domenica 14 luglio 2013

























«I piani alti del Viminale e anche i funzionari di rango della Farnesina furono coinvolti nella procedura, durata appena due giorni, (...) Come è possibile che lo stesso Alfano e la titolare degli Esteri Emma Bonino non siano stati tempestivamente informati?
La ricostruzione effettuata in queste ore certifica che quantomeno dal 31 maggio, quindi poche ore dopo il decollo del jet privato, i due ministri sono perfettamente informati di quanto accaduto.
Ma è davvero così? Possibile che il prefetto Procaccini non abbia ritenuto di dover relazionare ad Alfano il motivo della visita dell'ambasciatore kazako, visto che l'istanza iniziale sollecitava un incontro proprio con il ministro? E come mai il prefetto Valeri, dopo aver attivato la questura e di fatto concesso il via libera all'intervento sollecitato a livello diplomatico, decise di non parlarne con il prefetto Alessandro Marangoni, all'epoca capo della polizia reggente? Perché non lo fece il suo vice Cirillo? Ed è credibile che non ci fu alcun contatto successivo con la Farnesina?»
Corriere 14.7.13
L'indagine di Pansa dimostra anche il coinvolgimento di funzionari di rango della Farnesina
Lo staff di Alfano sapeva
Così arrivò il via libera al blitz
Il ruolo del capo gabinetto del Viminale e dei vertici della Polizia
di Fiorenza Sarzanini

qui
Repubblica 14.7.13
Caso Shalabayeva, Bonino:
"Abbiamo fatto una figuraccia ma dimettermi non servirebbe"
Intervista al ministro degli Esteri: "Farò di tutto per i diritti della kazaka"
di Francesco Bei

su spogli


Repubblica 14.7.13
La politica “A mia insaputa”
“A mia insaputa”. Avanti un altro. Con Alfano torna l’intelligenza del farsi fessi per farci fessi che fu inaugurata da Scajola
Anche il ministro degli Esteri Emma Bonino, la cui figura fiera e febbrile è legata alla tutela dei diritti, dei dissidenti, dei perseguitati, degli ultimi…, ecco persino la leader radicale, la donna faber, la donna sapiens, è riuscita a non sapere
di Francesco Merlo

