sabato 19 marzo 2005

LE LEZIONI DI CHIETI
Qui di seguito tutte le informazioni disponibili

La LIBRERIA AMORE E PSICHE
comunica le date delle lezioni

del prof. Massimo Fagioli:


5, 12 e 19 marzo
9 e 16 aprile
14 maggio

Le lezioni si terranno nell’aula magna della facoltà di Farmacia dell'Università di Chieti

a partire dalle ore 11,00


Vi informiamo inoltre che

le lezioni del

prof.
Andrea Masini
si terranno tutti i
venerdi dalle 13 alle 16 e tutti i sabati dalle 9 alle 11
a partire dal 4
marzo,

e quelle della
dott.ssa
Francesca Fagioli
il venerdi dalle 16 alle 18.


comunichiamo anche che le lezioni del

prof. Paolo Fiori Nastro

per il corso a lui affidato, dal titolo

«Psichiatria e giustizia: la perizia psichiatrica»

avranno luogo presso l’Aula 3 della facoltà di lettere dell’Università di Chieti

nei giorni e negli orari seguenti:

venerdì 18 marzo 14.00-17.00

sabato 19 marzo 9.00-11.00

venerdì 8 aprile 14.00-17.00


Venerdì 8 aprile è previsto anche l’intervento del

Sostituto Procuratore della Repubblica

Francesco Dall’Olio



Eventuali variazioni del calendario verranno comunicate durante le lezioni.

ALTRE INFORMAZIONI (TECNICHE) SUL SITO DI MAWIVIDEO, ENTRANDO NEL FORUM DA LÌ RAGGIUNGIBILE

Libreria Amore e Psiche
via s. caterina da siena, 61 roma
info:06/6783908 amorepsiche2003@libero.it
i nostri orari: lunedi 15-20
dal martedi alla domenica 10-20

__________________________

neuroscienziati... e il prof. Boncinelli:
la coscienza di sé

L'Eco di Bergamo 19.3.05
Il pollo non è stupido e la ghiandaia previene il futuro

Da sempre considerato per antonomasia stupido e poco furbo, per il pollo è arrivato il momento della riscossa. Già, perché a detta dei neuroscienziati, riuniti recentemente nel convegno «Neurobiologia della coscienza» presso l'Accademia dei Lincei a Roma, non c'è nulla di più falso dei luoghi comuni sui polli. Potrà sembrare buffo a qualcuno parlare di coscienza nei polli, o comunque in specie animali ritenute da secoli inferiori. Eppure, è proprio da lì che occorre partire per avere un'idea di cosa sia il cervello, la mente, la coscienza e la loro evoluzione.
«In genere, quando si parla di processi mentali negli animali - dice Giorgio Vallortigara, psicobiologo dell'università di Trieste - si pensa istintivamente ai primati o al massimo ai delfini».
Ma è ormai necessario rivedere interamente questa concezione. «Le teorie darwiniane, così centrali per le neuroscienze, sono per lo più poco note o comunque tende a prevalere un'idea distorta di evoluzione biologica - continua Vallortigara - per cui da specie primitive, la natura si è evoluta fino ai primati e infine all'uomo. L'evoluzione è invece, come aveva intuito Darwin, un albero e non una scala a pioli. Tutte le specie tuttora viventi hanno avuto un lungo percorso selettivo, sono tutte molto evolute a loro modo. Quindi dobbiamo prepararci al fatto che anche specie molto distanti da noi, come gli uccelli, siano capaci di processi mentali simili ai nostri». Una sorta di convergenza evolutiva del cervello, insomma: un'evoluzione che ha seguito strade diverse per arrivare tuttavia a soluzioni simili.
Il pollo, per esempio, ha delle capacità di astrazione che si sviluppano molto precocemente rispetto a quelle umane. Per esempio è in grado di capire che se un oggetto scompare dalla sua vista, non per questo non continua ad esistere. «Nell'uomo questa capacità compare solo intorno ai 18 mesi, mentre negli uccelli si sviluppa quasi alla nascita», spiega l'esperto di Trieste. Ma il caso più eclatante tra quelli studiati dai neuroscienziati, è forse oggi quello di un corvide, la ghiandaia. Questa specie ha una concezione non solo del passato ma anche del futuro, ha cioè una capacità prospettica che lo spinge a compiere azioni «preventive». Per esempio, a seconda che sia sola o in compagnia mentre nasconde il cibo, la ghiandaia torna al nascondiglio e decide se cambiargli posto per evitare di essere derubata.
Ma c'è di più: esiste un test, chiamato di inferenze transitive, nel quale i piccioni risultano assai più bravi dell'uomo. «È un test che in generale i nostri studenti universitari trovano difficile - dice Vallortigara - ma che i piccioni risolvono senza difficoltà. Ovviamente è naturale interrogarsi su queste abilità, e in particolare chiedersi se e a cosa serve avere una consapevolezza delle proprie abilità mentali, per capire se quello che chiamiamo coscienza possa avere un significato in chiave biologico-evolutiva». E gli uccelli, in questo, ci pare ci possano dare una mano.
Darwin quindi di nuovo al centro delle sfide della ricerca, in questo caso sul cervello. «Quello della coscienza è il problema può arduo da affrontare per gli scienziati - ha detto Boncinelli - il nostro cervello rappresenta il 2% della massa corporea nell'uomo, ma consuma il 20% dell'energia totale. La coscienza di sé o autocoscienza è probabilmente una prerogativa della nostra specie al pari del linguaggio, ma ciò non significa che non se ne possa tracciare un'origine evolutiva. La coscienza del singolo è forse la forma di coscienza più complessa da studiare, ma questo allo stesso modo non significa che non possa essere oggetto di indagine scientifica e - ha concluso Boncinelli - qualche risultato comincia ora ad emergere».

