Fiorella Atelier
Via G. D'Annunzio - Tel. 055.678.123 - In Dolby Stereo - E 6,50 - ridotti e mercoledì E 4. Martedì rid. Agis. Tutti giorni rid. Per le Carte Atelier. Aria condizionata
SALA «CLAUDIO ZANCHI» Riapertura venerdì 5 settembre
con il film Buongiorno notte
di Marco Bellocchio
«SEGNALAZIONI» è il titolo della testata indipendente di Fulvio Iannaco che - registrata già nel 2001 - ha ormai compiuto il diciottesimo anno della propria continua ricerca e resistenza.
Dal 2007 - poi - alla sua caratteristica originaria di libera espressione del proprio ideatore, «Segnalazioni» ha unito la propria adesione alla «Associazione Amore e Psiche» - della quale fu fra i primissimi fondatori - nella prospettiva storica della realizzazione della «Fondazione Massimo Fagioli»
L'ASSOCIAZIONE CULTURALE
martedì 2 settembre 2003
dopo la presentazione di The Dreamers
Corriere della Sera 2.9.03
Bernardo Bertolucci:
«...Il '68 è stato molto destabilizzante anche per i padri: sono rimasti fuori dalla porta a guardare». Un grande sogno che pareva non dover finire. E invece... «Per me si è infranto nel '78: l'omicidio di Moro ha mutato il sogno in incubo, in qualcosa di inaccettabile. Una pagina nera ancora avvolta in troppi misteri. Attendo con ansia il film di Marco Bellocchio che affronterà quel capitolo...».
Bernardo Bertolucci:
«...Il '68 è stato molto destabilizzante anche per i padri: sono rimasti fuori dalla porta a guardare». Un grande sogno che pareva non dover finire. E invece... «Per me si è infranto nel '78: l'omicidio di Moro ha mutato il sogno in incubo, in qualcosa di inaccettabile. Una pagina nera ancora avvolta in troppi misteri. Attendo con ansia il film di Marco Bellocchio che affronterà quel capitolo...».
Tony Carnevale
Dal sito della casa discografica “The Laser’s Edge” (USA)
Tony Carnevale – LIVE, Rock Symphonic Concert
Tony Carnevale is a very talented Italian keyboardist that made the killer "La Vita Che Grida" album a few years back. This is an orchestrated concert put together by Carnevale focusing on his solo work as well as an interesting reworking of Pictures Of An Exhibition. Notable participants of the concert are Banco's Francesco Di Giacomo and Rudolfo Maltese. This is killer symphonic prog rock as only the Italians can do it!
Da “Metal Shock” di Agosto
TONY CARNEVALE "Live - Rock Symphonic Concert” (Artonica 96)
9 tks -79 min.
Ottimo live per Tony Carnevale, musicista e tastierista di grande talento e già autore di tre lavori racchiusi anche su un box cd e recensiti tra questa pagine ed anche di una colonna sonora dal sound più particolare. Stavolta dal vivo, Carnevale ci offre quasi ottanta minuti di grande rock progressivo e sinfonico, suonato con maestria e con passione da una serie di musicisti eccezionali. Si parte subito con "Quadri", rielaborazione di Tony Carnevale dell'opera di Mussorgsky "Pictures at an exibhition", resa qui molto più energica grazie agli ottimi interventi delle tastiere di Tony e da quelli chitarristici di Rudy Costa e da un poderoso drum work ad opera di Maurizio Boco e non mancano violini e violoncelli a rendere il tutto più sinfonico. Si va avanti con "Fuoco e ferro" e la chitarra di Rudy Costa si fa sempre più aggressiva regalandoci anche degli ottimi solos che ben si innestano tra le volate tastieristiche di Carnevale. Si rallentano i ritmi con "Le memorie dalla scogliera", altro ottimo brano caratterizzato dagli interventi pianisti ci di Tony e che progredisce poi tornando ad essere un rock progressivo molto tecnico e dalle tentazioni metallare, sempre grazie alla chitarra di Costa ed all'ottimo lavoro svolto da Boco dietro i tamburi. Tutto il cd si mantiene su ottimi livelli e vanno segnalati anche brani come "Isabeau", una piccola sinfonia dove ampio spazio viene dato alla sezione d'archi e "Danza sul vulcano", altro ottimo brano suonato egregiamente da tutti i musicisti coinvolti nel progetto. Chiudono il cd la lenta e pianistica "Quello che gli altri non sanno" e "La vita che grida", ottima song con un'ospite d'eccezione, Francesco Di Giacomo del Banco del Mutuo Soccorso (c'è anche la presenza di Rodolfo Maltese alle chitarre). Un ottimo live, consigliato a chiunque ami il rock progressivo in tutte le sue forme. (II)
Tony Carnevale – LIVE, Rock Symphonic Concert
Tony Carnevale is a very talented Italian keyboardist that made the killer "La Vita Che Grida" album a few years back. This is an orchestrated concert put together by Carnevale focusing on his solo work as well as an interesting reworking of Pictures Of An Exhibition. Notable participants of the concert are Banco's Francesco Di Giacomo and Rudolfo Maltese. This is killer symphonic prog rock as only the Italians can do it!
