La Repubblica Firenze 19.6.03
Scuola Redi-Granacci, Bagno a Ripoli
La bugia può aiutare a diventar grandi?
LA BUGIA: è soltanto qualcosa di negativo, o può aiutare a diventare grandi? E´ intorno a questa domanda che è ruotata l´iniziativa appena conclusa alla scuola media Redi-Granacci di Bagno a Ripoli, e condotta da Effetto Cucciolo, onlus di psicologi, psicoterapeuti e pedagogisti che lavora alla «intercettazione» delle difficoltà dei bambini e dei ragazzi nelle fasi critiche della crescita (ma anche in situazioni di disagio oggettivo, per esempio in ospedale, con un progetto già avviato al Meyer). Attraverso strumenti come l´immedesimazione e l´uso dei simboli, per un anno scolastico ai ragazzi è stato proposto di «giocare» con l´idea della «bugia» attraverso libere associazioni della fantasia, e però «all'interno di un limite senza il quale», spiega il presidente di Effetto Cucciolo Riccardo Fantechi, «si rischia lo smarrimento espressivo»: per esempio dandone una definizione in 32 parole, o dentro un «recinto» di caselle, oppure costruendo un racconto fantastico, - la storia di Xantilio, mangiatore di carne umana - in cui la bugia diventa di fatto strumento di scandaglio delle potenzialità del reale. Non solo: grazie allo studio di doppiaggio messo a disposizione da Vox Video, i ragazzi sono usciti da uno stato di passiva ricezione del messaggio tv attraverso la sostituzione della loro voce a quella dei personaggi. «Le esperienze in quest´epoca della vita, in cui mancano del tutto giudizio critico e competenza sociale, hanno di per sé molto a che fare con la bugia» spiega Fantechi. «La scommessa è di aiutare i ragazzi a costruire la propria identità senza schiacciarsi su modelli di gruppo o stereotipi». Il prossimo anno, Effetto Cucciolo aiuterà i ragazzi a scoprire i loro «poteri» attraverso Harry Potter e la visita a Cinecittà, la «macchina dei sogni».
(m.c.c.)
«SEGNALAZIONI» è il titolo della testata indipendente di Fulvio Iannaco che - registrata già nel 2001 - ha ormai compiuto il diciottesimo anno della propria continua ricerca e resistenza.
Dal 2007 - poi - alla sua caratteristica originaria di libera espressione del proprio ideatore, «Segnalazioni» ha unito la propria adesione alla «Associazione Amore e Psiche» - della quale fu fra i primissimi fondatori - nella prospettiva storica della realizzazione della «Fondazione Massimo Fagioli»
L'ASSOCIAZIONE CULTURALE
giovedì 19 giugno 2003
guadagnarsi il paradiso guadagnandoci
il manifesto 19.6.03
Scuola
Assunti dalla chiesa
di Antonio Peduzzi
Il senato discute in questi giorni il disegno di legge governativo (n. 1877) riguardante il reclutamento degli insegnanti di religione. La proposta del governo consiste nell'istituzione di un concorso che abbia l'obiettivo dell'accertamento di una preparazione culturale, generale e didattica, con esclusione dei contenuti specifici dell'insegnamento della religione cristiano-cattolica (la cui valutazione è rimessa all'autorità diocesana). Il governo, dunque, intende configurare un reclutamento diverso da quello ordinario, che costituirebbe un vero e proprio canale parallelo di assunzione in ruolo, governato da criteri confessionali. Non può essere diversamente, peraltro, dal momento che dal punto di vista governativo si tratta di far coesistere due sovranità, di cui una debole (quella statale) e una forte (quella ecclesiastica). E' come se si stabilisse con legge che per il reclutamento e l'immissione in ruolo di un insegnante della scuola statale italiana dovessero essere operanti due distinte commissioni giudicatrici: una effettiva (quella diocesana) e una virtuale (quella statale). Benché a prima vista sembri configurarsi per gli insegnanti di religione un ruolo autonomo destinato a coesistere con il ruolo ordinario degli insegnanti statali, a un esame appena più attento ciò si rivela falso. La scuola italiana non tollera più di un ruolo: il docente di religione transitato nei ruoli statali, qualora perda l'idoneità riconosciutagli dall'autorità ecclesiastica, può transitare su cattedra d'insegnamento diversa purché in possesso di laurea confacente. In questo modo è stato aperto un canale alternativo per l'accesso al ruolo d'insegnamento della scuola. Per far capire il problema ci serviremo di un esempio.