Pirandello
un epistolario

La Provincia 19.3.05
PIRANDELLO
Parole con il figlio prigioniero
Il nipote del grande scrittore siciliano ha raccolto in libro il ricco epistolario tra il nonno e il primogenito Stefano


«Stefanuccio mio, le tue condizioni ci stringono il cuore! Siamo in angosciosa attesa che - dopo due anni e tre mesi di prigionia - arrivi finalmente il tuo turno per un prossimo scambio di prigionieri. Pensiamo sempre a te, Stenù mio! Non stare in pensiero per noi, tu, intanto. Pensa solo a mantenerti forte. Lavoriamo. Coraggio. E abbiti con tutto il cuore tutti i baci del papà tuo. Luigi». È lo stralcio di una delle tante lettere che Luigi Pirandello scrisse al primogenito Stefano durante la prima guerra mondiale, negli anni in cui il giovane era prigioniero degli austriaci a Mauthausen. Anni duri che segnarono l'anima del commediografo che di li a poco avrebbe affrontato un'altra grande prova: la malattia della moglie Antonietta, una tragedia mai superata che condizionò il resto della sua vita e del suo lavoro. «Tutti i nodi di una situazione familiare labirintica - dice Andrea Pirandello, nipote del premio Nobel siciliano, autore di Il figlio prigioniero, in cui riunisce il carteggio tra Luigi e Stefano Pirandello durante la guerra 1915 - 1918 - le difficoltà, i problemi materiali sentimentali e psicologici che lo avevano tormentato nei decenni precedenti fanno massa insieme aggrovigliandosi. In un volgere di tempo relativamente breve le ripercussioni domestiche del conflitto mondiale e l'aggravarsi della follia della moglie Antonietta paiono condurre allo sfacelo della comunità». Suo padre, adottando come scrittore lo pseudonimo di Stefano Landi, ha voluto sfuggire la pesante eredità di Luigi Pirandello. Mio padre non volle approfittare del grande nome di Pirandello, ma usò lo pseudonimo anche per una necessità d'autonomia, per potersi distinguere come un autore diverso. Fu una mossa per eliminare ogni sospetto di competizione, in considerazione della gloria paterna e per esercitare in tutta libertà la propria vis creativa. Il volume comprende l'intero epistolario? Delle 122 lettere di Luigi Pirandello che tra mille peripezie Stefano riuscì a portare a casa dalla prigionia, ne ho scelte 97. Delle 311 di Stefano conservate in casa ne ho incluso 89. La selezione non è motivata dal desiderio di tacere o tenere sotto riserbo qualche momento della vita dei due corrispondenti, ma solamente per non appesantire la lettura con particolari ripetitivi di minore interesse. Suo padre Stefano era un interventista? Si, fu un interventista, ma lo divenne dopo perché fino all'autunno del 1914, dalle sue lettere non risulta un convincimento orientato alla guerra. Partecipò a dei movimenti tra gli studenti romani e in altre parti d'Italia, che poi culminarono nelle radiose giornate di maggio del 1915 con D'Annunzio, che infiammava l'ideologia interventista e il 31 dicembre del 1914, si presentò volontario perché voleva partecipare subito. Rimase sotto le armi dal 1 gennaio del 1915 fino al novembre del 1919 e il lungo periodo militare incise fortemente sugli anni della sua formazione. Ne fu disorientato tanto che, smessa la divisa, non riprese più gli studi universitari, perché a 24 anni pensava di essere superato dai giovani che non avevano fatto la sua esperienza. La posizione di Luigi Pirandello durante la Prima guerra mondiale e la conseguente apprensione per la sorte del figlio prigioniero, potrebbe essere la spiegazione della sua adesione al fascismo? Non direi. Luigi Pirandello fu un interventista molto tiepido, e aveva un atteggiamento sorridente verso gli