giovedì 2 giugno 2005

Sono molti i siti internet che rilanciano l'intervista di Paolo Izzo a Massimo Fagioli.
Ecco alcuni link:


Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica:

http://www.lucacoscioni.it/node/4523

Vertici network di Psicologia e Scienze Affini:
http://www.vertici.com/rubriche/interviste/template.asp?cod=9298

Ateismo è libertà:
http://www.nogod.it/
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L'intervista che Massimo Fagioli ha rilasciato a Paolo Izzo
sui referendum (e molto altro)


l'originale cliccando su questo link/


Massimo Fagioli: «La legge 40 violenta il rapporto uomo donna e nega ogni idea di trasformazione»

Quaderni radicali News del 26-05-2005

In questo periodo di crescente oscurantismo religioso, filosofico e politico, le parole dello pichiatra Massimo Fagioli hanno il suono di un pensiero nuovo; Fagioli non riconosce né dei, né padri, né maestri e da più di quarant’anni basa la propria ricerca sulla teoria della nascita, dai lui formulata all’inizio degli anni ’70 nei suoi libri, a cominciare da Istinto di morte e conoscenza, e realizzata nell’Analisi collettiva, i gremiti seminari di psicoterapia di gruppo che conduce dal 1974, negli “Incontri di ricerca psichiatrica” all’Aula magna de La Sapienza di Roma e nelle lezioni che tiene da qualche anno all’Università Gabriele D’Annunzio di Chieti.
Cardine della teoria e della prassi fagioliane è il rapporto interumano, in special modo il rapporto uomo donna, come conferma questa intervista esclusiva, che parte dai 4 Sì dello psichiatra ai prossimi referendum e arriva molto lontano…

Professor Fagioli, il 12 e 13 giugno i cittadini sono chiamati ad esprimersi su quattro referendum che attengono a una materia delicatissima, che interessa scienza, etica, filosofia e religione. Forse è dai tempi della legge sul divorzio e di quella sull’aborto che non si vota un referendum di tale portata…

Se si imposta il discorso come una scala che va dal divorzio, all’aborto e oggi alla fecondazione assistita, la conclusione non può che essere una: lo Stato si deve togliere di mezzo nei rapporti privati, addirittura intimi. In particolare nel rapporto uomo donna.
Mi pare che questa mentalità, che speriamo bene venga confermata dal referendum, sia molto diffusa: anche leggendo le dichiarazioni di illustri scienziati, scopritori, filosofi, viene fuori che la legge 40 è una legge assurda, razzista, di una violenza mostruosa, non solo sulle donne, ma sul rapporto uomo donna.

Lei parla dell’intrusione dello Stato; in questo caso lo Stato è in combutta con la Chiesa.

Sì, è vero. A monte c’è che il nostro Stato non esiste, perché ancora siamo a prima della Rivoluzione francese e di fatto c’è uno Stato teocratico. In Italia, mi pare assolutamente chiaro, detta le direttive il Vaticano.
Ed è un caso specifico del nostro Paese; sembra che in Francia e in Inghilterra non sia così.

Per non parlare della ex cattolicissima Spagna.

Lì, per esempio, è stato il movimento popolare a cambiare una situazione che prima, con Aznar, era simile alla nostra.
Uno Stato non può operare in condizioni di sudditanza alla Chiesa, perché viene alterata persino la personalità giuridica.
Lo Stato si deve basare sul reato e soltanto in quel caso intervenire. Non può a priori dire come devi mangiare, come ti devi vestire, come devi far l’amore, come e quanti figli devi procreare.
Credo che nemmeno i nazisti siano arrivati a questo punto.
Al contrario, il codice penale stesso è basato sul fatto che i cittadini sono sani di mente e che quindi non gli devi dire a priori che cosa devono fare.
In particolare su questa cosa delicatissima, assolutamente soggettiva che è il rapporto uomo donna.
Nella religione, poi, da millenni c’è un attacco in special modo alle donne, all’identità femminile.
Tanto che i rapporti omosessuali gli interessano meno. Quelli sono sicuri, sono tranquilli, perché non è sessualità.

Anche l’omosessualità, comunque, rientra nei fatti privati…

Per questo sui diritti civili Zapatero ha perfettamente ragione. Ma ci sarebbe da aprire un altro capitolo sui bambini cresciuti dalle coppie omosessuali: lì c’è un’influenza che loro dicono non esserci, perché considerano l’omosessualità come un fatto genetico.
Ma non essendo così, sostenendo cioè che l’omosessualità è una questione di rapporto interumano malato, l’influenza c’è eccome!
Non è stato mai scoperto un cromosoma oltre X e Y; i cromosomi sono due, i sessi sono due non sono tre. Detto questo, dal punto di vista sociale, hanno diritto a tutto: se si vogliono sposare si sposino, se vogliono regolamentarsi, lo facciano pure.
Non ne capisco il motivo perché se sono trasgressivi, non vedo come mai vogliano normalizzarsi. Ma sono fatti privati, appunto. E nemmeno in quel caso sono affari della Chiesa o dello Stato.
Anzi, per me la Chiesa non deve intervenire proprio da nessuna parte. Se vogliamo considerare privato anche il fatto che una vecchietta voglia recitare il rosario, glielo facciano fare, ma non lo impongano agli altri.

In questo momento storico, a tempo di record, si avvia il processo di beatificazione del vecchio papa. C’è un referendum dello Stato italiano e noi dobbiamo seguire ogni giorno le vicende che accadono in Vaticano. Non le pare un po’ strano?

Questa è la politica italiana, cui partecipano anche le sinistre, partecipano anche quelli che dovrebbero avere una cultura laica.
Non dobbiamo dimenticare che siamo arrivati agli assurdi per cui dopo duemila anni è stato il comunista Violante a invitare il papa in Parlamento.
Finché è Casini che prega santa Rita perché è stato eletto… ma lo fa Violante ed è una cosa imbarazzante. Perciò anche nella sinistra, che dovrebbe essere laicissima, la cultura religiosa incombe.
E si fa una cosa mai vista in centocinquant’anni di unità d’Italia: il papa ha il suo staterello che è uno Stato straniero; per chiamare il capo di uno Stato straniero in Parlamento, si saltano tutte le norme giuridiche! Ciò è fuori dalla legalità.