“A MIA insaputa”. Avanti un altro. Con Alfano torna l’intelligenza del farsi fessi per farci fessi che fu inaugurata da Scajola.
A sua insaputa, infatti, il ministro dell’Interno, che è il delfino di Berlusconi, vale a dire dell’amico per la pelle del dittatore del Kazakistan, il famigerato Nazarbayev, ha consegnato una madre e una bimba, moglie e figlia del dissidente Muhktar Ablyazov, al satrapo centro-asiatico. Angelino Alfano esibisce meno sfrontatezza comica di Scajola ma certamente più goffaggine politica nel riprodurre la stessa linea di difesa minchioneggiante: «non sapevo nulla», «il mio capo di gabinetto mi ha cercato ma ero alla Camera (a litigare con Brunetta) e non mi ha trovato », «sono stato informato a cose fatte dal ministro degli Esteri».
C’era comunque un cinismo che sconfinava con l’ironia nella scelta disperata di Scajola che, beneficiario di una casa con vista sul Colosseo, disse che gliel’avevano regalata appunto a sua insaputa, per sempre rinnovando il frasario della ribalderia politica italiana. È invece drammatico il ministro che ha destinato, a sua insaputa, la signora Alma alla privazione della libertà personale e a processi penali senza garanzie, e la piccola Alua, sempre a sua insaputa, all’orfanatrofio.
“A mia insaputa” è una sindrome così contagiosa che anche il ministro degli Esteri Emma Bonino, la cui figura fiera e febbrile è legata alla tutela dei diritti, dei dissidenti, dei perseguitati, degli ultimi…, ecco persino la leader radicale, la donna faber, la donna sapiens, è riuscita a non sapere. E però non è dignitoso e non è accet-tabile che i diplomatici del Kazakistan, i quali hanno messo a disposizione l’aereo che ha sequestrato la donna e la bambina, abbiano trattato e concordato tutto e solo con la polizia e non anche con la diplomazia e con la politica italiane da cui traggono legittimazione e con cui hanno consuetudine, colleganza, amicizia. Dicono alla Farnesina: «Non potevamo fare nessun collegamento tra questa signora indicata con il suo nome da ragazza e di cui ci veniva solo chiesto se godesse o meno di copertura diplomatica, e la moglie di Ablyazov».
Ma così è anche peggio, visto che l’espulsione è stata velocissima, efficientissima, impiegando più di trenta poliziotti, con un aereo subito pronto. Bisognava fare un’indagine accurata prima di consegnare una donna e una bambina a un dittatore, prima di «deportarle » scrivono i giornali inglesi.
Qui in gioco non c’è l’onestà personale e la rettitudine morale di Emma Bonino che non c’è neppure bisogno di garantire personalmente, ma c’è il rifugio nella strategia dell’“a mia insaputa”, come via di fuga dalla battaglia. Non è vero che è meglio rischiare di fare la figura dei fessi che non hanno capito e ai quali l’hanno fatta sotto il naso, invece di impegnarsi in una denunzia che potrebbe rivelarsi politicamente mortale. È vero il contrario: è sempre meglio ammettere che la politica è stata umiliata e bastonata, ma in piena coscienza. È meglio confessare che i diritti sono stati venduti a interessi economici ma comunque e sempre dentro una politica consapevole. È meglio essere protagonista che fantasma della storia.
D’altra parte c’è la solita Italia dell’otto settembre nel ritiro a cose fatte del decreto di espulsione, nella trasformazione badogliana del volenteroso carceriere in severo censore. Lo stesso governo che, a sua insaputa, ha consegnato la moglie e la figlia del dissidente al despota di Astana, adesso condanna, si scandalizza, non permetterà... Ma bisogna pur dire al presidente Letta che il farsi paladino dei diritti umani subito dopo aver pestato a sangue il cognato della signora e averle dato della «puttana russa» non solo non corregge l’errore ma ne esalta la violenza.
È appunto questa la furbizia dell’“a mia insaputa”: meglio esporsi allo scherno pur di non affrontare la responsabilità, meglio offrirsi all’imbarazzo e alla risatina come quella che cercava Scajola quando decise di farsi citrullo e inventò l’antropologia dei politici “a mia insaputa”. È questo il loro destino, questa la loro ultima spiaggia: provocare una soffocata ilarità pur di evitare l’indignazione, pur di non fare autocritica e pagare di persona.
Serve anche, la strategia dell’“a mia insaputa”, a non far scoppiare, come dovrebbe, lo scandalo internazionale, coinvolgendo l’Europa e, se del caso, le Nazioni Unite e ricordando a tutti che la legge italiana prevede la tutela dei rifugiati politici. Le operazioni di polizia illegali sono tipiche dei Paesi che non hanno sovranità e dei Paesi dove regna l’arbitrio. E va bene che gli italiani non conoscono la geografia e nessuno si impietosisce per il destino di due anime esotiche, per giunta non legate alla dissidenza culturale come potevano essere Sacharov o Brodskij, o come la premio Nobel birmana Aung San Suu Kyi, e mai ci saranno Inti Illimani che canteranno per Alma e per Ula. Ma dal punto di vista del diritto è come se, all’epoca, la moglie e la figlia di un dissidente cileno fossero state consegnate a Pinochet. Con in più il sospetto, certo non provabile, che lo scandalo sia legato agli interessi di Berlusconi, il quale da ieri è in Russia, nel cuore della Gasprom appunto, dall’amico Putin che con il Kazakistan è uno dei motori della politica energetica dell’Oriente.
Anche l’Eni, a cui la vulgata attribuisce più forza del ministero degli Esteri, è ovviamente amico del Kazakistan e si capisce che le ragioni economiche potrebbero davvero avere giocato un ruolo non solo nella gestione dello scandalo ma anche nella scelta della soluzione scajoliana di “a mia insaputa”.
Il solo innocente qui è il capo della polizia perché davvero non poteva sapere: quel giorno, infatti, il nuovo capo non si era ancora insediato, e il vecchio non c’era più. E però anche in questa vacatio si intravede la furbizia degli strateghi dell’“a mia insaputa”, perché nell’interregno è più facile non sapere ed è più semplice dribblare i controlli di legittimità.
Come si vede, erano tempi ingenui di pionieri quelli di Scajola. Solo adesso, con il debutto nello spionaggio internazionale, “a mia insaputa” è diventata una branca collaudata e matura della scienza politica italiana. Sotto a chi tocca, dunque.

