un "inoltro" da Tonino Scrimenti
Voglio ringraziare tutti i compagni che giovedì scorso al cinema Pasquino hanno sostenuto "a un millimetro dal cuore", GRAZIE!!!
Il mio cortometraggio non ha vinto il premio del pubblico (sembra per un voto!) ma gli organizzatori della manifestazione hanno deciso in via del tutto eccezionale, di assegnare un premio "speciale" anche al mio lavoro!! Non so cosa li abbia spinti a prendere questa decisione, non so se avessero già deciso chi dovesse vincere, io so soltanto che abbiamo preso tantissimi voti ed anche l'applauso più lungo e più coinvolgente di tutta la giornata! (e in sala non c'eravamo soltanto noi!)
Sono veramente molto contenta, perché questo premio non era assolutamente previsto e nemmeno pensato, hanno dovuto "inventarlo" e alla fine per me è piu importante e più bello che se avessi vinto il primo!!
Grazie a tutti
iole
«SEGNALAZIONI» è il titolo della testata indipendente di Fulvio Iannaco che - registrata già nel 2001 - ha ormai compiuto il diciottesimo anno della propria continua ricerca e resistenza.
Dal 2007 - poi - alla sua caratteristica originaria di libera espressione del proprio ideatore, «Segnalazioni» ha unito la propria adesione alla «Associazione Amore e Psiche» - della quale fu fra i primissimi fondatori - nella prospettiva storica della realizzazione della «Fondazione Massimo Fagioli»
L'ASSOCIAZIONE CULTURALE
giovedì 18 dicembre 2003
una informazione da Tonino Scrienti e da Rita, da Francoforte
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a Francoforte si é chiuso domenica 14 il festival del cinema italiano "nord-sud" 5-14 dicembre (Filmmuseum).
Venerdí 12 dic. e domenica 14 dic. é stato presentato anche
il film di Bellocchio "L'ora di religione"
...e questa sera la sala era completamente piena!!!
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a Francoforte si é chiuso domenica 14 il festival del cinema italiano "nord-sud" 5-14 dicembre (Filmmuseum).
Venerdí 12 dic. e domenica 14 dic. é stato presentato anche
il film di Bellocchio "L'ora di religione"
...e questa sera la sala era completamente piena!!!
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Marco Bellocchio
e Francesca Pirani
al "Roma Film Festival"
Marco Bellocchio riceverà l'omaggio del Roma Film Festival
Una Festa del Cinema è prevista per il 19 dicembre al teatro 16 di Cinecittà.
Giovedì 18 - Cinema Nuovo Olimpia - Sala B
20.15 • La religione della storia
Marco Bellocchio
Italia, 1998, 50'
• Sogni infranti
Marco Bellocchio
Italia, 1995, 53'
a seguire
l'incontro con Marco Bellocchio
_______________
Venerdì 19 - Cinema Nuovo Olimpia - Sala B
21.00 • Una bellezza che non lascia scampo
Francesca Pirani
Italia, 2002, 87'
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Una Festa del Cinema è prevista per il 19 dicembre al teatro 16 di Cinecittà.
Giovedì 18 - Cinema Nuovo Olimpia - Sala B
20.15 • La religione della storia
Marco Bellocchio
Italia, 1998, 50'
• Sogni infranti
Marco Bellocchio
Italia, 1995, 53'
a seguire
l'incontro con Marco Bellocchio
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Venerdì 19 - Cinema Nuovo Olimpia - Sala B
21.00 • Una bellezza che non lascia scampo
Francesca Pirani
Italia, 2002, 87'
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Chirac sulla laicità
Corriere della Sera 18.12.03
«A scuola non si ostentano i simboli religiosi»
Chirac accoglie il rapporto dei «saggi» e annuncia la legge sulla laicità.
No alle feste ebraica e musulmana
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PARIGI - La laicità come strumento di eguaglianza e rispetto: anche della religione. Adeguando ai tempi uno dei valori della République, Jacques Chirac ha preso in modo netto e solenne la decisione più difficile: una legge che proibisca l'ostentazione di simboli religiosi nelle scuole pubbliche.