Per tornare ai referendum mi sembra chiaro come voterà…

Civilmente, socialmente e politicamente voterò ad occhi chiusi quattro Sì.
Anche perché non si possono considerare i medici, gli ostetrici e i biologi come un branco di criminali selvaggi che buttano embrioni a destra e a sinistra. Sono terrorismi simili a quello di Fanfani che ai tempi del divorzio diceva che si sarebbero buttati i bambini per strada.
Quattro sì, compresa l’eterologa: non accettare l’eterologa significa essere razzisti. Perché è razzismo basare la paternità sullo spermatozoo.
La paternità è nel rapporto col bambino, dopo la nascita: la gravidanza riguarda esclusivamente la donna e il padre non ha nessuna influenza e nessun rapporto con il feto.
Dopo la nascita sì, c’è questo rapporto interumano che comincia, dove il padre può certamente intervenire e serve di più man mano che il bambino cresce. Ma che c’entra lo spermatozoo? Nel caso di malattie ereditarie, poi, sono più importanti i biologi e i medici, che devono scoprirle e curarle.

Anche nell’embrione, prima dell’impianto quindi?

Ma nel genoma! Ormai ci sono arrivati.
Per cui si elimina il cromosoma 21, etc. etc.. Questi cosiddetti difensori dell’embrione sostengono il contrario e secondo loro saremmo nazisti noi, perché vogliamo fare la selezione.
Non toccare l’embrione anche se è malato, è il vero crimine.
Per poi abortire dopo due mesi. Se questa non è violenza nei riguardi delle donne: è come prenderle a coltellate.

Ad ogni modo, al di là della religione, uno scienziato come Angelo Vescovi, pur dichiarandosi non credente, sostiene che il concepito è vita fin dall’inizio…

Un bel gioco di pensiero, di concetti e di parole. Noi siamo arrivati, con la nostra ricerca, ad un punto interessante: abbiamo scoperto che nella biologia c’è un discorso di tappe continue.
Se è ben accertato scientificamente, in maniera assoluta, che nelle prime due settimane, fino al quindicesimo giorno, le cellule sono indifferenziate e che poi cominciano a differenziarsi negli ormai ben noti tre foglietti embrionali, evidentemente esiste una trasformazione.

È il momento in cui si formerebbero le prime cellule nervose…


Anche che siano cellule nervose è tutto da discutere. Sono tre foglietti embrionali che si chiamano ectoderma, mesoderma, endoderma. Ancora non c’è questo discorso delle cellule nervose.
Tanto è vero che l’ectoderma darà origine alla sostanza cerebrale e alla pelle, il mesoderma alle ossa e ai muscoli… Cioè si differenziano ulteriormente!
Per parlare di cellule nervose bisogna arrivare ai quattro mesi e mezzo.
La trasformazione è continua ed è una trasformazione biologica, cui non si può dare il termine di persona, addirittura giuridica, in nessuno degli stadi che precedono la nascita.

Invece, tornando al parere di Vescovi e di fatto alla legge 40, si vogliono equiparare i diritti di “tutti i soggetti coinvolti” nella fecondazione medicalmente assistita…

Sono negazioni totali di una realtà elementare e assolutamente evidente. Questi signori, nella misura in cui dicono che uno è persona nello zigote, aboliscono qualsiasi pensiero di cambiamento, di trasformazione.
Come la grande storia della formazione della retina alla ventiquattresima settimana. È lì che scatta una possibilità di vita che prima non c’era. Prima, in qualsiasi condizione, con tutte le macchine respiratorie, non c’è possibilità di vita.
Cioè, la realtà del feto per sei mesi è meno differenziata del seme della pianta. Perché il seme della pianta, a determinate condizioni di terra e acqua, produce la pianta.
Il feto lo puoi mettere nella terra, nell’acqua, nella luce, nei raggi del sole, ma fino a ventiquattro settimane non può assolutamente vivere.
Allora, se dopo ventiquattro settimane può vivere, devo pensare che anche qui ci deve essere una trasformazione biologica.
Quindi il signor Vescovi, illustre biologo, non mi può dire che è la stessa cosa dello zigote: quello è un fatto biologico, come dice chiaramente la Levi Montalcini, e rimane fatto biologico fino al sesto mese.

Nel momento in cui avviene una trasformazione più significativa…

È sempre biologia, ma c’è da teorizzare una biologia umana. Perché scatta la possibilità di vita umana.
Che poi si sa benissimo che a sei mesi sarebbe una vita piena di difetti, perché il cervello non è ancora formato.
Una vita umana incompleta che avrebbe difficoltà a sopravvivere.
Dopo i sette mesi, gli otto mesi, allora sì: per cui si passa dalla possibilità alla realtà della vita. Ma pensare di conferire diritti al concepito è la negazione totale della differenza tra vita e non vita.
Lì non c’è la vita umana! Per i cattolici è uguale: morte e vita per loro sono la stessa cosa.
Infatti è loro la concettualizzazione per cui in fondo la nascita è una morte perché la vita è quando uno muore, nell’aldilà. La vita vera è quell’altra, lo dicono sempre. Un rovesciamento totale del pensiero e del rapporto con la realtà umana.

Abbiamo parlato di cellule nervose, di cervello, abbiamo detto della ventiquattresima settimana e della formazione della retina. Ma tutto questo deve essere attivato, come fosse una lampadina ancora spenta…

Indubbiamente la vita umana comincia con la nascita. E anche questo va legato a un discorso di trasformazione.
Quella capacità di reazione di cui dicevo si esprime di fronte a uno stimolo che molti ritengono essere l’aria, ma che noi diciamo essere la luce, perché il primo stimolo, quello che fa partire tutto il processo, è lo stimolo della luce sulla sostanza cerebrale.
Evidentemente questa sostanza cerebrale deve aver attivato una recettività, una capacità di reagire allo stimolo.
Le sottigliezze scientifiche sono queste. La retina ci mette forse più di un mese a formarsi, però se la stimoli con la luce non reagisce prima delle ventiquattro settimane, quando invece reagisce! Eppure non si è avuta nessuna modificazione biologica, anatomica della sostanza.
Quindi evidentemente sta nel patrimonio genetico il fatto che in un preciso momento scatta questa possibilità di reazione di fronte allo stimolo. Lo stimolo non arriva fino ai nove mesi, cioè alla nascita, poi c’è, e allora c’è l’attivazione cerebrale che mette in moto la respirazione, trasformando la circolazione… Interessante è che il cuore batta da prima, quindi la vita umana non è solo un fatto di battito cardiaco.

