Istat parla di un’istituzione che, anche in Italia, si trasforma: crescono i single, aumentano le unioni libere e i nuclei allargati, sono un milione i minori italiani coinvolti attualmente in separazioni».
Il decano della neuropsichiatria italiana, Giovanni Bollea, 91 enne, professore emerito della Sapienza, ha partecipato ieri telefonicamente, nella sede di Telefono Azzurro, alla presentazione del convegno di Modena. Il grande professore, per spiegare la crescita del disagio psichico (che spesso è anche cerebrale e viceversa) tra i ragazzi non ricorre a un termine medico, non parla di depressione, parla di tristezza. «Dietro tanta allegria c’è una profonda tristezza, questi ragazzi vivono nell’incertezza, nel declino della speranza, il futuro è pieno di nubi, cercano il divertimento a tutti i costi per stordirsi». C’è una soluzione? «Sì: compiere il proprio dovere, studiare, non sprecare tempo, sviluppare la creatività, aiutare gli altri, sentirsi utili. E’ una ricetta adottata in Italia da tantissimi giovani che non sentono il bisogno di stordirsi perché hanno stima di se stessi. Basti pensare all’esercito dei volontari, in continua crescita».
saluteeuropa.it 6 novembre 2004
Preoccupante aumento del disagio mentale in età evolutiva
In Europa e in Italia, su 100 giovani, 80 vivono una buona condizione di benessere mentale mentre i rimanenti 20 possono presentare, accanto a problematiche familiari, ambientali, sociali e relazionali, sintomatologie depressive e psicotiche. E' da sottolineare il dato relativo alla depressione dell'età evolutiva, secondo il quale soffrirebbe di depressione il 4% dei ragazzi tra i 12 ed i 17 anni: lo rilevano i dati presentati nel rapporto recentemente pubblicato dalla Comunità Europea e dall'OMS dopo una pre-conferenza tenutasi a Lussemburgo sulla salute mentale dei bambini e degli adolescenti.
I problemi di salute mentale nell'infanzia sono più frequenti di quanto non si pensi e molti disturbi sono ricorrenti o cronici, spesso rilevanti precursori dei disturbi mentali dell'età adulta: infatti, 1/3 degli adulti clinicamente depressi ha sperimentato il primo episodio prima dei 21 anni. Il bambino e l'adolescente di oggi vivono in un'epoca di tristezza, vedono frantumarsi la propria famiglia poiché la famiglia italiana si trasforma ed è quasi irriconoscibile rispetto a quella di un tempo, più stabile e più numerosa. Ora c'è una famiglia fatta di singoli, di nuove coppie, nate dopo divorzi e separazioni, di figli e figliastri, comunque molto pochi: al massimo due e spesso nessuno.
L'aumento dei disturbi mentali nel bambino e nell'adolescente è legato, quindi, alla forte trasformazione sociale che ha portato ad una altrettanto forte frantumazione e fragilità della famiglia. Le famiglie ricostruite dopo una separazione o un divorzio sono il 4,8 del totale. Sempre secondo l'Istat, nel 2002 il numero delle separazioni con almeno un figlio minorenne affidato è stato di 41.176 (pari al 51,7% del totale delle separazioni), mentre quello dei divorzi è stato di 15.288 (pari al 36,5% del totale dei divorzi). In particolare, i figli minorenni affidati nel 2002 in seguito a separazione sono stati 59.480 mentre per i casi di divorzio sono stati 19.356, per un totale di 78.836 minori che hanno vissuto una situazione di disagio familiare. Sono un milione i figli minori coinvolti in separazioni in corso.
Nel 2002 su cento figli, 85 sono stati affidati alla madre in caso di separazione o di divorzio. Su cento bambini, 11 sono i figli in affidamento congiunto. In questa realtà c'è lui: il bambino, tremendamente solo che vede intorno un alternarsi di adulti, quasi mai parenti e deve affrontare una grande e continua solitudine poiché non ha più la rete parentale, non ha più un colloquio con la mamma o con il padre. E sono questi i pilastri del disagio dell'età evolutiva che può sfociare al di sotto dei 10-11 anni non solo in piccoli disturbi anche di comportamento (insonnie, crisi d'ansia, irritabilità e tristezza) ma anche in vere e proprie depressioni e psicosi che richiedono un intervento psico-educativo e sociale.
"Il disagio mentale nel bambino e nell'adolescente aumenta perché viviamo un momento pieno di tristezze e di incertezze - ha affermato Giovanni Bollea, Neuropsichiatra Infantile, Professore Emerito dell'Università La Sapienza di Roma - Le notizie che arrivano a raffica non sono più comunicate dalla famiglia ai bambini e agli adolescenti ma, in tutte le maniere possibili ed immaginabili, dalla TV, dalla radio e dai giornali. E' necessario quindi che il bambino sia confortato dalle parole della madre che possano infondergli quella sicurezza andata perduta".
Il numero sempre crescente di prescrizioni di psicofarmaci in Italia a bambini e adolescenti conferma l'aumento del disagio dell'età evolutiva come risulta dai dati di una ricerca condotta nel 2002 dall'Istituto di Ricerche Farmacologiche "Mario Negri" (Laboratorio per la Salute Materno-Infantile) e da Cineca-Consorzio Interuniversitario.