«il premier Letta e i suoi ineffabili ministri Alfano, Bonino e Cancellieri stanno cercando solo i due o tre Capozzella di turno da incolpare: “Nessuno ci ha informato”»
il Fatto 14.7.13
La tragedia e la farsa
di Antonio Padellaro

Nell’estate del ’77, dopo la ridicola fuga in una valigia del criminale nazista Kappler dall’ospedale romano del Celio, il governo dell’epoca cercò di addossare la colpa a tal capitano Capozzella, prima delle inevitabili dimissioni dell’allora ministro della Difesa Lattanzio. Fu così che il carabiniere, in ragione anche di un cognome appropriato agli eventi, divenne sinonimo di scaricabarile all’italiana, di politici vili e inetti, di stracci fatti volare per coprire le loro eccellenze. Oggi, mentre solo grazie ai giornali cominciano a emergere circostanze e particolari dello scandalo infamante che ha portato le autorità italiane a consegnare nella mani del dittatore del Kazakistan, Nazarbayev, moglie e figlia (di sei anni) del principale oppositore del regime (dove secondo Amnesty tortura e maltrattamenti sono di casa), si capisce solo che il premier Letta e i suoi ineffabili ministri Alfano, Bonino e Cancellieri stanno cercando solo i due o tre Capozzella di turno da incolpare: “Nessuno ci ha informato”. I dirigenti della Polizia avranno modo di spiegare le sconcertanti modalità di un’espulsione avvenuta con uno spiegamento di forze (50 uomini armati fino ai denti) come per Riina e Provenzano.
Una domanda ai solerti funzionari, però, sorge spontanea: una volta entrati nella villetta di Casal Palocco e constatata l’identità dei feroci criminali da catturare, una donna e una bimba terrorizzate, non gli è saltato in mente che qualcosa non tornava? Un controllo, una telefonata a qualche superiore gallonato per chiedere: che cazzo stiamo facendo, era troppo complicato? Perché a questo punto sorge il dubbio che tutta la vicenda, da molti interpretata in chiave complottista come un favore fatto all’amico personale di Berlusconi e al partner d’affari dell’Eni, nasconda una buona dose di ottusità e cialtroneria. Insomma, più che James Bond, una gag dell’ispettore Clouseau, anche se non c’è niente da ridere. Forse neanche gli sceneggiatori di Peter Sellers avrebbero saputo creare una battuta come quella escogitata dai cervelli di Palazzo Chigi a proposito di Alma Shalabayeva: “Espulsione revocata, ora può tornare”. Naturalmente gli sgherri kazaki non aspettano altro che liberarla con tante scuse.
Pensavamo di aver toccato il fondo della credibilità internazionale con la pagliacciata dei due marò trattenuti in Italia malgrado la parola d’onore data al governo indiano e poi rispediti a Delhi. Ma ora è molto, molto peggio.

Corriere 14.7.13
L'immagine nazionale
La nostra vocazione a finire nei pasticci
di Sergio Romano

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«È credibile che l'autorità politica sia stata tagliata fuori dai tecnici che maneggiarono la vicenda tra il 28 e il 31 maggio?»
Repubblica 14.7.13
Vertici al Viminale e relazioni sul tavolo: ecco perché gli uomini del ministro sapevano
Per un mese e mezzo ignorato il dossier sulla notte del blitz
Davvero il ministro dell'Interno Angelino Alfano nulla ha saputo del destino di Alma Shalabayeva e della figlia Alua se non a cose fatte?
È credibile che l'autorità politica sia stata tagliata fuori dai tecnici che maneggiarono la vicenda tra il 28 e il 31 maggio?
di Carlo Bonini

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L’Huffington Post 14.7.13
Felice Casson: "L'ombra di Silvio Berlusconi sul caso Shalabayeva. Indaghi Enrico Letta ed esautori Angelino Alfano"

