Yahoo!Salute Genialità e disturbo bipolaremercoledì 23 marzo 2005, Il Pensiero Scientifico EditoreGioacchino Rossini, Ludwig Van Beethoven, Emily Dickinson, Robert Schumann. Pietre miliari della formazione culturale di alcuni e accomunati da una malattia: il disturbo bipolare. Non sono gli unici. Molte delle persone più brillanti che si incontrano a scuola, all’università, al lavoro, ne sono affette anche se non lo sanno. Il New York Time, in un articolo pubblicato on-line, per richiamare l’attenzione su questo disturbo che è ancora poco conoscituo e di difficile diagnosi, punta su una caratteristica fondamentale delle persone affette da questa malattia: acume e doti non comuni che ne fanno spesso persone di successo.
L’occasione è la pubblicazione del libro “Exuberance” di Redfield Jamison, professore di Psichiatria della Johns Hopkins University, in cui si discute proprio di come stati maniacali o depressivi abbiano coinciso con la migliore produzione culturale delle menti più brillanti.
Il successo, certo, nel caso di queste persone non fa la felicità proprio perché spesso associato a stati di profonda depressione che si alternano a momenti di enorme euforia.
Il disturbo bipolare, infatti, è una malattia mentale che causa pesanti alterazioni dell’umore. L’umore di chi è affetto da questo disturbo subisce notevoli sbalzi, che si susseguono in maniera spesso imprevedibile e con un’intensità che raggiunge livelli tali da condizionare le relazioni sociali e la stessa salute. L’età di esordio del disturbo bipolare è piuttosto precoce, tra i 15 e i 40 anni, con un andamento che prevede ricadute nel corso della vita.
Questa malattia è tanto più insidiosa perché non è ancora ben conosciuta e, in alcuni casi, è persino difficile diagnosticarla. Mentre, infatti, la comunità medica ha raggiunto un accordo sulla differenziazione del disturbo bipolare in due classi, denominate disturbo bipolare di tipo uno e due, è difficile individuare con esattezza i variegati casi che si pongono a metà strada tra un gruppo di classificazione e l’altro. In particolare è difficile diagnosticare i disturbi che rientrano in quello che è stato definito “spettro bipolare”, di cui fanno parte le depressioni post-partum, le depressioni stagionali, la depressione psicotica, la depressione ad elevata ricorrenza, la depressione in soggetti con familiarità per il disturbo bipolare e le depressioni sovrapposte a temperamenti affettivi.
ilmessaggero.itMercoledì 23 Marzo 2005 LE PAROLE DI PETROCCHI Messaggio pasquale del vescovo: «La nostra società genera depressione» Il vescovo Giuseppe Petrocchi invia il messaggio ai fedeli in occasione della Pasqua e decide di prendere spunto da una ricerca dell’Eurispes su uno dei mali che afflige la società moderna, la depressione. «Mi ha provocato nell’anima una fitta di dolore leggere che in Italia la depressione tocca il 5,3% dei ragazzi tra gli 11 e i 14 anni e circa il 2% dei bambini. Un dato anomalo e allarmante, soprattutto se si considera che l’arco anagrafico investito da questo grave disagio è la fascia di età tradizionalmente considerata l’epoca della spensieratezza e dell’allegria».
Il vescovo propone un’analisi sull’origine del sempre più diffuso disagio. «Purtroppo - spiega - numerose analisi convergono nel segnalare che la nostra società, caratterizzata da una larga opulenza consumistica e da un diffuso relativismo culturale, genera nel proprio seno, e specialmente nelle generazioni più giovani, un malessere occulto e insidioso: infatti, sotto la crosta di una euforia ostentata e di un pronunciato individualismo a sfondo narcisistico, scorrono disorientamento etico, insicurezza esistenziale e fragilità emotiva. C’è da aggiungere che l’“insoddisfazione oscura” - che viene dal profondo e avvelena la sana “voglia di vivere” - non risulta un fenomeno circoscritto all’area giovanile, ma si estende in forma massiva anche al mondo adulto: infatti, è noto agli studiosi che l’ansietà costituisce uno dei “mali dell’anima” più frequenti e corrosivi del nostro tempo».