L'indagine rivela il numero di prescrizioni di psicofarmaci per classe di età, sesso e classe di farmaci e Il tasso di prevalenza è calcolato come numero di trattati con psicofarmaci ogni mille assistibili. Il campione è costituito da 568.770 soggetti di età inferiore ai 18 anni, residenti in 18 ASL di Veneto, Liguria e Toscana che partecipano al Progetto Arno. I dati sono ripresi dal 4° Rapporto Nazionale sulla Condizione dell'Infanzia e dell'Adolescenza di Telefono Azzurro e Eurispes.
L'indagine rivela una situazione allarmante che nasconde una realtà ancor più grave perché la ricerca ha preso in esame solo la prescrizione di farmaci rimborsabili dal SSN e non è possibile, quindi, stimare la prescrizione delle benzodiazepine in classe C.
I dati hanno evidenziato nel 2002 che l'1,91 per mille delle ragazze tra 6 e 13 anni assume psicofarmaci; quando l'età va da 14 a 17 anni c'è un'impennata fino all'11,49 per mille. Tale incremento è riscontrabile anche nei dati sugli antidepressivi che dall'1,55 per mille nella fascia d'età da 6 ai 13 anni, sempre per quanto riguarda le ragazze, passa al 10,59 per mille nella fascia tra 14 e 17 anni. Per quanto riguarda la prescrizione di psicofarmaci, per i maschi c'è una prevalenza sulle femmine tra i 6 e i 13 anni (l'indice è del 2,77 per mille rispetto all'1,91 delle femmine) mentre è netto il distacco tra i 14 e i 17 anni: 11,49 per mille nelle femmine rispetto al 7,51 nei maschi.
In particolare da zero a cinque anni assumono antidepressivi 0,71 ogni mille soggetti maschi e 0,68 femmine; antipsicotici 0,15 maschi e 0,20 femmine; litio 0,01 maschi e 0,02 femmine; psicofarmaci 0,88 maschi e 0,87 femmine.
Da 6 a 13 anni assumono antidepressivi 1,92 ogni mille soggetti maschi e 1,55 femmine; antipsicotici 0,93 maschi e 0,42 femmine; litio 0,07 maschi e 0,02 femmine; psicofarmaci 2,77 maschi e 1,91 femmine.
Da 14 a 17 anni assumono antidepressivi 5,89 ogni mille soggetti maschi e 10,59 femmine; antipsicotici 2,40 maschi e 1,56 femmine; litio 0,16 maschi e 0,13 femmine; psicofarmaci 7,51 maschi e 11,49 femmine. I dati si riferiscono a numero di soggetti trattati ogni mille assistibili.
"Se in qualche caso il farmaco può essere necessario, dopo attenta, scrupolosa, ponderata valutazione, di per sé non risolve il problema - ha affermato oggi a Roma il prof. Ernesto Caffo, Ordinario di Psichiatria Infantile all'Università di Modena e Reggio Emilia, fondatore e Presidente del Telefono Azzurro, nel corso di un incontro per la presentazione del Congresso "Sistemi di Cura in Neuropsichiatria dell'Infanzia e dell'Adolescenza" in programma a Modena da domenica 7 novembre a mercoledì 10, promosso dalla Cattedra di Neuropsichiatria Infantile dell'Università di Modena e Reggio Emilia e dalla Società Italiana di Neuropsichiatria dell'Infanzia e dell'Adolescenza (SINPIA).
"C'è tuttavia un pericolo - ha continuato Caffo - già evidente negli USA. E' quello di trasformare un problema complesso come quello della salute mentale in uno più semplice: il rischio di trasformare la sofferenza mentale del bambino e dell'adolescente in sintomi che possono essere trattati con i farmaci. Una pillola diventa l'unica soluzione del disagio mentale. Il domani è ancor più preoccupante. Oggi non esistono psicofarmaci per i bambini, in realtà sono molto pochi i farmaci in generale per i bambini: si ricorre a quelli per gli adulti a dosi ridotte.
L'industria farmaceutica sta lavorando alla messa a punto di psicofarmaci "mirati" all'età evolutiva. A questo proposito si studiano nuove sostanze per affrontare la salute mentale nei bambini e negli adolescenti con farmaci scientifici. L'approccio farmacologico deve essere considerato insieme ad altre forme di intervento per dare cure ma anche qualità di vita al paziente. Sarebbe un grave errore considerare l'approccio farmacologico come la soluzione magica al posto di altri interventi. Non basta la pillola, bisogna agire sulle cause del disturbo mentale. La pillola distrae o meglio sottrae l'attenzione dalle cause del disturbo e dallo studio dell'ambiente e della cultura in cui il paziente è calato. Questo, purtroppo, si sta cominciando a notare in Italia dove c'è un certo disinteresse nei confronti del disagio mentale nel bambino e nell'adolescente. La mancanza di cifre ufficiali, risultato di un progetto a largo respiro, approfondito, la dice lunga."