lunedì 29 marzo 2004


una segnalazione di Gloria Gabrielli e di Paolo Izzo; Antonella Pozzi segnala inoltre un articolo sulle differenze fra uomo e donna sul Venerdi di Repubblica del 26.3.04 che non sono in grado di recuperare

sul Messaggero di Domenica 28.3.04, in Cronaca a pag. 43, è pubblicata la foto di un dettaglio
della fontana di Piazza Rolli, disegnata da Massimo Fagioli
Chi volesse vedere quella pagina può cliccare QUI

Escobar: il film di Castellitto e il «prendersi cura»

una segnalazione di Paolo Izzo

Il Sole 24ore 28.3.04
«Non ti muovere» d Sergio Castellitto, tratto dall'omonimo libro di Margaret Mazzantini
La borgata del desiderio
di ROBERTO ESCOBAR


Perché Timoteo (Sergio Castellitto) ama Italia (Penélope Cruz, imbruttita e brava)? Ancor prima, perché desidera una donna così goffa e patetica? Qui, nella sua capacità di rispondere davvero a queste domande, si gioca in gran parte il giudizio su Non ti muovere (Italia, Spagna e Gran Bretagna, 2004, 125').
Il senso, del rapporto fra il chirurgo e, la borgatara non può ridursi al loro incontro casuale, all'alcool e al caldo che inducono lui allo stupro. L'intensità erotica del loro amore implica. che Italia non sia per Timoteo solo una. via di fuga dalla normalitá familiare, ma proprio l'oggetto del suo desiderio, un oggetto finalmente scoperto e raggiunto. E dunque è la. sua "autonomia" erotica e, sentimentale rispetto a un'ipotetica crisi fra Timoteo ed Elsa (Claudia Gerini). che devono motivare e illuminare Castellitto, e la cosceneggiatrice Margaret Mazzantini, autrice del romanzo da cui il film è tratto.
La storia di Non ti muovere è densa di fatti e sentimenti, e forse lo è anche troppo. L'incidente della figlia Angela (Elena Perino) è l'occasione che induce Timoteo a ricordare, a valutare le scelte fatte, quelle non fatte e quelle subite. Subita, certo, è stata la scelta del padre d'andarsene di casa e da una vita di miseria. Su di essa, e sull'abbandono in cui l'adolescente Timoteo (Pietro Castellitto) viene precipitato, la sceneggiatura si sofferma nella prima parte del racconto. Ed è così che, alle spalle del chirurgo, nella sua preistorle e squallida.
In questo nucleo antico ma centrale della memoria di Timoteo - supponendo che lo sia, centrale, anche per Castellitto e Mazzantini -, c'è il senso di una costante affettiva del protagonista: il suo voler essere padre (per Angela), e insieme il suo temere di diventarlo (per il figlio che Italia abortisce proprio a causa del suo abbandono). D'altra parte, sulla paternità e sul rischio di perdere la figlia si costruisce la struttura narrativa di Non ti muovere. Il suo momento più critico, e il più decisivo, sarà quello in cui, urlandole appunto «non ti muovere», Timoteo si «prenderà cura» di Angela in camera operatoria, la salverà e le ridarà la vita. Si incontrano qui altri fili narrativi, tra i molti e anzi i troppi del film: quelli del suo rapporto con la a figlia, della sua pretesa di farla uguale a un modello ideale (maschile), così finendo per allontanarla da sé.
In ogni caso, ritrovata la propria paternità, ora Timoteo fa i conti con se stesso e con la propria codardia che lo ha portato a perdere Italia, e con lei un altro figlio. In fondo, è come se egli. stesso avesse finito per imitare quei tali adolescenti che, tanti anni prima, si erano accaniti contro una vita che appariva loro senza valore, non degna di vivere. Così, certo, fa Timoteo al momento dello stupro. E continua a fare poi, nella casa di lei, una costruzione anacronistica e patetica (oltre che metaforica, troppo metaforica), assediata dal cemento di terribili palazzì (eternamente in costruzione, per quanto passino i mesi e gli anni).
Questo è il suo rimorso che lo segue da sedici anni: d'aver avuto «tra le, mani» una vita, e d'averla calpestata e umiliata, fino a ucciderla. E dunque d'essersi adattato a un'altra vita, meno indifesa e più rassicurante, insieme con Elsa. Non c'è da stupirsi, allora, che Timoteo abbia finito per seppellire anche Italia, come il rospo di tanti anni prima, ripetendo l'antico gesto del prendersi cura, nel tentativo senza speranza di risarcirla, e di risarcirsi, della crudeltà e dello squallore.
Tanto altro accade nel film di Castellitto e Mazzantini. Quello che manca però è una vera risposta alla domanda: perché Timoteo ama Italia, perché la desidera? Pare quasi, che il suo amore e il suo desiderio siano "pregiudiziali", escogitati dalla sceneggiatura, e ancor prima dal soggetto, per spiegare il suo rapporto con Italia, invece che esserne spiegati. E tutto in un racconto che tende a sommare fatti a fatti e sentimenti a sentimenti, preferendo l'accumulo all'approfondimento.