Prendiamo una insegnante di religione di 48 anni. Ha iniziato a insegnare nelle elementari a 24 anni: la diocesi conferisce la nomina senza alcun riguardo ai titoli, ma unicamente sulla scorta del riconoscimento dell'idoneità. Dopo anni nelle elementari è passata alle medie, quindi alle superiori. Nel frattempo si è sposata ed ha avuto figli. A 48 anni consegue la laurea in Pedagogia (che ora si chiama Scienze dell'educazione). Trattandosi di una laurea tuttofare (il suo curriculum a spizzico consente di insegnare tutto, meno Scienze, Matematica e fisica, Greco e poco altro), può chiedere il passaggio sulle seguenti cattedre: Italiano e storia (istituti tecnici); Italiano e latino (licei); Filosofia e storia (licei); Filosofia, psicologia e pedagogia (istituti magistrali); Psicologia sociale e pubbliche relazioni (istituti tecnici femminili), Storia dell'arte. Il passaggio di cattedra presuppone che la cattedra richiesta sia formalmente vacante. Ma se questo si realizza implica necessariamente che, trascorso il primo anno sulla nuova cattedra, in caso di contrazione di organico venga redatta una graduatoria d'istituto. Tenendo conto del fatto che la docente di cui sopra ha 25 anni di servizio, molto probabilmente il suo punteggio produrrà l'effetto del suo mantenimento in ruolo e della messa in esubero di un collega che ha meno anni di servizio perché prima di insegnare ha dovuto laurearsi. Chi insegna religione non ha questo obbligo, per cui inizia a lavorare e ad accumulare punteggio prima. Spesso fa anche famiglia prima (i figli fanno punteggio).
Ma lasciamo da parte le quisquilie e badiamo alla sostanza: in questo modo abbiamo scoperto un canale alternativo per il conseguimento del posto statale ma - meglio ancora - abbiamo trovato un eccellente sistema per la confessionalizzazione di oltre il 50 per cento degli insegnamenti della scuola italiana.
Scuola
Assunti dalla chiesa
di Antonio Peduzzi
Il senato discute in questi giorni il disegno di legge governativo (n. 1877) riguardante il reclutamento degli insegnanti di religione. La proposta del governo consiste nell'istituzione di un concorso che abbia l'obiettivo dell'accertamento di una preparazione culturale, generale e didattica, con esclusione dei contenuti specifici dell'insegnamento della religione cristiano-cattolica (la cui valutazione è rimessa all'autorità diocesana). Il governo, dunque, intende configurare un reclutamento diverso da quello ordinario, che costituirebbe un vero e proprio canale parallelo di assunzione in ruolo, governato da criteri confessionali. Non può essere diversamente, peraltro, dal momento che dal punto di vista governativo si tratta di far coesistere due sovranità, di cui una debole (quella statale) e una forte (quella ecclesiastica). E' come se si stabilisse con legge che per il reclutamento e l'immissione in ruolo di un insegnante della scuola statale italiana dovessero essere operanti due distinte commissioni giudicatrici: una effettiva (quella diocesana) e una virtuale (quella statale). Benché a prima vista sembri configurarsi per gli insegnanti di religione un ruolo autonomo destinato a coesistere con il ruolo ordinario degli insegnanti statali, a un esame appena più attento ciò si rivela falso. La scuola italiana non tollera più di un ruolo: il docente di religione transitato nei ruoli statali, qualora perda l'idoneità riconosciutagli dall'autorità ecclesiastica, può transitare su cattedra d'insegnamento diversa purché in possesso di laurea confacente. In questo modo è stato aperto un canale alternativo per l'accesso al ruolo d'insegnamento della scuola. Per far capire il problema ci serviremo di un esempio.