Poco prima della nascita, insomma, funzionano tante cose. Tranne questo “particolare” dell’umanità, che è legato al cervello…


Lo ripeto a ventiquattro settimane scatta la biologia umana, non la vita umana.
Perché non c’è pensiero. La caratteristica esclusivamente umana è il pensiero; non è la respirazione che hanno tutti i mammiferi, tutti gli animali. Né il cuore. Saranno anche la stazione eretta, il foro occipitale che fa angolo perpendicolare, la mano che ha l’opponente del pollice.
Però soprattutto è il pensiero che distingue l’uomo dagli animali, per la ragione storica che da milioni di anni l’uomo fa tante cose che gli animali non faranno mai. Gli animali sono oggetti passivi delle leggi naturali; l’uomo no. L’uomo è soggetto della natura, per cui si oppone, non sempre con intelligenza, alle leggi di natura. Sono cose assolutamente evidenti. Per cui è alla nascita che comincia l’individuo, secondo il codice napoleonico peraltro, che è restato pressoché uguale a quando è stato scritto.
Perciò prima della nascita semmai c’è aborto procurato.
Non c’è delitto, perché non c’è vita umana. Non puoi uccidere un essere umano che non c’è.
Esiste la docimasia, cioè si prende un pezzetto di polmone dal feto per vedere se ha respirato oppure no. È omicidio solo se ha respirato.

Perché se ha respirato è un individuo.

È un individuo e quindi ha tutti i diritti dell’individuo. L’embrione, il feto non hanno diritti giuridici come l’individuo. Proteggere il feto e dargli i diritti del futuro… Ma come del futuro?!
Allora che dobbiamo fare, andare verso l’infinito? E proteggere i diritti dei miliardi di miliardi di persone che verranno al mondo nel corso dei secoli e dei millenni? Sono pensieri assurdi.
Non esistono diritti del nascituro, perché è un futuro, appunto. Non ci possono essere diritti per qualcosa che non c’è, per cui non c’è neanche la potenzialità. La potenzialità è quella del feto, come abbiamo detto.
Ma il feto ci deve essere. È la solita storia: ovuli fecondati ce ne sono miliardi, ma soltanto una parte si impianta; c’è tutto un viaggio che dura 48-72 ore, per cui miliardi se ne perdono. Torno a dire: dobbiamo ribellarci a questa assurdità per cui il prete viene dentro la camera da letto a metterti la camicia da notte col buco, come nel passato.
Ma allora, altro paradosso, altro discorso scisso, perché dicono no all’eterologa? Facciamo la fecondazione in provetta per tutti, così nessuno scopa più.
Se la sessualità non deve esserci, facciamo tutti i figli in vitro. Invece no: bisogna avere rapporti sessuali, ma bisogna farlo come gli animali: il rapporto sessuale per la procreazione e basta.
Come rapporto uomo donna non deve esistere.

Prima ha detto della reattività alla ventiquattresima settimana, ma da psichiatra, nella sua ormai nota teoria della nascita, lei usa anche un’altra parola: vitalità.

È vero. Questa capacità di reagire allo stimolo la chiamo vitalità. Poi il fatto biologico della vitalità va a congiungersi, a fondersi con la pulsione, che è propriamente psichica, per cui alla nascita sorge il pensiero come immagine. Indubbiamente.
Questo avviene alla nascita: la fusione tra la pulsione che è reazione allo stimolo luminoso con questo fatto biologico che è la vitalità, cioè la possibilità di reazione.
La possibilità di reazione è un fatto biologico, la reazione è pulsione, che poi diventa immagine che è pensiero.
Poi ci sarà la trasformazione ulteriore per cui si arriverà al pensiero verbale e al linguaggio articolato. È sempre tutta una sequela di trasformazioni.

E sempre nella fusione tra corpo e mente, che non si possono pensare come entità separate…

Si nasce un’unica cosa. Il corpo e la mente sono un’unica cosa.
È dopo, purtroppo, nella malattia, che avviene la scissione: quando c’è il rapporto violento, per cui il corpo viene negato e la fusione, l’unità di corpo e psiche non trova risposta.
Per cui magari un bambino viene nutrito, allattato, curato, riscaldato, vestito ma il rapporto psichico non c’è perché la madre, o chi per lei, è anaffettiva.

E quella lampadina che si era accesa rischia di spegnersi di nuovo.

Eh sì. Per cui la capacità di reazione non c’è più. Funziona soltanto l’apparato neuromuscolare come quello degli animali, ma nel rapporto interumano non c’è più reazione; viene annullato il rapporto stesso e il malato non si accorge più della realtà dell’altro, non la vede e non la sente.
Quello che conta per lui è soltanto positivismo ottuso, cioè l’oggetto percepibile nella veglia con i cinque sensi, ma una sensibilità nei rapporti interumani e in particolare nel rapporto uomo donna non c’è più. E invece dovrebbe esserci. Senza che nessuna legge la impedisca.

Paolo Izzo

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i commenti a questa intervista pubblicati sul sito di Agenzia Radicale:
http://www.quaderniradicali.it/agenzia/index.php?op=opinioni&nid=3535


finalmente!
27-05-2005 09:14:28
Finalmente qualcuno che non ha paura, che ha le idee chiare su cosa sta succedendo e soprattutto su ciò che non può e non deve accadere... Finalmente qualcuno che mi libera dal disagio che ho provato fino a questo momento di fronte a questi referendum. Perché al di là della certezza di votare quattro SI, rimane comunque in me una sensazione di profondo smarrimento nell'ascoltare le ragioni di politici, scienziati, giornalisti e di una sinistra che ancora oggi dimostrano di non avere le domande giuste a cui prima o poi seguirebbero, inevitabilmente, delle risposte sensate. Ora sento che sotto i quattro SI c'è anche un pensiero valido che li sostiene.
Inviato da: Paola

il rocchetto dal filo infinito
27-05-2005 10:38:12
Una immagine dell'infanzia è quella di mia madre che seduta alla macchina da cucire di tanto in tanto doveva ricaricare con del filo il "rocchetto", componente dello strumento. Il filo, come i suoi pensieri, si interrompeva e le cucituture non erano più possibili. Ciò che invece da tanti anni dice, scrive, mostra Massimo Fagioli non si interrompe mai. E' un filo infinito che non ha mai momenti in cui le cuciture non sono possibili. (...) Inviato da: remo

legge 40, laici e ... atei
29-05-2005 01:21:27
che il nostro stato appaia sempre meno laico è un fatto (al quale per altro non mi arrendo!), che nella sinistra ci siano cedimenti gravi, questo fa ancora più male.
... ma per fortuna c'è ancora qualcuno che, imperterrito, maniene una coerenza di pensiero addirittura "atea" !!!
Inviato da: Franco

al freudismo non crede più nessuno

Corriere della Sera 2.6.05
Filosofi e storici contestano un cardine della psicoanalisi
LA RIVOLTA CONTRO FREUD
CROLLA IL MITO DI EDIPO

