due articoli ricevuti da P. Cancellieri
il primo segnalato anche da Alessio Ancillai
bur.it 27.05.04
Universita' di Ancona
In fondo al sonno e dentro il sogno
A Medicina - Polo didattico di Torrette a partire da giovedì 27 maggio alle 18
La prima conferenza sarà del professor Elio Lugaresi.
"Morire, dormire, forse sognare…". Così recita Amleto nel più famoso monologo della storia del teatro. Ma la scienza ci dice che il sonno non è affatto "assenza", perché nel cervello continua a svolgersi un'attività regolata da tempi e ritmi definiti, che, se alterati, possono portare disturbi gravi alla salute e, a lungo andare, la morte. Qual è dunque la natura e qual è la funzione, per gli esseri animati essenziale, del sonno? E i sogni, di che natura sono: prodotto accidentale dei neuroni o messaggi dal subconscio? Nonostante i notevoli progressi delle conoscenze sui sistemi cerebrali di genesi e regolazione del sonno e della veglia, non è ancora chiarito in modo definitivo perché si dorme e perché si sogna. Sarà questo il tema di quest'anno degli Incontri di Scienza & Filosofia 2003, organizzato dai professori Fiorenzo Conti e Franco Angeleri nell'ambito di "A Medicina, di sera…", grazie alla collaborazione di Banca Etruria e della Fondazione S. Stefano.
Le conversazioni tenute da eminenti neurologi e fisiologi, ma anche da un'etnologa e da uno scrittore, sono dedicate soprattutto agli studenti, ma anche a un pubblico più vasto. Gli incontri si aprono giovedì 27 maggio alle 18 nell'aula magna della facoltà di Medicina (Aragosta) con la conferenza del professor Elio Lugaresi, direttore dell'Istituto di Neurologia Clinica dell'Università di Bologna, nonché del Centro sui disordini del sonno, e pioniere nel campo della ricerca italiana in questo campo. Parlerà su "Meccanismi e significato del sonno e del sogno".
Giovedì 17 giugno alla stessa ora e nella stessa sede, sarà invece un'etnologa, la professoressa Clara Gallini della Sapienza di Roma, a indagare sul significato attribuito nei secoli dalle diverse popolazioni a "L'interpretazione dei sogni".
"Il peso della veglia e le ragioni del sonno" sarà il tema con cui il ciclo riprende, dopo la sosta estiva, giovedì 30 settembre, che sarà trattato dal professor Giulio Tononi, docente della University of Wisconsin a Madison, un gradito ritorno agli Incontri di Scienza e Filosofia dell'Università Politecnica delle Marche: cercherà di dare una risposta alla domanda: "perché si dorme?".
Infine, mercoledì 13 ottobre, sarà il professor Giuseppe Longo, ingegnere elettronico, matematico e cibernetico, docente di Teoria dell'informazione alla facoltà di Ingegneria dell'Università di Trieste e direttore dei Laboratori di linguaggi scientifici e letterari della International School for Adavanced Studies (S.I.S.S.A.) di Trieste, scrittore e traduttore, che parlerà di "Anima ed esattezza: la scrittura del sogno".
Un calendario di incontri da mandare a mente, per un argomento tra i più misteriosi e insieme vitali.
Yahoo!Salute - mercoledì 26 maggio 2004, Il Pensiero Scientifico Editore
Fare ricerca su chi non sa comprenderla
Come effettuare ricerca in modo etico su soggetti non in grado di intendere e di volere? Un editoriale su The American Journal of Psychiatry si interroga e fa il punto sul dibattito in corso.