Prendiamo una insegnante di religione di 48 anni. Ha iniziato a insegnare nelle elementari a 24 anni: la diocesi conferisce la nomina senza alcun riguardo ai titoli, ma unicamente sulla scorta del riconoscimento dell'idoneità. Dopo anni nelle elementari è passata alle medie, quindi alle superiori. Nel frattempo si è sposata ed ha avuto figli. A 48 anni consegue la laurea in Pedagogia (che ora si chiama Scienze dell'educazione). Trattandosi di una laurea tuttofare (il suo curriculum a spizzico consente di insegnare tutto, meno Scienze, Matematica e fisica, Greco e poco altro), può chiedere il passaggio sulle seguenti cattedre: Italiano e storia (istituti tecnici); Italiano e latino (licei); Filosofia e storia (licei); Filosofia, psicologia e pedagogia (istituti magistrali); Psicologia sociale e pubbliche relazioni (istituti tecnici femminili), Storia dell'arte. Il passaggio di cattedra presuppone che la cattedra richiesta sia formalmente vacante. Ma se questo si realizza implica necessariamente che, trascorso il primo anno sulla nuova cattedra, in caso di contrazione di organico venga redatta una graduatoria d'istituto. Tenendo conto del fatto che la docente di cui sopra ha 25 anni di servizio, molto probabilmente il suo punteggio produrrà l'effetto del suo mantenimento in ruolo e della messa in esubero di un collega che ha meno anni di servizio perché prima di insegnare ha dovuto laurearsi. Chi insegna religione non ha questo obbligo, per cui inizia a lavorare e ad accumulare punteggio prima. Spesso fa anche famiglia prima (i figli fanno punteggio).
Ma lasciamo da parte le quisquilie e badiamo alla sostanza: in questo modo abbiamo scoperto un canale alternativo per il conseguimento del posto statale ma - meglio ancora - abbiamo trovato un eccellente sistema per la confessionalizzazione di oltre il 50 per cento degli insegnamenti della scuola italiana.
gli studenti del secondo Policlinico di Napoli contro l'elettroshock (1)
il manifesto 19.6.03
Elettroshock a Napoli
Insorgono medici e studenti del Policlinico
Fr.Pil.
NAPOLI «Cosa ne pensa dell'elettroshock come terapia per le malattie mentali?». Con questa domanda gli studenti del secondo Policlinico di Napoli hanno condotto un'inchiesta tra i professori della facoltà di medicina della Federico II scoprendo che con una media del 70%, la comunità scientifica ritiene l'elettroshock bandito per legge. Un fatto che dovrebbe far riflettere il primario del reparto di psichiatria che invece proprio nel secondo policlinico ha inaugurato la macchina Tec, comprata recentemente in USA, autorizzando un ciclo di trattmento su un giovane paziente affetto da sindrome ossessivo- compulsiva. Si tratta quindi del primo malato ad essere curato a Napoli con scariche elettriche dopo anni in cui era prevalsa la teoria della psichiatria democratica della sperimentazione farmacologica. L'elettrocompulsione che agisce bruciando le cellule celebrali è ormai considerata dagli specialisti una pratica sorpassata anche se ancora applicabile in alcuni casi specifici previsti dal protocollo legislativo. Così la notizia ha suscitato sconcerto tra gli studenti che hanno dato vita ad una mobilitazione di protesta, sostenuta anche dai medici del reparto sia per le implicazioni ontologiche sia per la specificità della cartella clinica del paziente che non sembra rientrare nel protocollo di applicazione. In campo è sceso anche il Forum per la salute denunciando la decisione: una regressione culturale che aumenta le paure sul tentativo del centro-destra, con la proposta Procaccini-Burani, di attuare una svolta reazionaria riformando la legge Basaglia. Per Enrico De Notaris, ricercatore, è un errore tentare di dimostrare che la tecnica, diventata più sofisticata rispetto al passato, non provochi effetti collaterali peggiori della farmacologia. Sulla stessa linea Franco Maranta membro della commissione regionale sanità che si è detto pronto a chiedere spiegazioni in sede istituzionale. E oggi nell'aula magna del XII edificio del policlinico si renderà pubblico quello che per tutti è un vero scandalo.
