venerdì 9 luglio 2004

suicidi giovanili in USA

Le Scienze 7.07.2004
Suicidi giovanili
Anche fattori neurobiologici possono contribuire al fenomeno


Un enzima noto per influenzare lo stato d'animo presenterebbe un calo di attività nel cervello dei giovani che commettono suicidio. Lo sostiene un articolo pubblicato sul numero di luglio 2004 della rivista "Archives of General Psychiatry".
Secondo gli autori dello studio, ogni anno nei soli Stati Uniti muoiono per suicidio - la seconda causa di morte fra i teenager - circa 30.000 persone. Anche se i fattori psicologici e psicosociali associati a questi eventi sono da tempo oggetto di studio, si sa ben poco a proposito dei fattori neurobiologici che potrebbero contribuire al fenomeno.
Ghanshyam N. Pandey dell'Università dell’Illinois di Chicago e colleghi hanno studiato un enzima nel cervello chiamato proteina chinasi C (PKC), associato a disturbi dell'umore e già target di alcuni psicofarmaci. Per stabilire se ci fosse qualche legame fra le variazioni di attività di PKC e i suicidi giovanili, i ricercatori hanno esaminato i cervelli di 17 vittime di suicidi confrontandoli con quelli di 17 teenager privi di malattie psichiatriche e deceduti per altri motivi.
I risultati hanno mostrato che, rispetto ai soggetti di controllo, in determinate aree cerebrali delle vittime di suicidio l'attività di PKC risultava significativamente diminuita.

Napoli
«la legge Basaglia abrogata di fatto»

Repubblica 8.7.04 edizione di Napoli
La legge Basaglia abrogata di fatto
di Sergio Piro


In America i bambini mentalmente disturbati vengono messi in carcere, perché i genitori non hanno i soldi per curarli. A Napoli i malati mentali in fase di ritorno alla convivenza e alla vita non possono essere accolti in via Fornelli (Rampe Brancaccio), perché si tratta di un quartiere "bene"; dovranno andare perciò a Pianura o a Soccavo che non sono quartieri "bene" e sono lontani dal competente centro di salute mentale di Chiaia-Posillipo; ma anche in questa sede non viene dato loro una casa bensì un istituto (detto s.i.r.) dove nulla è di loro proprietà, dove per l´uso di qualunque cosa occorre chiedere il permesso, dove la porta è chiusa o viene chiusa a doppia mandata al calare del sole, dove gli psicofarmaci sostituiscono la gioia di un sereno abitare insieme, dove inerzia o falsa ripetitiva riabilitazione annegano nella noia l´esistenza degli "ospiti", dove la camicia di forza è sempre in sospeso agguato per persone che solo la disinformazione collettiva (voluta) confonde con le crisi acute con pericolosità sociale o con la stramberia fastidiosa e molesta. Su tutto ciò il centro di salute mentale di Chiaia-Posillipo ha sempre espresso una dura protesta.
Al Vomero molti sono fortemente indignati perché l´asilo privato di un importante esponente politico ha sostituito il centro di salute mentale di via Morghen, forse commettendo anche abusi edilizi. La democrazia occidentale è bella ed è giusta: magari l´esponente politico avrà danno e riprovazione, forse dovrà dimettersi. Tuttavia il centro di salute mentale non è più a via Morghen, ma è stato sbattuto via al di là di Colli Aminei con soluzioni precarissime e dispersione di molti pazienti: questo rimarrà cosí.
Vi sono nei paesi occidentali, detti democratici, leggi che nessuno osa ritrattare e nessuno vuole applicare. I timidi tentativi del governo attuale di eliminare la legge 180 del 13 maggio 1978, nota come Legge Basaglia, non hanno avuto alcun successo, non perché non fosse intensamente auspicata, ma prevalentemente perché non ve ne era più bisogno. Quella legge è stata abrogata di fatto.
Essa prevedeva infatti dei mutamenti complessi delle istituzioni della cura della sofferenza detta psichica (a partire dal loro inserimento nella sanità) e delle trasformazioni radicali nella pratica di trattamento, nella cura, nella restituzione al mondo: le prime erano necessarie acché le seconde potessero realizzarsi. Ma le prime sono state realizzate in tutto il paese, le seconde no. I malati mentali non sono più prigionieri in manicomio, ma in piccoli istituti periferici; i malati mentali non sono più soggetti a essere legati come salami, sommersi di psicofarmaci ottundenti o di elettroshock in manicomio, bensì nei reparti psichiatrici ospedalieri degli psichiatri "democratici"; i malati mentali non sono più abbandonati in un territorio senza presidi di cura, bensì respinti, trattati frettolosamente, prenotati venti giorni dopo, ignorati la notte (e talora avviati al privato) dai centri di salute mentale territoriali.
Pallidi yuppies vestiti di scuro, con teste rasate e idee economico-politiche del 1830, fantasmi dell´era in cui il berlusconismo e il bassolinismo sembravano cose serie, accusano di romanticismo rivoluzionario, di retrogrado estremismo infantile, di distacco dalla realtà, tutti coloro che si battono affinché le grandi riforme italiane degli anni Settanta non siano abbandonate e tradite nella loro esigenza di essere praticate. Ma questa orgia reazionaria e lobbistica, datata anni Novanta, non si rende conto che il completo asservimento dell´area una volta progressista agli interessi economici di un ceto politico dominante e unitario ha necessariamente spostato altrove la maturazione lenta ma irreversibile e "pratica" di una coscienza antagonistica e intensamente democratica, mirata esclusivamente ai fatti: a questa coscienza e solo a questa sono legati la cura diffusa della sofferenza malamente detta mentale, il rispetto totale dei diritti dei cittadini sofferenti, la gioia di operare per il recupero di intelligenze e talenti e non per la loro definitiva soppressione.