No quindi al velo islamico, alla kippah ebraica e a grandi croci, con l'avvertenza sostanziale che i simboli siano ostensibles, ovvero quelli che esprimono intenzioni propagandistiche e tradiscono la «neutralità» del servizio pubblico, in particolare l'educazione nazionale.
La regola non potrà tradursi in un attacco alla libertà religiosa e a convinzioni personali. Continueranno ad essere ammessi simboli di piccole dimensioni e privati, come la catenina con il crocefisso, la stella di David o la manina di Fatima.
La «laicità non è negoziabile», aveva detto il presidente aprendo il dibattito che ha lacerato la Francia. Ieri, in un discorso all'Eliseo, lo ha ribadito, con il conforto dei «saggi» della Repubblica, ai quali ha affidato il compito di radiografare il problema.
Chirac ha accolto le indicazioni culturali e etiche della «commissione Stasi» (dal nome del professor Bernard Stasi che l'ha presieduta) che si era pronunciata a favore di una «regola chiara» di comportamento che valesse per le scuole, ma anche per ospedali (nessuno può rifiutare le cure in base al sesso del personale) e luoghi di lavoro.
Il presidente ha anche lanciato la sfida della tolleranza e dell'integrazione, in un panorama sociale stravolto da immigrazione e pressioni religiose. In epoca di tensioni internazionali e scontro di civiltà, ha voluto ricordare le radici storiche della Francia, i principi costitutivi della Repubblica, la «missione di patria dei diritti umani».
L'Islam, nella Francia di oggi, ha diritto a rispetto e libero esercizio di culto, così come il «fatto religioso» deve diventare terreno di studio e comprensione nelle scuole.
D'altra parte, l'unità del Paese non può essere minacciata da derive comunitariste o confessionali e i principi della République - libertà, eguaglianza, fraternità - non possono essere solo enunciati, mentre sono evidenti disparità, discriminazioni, fenomeni di razzismo e antisemitismo.
Chirac ha avuto parole di comprensione per i giovani dei «ghetti», che devono veder rispettati i loro diritti di cittadini francesi, e di ferma condanna per ogni forma di antisemitismo. (Parole messe in pratica, proprio ieri, con l'espulsione di due allievi del liceo Montaigne, colpevoli di aggressione e minacce contro un coetaneo ebreo).
Nel concetto di eguaglianza, è compresa quella fra sessi. Chirac lo ha enfatizzato e tutti hanno capito che nella problematica del velo islamico si sono anche parità e emancipazione femminile.
Il presidente ha invece bocciato la proposte di introdurre due nuove festività nazionali, la ricorrenza ebraica dello Yom Kippur e quella islamica dell'Aid-el-Kebir: «Ce ne sono già troppe», ha detto, raccomandando tolleranza per assenze giustificate e in coincidenza di esami.
Nuove festività sarebbero suonate come un non senso, nel momento in cui il governo ha deciso di sopprimere la Pentecoste per finanziare l'assistenza sociale.
Prima di essere varata, forse l'anno prossimo, la legge già divide. La proposta incontra il consenso del mondo politico, suscita perplessità e dissenso nelle comunità religiose, opposizione fra categorie che dovrebbero applicarla: studenti e personale della scuola. Per questo, secondo la tradizione francese, i grandi principi troveranno applicazione all'insegna del buon senso: una sorta di «authority» avrà il compito della vigilanza permanente.
Con toni che gli sono congeniali quando vuole esaltare lo spirito dei tempi e il posto che la Francia vi occupa, Chirac ha tenuto d'occhio i fattori di preoccupazione politica e di conflittualità sociale: la crescita del Fronte nazionale di Jean-Marie Le Pen (in vista delle elezioni di primavera) e i rischi d'islamizzazione delle banlieues, le periferie, «territori perduti della Repubblica», per citare un saggio di successo.
Nella Francia in cerca d'identità, in fuga dalla politica e ripiegata sulla crisi economica, la bandiera della laicità e dei principi fondatori può essere ancora vincente. Comunque la migliore ricetta del consenso.
«A scuola non si ostentano i simboli religiosi»
Chirac accoglie il rapporto dei «saggi» e annuncia la legge sulla laicità.