Da “Metal Shock” di Agosto
TONY CARNEVALE "Live - Rock Symphonic Concert” (Artonica 96)
9 tks -79 min.
Ottimo live per Tony Carnevale, musicista e tastierista di grande talento e già autore di tre lavori racchiusi anche su un box cd e recensiti tra questa pagine ed anche di una colonna sonora dal sound più particolare. Stavolta dal vivo, Carnevale ci offre quasi ottanta minuti di grande rock progressivo e sinfonico, suonato con maestria e con passione da una serie di musicisti eccezionali. Si parte subito con "Quadri", rielaborazione di Tony Carnevale dell'opera di Mussorgsky "Pictures at an exibhition", resa qui molto più energica grazie agli ottimi interventi delle tastiere di Tony e da quelli chitarristici di Rudy Costa e da un poderoso drum work ad opera di Maurizio Boco e non mancano violini e violoncelli a rendere il tutto più sinfonico. Si va avanti con "Fuoco e ferro" e la chitarra di Rudy Costa si fa sempre più aggressiva regalandoci anche degli ottimi solos che ben si innestano tra le volate tastieristiche di Carnevale. Si rallentano i ritmi con "Le memorie dalla scogliera", altro ottimo brano caratterizzato dagli interventi pianisti ci di Tony e che progredisce poi tornando ad essere un rock progressivo molto tecnico e dalle tentazioni metallare, sempre grazie alla chitarra di Costa ed all'ottimo lavoro svolto da Boco dietro i tamburi. Tutto il cd si mantiene su ottimi livelli e vanno segnalati anche brani come "Isabeau", una piccola sinfonia dove ampio spazio viene dato alla sezione d'archi e "Danza sul vulcano", altro ottimo brano suonato egregiamente da tutti i musicisti coinvolti nel progetto. Chiudono il cd la lenta e pianistica "Quello che gli altri non sanno" e "La vita che grida", ottima song con un'ospite d'eccezione, Francesco Di Giacomo del Banco del Mutuo Soccorso (c'è anche la presenza di Rodolfo Maltese alle chitarre). Un ottimo live, consigliato a chiunque ami il rock progressivo in tutte le sue forme. (II)
un'intervista a Federico Masini sul trasferimento della Facoltà di Studi Orientali all'Esquilino
(segnalato da Giovanni Senatore)
http://www.stranieriinitalia.it/news/orientali1set2003.htm
in Primo Piano nella home page
Roma: la Facoltà di Studi Orientali si trasferisce a piazza Vittorio, cuore multietnico della capitale
ROMA - Nel quartiere più multietnico della capitale arrivano anche gli "stranieri" dell'ateneo romano.
di Elvio Pasca
La Facoltà di Studi Orientali, fiore all'occhiello (è l'unica in Italia) dell'Università La Sapienza, ha quasi completato il suo trasferimento dalla vecchia città universitaria a piazza Vittorio, nei locali dell'ex Caserma Sani.