Elettroshock a Napoli
Insorgono medici e studenti del Policlinico
Fr.Pil.
NAPOLI «Cosa ne pensa dell'elettroshock come terapia per le malattie mentali?». Con questa domanda gli studenti del secondo Policlinico di Napoli hanno condotto un'inchiesta tra i professori della facoltà di medicina della Federico II scoprendo che con una media del 70%, la comunità scientifica ritiene l'elettroshock bandito per legge. Un fatto che dovrebbe far riflettere il primario del reparto di psichiatria che invece proprio nel secondo policlinico ha inaugurato la macchina Tec, comprata recentemente in USA, autorizzando un ciclo di trattmento su un giovane paziente affetto da sindrome ossessivo- compulsiva. Si tratta quindi del primo malato ad essere curato a Napoli con scariche elettriche dopo anni in cui era prevalsa la teoria della psichiatria democratica della sperimentazione farmacologica. L'elettrocompulsione che agisce bruciando le cellule celebrali è ormai considerata dagli specialisti una pratica sorpassata anche se ancora applicabile in alcuni casi specifici previsti dal protocollo legislativo. Così la notizia ha suscitato sconcerto tra gli studenti che hanno dato vita ad una mobilitazione di protesta, sostenuta anche dai medici del reparto sia per le implicazioni ontologiche sia per la specificità della cartella clinica del paziente che non sembra rientrare nel protocollo di applicazione. In campo è sceso anche il Forum per la salute denunciando la decisione: una regressione culturale che aumenta le paure sul tentativo del centro-destra, con la proposta Procaccini-Burani, di attuare una svolta reazionaria riformando la legge Basaglia. Per Enrico De Notaris, ricercatore, è un errore tentare di dimostrare che la tecnica, diventata più sofisticata rispetto al passato, non provochi effetti collaterali peggiori della farmacologia. Sulla stessa linea Franco Maranta membro della commissione regionale sanità che si è detto pronto a chiedere spiegazioni in sede istituzionale. E oggi nell'aula magna del XII edificio del policlinico si renderà pubblico quello che per tutti è un vero scandalo.
libri segnalati da ilNuovo.it
Frank Tallis, Breve storia dell'inconscio, Il Saggiatore, 17 euro.
Un saggio per raccontare l'inconscio attraverso i protagonisti della scienza, dell'arte, della letteratura e della filosofia. Da Leibniz a Janet, da Charcot a Freud, da Jung a Darwin...tra controversie e sfide, tra scoperte e competizioni professionali. Fino ad arrivare ai nostri giorni e alle moderne neuroscienze
Giuliano Capecelatro, Tutti i miei peccati sono mortali, Il Saggiatore, 17 euro.
La vita turbolenta e drammatica di uno dei geni artistici di tutti i tempi raccontata da un giornalista. Fatti e misfatti di Michelangelo Merisi detto il Caravaggio. Il suo arrivo nella Roma dei mecenati, il suo lavoro appassionato, il suo ritrarre popolani come angeli e madonne...fino alla fine dei suoi giorni, da fuggiasco.
Un saggio per raccontare l'inconscio attraverso i protagonisti della scienza, dell'arte, della letteratura e della filosofia. Da Leibniz a Janet, da Charcot a Freud, da Jung a Darwin...tra controversie e sfide, tra scoperte e competizioni professionali. Fino ad arrivare ai nostri giorni e alle moderne neuroscienze
Giuliano Capecelatro, Tutti i miei peccati sono mortali, Il Saggiatore, 17 euro.
La vita turbolenta e drammatica di uno dei geni artistici di tutti i tempi raccontata da un giornalista. Fatti e misfatti di Michelangelo Merisi detto il Caravaggio. Il suo arrivo nella Roma dei mecenati, il suo lavoro appassionato, il suo ritrarre popolani come angeli e madonne...fino alla fine dei suoi giorni, da fuggiasco.
cognitivismo e meditazione (e costa meno della psicoterapia!)
