lunedì 25 aprile 2005

25 APRILE
OGGI

la canzone di Leonard Cohen, "The Partisan"
ascoltala
sul sito internet dell'Arci


I partigiani ci hanno regalato la libertà e una Costituzione fondata sul lavoro, sui diritti, sul ripudio della guerra. Per ricordarli, a 60 anni dalla fine della lotta partigiana, l'Arci, Liberazione, il Manifesto e l'Unità regalano la canzone di Leonard Cohen, "The Partisan", Il Partigiano. Cantore della malinconia, della solitudine, dell'emarginazione e degli amori persi, Leonard Cohen è uno dei songwriter più influenti di tutti i tempi. Originario di Montreal, 71 anni, è anche il più "europeo" dei cantautori d'oltre oceano. La sua voce "simile a un rasoio" e le sue canzoni hanno segnato generazioni di cantautori (da Nick Cave a Fabrizio De André). Puoi ascoltare e scaricare "The Partisan" dai siti internet delle tre testate e dell'associazione.
Quando travolsero i confini
mi fu detto di arrendermi
e questo non potevo farlo
ho preso il mio fucile e sono sparito.

Ho cambiato il mio nome tante volte
ho perso mia moglie e i figli
ma ho molti amici
e alcuni di loro sono con me.

Una donna anziana ci ha dato riparo
ci ha nascosto in soffitta
poi sono arrivati i soldati
è morta senza un sospiro.

Eravamo in tre questa mattina
sono rimasto solo questa sera
ma devo andare avanti
le frontiere sono la mia prigione.

Ma il vento, il vento sta soffiando
tra le tombe il vento sta soffiando
la libertà verrà presto
e allora noi usciremo dall'ombra.

When they poured across the border
I was cautioned to surrender
this I could not do
I took my gun and vanished.

I have changed my name so often
I've lost my wife and children
but I have many friends
and some of them are with me.

An old woman gave us shelter,
kept us hidden in the garret
then the soldiers came
she died without a whisper.

There were three of us this morning
I'm the only one this evening
but I must go on
the frontiers are my prison.

But the wind, the wind is blowing
through the graves the wind is blowing
freedom soon will come
then we'll come from che shadows.


dal sito de L'Unità

Lo avrai
camerata Kesselring
il monumento che pretendi da noi italiani
ma con che pietra si costruirà
a deciderlo tocca a noi

non coi sassi affumicati
dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio
non colla terra dei cimiteri
dove i nostri compagni giovinetti
riposano in serenità
non colla neve inviolata delle montagne
che per due inverni ti sfidarono
non colla primavera di queste valli
che ti vide fuggire

ma soltanto col silenzio dei torturati
più duro di ogni macigno
soltanto con la roccia di questo patto
giurato fra uomini liberi
che volontari si adunarono
per dignità non per odio
decisi a riscattare
la vergogna e il terrore del mondo

su queste strade se vorrai tornare
ai nostri posti ci ritroverai
morti e vivi collo stesso impegno
popolo serrato intorno al monumento
che si chiama
ora e sempre

Resistenza


Piero Calamandrei

un bimbo autistico a Treviso

Liberazione 24.4.05
È autistico? «Nello sgabuzzino»
La maestra non lo vuole in classe