L’incesto fra madre e figlio è l’architrave dell’inconscio Ma la crisi della famiglia oggi lo rimette in discussione
di Silvia Vegetti Finzi

«Se il re Edipo riesce a scuotere l'uomo moderno non meno dei greci suoi contemporanei, scrive Freud nell' Interpretazio ne dei sogni (1900), riferendosi alla omonima tragedia di Sofocle, la spiegazione può trovarsi soltanto nel fatto che... il suo destino sarebbe potuto diventare anche il nostro». Anche noi durante la prima infanzia amiamo il genitore di sesso opposto e consideriamo un rivale quello del medesimo sesso ma, più fortunati di Edipo, punito con la cecità e l'esilio, non realizziamo questo desiderio, limitandoci a fantasticarlo finché, colpito dal divieto dell'incesto, precipita nell'inconscio a opera di una rimozione che ci rende nevrotici perché umani. Per Freud il mito di Edipo, che costituisce la trama della tragedia sofoclea, si impone come vero per gli effetti emotivi che suscita, né potrebbe essere altrimenti dato che svela un «materiale onirico primordiale», in cui è possibile riconoscere l'architrave dell'inconscio e la mappa della terapia psicoanalitica.
Nella sua antropologia (Totem e Tabù, 1912-13), il complesso di Edipo si rivela strutturare tanto la mente individuale quanto i rapporti familiari, entrambi basati su desideri incestuosi e sulla loro interdizione. Un'interdizione che non solo limita l'onnipotenza dell'inconscio, ma obbliga le famiglie, per contrarre alleanze matrimoniali, a stabilire patti simbolici tra di loro. Come tale l'Edipo fonda la società e separa, secondo Lévi-Strauss, la legge morale dalla promiscuità animale, la cultura dalla natura. Ma ora, nel momento di crisi della famiglia nucleare, si pongono nuovi quesiti: è ancora necessario che i bambini, per definire la propria identità sessuale, affrontino il complesso di Edipo e la sua interdizione? L'unica struttura della famiglia è il triangolo padre-madre-figli? La società è tuttora, come riteneva Aristotele, fondata sulla famiglia? Domande che ci confrontano con la convinzione di Freud che il mito di Edipo esprima una verità valida per tutti e per sempre.
Proprio sullo statuto attuale dei miti è sorta un’interessante discussione nell'ambito del ciclo di conferenze, organizzato da Gennaro Carillo presso l'Università Suor Orsola Benincasa di Napoli («I Contemporanei del futuro», dedicato a Giuseppe Pontiggia, al suo appassionato amore per i classici).
Gli interventi, espressi da alcuni dei maggiori studiosi della cultura antica quali Guido Avezzù, Franco Montanari, Mario Vegetti e lo stesso Gennaro Carillo, seppur differenti tra loro, mostrano quanta distanza ci separi da Freud, dalla sua convinzione che il mito esprima una verità a priori, universale e perenne. Avezzù rileva infatti un'interruzione epocale tra il mito, inteso come racconto condiviso, «racconto già raccontato», e la sua rielaborazione letteraria. In questo senso l'Edipo di Sofocle è una delle tante narrazioni disponibili, anche se, nella tradizione culturale, quella versione si è imposta su tutte le altre. Carillo, Montanari e Vegetti sono d'accordo con lui ma sottolineano la continuità delle produzioni mitopoietiche che, con differenti espressioni, troviamo in tutte le culture ed epoche. Per Avezzù, attento al lessico dei mass-media, sulla narrazione verbale prevale ora l'immagine iconografica e, per Carillo, con finalità differenti rispetto al passato per cui alla «verità» del mito si è sostituita ora l'efficacia persuasiva, il potere di edificazione morale, sino a suggerire la inquietante ipotesi di una «psicosi consapevolmente indotta», finalizzata alla difesa dell'assetto sociale esistente, come nel film The Village di Shyamalan, dove l'evocazione di paurose «creature innominabili» serve a mantenere quella piccola comunità rurale entro i tradizionali recinti del villaggio.
Quanto alla contrapposizione tra Mythos e Logos, tra immaginazione e ragione, il più deciso è Mario Vegetti il quale nota che, benché anche la filosofia si avvalga del mito, come mostrano Platone nella Repubblica e Hegel nella Fenomenologia dello spirito, tuttavia le due forme di pensiero si contrappongono perché l'una si fonda sull'interpretazione, l'altra sull'argomentazione. Ciò nonostante convivono, nota Avezzù, per cui anche il manager aziendale, al di fuori dall'ambito professionale fondato su razionalità e calcolo, può interrogare il «sapere» della cartomante.
I miti hanno un accesso privilegiato alla verità? Sì, risponde Carillo, perché la esprimono con l'immediatezza della metafora e ci permettono, sottolinea ancora Avezzù, di «visualizzare» situazioni altrimenti indefinibili. Per Montanari i miti sono un linguaggio che esprime in modo efficace valori e conflitti di ogni civiltà. Il mito di Edipo, ad esempio, rappresenta, nell'Atene del V secolo, il conflitto tra uomo e divinità. Ma, anche se fossero le espressioni più originarie del pensiero, dice Vegetti, non per questo i miti sarebbero più veri: la fisica di Empedocle non è più "vera" di quella di Einstein perché si colloca all'inizio del pensiero occidentale. Analogamente il mito di Edipo non è più vero della leggenda di Amleto o di 2001 Odissea nello spa z io . Infine tutti gli studiosi convergono sul fatto che i miti hanno ancora qualche cosa da dirci. Per Montanari sono «una importantissima porta d'ingresso per l'interpretazione di una civiltà»; per Vegetti, esprimono ciò che siamo in grado di leggervi come interpreti-interroganti attivi. Ma ogni epoca, precisa ancora Avezzù, li interpreta a modo proprio: «per noi, oggi, spezzate le tradizionali gabbie interpretative, Edipo non deve necessariamente essere re, può essere un uomo qualunque, perché no? Un marinaio venuto d'oltremare; e invece che nella reggia di Tebe il suo dramma può ripetersi in una casupola dell'Alfama, il vecchio e popolare quartiere arabo di Lisbona».
Penso che, se Freud potesse intervenire nella discussione, sarebbe d'accordo con gli antichisti per quanto riguarda la storia della cultura, ma ribatterebbe che l'inconscio non conosce il tempo e che pertanto l'Edipo rimane una stella fissa nell'universo in movimento. Con la conseguenza di produrre un divario sempre più lacerante tra ciò che dentro di noi sentiamo e quanto di fatto viviamo.