La Repubblica 19 Giugno 2003
Sani e felici meditando
fi Francesco Bottaccioli*
La tradizione vuole che il principe Siddhartha Gautama, nato fra il 558 e il 536 a.C. a Kapilavastu, ai confini con il Nepal, rimase a godersi la vita nel palazzo di famiglia fino a ventinove anni, quando incontrò un vecchio, poi un appestato e quindi un corteo funebre. Conobbe così la vecchiaia, la malattia, la morte.
Incontrò anche un asceta, lacero mendicante, ma con una grande e serena calma impressa nello sguardo.
Il principe Siddharta capì che quella era la sua strada e lasciò il palazzo reale.
Praticò l’ascetismo e visse per sei anni, nudo, nei boschi nutrendosi di bacche. E’ da questa esperienza che gli derivò l’appellativo Bhudda Shakyamuni (il Shakya, asceta).
Bhudda, però, notò che le pratiche ascetiche troppo rigorose, generano, in chi le fa, aspettative elevate che, ingigantendo l’io, creano vanità e, talvolta, sete di potere. Cominciò così ad elaborare la "via del giusto mezzo", rifiutando ogni esagerazione, giudicandola inutile e, anzi, degna di rimprovero.
Buddha non si è mai proclamato dio, né figlio di dio, né ha chiesto che venisse venerato come tale.
L’atteggiamento di Buddha verso la religione è stato magistralmente definito da Carl Gustav Jung "la trasformazione degli dei in idee".
In effetti il buddismo, al di là della enorme varietà delle scuole e delle tradizioni in cui si è articolato nel corso dei millenni (vedi box), nella sua essenza, costituisce un raffinatissimo sistema di pensiero intessuto dall’intreccio tra filosofia e psicologia. Non a caso Jung, ma anche William James, un altro grande padre fondatore della psicologia, furono affascinati e culturalmente stimolati dal buddismo.
Più recentemente, la medicina ha iniziato a indagare gli effetti delle tecniche meditative sul cervello e la loro efficacia riguardo alla salute.
La rivista di divulgazione scientifica britannica New Scientist, nel numero del 24 maggio, ha dato risalto alle dichiarazioni di Owen Flanagan della Duke University, North Caroline, riprese con grande evidenza da alcuni giornali italiani, sulla felicità dei meditanti. In realtà, lo studio ancora non è stato pubblicato, ma, alcuni mesi fa, un gruppo di neurobiologi danesi, ha pubblicato su Cognitive Brain Research, uno studio realizzato su otto maestri di meditazione, indagati, durante l’esecuzione di esercizi della scuola Yoga Nidra (yoga del sonno), tramite la PET (tomografia a emissione di positroni). Visualizzando l’attività del cervello dei meditanti, con un tracciante contenente un competitore per il neurotrasmettitore dopamina, i ricercatori hanno potuto vedere un notevole aumento del neurotrasmettitore nello striato ventrale, un’area del cervello che fa parte dei circuiti del premio, della gioia per una ricompensa.
Questi circuiti collegano aree prefrontali della corteccia ai nuclei della base (di cui fa parte lo striato ventrale) al talamo e al sistema limbico. I circuiti della gioia, il cui trasmettitore principe è per l’appunto la dopamina, vengono fortemente attivati ogniqualvolta ci sentiamo gratificati da un’esperienza piacevole e, anche da sostanze come anfetamine, cocaina e altre.
Il circuito del piacere, su cui ciascuno può provare a costruire una esperienza di felicità, ha il suo terminale nelle cortecce prefrontali, che possiamo dividere in due grandi aree: la ventromediale e la dorsolaterale. La prima è il terminale delle emozioni, spesso anche negative. Nella depressione e nell’ansia la ventromediale è iperattiva a scapito della dorsolaterale che, invece, è il centro dell’attenzione, della memoria di lavoro, della percezione del tempo.