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«La Farnesina si auto-assolve...»
il Fatto 14.7.13
Governo, scaricabarile kazako
“La vita di Alma nelle loro mani”
Pansa consegnerà fra 48 ore al vicepremier la relazione che scagiona lo stesso numero due del governo e tiene a galla le larghe intese. E la Farnesina si auto-assolve
di Giampiero Calapà

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il Fatto 14.7.13
La donna racconta
“I sequestratori sembravano mafiosi e mi dicevano: sei una puttana russa”
“Puttana russa, e poi mi hanno portato via”
Il diario della moglie del dissidente: Alma racconta i tre giorni del blitz alla sua espulsione, tra innterrogatori, la cella al Cie e il rimpatrio
di Alma Shalabayeva

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il Fatto 14.7.13
“Basta un’udienza per la galera”
L’avvocato della Shabalayeva teme per le accuse di corruzione
di Chiara Paolin

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il Fatto 14.7.13
Fava (Copasir) chiede le dimissioni del delfino di B.

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il Fatto 14.7.13
Aziende e interessi economici italiani in Kazakistan

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il Fatto 14.7.13
Caccia all’uomo, ma Ablyazov ha fatto perdere ogni traccia

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Non potremo mai dimenticare che l’Unità, oggi caratterizzata dalla direzione di Claudio Sardo, ha vergognosamente a lungo tentato di occultare l’affaire, che ora fortunatamente è esploso nonostante loro, praticamente ancora fino a ieri, quando già La Stampa e Il Fatto lo denunciavano almeno da una settimana. La prima denuncia della stampa infatti fu del 5 luglio: vedi la nostra rassegna qui di seguito
l’Unità 14.7.13
Il giallo dell’espulsione revocata
Sul caso kazako ancora tensioni tra i ministri
Alma e la figlia ostaggi nel regno dei diritti negati
Il Kazakistan fa sapere che la moglie del dissidente espulsa dall’Italia «non è agli arresti domiciliari»
Ma farla uscire dal suo Paese non sarà facile
Nervosismo alla Farnesina
di Umberto De Giovannangeli

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«una polemica poco sotterranea tra Farnesina e Viminale. Una sorta di scaricabarile»
l’Unità 14.7.13
Tensioni tra ministeri
Il caso investe in pieno Alfano
Rimpalli di responsabilità tra Viminale e Farnesina
Mozione di sfiducia Sel e M5S al ministro dell’Interno, possibili frizioni nella maggioranza
di Ninni Andriolo

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«Viminale, Prefettura, Farnesina, Interpol: tutti sapevano»
l’Unità 14.7.13
L’indagine: «Informati gli uffici del ministro e del capo della Ps
Entro martedì la «verità» affidata al capo della polizia Pansa
Una lista di falsi ed errori
Viminale, Prefettura, Farnesina, Interpol: tutti sapevano
di Claudia Fusani

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l’Unità 14.7.13
Il senso dello Stato
di Roberto Andò

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La Stampa 14.7.13
Kazakhstan, il caso Ablyazov
Il regno del petrolio che fa gola a Roma
Dal trattato strategico del 1992, l’Italia è tra i principali partner commerciali ed economici di Astana
Il Paese è cresciuto negli ultimi 20 anni a un tasso dell’8%"
Sono 53 le imprese italiane che hanno stabilito una base fissa secondo le stime dell’Ice"
di Francesco Semprini

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La Stampa 14.7.13
Il presidente
Il “riformatore laico” che guida un Paese a conduzione familiare
di Anna Zafesova

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il Fatto 14.7.13
Il rifugiato
Ablyazov, il banchiere che rischiava di far ombra al “padrone”
di Maurizio Molinari

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La Stampa 14.7.13
Yelemessov, l’ambasciatore che trattava soltanto con gli uomini del Viminale
di Maria Corbi

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il manifesto 14.7.13
due pagine sull’affaire disponibili qui







il Fatto 14.7.13
Incandidabilità o decadenza? Il Pd spera nella Cassazione
Nella Giunta delle elezioni del Senato i due provvedimenti potrebbero arrivare negli stessi giorni, ecco perché i Democratici confidano che la sentenza sui diritti tv Mediaset arrivi prima
di Eduardo Di Blasi