Gli interventi citati sono stati espressi da: Guido Avezzù, ordinario di Letteratura greca, Università di Verona; Gennaro Carillo, ordinario di Storia delle Dottrine Politiche, Università Suor Orsola Benincasa di Napoli; Franco Montanari, ordinario di Letteratura greca, Università di Genova; Mario Vegetti, professore fuori ruolo di Storia della Filosofia antica, Università di Pavia.

brevi dal web

ilmessaggero.it 2 giugno 2005
LO PSICHIATRA
«Non ci sono farmaci specifici, va iniziata una psicoterapia»

ROMA - La ragazza ha “scalato” il Vittoriano e si è gettata. Un volo di 30 metri. I familiari parlano di anoressia e depressione. «Attenzione, anoressia, depressione e ansia sono tre disturbi diversi - commenta il professor Massimo Biondi, docente di Psichiatria all’università La Sapienza di Roma -. Per ognuno esistono criteri diagnostici distinti. In alcuni casi il paziente può assommare più patologie. Ma non è corretto pensare che un’anoressica sia per forza anche depressa».
Ma il rifiuto del cibo è un sintomo di tutte e due le malattie?
«Certo, ma con motivazioni completamente diverse. Il depresso perde appetito perché perde anche il desiderio. Non ha più piacere nel fare le cose. Chi è anoressico, al contrario, è spesso molto attivo»
Energie senza mangiare?
«Le forze, in questo caso, vengono proprio dal controllo che si esercita sulla fame. Su di sè. Questa capacità rende sicuri, inflessibili»
E perfezionisti?
«Molto. Sia nello studio, nel lavoro come nella cura del corpo. Si punta a prestazioni alte»
C’è solo fame di dimagrire?
«Il ”gioco“ sta nel controllare l’appetito e, a furia di esercitarsi, mutano anche i meccanismi biologici. Il ciclo sparisce, l’organismo consuma tutto quello che ha a disposizione»
Ma non si sentono mai magre queste ragazze? Non si vedono allo specchio?
«Si vedono ma non hanno percezione del corpo, neppure quando pesano 35 chili. Si tratta di un’alterazione di gravità delirante».
La cura?
«Non esistono farmaci specifici, si possono somministrare sostanze per dormire o placare l’ansia quando è presente. Occorre una stretta collaborazione con l’internista e la paziente va avviata alla psicoterapia. Singola, di gruppo o familiare»

kataweb.it 2 giugno 2005
Napoli - Depressione: una cura chiamata 'impatto ambientale'

Si può nascere predisposti alla depressione, ma non ammalarsi e può accadere esattamente l'opposto. L'ambiente in cui si vive è sempre più condizionante lo stato funzionale del nostro cervello e quindi il ruolo dei farmaci avrà un compito paritetico con l'impatto ambientale sull'origine delle malattie neuropsichiatriche (oltre il 10% della popolazione ne soffre).
Il dato è emerso dal congresso della Società Italiana di Farmacologia in corso a Napoli come derivato da studi condotti da Università italiane e americane. Secondo il Professor Giovanni Biggio Direttore del Dipartimento di Neuroscienze dell'Università di Cagliari, lo stress prolungato e la depressione atrofizzano le cellule cerebrali ovvero fanno perdere il buon funzionamento anche a scapito delle dimensioni, rendendo alcune aree cerebrali più piccole.
Uno studio condotto su gemelli, alcuni sottoposti a stress prolungati come abusi infantili o partecipazione ad una guerra, altri geneticamente identici, che hanno vissuto una vita tranqulilla, ha evidenziato lo sviluppo di una depressione rispettivamente nel 88% e nel 8% dei casi. L'indagine è stata condotta con ricerche di immagine computerizzata (RNM e PET). Un ritardo iniziale della terapia o una precoce interruzione porta ad avere più frequenti recidive, mettendo le premesse per una atrofia cerebrale.
Il messaggio di Biggio è che occorre una diagnosi precoce, anche in epoca adolescenziale, per evitare che in un futuro non lontano la depressione diventi la prima delle malattie neuropsichiatriche.

ilmattino.it 2 giugno 2005
UNA RICERCA AL CONGRESSO DI FARMACOLOGIA
«La depressione uccide i neuroni»

La depressione? È un killer, uccide le cellule del cervello. Le atrofizza come succede ai muscoli quando non vengono allenati. Al contrario, un ambiente sereno e stimolante può «riaccendere» i neuroni addormentati e restituire loro il tono perduto. Così alcuni topi separati dalla madre e dal loro gruppo subito dopo la svezzamento possono diventare alcolisti, mentre topi che dopo la separazione tornano a far parte del loro gruppo escono da comportamenti legati alla depressione. Questi i risultati che stanno emergendo da uno studio condotto in Italia, fra le università di Cagliari, Pisa e Milano e in linea con studi americani, presentati ieri all’hotel Royal-Continental, in apertura del congresso della Società Italiana di Farmacologia. «Riuscire a capire il ruolo giocato da geni e ambiente nella comparsa della depressione è una delle scommesse del futuro», ha detto il neuropsicofarmacologo Giuseppe Biggio, dell'università di Cagliari. «Ed è una sfida tanto più importante - ha aggiunto - considerando che nei prossimi anni la depressione diventerà la prima patologia neuropsichiatrica». Non c'è un gene della depressione ma all'origine di questo disturbo ci sono una serie di modificazioni (polimorfismi) che rendono vulnerabili. L'impatto con l'ambiente è altrettanto importante nello scatenare il disturbo così come nell'impedire che si manifesti. Nella ricerca del gruppo di Neuropsicofarmacologia di Cagliari, condotta in collaborazione con psichiatri e farmacologi di Pisa e Milano, alcuni ratti sono stati separati dalla madre a 8-10 giorni dalla nascita, ossia appena svezzati. Sono stati posti ognuno in una gabbia, quindi in condizione di isolamento difficile da sopportare. Dopo quattro settimane di isolamento il cervello dei ratti costretti all'isolamento aveva subito modifiche che riguardavano i fattori che favoriscono la crescita delle cellule nervose.