Sull’ultimo numero di Consciousness and Cognition, Arne Dietrich del Laboratorio di neuroscienze dell’Università statale della Georgia, documenta che durante gli esercizi di concentrazione meditativa si ha una attivazione della dorsolaterale che ha effetti ansiolitici e antidepressivi. Al tempo stesso, altri studi documentano che, in fase di meditazione profonda, si ha una riduzione complessiva dell’attività delle cortecce prefrontali con effetti tali da rendere il cervello quieto e vigile al tempo stesso.
A sostegno di ciò, troviamo sia studi di elettrofisiologia che dimostrano un netto aumento delle onde lente (onde teta) sia studi di neuroendocrinologia che dimostrano una potente regolazione del sistema dello stress con riduzione del cortisolo e della noradrenalina.
Gli effetti sul cervello possono darci una chiave interpretativa degli effetti positivi della meditazione regolare sulla salute, ripetutamente documentati, in particolare riguardo alle malattie cardiovascolari, all’ipertensione, ai disturbi dell’umore, come ansia e depressione, a disturbi gastrointestinali, come la sindrome del colon irritabile.
Nell’ultimo meeting annuale della Società americana di medicina psicosomatica, psichiatri dell’Università di Toronto hanno presentato i risultati di un programma di meditazione di 10 settimane che ha coinvolto circa 400 pazienti.
Le motivazioni delle iscrizioni al corso sono state: ansia e stress cronico, malattie o dolori cronici, depressione ricorrente. I medici hanno così riassunto i risultati ottenuti: "Alla fine dei corsi di meditazione abbiamo registrato robusti miglioramenti in termini di riduzione dello stress emotivo, dei disturbi fisici, un netto miglioramento della qualità della vita e un maggior senso di generale benessere, ottimismo e autocontrollo. Questi risultati sono stati ottenuti con meno di 300 dollari a partecipante che è meno del costo di tre sedute individuali di psicoterapia".
Risultati analoghi sono stati documentati a livello scolastico con adolescenti "difficili" e tra i carcerati delle prigioni americane, tra cui anche la famigerata Sing Sing.
* Scuola di medicina integrata www.simaiss.it
Sani e felici meditando
fi Francesco Bottaccioli*
La tradizione vuole che il principe Siddhartha Gautama, nato fra il 558 e il 536 a.C. a Kapilavastu, ai confini con il Nepal, rimase a godersi la vita nel palazzo di famiglia fino a ventinove anni, quando incontrò un vecchio, poi un appestato e quindi un corteo funebre. Conobbe così la vecchiaia, la malattia, la morte.
Incontrò anche un asceta, lacero mendicante, ma con una grande e serena calma impressa nello sguardo.
Il principe Siddharta capì che quella era la sua strada e lasciò il palazzo reale.
Praticò l’ascetismo e visse per sei anni, nudo, nei boschi nutrendosi di bacche. E’ da questa esperienza che gli derivò l’appellativo Bhudda Shakyamuni (il Shakya, asceta).
Bhudda, però, notò che le pratiche ascetiche troppo rigorose, generano, in chi le fa, aspettative elevate che, ingigantendo l’io, creano vanità e, talvolta, sete di potere. Cominciò così ad elaborare la "via del giusto mezzo", rifiutando ogni esagerazione, giudicandola inutile e, anzi, degna di rimprovero.
Buddha non si è mai proclamato dio, né figlio di dio, né ha chiesto che venisse venerato come tale.
L’atteggiamento di Buddha verso la religione è stato magistralmente definito da Carl Gustav Jung "la trasformazione degli dei in idee".
In effetti il buddismo, al di là della enorme varietà delle scuole e delle tradizioni in cui si è articolato nel corso dei millenni (vedi box), nella sua essenza, costituisce un raffinatissimo sistema di pensiero intessuto dall’intreccio tra filosofia e psicologia. Non a caso Jung, ma anche William James, un altro grande padre fondatore della psicologia, furono affascinati e culturalmente stimolati dal buddismo.
Più recentemente, la medicina ha iniziato a indagare gli effetti delle tecniche meditative sul cervello e la loro efficacia riguardo alla salute.