depressione bipolare

una segnalazione di P.Cancellieri

Yahoo Notizie Lunedì 29 Marzo 2004, 9:59
Depressione bipolare: un farmaco e un gene
Di Italiasalute.it


La depressione bipolare è una forma depressiva caratterizzata dall'alternarsi di euforia a momenti di profonda prostrazione.
Isolamento, disperazione, alternarsi di fasi maniacali a fasi depressive, idee suicide, che nel 50% dei casi sfociano in un tentativo, purtroppo con un 15-20 casi di ''successo'' su 100. E' un disturbo che arriva a colpire fino al 5% della popolazione generale, secondo le ultime stime.
Chi è colpito da questa particolare forma depressiva attraversa variazioni profonde dell'umore. Nella fase di euforia il depresso bipolare si sente pieno di energia, tanto che spesso gli risulta difficile il controllo degli impulsi, è preda di agitazione, è immerso nel veloce e poco realistico vagare delle sue idee, è sempre in movimento frenetico, dorme poco, ha comportamenti provocatori, ed è aggressivo sessualmente. Nella fase depressiva perde energia è ansioso triste e vuoto; si sente affaticato, perde l'appetito ed arriva perfino a pensare alla morte; perde speranza e interesse per le cose divertenti o che anche gli recano dei vantaggi.
Come si intuisce il disturbo bipolare e' una forma depressiva non solo complessa ma anche invalidante. E' del giugno del 2003 la notizia dell'individuazione in Usa di un gene coinvolto nel disturbo. Secondo gli esperti dell'Universita' di San Diego, in California, la malattia sarebbe scatenata da una mutazione nel gene Grk3, che aiuta il cervello a 'rispondere' ad alcune sostanze chimiche coinvolte nel controllo dell'umore, come ad esempio la dopamina. Il difetto, spiegano i ricercatori californiani che hanno pubblicato le loro osservazioni sulla rivista 'Journal of Molecular Psychiatry', e' stato individuato nell''interruttore' del gene. La malattia, quindi, sarebbe scatenata da un'attivazione o da una disattivazione 'sbagliata' del Grk3. Le terapie attualmente disponibili, spiegano gli esperti, si sono dimostrate efficaci solo nella meta' dei pazienti. Lo studio californiano ha esaminato campioni di Dna di piu' di 400 nuclei familari nei quali si erano registrati casi di questa particolare forma depressiva. ''Secondo quanto abbiamo osservato - spiega John Kelsoe, uno dei ricercatori californiani - il difetto genetico rende super-sensibili alla dopamina. Grazie a questa scoperta sara' possibile sviluppare farmaci 'mirati' contro il Grk3, in grado di corregere il malfunzionamento''.
La depressione bipolare e' al centro di un convegno, che riunisce 300 esperti, provenienti da tutto il mondo in questi giorni presso il Centro ricerche in Psichiatria di GlaxoSmithKline, a Verona. ''Si tratta di un problema medico sottodiagnosticato'', secondo il professor Giovanni Battista Cassano dell'Universita' di Pisa. ''I problemi iniziano con l'effettiva diagnosi, quando si riscontra che la richiesta di trattamenti efficaci, soprattutto per la fase depressiva, rimane ancora largamente insoddisfatta'', commenta il professor Joseph Calabrese di Cleveland. E sul fronte delle cure, una efficace risposta potra' arrivare da lamotrigina, un farmaco ritenuto da esperti uno 'stabilizzatore dell'umore', caratterizzato da una maggiore tollerabilita' rispetto ai trattamenti finora disponibili, e capace di agire sulla componente depressiva, quella di solito piu' invalidante e pericolosa per il paziente.