Già l'anno scorso i milleottocento studenti della facoltà hanno potuto seguire le lezioni di arabo, cinese, coreano, ebraico, giapponese, hindi e persiano nel cuore della "Babele" romana.
Un'occasione unica per tuffarsi in quelle culture che, fino a ieri, per molti studenti rischiavano di rimanere tra le pagine dei libri.
Per il preside Federico Masini, che è anche docente di lingua e letteratura cinese, non sarà un incontro a senso unico.
La sua facoltà vuole costruire un dialogo con i nuovi vicini, creando momenti di incontro e integrazione culturale.
"Ho già preso contatti ufficiali - spiega il prof. Masini - con la comunità cinese, per avviare iniziative che facciano conoscere ai cinesi di piazza Vittorio la presenza di questa struttura".
La facoltà si farà quindi promotrice di cineforum, presentazioni di libri e seminari aperti ai tanti nuovi cittadini della zona.
"L'anno scorso - continua il preside - abbiamo organizzato, con un buon riscontro di pubblico, due rassegne di film coreani e indiani. Le ripeteremo quest'anno, dedicando una manifestazione simile anche ai film cinesi".
La facoltà attiverà anche uno "sportello" aperto al pubblico e affidato ai suoi studenti, che potranno così esercitarsi nella conversazione in lingua.
Lo sportello non darà consulenze di tipo normativo ("è al di fuori delle nostre competenze"), ma di carattere culturale. Nei suoi locali verrà infatti trasferita anche la biblioteca della facoltà con il suo prezioso patrimonio di testi orientali.
Per italiani e stranieri che quei libri volessero anche acquistarli, a piazza Vittorio c'è poi Orientalia, libreria specializzata gestita da alcuni ex studenti della Facoltà.
Senza dimenticare che anche tra gli studenti ci sono degli stranieri, molti dei quali figli di immigrati che trovano nei corsi della Facoltà di Studi Orientali del professor Masini un ponte con la cultura dei propri padri.
"Mentre - spiega Masini- i ragazzi parlano il cinese a casa loro, solitamente in un dialetto, vengono da noi per imparare a scriverlo e per studiare la letteratura . Un modo per riqualificarsi sulla loro stessa identità culturale".
Ma non di soli libri vive l'uomo, tanto meno un giovane studente.
Ecco allora fiorire le convenzioni tra la facoltà ed i tanti ristoranti e fast food etnici del quartiere. "È giusto- scherza il preside - che chi studia il cinese mangi anche cinese. Naturalmente a prezzi convenienti…"
L'interessantissima simbiosi tra facoltà e quartiere, toccherà infine i suoi livelli massimi tra qualche mese, quando al piano terra dell' ex Caserma Sani sarà trasferito anche il mercatino dell'abbigliamento di Piazza Vittorio, gestito per lo più da stranieri.
Per il prof. Masini, che a quarantadue anni è anche il più giovane preside d'Italia, è l'ennesima scommessa: "Può venirne fuori un caos totale oppure una cosa davvero interessante.
Ma sono ottimista: sono sempre gli studenti a trasformare le cose piuttosto che ad esserne trasformati"…
(1 settembre 2003)
http://www.stranieriinitalia.it/news/orientali1set2003.htm
in Primo Piano nella home page
Roma: la Facoltà di Studi Orientali si trasferisce a piazza Vittorio, cuore multietnico della capitale
ROMA - Nel quartiere più multietnico della capitale arrivano anche gli "stranieri" dell'ateneo romano.
di Elvio Pasca
La Facoltà di Studi Orientali, fiore all'occhiello (è l'unica in Italia) dell'Università La Sapienza, ha quasi completato il suo trasferimento dalla vecchia città universitaria a piazza Vittorio, nei locali dell'ex Caserma Sani.
Già l'anno scorso i milleottocento studenti della facoltà hanno potuto seguire le lezioni di arabo, cinese, coreano, ebraico, giapponese, hindi e persiano nel cuore della "Babele" romana.