La rivista di divulgazione scientifica britannica New Scientist, nel numero del 24 maggio, ha dato risalto alle dichiarazioni di Owen Flanagan della Duke University, North Caroline, riprese con grande evidenza da alcuni giornali italiani, sulla felicità dei meditanti. In realtà, lo studio ancora non è stato pubblicato, ma, alcuni mesi fa, un gruppo di neurobiologi danesi, ha pubblicato su Cognitive Brain Research, uno studio realizzato su otto maestri di meditazione, indagati, durante l’esecuzione di esercizi della scuola Yoga Nidra (yoga del sonno), tramite la PET (tomografia a emissione di positroni). Visualizzando l’attività del cervello dei meditanti, con un tracciante contenente un competitore per il neurotrasmettitore dopamina, i ricercatori hanno potuto vedere un notevole aumento del neurotrasmettitore nello striato ventrale, un’area del cervello che fa parte dei circuiti del premio, della gioia per una ricompensa.
Questi circuiti collegano aree prefrontali della corteccia ai nuclei della base (di cui fa parte lo striato ventrale) al talamo e al sistema limbico. I circuiti della gioia, il cui trasmettitore principe è per l’appunto la dopamina, vengono fortemente attivati ogniqualvolta ci sentiamo gratificati da un’esperienza piacevole e, anche da sostanze come anfetamine, cocaina e altre.
Il circuito del piacere, su cui ciascuno può provare a costruire una esperienza di felicità, ha il suo terminale nelle cortecce prefrontali, che possiamo dividere in due grandi aree: la ventromediale e la dorsolaterale. La prima è il terminale delle emozioni, spesso anche negative. Nella depressione e nell’ansia la ventromediale è iperattiva a scapito della dorsolaterale che, invece, è il centro dell’attenzione, della memoria di lavoro, della percezione del tempo.
Sull’ultimo numero di Consciousness and Cognition, Arne Dietrich del Laboratorio di neuroscienze dell’Università statale della Georgia, documenta che durante gli esercizi di concentrazione meditativa si ha una attivazione della dorsolaterale che ha effetti ansiolitici e antidepressivi. Al tempo stesso, altri studi documentano che, in fase di meditazione profonda, si ha una riduzione complessiva dell’attività delle cortecce prefrontali con effetti tali da rendere il cervello quieto e vigile al tempo stesso.
A sostegno di ciò, troviamo sia studi di elettrofisiologia che dimostrano un netto aumento delle onde lente (onde teta) sia studi di neuroendocrinologia che dimostrano una potente regolazione del sistema dello stress con riduzione del cortisolo e della noradrenalina.
Gli effetti sul cervello possono darci una chiave interpretativa degli effetti positivi della meditazione regolare sulla salute, ripetutamente documentati, in particolare riguardo alle malattie cardiovascolari, all’ipertensione, ai disturbi dell’umore, come ansia e depressione, a disturbi gastrointestinali, come la sindrome del colon irritabile.
Nell’ultimo meeting annuale della Società americana di medicina psicosomatica, psichiatri dell’Università di Toronto hanno presentato i risultati di un programma di meditazione di 10 settimane che ha coinvolto circa 400 pazienti.
Le motivazioni delle iscrizioni al corso sono state: ansia e stress cronico, malattie o dolori cronici, depressione ricorrente. I medici hanno così riassunto i risultati ottenuti: "Alla fine dei corsi di meditazione abbiamo registrato robusti miglioramenti in termini di riduzione dello stress emotivo, dei disturbi fisici, un netto miglioramento della qualità della vita e un maggior senso di generale benessere, ottimismo e autocontrollo. Questi risultati sono stati ottenuti con meno di 300 dollari a partecipante che è meno del costo di tre sedute individuali di psicoterapia".
Risultati analoghi sono stati documentati a livello scolastico con adolescenti "difficili" e tra i carcerati delle prigioni americane, tra cui anche la famigerata Sing Sing.
* Scuola di medicina integrata www.simaiss.it
Iscriviti a:
Post (Atom)