entusiasmi del figlio. Seguiva l'orientamento generale di certi strati della popolazione, si adeguava abbastanza facilmente, e in questa disponibilità ad accettare le idee correnti si può valutare la sua adesione al fascismo. Molto originale nell'arte, nella vita, sotto certi aspetti, si conformava un po' ai modi di pensare del suo ceto, la piccola e media borghesia. Le lettere di suo nonno e di suo padre, che emozioni le hanno suscitato? Intanto l'emozione che ha destato e mi desta tuttora il loro rapporto straordinario, raro. È difficile trovare un'intesa così tra padre e figlio. Era un tipo di rapporto unico non solamente d'affetto: era anche di partecipazione al lavoro, comunione intellettuale pur se partivano da idee diverse per quanto riguardava vita culturale e politica. Il loro è stato un colloquio continuo, tolti gli anni dal 1928 al 1933 in cui Luigi Pirandello andò all'estero. In loro non ci sono davvero mai ombre di conflitto come quelle che spesso insorgono tra genitori e figli? Tra loro non ci fu mai nessun contrasto. Stefano era schierato con il padre in una maniera completa, anche se certe sue idee erano diverse. E giustamente, dal lavoro di Stefano emerge una visione diversa da quella di Luigi. Stefano Pirandello, sapeva del legame tra suo padre e Marta Abba? Come reagì al rapporto fra i due? Mio padre sapeva tutto. Con la Abba Luigi Pirandello ebbe solo un rapporto spirituale, tra autore e attrice: non ci fu un rapporto tra uomo e donna. Stefano fu contento che il padre trovasse un affetto anche fuori della famiglia, un conforto al dolore che rimase sempre vivo anche dopo la separazione dalla moglie. In un certo senso fu lo stesso Stefano a prendere l'iniziativa assieme ad altri per creare il Teatro d'Arte. Voleva che il padre si impegnasse nel fare teatro, e trovare così un campo, anche affettivo, che gli consentisse di uscire dalla solitudine e dallo sconforto della malattia. Era prevedibile che sarebbero sorte nuove relazioni e questioni, ma non ci fu mai nessun atto di contrarietà, anche se Stefano soffrì di una certa invadenza della Abba. Che tipo di invadenza? La Abba era una persona molto vigorosa. Come tutta la gente del teatro, aveva una carica emotiva, una personalità forte che introdotta nella famiglia creò qualche piccolo problema. Come ricorda suo nonno? Quando mio nonno è morto avevo undici anni, perciò lo ricordo bene essendo già una personcina matura. Con lui passavo molto tempo, specialmente dopo il suo ritorno dall'estero: quando era a Roma, stava sempre a casa nostra, anche per dei mesi. Gli piaceva stare in famiglia e giocare con noi bambini con grande giocondità. Ricordo anche le sue tristezze e le sue rabbie. Si adirava con facilità su molte cose, non familiari, ma relative alla situazione esterna, al suo lavoro. Perché ha intitolato l'epistolario «Il figlio prigioniero»? Stefano è sempre stato prigioniero del suo rapporto con il padre, e al lager era doppiamente prigioniero. Durante la guerra, si emancipò, cominciò a scrivere, perché quello era l'unico modo per uscire dalla prigione di fatto e della mente. Si confrontò con il padre sul suo stesso terreno, anche se adottò lo pseudonimo. Dopo il congedo potè reinserirsi nella vita civile, e fu subito molto assorbito dal padre, prestandogli aiuto come segretario e interlocutore. Ma soprattutto riprese a scrivere per il teatro, rielaborando i testi che aveva composto durante la prigionia. Per questa attività scelse lo pseudonimo di Stefano Landi, ma gli ultimi anni, pesandogli sempre di più lo pseudonimo, spesso riprese per firmare i suoi lavori il suo cognome vero: Pirandello.

