giovedì 8 gennaio 2015

OGGI ALLE ORE 18 CON LA FNSI
L'ANPI DI ROMA PARTECIPA
ALLA MANIFESTAZIONE DI PIAZZA FARNESE
Ordine nazionale dei giornalisti, Se Non Ora Quando, Articolo 21, Acli, Arci, European Alternatives, Libera informazione, Ossigeno, Associazione Stampa Romana, Ordine dei giornalisti del Lazio, Sindacato giornalisti della Calabria, #giornaLista, Stampa Libera e Indipendente, giornalistitalia.it, Unci Nazionale, Sindacato cronisti romani, Ast, portale dell'ebraismo italiano www.moked.it e di Pagine Ebraiche, Usigrai, Fiom, Mediacoop, Carteinregola (Laboratorio di 130 comitati e associazioni di RomaMetropolitana), Verdi Europei - Green Italia nazionali e Verdi di Roma, Cittadinanzattiva Lazio Onlus, redazione del Giornale Radio Sociale, Forum nazionale del terzo settore, Vannino Chiti sen. Pd, Movimento Federalista Europeo (MFE) di Roma, ClubMediaItalie, Uisp, Cdr Mondadori, Comitato Romano di Solidarietà con il Popolo Siriano, Liberacittadinanza. 




da “Segnalazioni del 4 gennaio:
La Stampa 4.1.15
La religione uccide
di Ulrich Beck
 
Se vogliamo comprendere la religione nel mondo moderno dobbiamo capire il paradosso della globalizzazione della religione. La religione non è solo incidentalmente globale nella sua espansione, un sottoprodotto della globalizzazione di strutture più potenti come i mass media, il capitalismo e lo Stato moderno. Piuttosto la formazione e la diffusione globale della religione in generale, e delle religioni monoteiste in particolare, è una caratteristica essenziale che definisce quelle religioni fin dai loro inizi. In effetti, alcune religioni sono «attori globali» da più di duemila anni. Pertanto, al fine di comprendere il gioco del meta-potere che ridefinisce il potere nell’era globale, dobbiamo prendere in considerazione, oltre al capitale globale, ai movimenti della società civile, ai protagonisti statali e alle organizzazioni internazionali, il ruolo delle religioni come forze modernizzanti o anti-modernizzanti nella società mondiale post-secolare.
Per la religione un postulato è assoluto: la Fede - a suo confronto tutte le altre differenze sociali e contrapposizioni non sono importanti. Il Nuovo Testamento dice: «Tutti gli uomini sono uguali davanti a Dio». Questa uguaglianza, questo annullamento dei confini che separano le persone, i gruppi, le società, le culture è il fondamento sociale delle religioni (cristiane). Un’ulteriore conseguenza, tuttavia, è questa: una nuova fondamentale distinzione gerarchica è stabilita nel mondo con lo stesso valore assoluto delle distinzioni politiche e sociali che sono state annullate: la distinzione tra credenti e non credenti. Ai non credenti (sempre secondo la logica di questa dualità) vengono negate l’uguaglianza e la dignità di esseri umani. Le religioni possono costruire ponti tra le persone dove esistono gerarchie e frontiere; allo stesso tempo aprire nuove voragini determinate dalla fede là dove prima non ve n’erano.
Fu Paolo, un ebreo ellenizzato che, più di ogni altra figura nel movimento nato attorno a Gesù, trasformò il cristianesimo da setta ebraica a forza religiosa globale con una visione universalistica. Fu lui ad abbattere i muri: «Non c’è né ebreo né greco, non c’è né schiavo né libero, non c’è né maschio né femmina». L’universalismo umanitario dei credenti si basa sulla identificazione con Dio - e su una demonizzazione degli avversari di Dio che, come erano soliti dire Paolo e Lutero, sono «servi di Satana». Questa ambivalenza tra tolleranza e violenza può essere suddivisa in tre elementi: le religioni del mondo A) rovesciano le gerarchie prestabilite e di conseguenza i confini tra nazioni e gruppi etnici; sono in grado di farlo, nella misura in cui B) creano un universalismo religioso di fronte a cui tutte le barriere nazionali e sociali diventano meno importanti; simultaneamente, si manifesta il pericolo che C) alle barriere etniche, nazionali e di classe si sostituiscano quelle tra i credenti nella vera fede da un lato e i credenti nella fede sbagliata e i non credenti dall’altra. Questo è il timore che si sta diffondendo: che il rovescio della medaglia del fallimento della secolarizzazione sia la minaccia di un nuovo secolo buio. La religione uccide.
Traduzione di Carla Reschia
la didascalia nell'immagine: "Guerra dice a Religione: Dove sarei senza di te?"
Repubblica 8.1.15
Sergio Staino
“Piango l’amico Georges uomo libero contro i dogmi”
intervista di Raffaella De Santis