lagazzettadelmezzogiorno.it 2 giugno 2005
«Da prevenire le psicosi dei giovani»

MILANO Dacci oggi il nostro equilibrio psico-fisico quotidiano. Come «modulare» il nostro comportamento? Al Congresso Nazionale dell'associazione italiana di analisi e modificazione del comportamento e terapia comportamentale e cognitiva, è stato sottolineato il rischio psicotico che corrono i giovani, specie di 16-30 anni. Essi sono vulnerabili e si confrontano, spesso, con psicopatologia grave ed emarginazione sociale. Vanno ricercati programmi di individuazione e intervento precoce sui soggetti a rischio individuando e recependo i segnali che, nei due terzi dei casi, si manifestano due-tre anni prima dall'esordio della patologia psichica. Una volta individuati questi segnali (umore depresso, insicurezza, ansia, perdita di energia, rallentamento, difficoltà di pensare e di concentrarsi, ritiro sociale, ecc) è opportuno intervenire subito in modo specifico e mirato (psicoterapia; interventi psicosociali; eventuale farmacoterapia, fattori di protezione) che permettano di «invertire la rotta». Altrimenti, la situazione precipita, con gravi conseguenze per l'equilibrio psico-fisico, tra cui il rischio di suicidio, e per lo sviluppo personale e sociale. La Dr Anna Meneghelli (dipartimento salute mentale del Niguarda Cà Granda di Milano) ha proposto e presentato interventi con modalità flessibile e personalizzata, stile di lavoro degli operatori molto informale ed amichevole per ridurre od annullare il rischio di psichiatrizzazione e di stigmatizzazione. Spesso si presentano episodi di elevazione dell'umore alternati con episodi di tipo depressivo (bipolari). L'efficacia dei programmi di terapia cognitivo - comportamentale è stata dimostrata da studi che hanno registrato significativo cambiamento in meglio, a dimostrazione dell'efficacia dell'intervento. Una ricerca su 350 studenti ha messo in luce che maschi e femmine si differenziano per il livello generale di felicità e, in particolare, i ragazzi mostrano maggiore ottimismo e speranza delle ragazze. Quando insieme al genere maschio-femmina si considera il profitto scolastico, si vede che il benessere delle ragazze aumenta con il miglioramento del profitto mentre, per i ragazzi, l'andamento è inverso. Proposti interventi di psicologia positiva che si occupa di quegli aspetti che caratterizzano il benessere psicologico. Sono tutte iniziative che aiutano a vivere in una società - la nostra - a rischio grave.

clicmedicina.it 2 giugno 2005
La campagna psichiatrica cavalca il dramma famigliare

Ed è allarme depressione post partum con il caso della madre di Lecco, ma è sconcertante osservare come le più svariate chiavi di lettura tentino di spiegare razionalmente il gesto omicida di una madre verso il proprio figlio.
Eppure se si osserva attentamente in numerosi casi recenti di suicidi ed efferati omicidi, emerge che le persone che hanno commesso tali atti erano sottoposte a trattamenti per disturbi mentali; nella maggior parte dei casi con sostanze psico-farmacologiche con effetti collaterali molto pericolosi: alterazioni del comportamento, dell’umore, aggressività e tendenze suicide od omicide.
Esaminando accuratamente l’intera scena della salute mentale, ciò che si può notare è che le statistiche altisonanti di persone che sarebbero affette da disturbi mentali sarebbero in aumento, così come sarebbero in aumento i disturbi mentali che sono stati catalogati nel DSM IV, il manuale dei disturbi mentali usato per le diagnosi psichiatriche, tant’è che dalla prima edizione nella quale i disturbi erano 112 si è passati a 374 nell’ultima edizione.
Prima si crea il “disturbo” poi gli psicofarmaci per “curarlo”.
I disturbi mentali diagnosticati nell’ultimo decennio e le percentuali di persone che si promuove sarebbero soggette a tali disturbi, per esempio in Italia sarebbero 800.000 gli adolescenti che soffrono di depressione; il 9% di bambini soffrirebbero di disturbi psichici, una mamma su cinque soffrirebbe di depressione, per non parlare di schizofrenia che colpirebbe circa 600 mila abitanti della penisola, la Sad, che sta per Stress, rabbia (Anger) e Distrazione, una sindrome che colpirebbe chi utilizza troppo il cellulare in ufficio; il DOC, ovvero un disturbo d’ansia che coinvolgerebbe almeno un milione e duecentomila italiani; la sindrome premestruale; la sindrome di Linus, ovvero la timidezza patologica che porta alla fobia sociale: un disturbo in aumento tra gli adolescenti, che colpirebbe un ragazzo su tre; l’infomania ovvero l’eccessivo uso della tecnologia.
Quelli sopra elencati sono solo alcuni di una serie di comportamenti umani che vengono catalogati sotto il nome di “disturbo” e diagnosticati dalla psichiatria come squilibri biochimici del cervello; se affianchiamo le statistiche delle vendite di psicofarmaci per “curare” i “disturbi mentali”, come quelle indicate dall’Osservatorio nazionale sull'impiego dei medicinali del Ministero della salute che ha parlato di una spesa 168 milioni di euro nel 2003 per i nuovi psicofarmaci, è evidente la quantità di interessi che ruotano attorno al campo della salute mentale.
La cosa più preoccupante è che quando si tratta di fare diagnosi ci sono le certezze sul “disturbo” in questione, mentre di fronte alle tragedie seguenti nessuno sembra rilevare la pericolosità della somministrazione di alcuni farmaci, in particolare antidepressivi, nonostante recentemente anche le agenzie di controllo sui farmaci, FDA ed EMEA, a seguito di controlli più approfonditi, hanno lanciato allarmi sul rischio di omicidio / suicidio relativo proprio ai farmaci citati.
Alla luce di questi fatti si può osservare che il punto di partenza sono le diagnosi psichiatriche, quindi se le basi non sono attendibili anche i trattamenti che seguono sono molto discutibili.
Il Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani - Onlus, ha come scopo quello di indagare ed esporre violazioni dei Diritti Umani da parte della psichiatria, focalizzando la sua attenzione sull’uso “soggettivo” e ingannevole di “diagnosi” che mancano di un qualsiasi merito scientifico o medico e sulla prescrizione di trattamenti che causano danni permanenti impedendo la possibilità di un reale recupero.

Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani – Onlus
e- mail : ccdu_italia@hotmail.com

Severino Antinori

La Stampa 2 Giugno 2005
PARLA IL PIONIERE IN ITALIA DELLA FECONDAZIONE ASSISTITA
Antinori, promotore di un comitato per il «Sì»: noi siamo dalla parte della vita
«Migliaia di bimbi non nati, colpa della legge 40»
«Anche gli scienziati astensionisti non sono tutti convinti di quello che sostengono.
Spesso sono condizionati dall’orientamento confessionale delle loro cliniche e università»

Gianluca Nicoletti


PROFESSOR Antinori, quale è il punto della legge 40 su cui è maggiormente sensibile il suo comitato «Libertà e ricerca per il sì»?
«E’ il divieto di poter impiegare le cellule staminali embrionali per la cura di gravi malattie. In Cina, in Corea del sud e in vari Paesi dell’ex Unione Sovietica la possibilità di realizzare queste cellule con tecnica di trasferimento nucleare (clonazione) è reale, già oggi, non negli anni a venire. Sto seguendo in questi paesi un programma di applicazione su casi gravi di Parkinson, Alzheimer, diabete, eccetera, e i risultati iniziali sono soddisfacenti».
Però altri suoi colleghi in Italia non la pensano come lei.
«Guardi, anche gli scienziati che stanno dalla parte degli astensionisti non sono tutti convinti di quello che sostengono, ma spesso sono condizionati dall’orientamento confessionale delle cliniche e università per cui svolgono la loro professione».
Non sono solo cattolici...
«Le faccio allora l’esempio del professor Vescovi del S. Raffaele di Milano. Viene spesso sentito, in quanto laico, per le sue dichiarazioni sulle staminali a sostegno delle tesi dei cattolici. Mi ricordo che nel 2001 abbiamo seguito assieme un convegno a Rimini, al Centro Ricerche Pio Manzù, allora ci parlammo e riguardo alla ricerca sulle cellule staminali embrionali aveva una posizione vicina alla mia. Sono sorpreso da questo cambiamento».
Cambiano le opinioni in vista del referendum? Non le sembra esagerato?
«Le posso dire che parlamentari, autorevoli esponenti della maggioranza di Governo, sono venuti per farsi aiutare da me, poi sono andati a votare a favore di questa legge».
Perché questa contraddizione?
«Perché in questo campo vale molto la demagogia. Noi stiamo veramente dalla parte della vita, migliaia e migliaia di bambini che potevano nascere non sono nati per colpa della legge 40 e per di più abbiamo avuto molti casi d’aborto da parte di persone che non avendo potuto fare l’analisi sui tre embrioni al momento dell’impianto, sono stati costretti a farla tardivamente e per gravi problemi hanno abortito. Chiaramente questo non significa che le cellule fecondate vadano buttate, sono un progetto di vita, ma questa entità non può essere considerata un individuo».
Si sta ridiscutendo tutto quello che è stato l'elemento di coesione della società dalle origini dell'uomo sino ad oggi. Almeno di questo è consapevole?
«Certo, è chiaro che la fecondazione assistita ha cambiato certi tipi di stereotipi, questo non lo si può negare, però vuol dire anche che è la prima volta che un essere vivente “animale” riesce a riprodursi anche in presenza di sterilità; lei non vedrà mai nessun altra specie che può farlo».
Non le sembra lecito che si possa sospettare che questa sua “crociata” sia indebolita dal fatto che stiamo parlando di quello che per lei è comunque «un lavoro»?
«Mi sento al di sopra di questo sospetto. Mi occupo da 32 anni di queste cose, sono riconosciuto a livello internazionale per il mio lavoro. Sono presidente dell’associazione mondiale di medicina della riproduzione. Mi hanno scelto scienziati di 33 Paesi. Non ho interessi da difendere, per provare le mie tesi ho anche mandato una cassetta al Tg3 dove si vede chiaramente che dopo 18 ore si può estrarre nuovamente lo spermatozoo intatto dall’ovulo, sono ancora separati. Questo prova che non è vero che la vita nasca al momento del concepimento. Spero che la manderanno in onda».
Sì, poi si lamenta se pensano che il suo studio sia una sorta di gabinetto del dottor Faust.
«Hanno cominciato a dipingermi come una specie di Frankenstein proprio quando nell’87 feci per la prima volta vedere in televisione che era possibile inserire uno spermatozoo nell’ovulo. Fu da allora che iniziò contro di me una denigrazione continua. Ho vinto quattro cause in Cassazione contro chi mi ha diffamato. Oggi quell’intervento lo fanno ovunque, ma allora in certi ambienti si diceva di me che avevo violato la membrana di Dio, che ero uno stupratore della natura».
E invece cosa è lei?
«Io sono un credente, ma la mia è una battaglia da scienziato. Lei sa che di 100 cellule fecondate solo il 15% diventa embrione. La natura a modo suo fa già una diagnosi pre impianto. Perché non ho diritto di farlo io medico in sospetto di una grave malattia?».
Dalla diagnosi non è facile passare alla selezione genetica?
«Non per me, ho firmato contro l’eugenetica per il Foglio di Giuliano Ferrara. Non dico di determinare il sesso, il colore degli occhi o dei capelli, parlo solamente della possibilità di intervenire su soggetti a rischio di gravi malattie. Penso alle coppie in cui si sono verificate sindromi come la talassemia o la trisomia 21. Se volessero conoscere la situazione del loro figlio? Hanno il diritto di poter accedere alle tecniche che la legge 40 ora vieta».
Se il referendum fallisse?
«Continuerei a fare ricerca all’estero, ma mi sentirei un esule scientifico».