La ricerca su soggetti umani pone problemi etici che si esprimono nell’importanza di una scelta informata. Infatti sperimentare sull’uomo, seppure costituisce una fase necessaria del processo di sviluppo della medicina, comporta rischi e intrusioni. Proprio per questo motivo sono state sviluppate delle linee-guida che considerano prioritario il consenso e la piena informazione dei soggetti coinvolti in uno studio. Questo rende difficile e a volte impossibile effettuare ricerche sperimentali con criteri di scientificità, cioè basate su campioni casuali di soggetti, confrontati con altri soggetti di controllo che non ricevono terapie; inoltre in molti casi la conoscenza degli scopi e dei contenuti di un trattamento altera i risultati rendendone difficile l’interpretazione. Si tratta nonostante questo di un requisito irrinunciabile dal punto di vista del rispetto dell’individuo e dei suoi diritti.
Che dire tuttavia di quei soggetti che per loro natura, perché bambini o mentalmente disabili, non sono in grado di valutare, comprendere e decidere consapevolmente? Nell’ultima metà del secolo, osserva l’autore, abbiamo assistito a ripetuti cicli rispetto al modo di affrontare la questione: dall’abuso alla reazione protettiva, seguita dalla produzione di leggi a tutela dei soggetti deboli; a queste spesso la comunità scientifica reagisce protestando contro limitazioni della ricerca che finiscono a volte per andare contro gli stessi interessi dei pazienti. I tentativi di fornire una soluzione generale, operando adattamenti e modifiche delle leggi e direttive esistenti, si sono finora rivelati un parziale fallimento.
Dalla scoperta degli esperimenti dei medici nazisti si sono fatti grandi passi avanti; tuttavia la categoria dei pazienti psichiatrici, a differenza di quella dei bambini, non è ancora tutelata con chiarezza dalla legge. Questo vuoto legislativo è causato dal fallimento di una linea comune fra istituzioni legislative, etiche e di ricerca. La storia recente è significativa: alla fine degli anni ’90 la National Bioethics Advisory Commission, dopo uno studio ad ampio raggio, ha emesso un rapporto riguardante la ricerca su persone con disturbi mentali che impediscono la capacità decisionale, corredandolo con 21 raccomandazioni. Il documento ha incontrato l’opposizione degli operatori del settore, culminata in una serie di articoli critici sulle riviste specializzate, nei quali i comitati etici della ricerca sono descritti lavorare contro gli interessi della salute mentale. Fra una modifica delle raccomandazioni e una protesta del mondo psichiatrico, la situazione è rimasta invariata, perpetuando lo stato di vuoto legislativo. Il conflitto si sta facendo più complesso con l’aumentare nella popolazione della conoscenza e capacità di riflettere su certi problemi; questo induce gli organismi di controllo ad assumere posizioni anche più restrittive che in passato.
Un aspetto sottolineato da Robert Michels nel suo editoriale è il cambiamento nell’atteggiamento dell’utenza verso la ricerca medica, che è passata da una posizione di fiducia non informata a una di disinformata sfiducia. La consapevolezza degli interessi commerciali che si intrecciano ai progetti di ricerca, e la coscienza dei conflitti di interesse dei ricercatori, nonché un maggiore accesso alle informazioni, hanno reso il pubblico maggiormente consapevole dei rischi e delle incertezze della medicina, portandolo a una valutazione degli intenti della ricerca spesso sospettosa e basata su una conoscenza solo superficiale dei processi e dei criteri che la guidano.
Questa percezione va modificata, perseguendo con chiarezza l’obiettivo di una ricerca orientata prioritariamente al bene sociale. Questo significa, ad esempio, escludere dalla ricerca sui soggetti disabili quelle sperimentazioni cliniche in cui non c’è premessa per la libera pubblicazione dei risultati, o quegli studi sui farmaci i cui protocolli, invece di essere orientati a una maggiore chiarificazione, realmente utile per la pratica clinica, sono adattati in modo da garantirsi l’approvazione regolamentare. “Si tratta di un primo passo”, osserva l’autore, “che va esteso poi a tutti i soggetti umani di ricerca, se si vuole che l’opinione pubblica restituisca ai ricercatori medici la fiducia perduta”.
Bibliografia. Michels R. Research on persons with impaired decision making and the public trust. Am J Psychiatry 2004;5(161):777.