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il Fatto 14.7.13
Marco Revelli: “Il Pd ha perso contatto con gli elettori e si aggrappa solo al potere"
Autoreferenzialità. L’amore per banche e poltrone
I Democratici si muovono “come se avessero perso il legame con la realtà”, spiega il politologo
intervista di Wanda Marra

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il Fatto 14.7.13
Pd, il partito fibrilla E si disintegra nel nulla
di Paolo Ojetti

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Del tutto privo di idee proprie, il Pd fa appello a quelle del nemico
l’Unità 14.7.13
L’Enciclica e la critica dell’individualismo
di Mario Tronti

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Corriere 14.7.13
Vent’anni dopo il rischio del «grande vuoto»
Nel ‘91-’93 il Pds non fu protagonista del crollo dei vecchi partiti ma solo l’indiretto beneficiario
di Giovanni Belardelli

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Corriere 14.7.13
Nel Pd servono scelte radicali
Di mediocrità la politica può morire
di Virginio Rognoni

Ex vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura
su spogli

Repubblica 14.7.13
La grande confusione del partito democratico
di Eugenio Scalfari
su spogli

Repubblica 14.7.13
Vendola: “Tornino al programma di cambiamento e cerchino una maggioranza alternativa”
“I Democratici così si suicidano ma Beppe ha aiutato Berlusconi”
intervista di Giovanna Casadio
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Corriere 14.7.13
Addii, liti e tormenti Le (larghe) divisioni dei saggi
Onida: abnorme lo stop delle Camere, ma non lascio
di Tommaso Labate

su spogli


il Fatto 14.7.13
Ci spiegano il futuro bombardandoci di numeri
di Furio Colombo

su spogli

il Fatto 14.7.13
Il governo gioca a Risiko con gli F-35 ma la vera partita è sulla nostra pelle
di Silvia Truzzi

su spogli
l’Unità 14.7.13
Sullo «ius soli» Boldrini rilancia
La presidente della Camera a Lamezia Terme: «Chi nasce in Italia è italiano»
La destra si scatena
di Franca Stella

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il Fatto 14.7.13
L’avvocato Giulia Bongiorno
“Basta impunità: ergastolo a chi uccide una donna”
di Elisabetta Reguitti

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l’Unità 14.7.13
Severino, Berardinelli e la filosofia senza forchetta
di Massimo Adinolfi

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REPRINT:











Corriere 1.7.13
Il mondo nasce da un rifiuto. Niente cambia, per l'eternità
Ogni cosa è destinata a tornare: è questa la fonte del sapere
di Emanuele Severino
qui











Il Sole 24 Ore Domenica 23.6.13
Il caso Severino
Dell’essere una lampada 
Da sempre in lotta contro il nihilismo,
esce un ennesimo libro per Adelphi
che ripete ossessivamente sempre la stessa tesi
di Alfonso Berardinelli
qui segnalazione di Ernesto Longobardi

 






La Stampa 14.7.13
Nadine Gordimer “Questo Sudafrica tradisce Mandela”
La scrittrice amica dell’ex presidente: è vero, siamo liberi ma in questo Paese manca la giustizia e domina la corruzione
di Paolo Mastrolilli e Lorenzo Simoncelli

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La Stampa 14.7.13
Le autoritè di Jiangmen, nel sud del Paese, rinunciano alla costruzione dell’impianto nucleare
Cina, la protesta ferma l’uranio
In centinaia hanno manifestato per giorni contro il progetto
di Ilaria Maria Sala

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La Stampa 14.7.13
Aborto, i Paesi in cerca di equilibrio
di Vladimiro Zagrebelsky

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il Fatto 14.7.13
L’intervista: Susan Sarandon
“Femminismo? Basta, è una parola fuori moda”
di Elizabeth Day

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La Stampa 14.7.13
A Monaco i Picasso della collezione Nahmad

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Corriere 14.7.13
I comunisti francesi nella Parigi occupata
risponde Sergio Romano

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Corriere Salute 14.7.13 
Williams
Il distinto pediatra-poeta che ispirò la Beat Generation
di Alberto Paleari

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Corriere La Lettura 14.7.13
I guerrieri omerici prima di Omero
di Anna Lucia D’Agata

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Corriere La Lettura 14.7.13
Scambio di doni dopo il duello
L’etica dell’Iliade
di Luciano Canfora
qui



