No alle feste ebraica e musulmana
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PARIGI - La laicità come strumento di eguaglianza e rispetto: anche della religione. Adeguando ai tempi uno dei valori della République, Jacques Chirac ha preso in modo netto e solenne la decisione più difficile: una legge che proibisca l'ostentazione di simboli religiosi nelle scuole pubbliche.
No quindi al velo islamico, alla kippah ebraica e a grandi croci, con l'avvertenza sostanziale che i simboli siano ostensibles, ovvero quelli che esprimono intenzioni propagandistiche e tradiscono la «neutralità» del servizio pubblico, in particolare l'educazione nazionale.
La regola non potrà tradursi in un attacco alla libertà religiosa e a convinzioni personali. Continueranno ad essere ammessi simboli di piccole dimensioni e privati, come la catenina con il crocefisso, la stella di David o la manina di Fatima.
La «laicità non è negoziabile», aveva detto il presidente aprendo il dibattito che ha lacerato la Francia. Ieri, in un discorso all'Eliseo, lo ha ribadito, con il conforto dei «saggi» della Repubblica, ai quali ha affidato il compito di radiografare il problema.
Chirac ha accolto le indicazioni culturali e etiche della «commissione Stasi» (dal nome del professor Bernard Stasi che l'ha presieduta) che si era pronunciata a favore di una «regola chiara» di comportamento che valesse per le scuole, ma anche per ospedali (nessuno può rifiutare le cure in base al sesso del personale) e luoghi di lavoro.
Il presidente ha anche lanciato la sfida della tolleranza e dell'integrazione, in un panorama sociale stravolto da immigrazione e pressioni religiose. In epoca di tensioni internazionali e scontro di civiltà, ha voluto ricordare le radici storiche della Francia, i principi costitutivi della Repubblica, la «missione di patria dei diritti umani».
L'Islam, nella Francia di oggi, ha diritto a rispetto e libero esercizio di culto, così come il «fatto religioso» deve diventare terreno di studio e comprensione nelle scuole.
D'altra parte, l'unità del Paese non può essere minacciata da derive comunitariste o confessionali e i principi della République - libertà, eguaglianza, fraternità - non possono essere solo enunciati, mentre sono evidenti disparità, discriminazioni, fenomeni di razzismo e antisemitismo.
Chirac ha avuto parole di comprensione per i giovani dei «ghetti», che devono veder rispettati i loro diritti di cittadini francesi, e di ferma condanna per ogni forma di antisemitismo. (Parole messe in pratica, proprio ieri, con l'espulsione di due allievi del liceo Montaigne, colpevoli di aggressione e minacce contro un coetaneo ebreo).
Nel concetto di eguaglianza, è compresa quella fra sessi. Chirac lo ha enfatizzato e tutti hanno capito che nella problematica del velo islamico si sono anche parità e emancipazione femminile.
Il presidente ha invece bocciato la proposte di introdurre due nuove festività nazionali, la ricorrenza ebraica dello Yom Kippur e quella islamica dell'Aid-el-Kebir: «Ce ne sono già troppe», ha detto, raccomandando tolleranza per assenze giustificate e in coincidenza di esami.
Nuove festività sarebbero suonate come un non senso, nel momento in cui il governo ha deciso di sopprimere la Pentecoste per finanziare l'assistenza sociale.
Prima di essere varata, forse l'anno prossimo, la legge già divide. La proposta incontra il consenso del mondo politico, suscita perplessità e dissenso nelle comunità religiose, opposizione fra categorie che dovrebbero applicarla: studenti e personale della scuola. Per questo, secondo la tradizione francese, i grandi principi troveranno applicazione all'insegna del buon senso: una sorta di «authority» avrà il compito della vigilanza permanente.
Con toni che gli sono congeniali quando vuole esaltare lo spirito dei tempi e il posto che la Francia vi occupa, Chirac ha tenuto d'occhio i fattori di preoccupazione politica e di conflittualità sociale: la crescita del Fronte nazionale di Jean-Marie Le Pen (in vista delle elezioni di primavera) e i rischi d'islamizzazione delle banlieues, le periferie, «territori perduti della Repubblica», per citare un saggio di successo.
Nella Francia in cerca d'identità, in fuga dalla politica e ripiegata sulla crisi economica, la bandiera della laicità e dei principi fondatori può essere ancora vincente. Comunque la migliore ricetta del consenso.
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