Francesco Mannoni Andrea Pirandello, «Il figlio prigioniero», Mondadori, 371 pagine, 22 euro

Munch a Roma

Corriere della Sera 19.3.05
«RX Munch» indaga i diari del pittore

Contemporaneamente alla mostra su Munch al Vittoriano e prima del debutto al Piccolo Eliseo (11 aprile) di «I Diari di Munch» di Gianluca Bottoni, «RX Munch» a cura di Valentina Correr presenta il lavoro svolto con l'apporto di Psichiatria Democratica sui diari del pittore. Lo spettacolo - «figurazione drammatica e solitaria di stati radiologici ed emozionali» - sarà replicato il 13 nell'ex Ospedale Psichiatrico Santa Maria della Pietà.

cannabis, in Inghilterra

APCOM 19.3.05
G.B./ GOVERNO POTREBBE RIVALUTARE LIVELLO PERICOLOSITA' CANNABIS
Studi suggeriscono legami consumo marijuana con malattie mentali

Londra, 19 mar. (Ap) - Il governo britannico potrebbe fare marcia indietro rispetto alla propria decisione di allentare le restrizioni sull'uso della marijuana dopo che nuovi studi indicano la poossibilità di un collegamento fra il consumo della droga e le malattie mentali.
Il ministro degli Interni britannico, Charles Clarke, ha dichiarato di aver richiesto uno studio sugli ultimi risultati medici al Consiglio per l'Abuso del farmaci: "Credo sia utile valutare se la sua posizione a riguardo sia cambiata con le prove che stanno emergendo" sul legame tra il consumo regolare di cannabis e sintomi psicotici.
L'anno scorso il governo decise infatti di abbassare la categoria di pericolosità della marijuana, passata dalla Classe B alla Classe C, quella che comprende le droghe considerate meno dannose, come gli steroidi: il loro consumo rimane illegale, ma viene punito con una semplice ammenda. Clarke ha infine sottolineato come il cambiamento di categoria non abbia provocato un aumento del consumo.
copyright @ 2005 APCOM

l'organizzazione del prof. Cassano, gradita alle multinazionali dei farmaci
"Idea" a Milano

Corriere della Sera 19.3.05
MILANO
Corsi contro il «mal di vivere» Idea cerca volontari da formare


La Fondazione Idea, nata 10 anni fa per l’aiuto, l’ascolto e l’informazione verso le persone che soffrono di ansia, depressione e altri disturbi dell’umore, cerca volontari. Ha perciò organizzato un corso gratuito della durata di circa due mesi, con lezioni tenute da docenti universitari, psichiatri ed esperti del settore. Per informazioni e iscrizioni, telefonare in orari d’ufficio allo ...........