È successo a Treviso. Il padre: «Me ne vado, emigro al Sud»
Laura Eduati

Disturbava, non stava mai attento, non stabiliva nessun contatto con i compagni. E poi quel dondolare perenne della testa. Così le maestre preferivano allontanarlo dalla classe, lo rinchiudevano nello sgabuzzino dei detersivi con un foglio di carta e una penna, sperando che in questo modo quel bambino se ne stesse buono buono fino alla campanella. E' accaduto in una scuola elementare di Istrana, a una manciata di chilometri da Treviso. L'infelice protagonista di questa storia durata quattro lunghi anni è un bimbo che oggi fa la quarta elementare ed è affetto da autismo, una patologia psichiatrica che non riguarda l'intelligenza, ma porta all'isolamento emotivo e all'incapacità di stabilire relazioni normali con la realtà circostante.
A scoprire quale inferno stesse vivendo il piccolo è stato il padre, pilota dell'aviazione civile originario della provincia di Avellino e da alcuni anni residente a Istrana con moglie e due figli. Filippo, questo il nome del padre, si era accorto già tre anni fa che qualcosa non andava nel rapporto tra il bimbo e la scuola. E poiché non poteva ricevere informazioni direttamente dal bambino («Mio figlio dice poche parole, non sa esprimersi. Quindi quello che dico l'ho visto coi miei occhi»), un giorno del 2002 decise di entrare anonimamente nell'istituto. E vide ciò che sospettava: «Gli facevano fare lezione nello sgabuzzino, non con l'insegnante né con i compagni». Protestò educatamente, il signor Filippo. Disse alle maestre che capiva quanto fosse difficile stare a contatto con un bambino problematico come suo figlio, e capiva che gli facessero fare lezione isolato, per non compromettere le lezioni agli scolari «normali». Ma chiese che qualche volta gli dessero una carezza, che gli si facesse una tenerezza, che lo si coinvolgesse nei giochi in cortile. Invece nulla: «Non lo richiamavano in classe dal suo esilio nemmeno quando c'erano le festicciole di compleanno», racconta Filippo. Perché il bimbo dondolava, dondolava, non stava mai fermo, nemmeno quando bisognava stare fermi in fila. Intanto il padre scriveva innumerevoli lettere di protesta al Provveditorato di Treviso per esigere spiegazioni, «ma non mi risposero mai». Si affidò ad un' insegnante di sostegno, che tenne un diario dove descriveva la vita del bimbo a scuola. L'insegnante di sostegno venne diffidata, il diario contestato.
Ora Filippo e la moglie hanno deciso di mettere fine al supplizio del figlio («dopo quattro anni non riconosce nemmeno le sue maestre, né i compagni»), faranno i bagagli e se ne andranno dalla Marca trevigiana. «Ci arrendiamo», hanno confessato alla stampa locale. Intanto si è scoperta un'altra storia: nello stesso istituto, ad un bimbo che sputava le maestre hanno messo l'adesivo sulla bocca.

Mostri tra le mura di casa

Corriere della Romagna 25.4.05
Mostri tra le mura di casa
Gian Paolo Castagnoli

CESENA - Ci sono storie che troppo spesso restano nascoste tra quattro mura. Sono storie crude, fatte di abbandono o di aperte violenze di cui cadono vittime quelli che dovrebbero essere gli “intoccabili” di ogni società che si rispetti: i bambini. Tanti pensano che certe forme di degrado siano prerogativa delle periferie degradate di qualche metropoli o di ambienti in cui regna la sottocultura. Ma non è così. Anche nella ricca e civile Cesena sono sempre più frequenti i casi in cui i genitori si rivelano non adeguati a seguire i figli. A volte perché non sanno prendersi cura di loro per gravi problemi personali. Altre volte perché hanno inflitto alla loro prole maltrattamenti indicibili, fino ad abusi sessuali. Nel comprensorio cesenate, i casi di quest’ultimo genere che finiscono con l’affidamento ai Servizi sociali dell’Ausl sono 10-15. Ma è solo la punta dell’iceberg. E si arriva a quota 250 se si sommano tutte le situazioni che creano un tale allarme da proteggere i minori dai danni che il nucleo familiare procura loro. Il trend complessivo, nell’ultimo quinquennio, è in aumento. Si sono registrati tra 50 e 60 affidamenti all’anno a causa dell’alcolismo o della tossicodipendenza dei genitori. Altrettante le situazioni in cui a fare scattare l’intervento dell’Ausl sono state separazioni particolarmente laceranti tra i coniugi. Poi ci sono una ventina di minori che si è stati costretti a difendere da malattie psichiatriche dei loro padri o delle loro madri. L’incapacità assoluta di curare i figli all’interno della vita familiare è invece alla base di circa 70 affidamenti ai Servizi sociali per “inadeguatezza genitoriale”.Non vanno trascurate le forme di disagio meno drammatiche, ma che, se non seguite, rischiano di degenerare. Così sono ormai vicini a quota 2 mila i minori totali in carico al Dipartimento sociale dell’Ausl di Cesena. Il loro numero cresce mediamente del 10-20 per cento all’anno, con più di 400 nuovi utenti che entrano nel “circuito”. La percentuale di minori seguiti dagli operatori sociali dell’Ausl rispetto agli under 18 residenti nel Cesenate si è così attestata intorno al 6 per cento. Segno di una fiducia nei servizi e della loro abilità a scoprire situazioni a rischio. Ma anche cartina di tornasole di un disagio sociale molto pesante, che chiede risposte non solo sul versante socio-sanitario.