su spogli

Repubblica 8.1.15
La stampa in trincea.
Nella strage delle matite i giovani fanatici giustiziano i vecchi libertini
di Michele Serra


il Fatto 8.1.15
Il mitra seppellisce più di una risata
di Alessandro Robecchi

A quella scemenza della risata che vi seppellirà non ci ho mai creduto molto, perché poi, come si vede, un paio di kalashnikov ti seppelliscono di più. Ma è proprio in questo “mitra contro matite” che si misura tutta la follia di ieri, morte contro disegnini, e il fatto che coi disegnini – con la satira – si possono dire cose enormi, e vere. Facevano quello, a Charlie Hebdo, e lo facevano con la tigna e la cattiveria che ci vogliono. Se si guardano le copertine degli ultimi anni, Charlie non ha risparmiato nessuno, dal pisello di Hollande alla tristezza di Allah, disgustato di essere amato da dei coglioni come gli integralisti che ieri hanno sparato. E poi c’è qualcosa di più e di peggio, perché la satira è la più libera delle nostre libertà e attaccando quella attacchi tutte le altre. Ridere di qualcosa rimane la cosa più eversiva che esista, malamente tollerata in democrazia, figurarsi presso soldati invasati che dicono di aver dio dallo loro parte. Ridere, e far ridere, necessita intelligenza, senso critico, capacità di rivelare l’assurdo anche dove nessuno lo vede, opinioni, libertà totale. Sono queste cose i veri nemici di chi ha sparato ieri a Parigi, e sono queste cose che alla fine, se le praticheremo con costanza, ci salveranno da loro. Matite contro mitra.

Repubblica 8.1.15
L’amaca
di Michele Serra

AVREI voluto lasciare vuoto questo cubicolo di carta, oggi, in segno di lutto, e di sconsolata impotenza. Ma poi ho pensato che il terrorismo ha un nemico invincibile, e questo nemico è la normalità delle nostre vite quotidiane. Le abitudini, i gesti utili e quelli inutili, le banali incombenze, il lavoro, la lettura, la scrittura, lo scambio di parole, insomma quella fitta e potentissima trama sociale che il terrorismo intende squarciare, senza mai riuscirci del tutto. Il suo obiettivo è renderci diversi da ciò che siamo: o più spaventati o più cattivi o più disorientati. Se invece riusciamo — in caso di terrorismo — a rimanere uguali a noi stessi, allora non possiamo che vincere, come un fiume enorme e pacifico che sommerge ogni asperità malevola. Mio compito è scrivere ogni giorno e questo voglio e devo fare. Immagino anche a Parigi — come accadde a Londra dopo le stragi islamiste nel metrò — lo sbandamento, lo sgomento, un breve annaspare nel panico, e poi la città che ricomincia a macinare la sua giornata, semmai con una punta di convinzione e di orgoglio in più. Ognuno di noi — non solamente i vignettisti satirici — è un potenziale bersaglio, di bomba o di raffica. Ma siamo talmente tanti, e talmente vivi e indaffarati, che fermarci è impossibile, come fermare il tempo che scorre.

Corriere 8.1.15
Il Corano e la tradizione
Quel divieto di mostrare il Profeta
di Roberto Tottoli

su spogli

Il Sole 8.1.15
La satira, le religioni e il lato sacro del profano
Perché in principio era il ridere, il ridere era presso Dio
di Armando Torno

su spogli

Il Sole 8.1.15
Stragi, persone e idee
Houellebecq, Soumission e l’urgenza di una scelta
di Armando Massarenti

su spogli

il Fatto 8.1.15
Tra voto e realtà
Ue, la marea razzista e i jihadisti dentro casa
di Sal. Can.