sabato 4: provocazione di "Forza Nuova" a Roma

Corriere della Sera, Cronaca di Roma 2.6.05
ROMA. Sabato si ricorda la cacciata dei nazisti
Ma si prevedono problemi per l’ordine pubblico ed è già polemica politica Liberazione di Roma, ore tese Forza Nuova vuole manifestare a Centocelle. I centri sociali: «Impediamolo»


Quattro giugno, si festeggia l’ingresso degli Alleati e la fine dell’occupazione nazifascista della città. Quel giorno però a Centocelle Forza Nuova ha promosso un proprio raduno su temi economici. Protestano in molti, da ultimo il consiglio del VII Municipio con un ordine del giorno votato anche da Forza Italia e Udc: «Il prefetto neghi la piazza». Intanto comitato di quartiere e centri sociali, con Rifondazione Comunista, convocano una «festa» nello stesso posto scelto da Forza Nuova. Un consigliere comunale di An esorta però il prefetto a non prendere ordini da chi spacca le vetrine. Ieri il comitato per l’ordine pubblico si orienta verso il divieto. Ma si attende una decisione.

Corriere della Sera, cronaca di Roma 2.6.05
Municipio contrario. Centri sociali decisi a impedire l’iniziativa del gruppo neofascista. Sabbatani (An): «Serra non si lasci influenzare da chi spacca vetrine»

Liberazione di Roma, è scontro politico
Sabato si celebra la cacciata dei nazisti. Una manifestazione di Forza Nuova a Centocelle accende la polemica

Se ne è parlato anche al Comitato per l’ordine pubblico di ieri mattina, ufficialmente convocato su altro. E all’unanimità il comitato si è orientato verso il divieto nei confronti della manifestazione su temi economici convocata da Forza Nuova a Centocelle alle 17 di sabato 4 giugno, giorno che a Roma ricorda l’ingresso degli Alleati e la fine del nazifascismo. Ma il prefetto Achille Serra prende tempo: «Devo ancora sentire commercianti ed esercenti...». Anche la Questura ufficialmente tace. Ma intanto la febbre sale. Nella stessa giornata di sabato e nello stesso posto, in pratica lungo la centrale via dei Castani, è convocata ora anche una «festa» per la Liberazione promossa stavolta dal Comitato di quartiere di Centocelle, dai centri sociali della zona, dai circoli di Rifondazione Comunista. La «festa» con mimi e bande musicali fa parte delle celebrazioni del 4 giugno. Quel giorno al Parco Nemorense verrà ricordato con una lapide Ugo Forno, il bambino di 12 anni colpito a morte mentre si opponeva ai tedeschi in fuga.
Negare la piazza alla «provocazione» di Forza Nuova: un ordine del giorno per negare la piazza a Forza Nuova è stato adottato lunedì dal consiglio del VII Municipio, dove oltre alle forze di maggioranza hanno votato a favore anche i consiglieri di Forza Italia e dell’Udc. Contrari solo alcuni consiglieri di An, altri sono usciti dalla sala al momento del voto. «Non devono autorizzarla - taglia corto il presidente del VII Municipio, Stefano Tozzi -. Lì, in piazza delle Camelie, c’è la lapide con i nomi dei caduti sotto il nazifascismo».
Appelli contro il raduno sono venuti anche dai consiglieri comunali Adriana Spera (PRC) e Giuseppe Battaglia (Ds). Quest’ultimo ha ricordato: «La tensione è molto alta e può sfociare in contromanifestazioni con un rischio di scontri in piazza». Di opinione opposta è invece il vicepresidente del consiglio comunale Fabio Sabbatani Schiuma (An): «Mi auguro - ha detto - che il prefetto decida senza farsi influenzare dai Centri Sociali. Visti i precedenti, non credo che chi spacca vetrine, ruba nei centri commerciali e nelle librerie e provoca scontri di piazza possa erigersi a censore dei diritti altrui».
Il vicepresidente del consiglio provinciale Nando Simeone (PRC), favorevole invece al divieto, accoglie «con viva preoccupazione il sostegno che Alleanza nazionale sta dando alla manifestazione di Forza nuova». Intanto per il 4 la rete costituita intorno al Comitato di quartiere di Centocelle prepara la «festa», con mimi, sdaltimbanchi, bande musicali e complessi sinfonici.

Letizia Moratti

Corriere della Sera 2.6.05
L’ipotesi Antitrust: conflitto d’interessi per Letizia Moratti
s. riz.

L’Antitrust ha acceso un faro su un presunto conflitto d’interessi che riguarderebbe Letizia Moratti. L’autorità presieduta da Antonio Catricalà le ha chiesto formalmente di rassegnare le dimissioni dall’advisory board di Syntek capital A.G., di cui il ministro dell’Istruzione è presidente onorario. Syntek, come si legge nelle note biografiche ufficiali del ministro, è una «società d’investimento attiva nei settori delle tecnologie innovative e dei media, con sede a Monaco di Baviera». E secondo l’Antitrust la presenza «onoraria» di Letizia Moratti nell’advisory board sarebbe comunque incompatibile con l’incarico di governo ai sensi della legge sul conflitto d’interessi. Il ministro risulta infatti essere un «investitore strategico» a cui è direttamente riferibile il 47% di Syntek.

Fausto Bertinotti sulla vittoria del No nel referendum olandese

AGI Roma, 1 giugno 2005 - 22:16
COSTITUZIONE UE: BERTINOTTI, UN'ALTRA VITTORIA DEI POPOLI

"Il no del popolo francese al trattato costituzionale europeo fa scuola. è l'Olanda a dire il suo no". È il commento di Fausto Bertinotti, segretario del Partito di Rifondazione Comunista. "Da realtà diverse dell'Europa, da popoli diversi, viene una condanna all'Europa delle élite, all'Europa senza popolo e dalla cultura neoliberista. Si fa sempre più possibile e necessaria l'apertura di un altro processo. Un processo che faccia dei popoli i protagonisti della costruzione di un'altra Europa. Un'altra costituzione è possibile, il parlamento europeo colga l'occasione che popoli di diversi paesi gli offrono di diventarne protagonista. E le sinistre ritrovino la capacità di interpretare le domande e i bisogni del popolo. Le forze del no e quelle del sì critico rompano gli indugi e aprano la strada a un nuovo processo costituente dell'Europa dei popoli". (AGI)