Petrocchi prosegue analizzando le conseguenze di tanta insofferenza: «Ne è prova l’uso intensivo degli psicofarmaci, che risultano, tra i medicinali, quelli più prodotti e venduti. Sono fenomeni, questi, simili ai brividi provocati dal freddo che accompagna la notte. Infatti, la causa sorgiva di questa “crisi epocale”, dai mille volti, è da individuare in un pervasivo “vuoto spirituale”, poiché un immenso “buco nero” si è prodotto nel cielo della coscienza collettiva: si chiama indifferenza a Dio. La causa nodale del problema non va cercata solo “all’esterno”, cioè nello stile frenetico della vita sociale e nei rapporti interpersonali conflittuali o alienanti, ma deve essere individuata prima di tutto “all’interno”, cioè negli atteggiamenti cognitivi ed affettivi con cui il soggetto si rapporta a se stesso, agli altri, al mondo».
vita.itnon profit online23 marzo 2005 Salute: piano interministeriale contro la depressioneUna "strategia operativa" contro la depressione, un problema sanitario diffuso nella popolazione. L'hanno concertata nel corso di un vertice il 17 marzo scorso il Ministro della Salute, Girolamo Sirchia, il Ministro delle Comunicazioni, Maurizio Gasparri, il Ministro per gli Affari regionali, Enrico La Loggia, e rappresentanti delle Regioni, del mondo della scuola, dell'università, delle società scientifiche di psichiatria, pediatria, neuropsichiatria dell'infanzia e gerontologia, dei medici di medicina generale e del volontariato.
La depressione è una patologia in preoccupante crescita che rischia di trasformarsi in una vera e propria epidemia.
E' stato per questo discusso il Piano strategico di contrasto della depressione in bambini e adolescenti, adulti, anziani e donne in gravidanza. Si tratta di uno schema operativo piramidale che identifica le azioni degli operatori responsabili dell'assistenza e si articola su cinque livelli di intensità di cura (prevenzione, riconoscimento precoce, trattamento casi lievi, trattamento casi moderati, trattamento casi gravi).
Dal punto di vista organizzativo, l'azione si svilupperà in ambito centrale, regionale e locale. I Ministeri (Salute, Istruzione, Welfare e Comunicazioni) dovranno definire il Piano nei suoi particolari, realizzare una campagna informativa, elaborare le Linee guida e mettere a punto un sistema di monitoraggio. Alle Regioni sarà invece affidato il compito di definire, attraverso piani regionali, le reti dei Centri di riferimento.
Medici di medicina generale, pediatri, geriatri, dipartimenti di salute mentale (DSM), consultori pre-parto e Utap si occuperanno invece dei programmi di prevenzione, di assistenza primaria, degli screening sui gruppi a rischio e del trattamento dei casi lievi. Un ruolo centrale, in particolare nella prevenzione fra bambini e adolescenti, sarà svolto dalle scuole, che saranno impegnate nel coinvolgimento di insegnanti e famiglie.
In Italia sono almeno 1,5 milioni gli adulti che soffrono di depressione, mentre quasi 5 milioni, oltre il 10% della popolazione, ne hanno sofferto almeno una volta nel corso della vita. Sono depressi 6 bambini su mille, mentre le donne sono colpite tre volte più degli uomini. L'aumento dei ricoveri ospedalieri e l'incremento nell'uso dei farmaci specifici dimostrano che il fenomeno è in crescita progressiva e necessita di un'attività di prevenzione e cura a tutela dei quattro gruppi più a rischio: anziani, bambini ed adolescenti, donne in gravidanza e individui esposti ad eventi traumatici.
Yahoo!Notizie23 marzo 2005Salute: Esperti Gb, 30% Persone Dopo Trauma Rischia Sindrome PsichiatricaRoma, 23 mar. (Adnkronos Salute) - Il 30% delle persone esposte a un trauma o a un evento catastrofico - come lo tsunami che ha devastato le coste del Sud Est asiatico lo scorso 26 dicembre - rischia di ammalarsi di disordini da stress post traumatico. In Gran Bretagna ben 5 uomini e 10 donne su 100 ne soffrono dopo aver vissuto esperienze traumatiche nella loro vita e accusano sintomi come ansia, depressione e rabbia. Ma la patologia - secondo il National Institute for Clinical Excellence (Nice) - è sottostimata e sarebbe per questo necessario uno screening della popolazione britannica che tenga conto delle indicazioni fornite dalle nuove linee guida in materia. Inoltre, il Nice denuncia che solo una piccola parte delle persone affetta da questa sindrome viene curata, mentre molti continuano a sottovalutare i disturbi o a non riconoscere il problema, soprattutto quando a soffrirne sono i bambini. Ecco perchè, secondo l'istituto anglosassone, gli operatori sanitari dovrebbero, per esempio, allertare i parenti delle persone che hanno subito un incidente del rischio oggettivo che essi sviluppino dei disturbi legati al trauma vissuto. Le cure per i disordini da stress post traumatico - spiegano gli esperti - variano a seconda dell'età del paziente, naturalmente per i più piccoli è previsto un percorso di cura 'ad hoc'. Sono disponibili anche cure farmacologiche, ma a queste si dovrebbe ricorrere soltanto dopo aver tentato altri percorsi terapeutici che si sono rivelati fallimentari. (Ile/Adnkronos Salute)