Repubblica 14.7.13
Se l’alfabeto è una prigione
di Roberto Esposito

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do you remember...?
Repubblica 14.7.13
La rivolta del pensiero contro la “disperanza”
di Francesca Bolino

Bisogna trovare «la forza di vivere il presente in movimento che chiamiamo futuro», dice Marc Augé.
Ma questa forza deve essere supportata da soggetti storici concreti, individuali e collettivi: solo le rivolte del pensiero possono «farci uscire dalle impasses e dai vicoli ciechi della malinconia e della disperanza». Mario Galzigna conclude così il suo saggio dedicato a una delle insegne del nostro tempo — l’assuefazione all’idea di sottrazione del futuro — che egli definisce con il neologismo “disperanza”. Nella ri-costruzione di un “pensiero in rivolta” Galzigna riesuma alcuni momenti di sovversione: la pittura di Magritte, la psichiatria antiistituzionale di Ronald Laing, Antonin Artaud scrittore insorto. Trasgressioni libertine e giochi dell’intelletto. E anche la sfida politica anti-colonialista degli Indios, vista come una decolonizzazione dell’antropologia e dunque del pensiero. Un affascinante esercizio di destabilizzazione “alla Foucault” con lo scopo di smuovere la mansuetudine diffusa e rianimare attitudini consegnate agli archivi, a cominciare dall’idea stessa di rivolta. Contro lo scoramento.
Rivolte del pensiero, di Mario Galzigna Bollati Boringhieri, pagg. 174, euro 18

Repubblica 14.7.13
Le origini russe, Bobbio, il diritto Parla l’ex presidente della Consulta
Gustavo Zagrebelsky
“La mia vita da giurista attento alla democrazia all’etica del dubbio e alla vita delle persone”
di Antonio Gnoli

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Repubblica 14.7.13
Il trionfo del corpo femminile nella “scandalosa” Venere di Tiziano
di Melania Mazzucco

su spogli















Il Sole 24 Ore Domenica 14.7.13
Le lezioni cartesiane di Baruch
Nel 1663 usciva l’esposizione geometrica che il grande filosofo olandese dedicava al francese
Ne espose le idee con precisione, anche quando erano del tutto opposte alle sue
di Franco Giudice

qui













Il Sole 24 Ore Domenica 14.7.13
Estetica
Il tempo infinito dell’arte
di Anna Li Vigni

qui

Quotidiano sanità 14.7.13
Vite Doppie. L’ultimo libro di Mario Caccavale spunto di riflessione sulla “doppiezza”

Durante una crociera attraverso il Mediterraneo i protagonisti del nuovo romanzo Vite Doppie (Mondadori) sollevano il tema della doppiezza degli individui e dei popoli che abitano i paesi che si affacciano su questo mare. Ma cos’è la “doppiezza”? Lo abbiamo chiesto a Massimo Di Giannantonio, professore di Psichiatria a Chieti

qui segnalazione di Nuccio Russo

TRE PAGINE E CINQUE DI ALIAS SUL MANIFESTO DI OGGI,
A PROPOSITO DI PSICOANALISI:

























il manifesto Alias 14.7.13
Due freudiani, un lacaniano, uno junghiano accantonano le loro divergenze teoriche e si riuniscono sotto un inedito cartello “In difesa della psicoanalisi”
Ma rispondendo all’ennesimo attacco ingoiano un’esca avvelenata
Psicoanalisi conosci te stessa
Il solo autentico nemico della psicoanalisi è la sua ombra
di Paolo Baroni 

il manifesto Alias 14.7.13
Pensare con Freud per Cortina
Nella subklimazione una risorsa vitale
di Franco Lolli


il manifesto Alias 14.7.13
Su Lacan
Un lessico inafferrabile come lo è l’inconscio
Intervista a Di Ciaccia
di Alex Pagliardini


il manifesto Alias 14.7.13
La psicologia archetipica di James Hillman
una terapia per la civiltà
di Luigi Zoja


il manifesto Alias 14.7.13
Una ricerca di Gherardo Ugolini
Effetti di parentela fra il procedimento analitico e la catarsi tragica
di Federico Condello
TRE PAGINE, DISPONIBILI QUI
segnalazione di Anna Pompili