su spogli

La Stampa 8.1.15
Onu, Palestina accederà alla Corte Penale il 1 aprile
Lo ha annunciato il segretario generale delle Nazioni unite Ban Ki-moon. Potrà così depositare le denunce per “crimini di guerra” contro lo Stato di Israele
di Maurizio Molinari

qui
Le vignette di Charlie Hebdo in uno slide show del Sole, qui















il Fatto 8.1.15
Le 146 sedi dem di Roma
Circoli veri e tessere false: il marcio del Pd Capitale
di Antonello Caporale

su spogli
Repubblica 8.1.15
Un renziano

“Il Consiglio regionale guidato da un imputato” Polemica in Calabria
su spogli









Corriere 8.1.15
Tiziano Renzi
«Il papà del leader e la società fallita? È stato il governo a pagare il debito»

su spogli
il Fatto 8.1.15
Un’altra manina
Il governo paga 230mila euro per i debiti di papà Renzi
Fidi Toscana salda parte del mutuo della Chil Post e viene rimborsata dal Tesoro
“Un uso indecente dei soldi pubblici a fini familiari da parte del premier”
di Davide Vecchi

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Corriere 8.1.15
Il costoso peso dell’illegalità diffusa nell’Italia che non si riesce a risanare
di Corrado Stajano

su spogli







da La Stampa di oggi:
Matteo Renzi nel suo intervento all’assemblea del Pd: «Se vogliamo continuare a farci del male per altri dieci giorni sulla delega fiscale parlando della “manina”, si sappia che quella manina è la mia»

Corriere 8.1.15
Il leader alla sinistra: la manina era la mia
La sfida alla minoranza sul decreto fiscale. E sul Quirinale: impostiamo insieme il metodo, gennaio è un bivio

di Monica Guerzoni
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il Fatto 8.1.15
Sul 3% Renzi ricatta i ministri
Rivendica: “La manina è la mia”
Pier Luigi Bersani: “Così chi ha di più potrà evadere di più”
di Wa. Ma.

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Repubblica 8.1.15
E all’assemblea dei deputati pd scatta il “processo” a Matteo
di Goffredo De Marchis

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Repubblica 8.1.15
Mariastella Gelmini
“Il Quirinale si sblocca se il leader pd rispetta i patti”
intervista di C. L.

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Repubblica 8.1.15
Cesare Damiano, minoranza Pd
“Sbagliato non rimediare subito il rinvio alimenta il dubbio”
intervista di T Ci.

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Repubblica 8.1.15
Ora per il Colle Renzi deve trattare con la minoranza del suo partito
Berlusconi resta il suo principale alleato, ma il caso Salva-Silvio porta il premier a un’intesa prima con i dem
di Stefano Folli

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il Fatto 8.1.15
Benvenuti tra noi
Anche a “Repubblica” sorge un sospetto

Il testo che segue è parte di un editoriale pubblicato da un importante giornale italiano, ieri. E non è Il Fatto Quotidiano: “Il problema non sono i dubbi o i sospetti. La vera questione sono gli interrogativi senza risposta che alimentano quei dubbi e quei sospetti. Le forme con cui il decreto fiscale è stato approvato e il suo contenuto stanno lasciando sul terreno troppe risposte inevase. Troppe le eccezioni e troppe le opacità. A cominciare da quella soglia del tre per cento che – se fosse confermata – di fatto concederebbe a Silvio Berlusconi di aggirare la legge Severino e tornare alla politica attiva. Anche ieri il presidente del Consiglio ha fatto poco per diradare le nubi. Da quattro giorni non si riesce a capire chi ha deciso di inserire quella norma e chi l’ha concretamente scritta. Un classico balletto dello scaricabarile che soprattutto tra sabato e domenica ha reso la vicenda ancor più nebulosa”. L’autore è Claudio Tito, capo del servizio politico di Repubblica, che viene accolto con soddisfazione tra quelli che s’accorgono che Renzi non è il Nazareno, ma il contraente del Patto del Nazareno con l’ex Cavaliere.
l’articolo di Claudio Tito citato è integralmente su “Segnalazioni” alla data di ieri
il Fatto 8.1.15
Il magistrato Rodolfo Sabelli (Anm)
La Salva B.? “Norma ingiusta e retroattiva”
di Luca De Carolis

