sabato 17 marzo 2007

oggi:




il Riformista 17.3.07
BIOLOGIA. UNA RISPOSTA A GILBERTO CORBELLINI SUL TEMA DELLA GENETICA E DEI GAY
Ma la sessualità umana è una dialettica tra identità diverse
Il professore attacca Livia Profeti accusandola di neutralizzare la scienza evolutiva per opporsi ai tentativi della Chiesa di fondare la «presunta normalità naturale» sulla realtà biologica. In realtà si auspica lo sviluppo di una ricerca sul pensiero umano senza demiurghi divini
DI PAOLO FIORI NASTRO

Conosco Gilberto Corbellini da molti anni; abbiamo insegnato insieme Storia della medicina all’Università “La Sapienza” ed ho potuto apprezzare in molte occasioni il suo rigore intellettuale. Anche di Livia Profeti sono amico da molti anni, e so che conosce approfonditamente gli argomenti di cui scrive. Ho letto il suo articolo sul Riformista del 10/03/07 in cui esprime un pensiero complesso che si dipana però in modo assolutamente lineare. Ho dovuto leggere molte volte la risposta dell’amico Corbellini del 14/03/07 perché non riuscivo a spiegarmi i toni, a dir poco “virulenti”, con i quali lo scritto della Profeti viene stigmatizzato.

Pur consapevole della complessità delle questioni toccate nei due articoli ho ritenuto di dover intervenire anche perché credo che l’approfondimento di questi temi sia di notevole utilità per la ricerca sulla realtà umana che la sinistra tutta avverte oggi come una priorità assoluta.

L’articolo di Corbellini è centrato sull’affermazione che l’omosessualità ha una base genetica anche se la frase «lasciamo da parte la questione se i geni dell’omosessualità danno una marcia in più» lascia veramente perplessi perché potrebbe essere espressione di un pensiero che da solo minerebbe alla base l’intero articolo. Accanto a questo egli accusa la Profeti di cadere nella trappola di neutralizzare la biologia per opporsi ai tentativi della Chiesa di fondare la «presunta normalità naturale» proprio sulla realtà biologica, mentre la biologia avrebbe il potere di disvelare tutte «le credenze superstiziose attraverso cui sono influenzate le persone più sprovvedute». In realtà la Profeti non liquida affatto la biologia, anzi auspica che si sviluppi a sinistra la ricerca su un pensiero umano «che si crea a partire dalla nostra biologia, senza necessari interventi di demiurghi divini».

Detto questo mi sembra evidente che la questione posta sul tavolo dalla Profeti, ma soprattutto dalla risposta di Corbellini, riguarda non tanto l’omosessualità quanto la sessualità e in particolare la sessualità umana.

Se è vero che la specie umana è «il prodotto della evoluzione» è anche evidente che ciò che definisce l’“umano” non è solo una variazione quantitativa di quanto si manifesta negli animali, ma anche e soprattutto una variazione qualitativa (penso al pensiero, al linguaggio verbale, alla capacità di creare immagini che è la base della creatività scientifica e di quella artistica). Un amico non perde occasione di sottolineare come nessun animale abbia mai inventato nemmeno un ombrello. Non c’è alcun dubbio che la nostra realtà fisica sia la realizzazione di quanto è inscritto nel nostro codice genetico ma non esistono dubbi che la qualità della vita che il nostro organismo riesce a realizzare dipende da molti altri fattori genericamente definiti “ambientali” con i quali dobbiamo stabilire rapporti.

La sessualità è sicuramente uno degli aspetti in cui la lontananza dagli animali è più evidente sempre che si dia a questa parola un contenuto che non sia circoscritto al solo ambito fisico. L’argomento è spinoso e le posizioni controverse: dice monsignor Bagnasco sulla Repubblica del 15/3/07 che «la famiglia è un patrimonio naturale (quindi la Profeti non aveva torto) e il matrimonio è il vincolo tra un uomo e una donna che generano la vita».

È evidente che la sessualità cui fa riferimento il capo della Cei, da poco insediato, è una sessualità molto simile a quella animale, finalizzata alla procreazione. Gli animali sono molto poco inclini a perdere tempo, devono pensare alla sopravvivenza propria e del branco e quindi utilizzano la sessualità (nel senso dell’atto meccanico e nulla più) per realizzare la sopravvivenza della specie. Gli esseri umani invece, non so se dire per fortuna o purtroppo, godono di una libertà che permette loro di realizzare rapporti ben più ricchi e complessi all’interno dei quali la sessualità è ormai completamente sganciata dagl’intenti procreativi. Quando alla parola sessualità si fa seguire l’aggettivo umano si fa riferimento a quella possibilità che solo gli esseri umani hanno di realizzare la conoscenza di qualcuno che ci assomiglia ma che è al contempo completamente diverso da noi. È questo il vero cimento con cui gli uomini e le donne sono obbligati a confrontarsi: la conoscenza del diverso. È poco accettabile che si scinda la parola sessualità dalla parola identità perché la sessualità umana è dialettica tra due identità in cui ciascuno realizza la fusione tra realtà mentale e realtà biologica. Da questa prospettiva è nel rapporto tra uomo e donna che si realizza la massima diversità.

ieri:

La pagina di Cultura del Corriere di ieri, venerdì 16 marzo: «Heidegger cattolico»
(i testi degli articoli sono disponibili qui di seguito, alla data di ieri)

Lettere al Riformista 16.3.07
GENETICA E GENIALITÀ OMOSESSUALE
di Isabella Faraoni
(il testo qui di seguito alla data di ieri; di Isabella Faraoni, del Dipartimento di neuroscienze dell'Università degli studi di Roma Tor Vergata, sul numero del 22.12.06 di left si può leggere anche l'articolo "Gene sì, ma non un genio. La teoria che ci vuole del tutto determinati dal nostro Dna è stata sconfessata. Ma nella comunità scientifica l’attaccamento al dogma ancora persiste", qui)

il Riformista di oggi (17.3) pubblica anche una lettera di risposta a Isabella Faraoni e a favore di Corbellini (qui), scritta da Luigi Castaldi, di Napoli, membro della direzione dei Radicali Italiani (cfr qui) e collaboratore di Notizie Radicali e del Foglio di Giuliano Ferrara - sempre che non si tratti di un caso di omonimia...


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La fine del figlio illegittimo
Finalmente in Italia (...) il solo fatto di nascere, e dunque di esistere, che concede uguali diritti (...) alla persona umana.
Michele Serra su Repubblica (segnalato da Andrea Sintini)