su spogli








il Fatto 8.1.15
Tutte le balle del governo sulla norma salva-evasori
Il testo non è pubblicato sul sito dell’esecutivo
Delrio e il premier dicono che c’è stata discussione, ma il decreto è piovuto dall’alto già pronto
di Stefano Feltri

su spogli
il Fatto 8.1.15
Il libera tutti
Quelli che aspettano il condono
di Carlo Di Foggia

su spogli
il Fatto 8.1.15
Nessuna soglia
In Germania e Stati Uniti chi fa il furbo va in galera
CON UN INTERVENTO su alcuni quotidiani locali, ieri il pm di Trento Pasquale Profiti ha parlato dell'allargarsi di uno “spread di legalità tra noi e i paesi economicamente sviluppati”. Una metafora calzante dal momento che, nel giro del mondo alla ricerca dei delitti e delle pene per l'evasione fiscale, il decreto “Salva Berlusconi”, che cerca di alzare al 3% la soglia di non punibilità, si pone in netto contrasto. In Germania non è riconosciuta alcuna soglia e si è perseguibili a qualsiasi livello di evasione, che ci sia il dolo eventuale o che si tratti di omessa o fallace dichiarazione. Si rischiano comunque sanzioni e il carcere da 1 a 5 anni. E mentre in Italia rischierebbe il carcere solo chi evade più di 150.000 euro, nella terra della Merkel 50.000 euro di evasione sono considerati un caso “large scale”, su larga scala. Altro confronto per contrasto è quello con gli Stati Uniti dove “qualsiasi persona che tenti volontariamente, in qualsiasi modo, di eludere o aggirare qualsiasi tassa imposta, è colpevole di un crimine. Multato fino a 100.00 dollari (500.000 per le società) o condannato al carcere fino a 5 anni














il Fatto 8.1.15
Italicum, gli emendamenti sono 18 mila
di Sara Nicoli

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il Fatto 8.1.15
Metodo Matteo: le leggi se le scrive da solo (e male)
di Wanda Marra

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Corriere 8.1.15
Disoccupazione
Crescono gli «under 25» che hanno perso o cercano un impiego. L’Istat: tasso record al 43,9% In Germania livello generale al minimo storico, pari al 6,5%. In Italia a novembre era del 13,4%
di Francesco Di Frischia

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Repubblica 8.1.15
Europa in deflazione in Italia record storico della disoccupazione
Eurostat certifica un calo dello 0,2% a dicembre Un giovane sotto i 25 anni su due è senza lavoro
di Luisa Grion

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il Fatto 8.1.15
Disoccupati, l’ottimismo renziano non produce effetti
I senza lavoro al 13,4%, è record
Giovani under 24 senza lavoro al 43,9%
L’Europa scopre la deflazione da petrolio
di Stefano Feltri

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il Fatto 8.1.15
Il pessimo tempismo del Jobs Act
I consulenti del lavoro: si applica anche agli statali
La sinistra Pd torna all’attacco

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il Fatto 8.1.15
Il mercato è di sinistra
Come Tsipras seduce il Financial Times
 
A volte gli opposti si toccano: il Financial Times dedica grande spazio a un’intervista a George Stathakis, il ministro ombra dello Sviluppo economico. Con un taglio tutt’altro che ostile. Anzi. Stathakis annuncia che il partito di sinistra Syriza guidato da Alexis Tsipras vuole “rendere la vita più facile per il business, aiutarli rimuovendo i problemi con la burocrazia di cui si lamentano” e promette di colpire gli “oligarchi”, liberalizzando settori oggi in mano a pochi amici della politica. Il quadro per il Financial Times non è poi così male: se il 25 gennaio Syriza conquisterà il governo, infliggerà le eventuali perdite sul debito alla troika (cioè le istituzioni europee e gli Stati, inclusa l’Italia, che le hanno finanziate) mentre per combattere lo sclerotizzato capitalismo di relazione locale userà la leva della concorrenza e della liberalizzazione. Al FT sono felici. 
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Corriere 8.1.15
Il grande gioco diplomatico tra Pechino e i talebani
di Guido Santevecchi

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Repubblica 8.1.15
Pianeti
Non siamo più soli, nello spazio altre otto Terre
Acqua, rocce, luce. E una distanza dal loro sole compatibile con la vita Ecco come la sonda Keplero ha scoperto nuovi mondi
di Dennis Overbye

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