Un'occasione unica per tuffarsi in quelle culture che, fino a ieri, per molti studenti rischiavano di rimanere tra le pagine dei libri.
Per il preside Federico Masini, che è anche docente di lingua e letteratura cinese, non sarà un incontro a senso unico.
La sua facoltà vuole costruire un dialogo con i nuovi vicini, creando momenti di incontro e integrazione culturale.
"Ho già preso contatti ufficiali - spiega il prof. Masini - con la comunità cinese, per avviare iniziative che facciano conoscere ai cinesi di piazza Vittorio la presenza di questa struttura".
La facoltà si farà quindi promotrice di cineforum, presentazioni di libri e seminari aperti ai tanti nuovi cittadini della zona.
"L'anno scorso - continua il preside - abbiamo organizzato, con un buon riscontro di pubblico, due rassegne di film coreani e indiani. Le ripeteremo quest'anno, dedicando una manifestazione simile anche ai film cinesi".
La facoltà attiverà anche uno "sportello" aperto al pubblico e affidato ai suoi studenti, che potranno così esercitarsi nella conversazione in lingua.
Lo sportello non darà consulenze di tipo normativo ("è al di fuori delle nostre competenze"), ma di carattere culturale. Nei suoi locali verrà infatti trasferita anche la biblioteca della facoltà con il suo prezioso patrimonio di testi orientali.
Per italiani e stranieri che quei libri volessero anche acquistarli, a piazza Vittorio c'è poi Orientalia, libreria specializzata gestita da alcuni ex studenti della Facoltà.
Senza dimenticare che anche tra gli studenti ci sono degli stranieri, molti dei quali figli di immigrati che trovano nei corsi della Facoltà di Studi Orientali del professor Masini un ponte con la cultura dei propri padri.
"Mentre - spiega Masini- i ragazzi parlano il cinese a casa loro, solitamente in un dialetto, vengono da noi per imparare a scriverlo e per studiare la letteratura . Un modo per riqualificarsi sulla loro stessa identità culturale".
Ma non di soli libri vive l'uomo, tanto meno un giovane studente.
Ecco allora fiorire le convenzioni tra la facoltà ed i tanti ristoranti e fast food etnici del quartiere. "È giusto- scherza il preside - che chi studia il cinese mangi anche cinese. Naturalmente a prezzi convenienti…"
L'interessantissima simbiosi tra facoltà e quartiere, toccherà infine i suoi livelli massimi tra qualche mese, quando al piano terra dell' ex Caserma Sani sarà trasferito anche il mercatino dell'abbigliamento di Piazza Vittorio, gestito per lo più da stranieri.
Per il prof. Masini, che a quarantadue anni è anche il più giovane preside d'Italia, è l'ennesima scommessa: "Può venirne fuori un caos totale oppure una cosa davvero interessante.
Ma sono ottimista: sono sempre gli studenti a trasformare le cose piuttosto che ad esserne trasformati"…
(1 settembre 2003)
Nietzsche
(citato al seminario del lunedì, ringrazio Paola D'Ettole)
Sole24ore Domenicale 31.8.03
Friedrich Nietzsche - Esce, a cura di Sossio Giametta, la traduzione delle opere del filosofo tedesco, dallo «Zarathustra» all'«Anticristo»
Contraddizioni da Superuomo
Ma il presunto colpo di grazia inferto al cristianesimo in realtà è caduto nel vuoto - Dando il meglio di sé in frammenti e aforismi, i suoi libri sono «una grande avventura della conoscenza e della morale all'insegna della negazione della conoscenza e della morale»
di Giovanni Reale
Escono, editi dalla Utet, due imponenti volumi contenenti opere principali di Nietzsche: La gaia scienza; Idilli di Messina; Così parlò Zarathustra (pagg. 728, 69,00); Al di là del bene e del male; Genealogia della morale; Crepuscolo degli idoli; L'Anticristo (pagg. 602, 57,00).
Il traduttore e curatore delle introduzioni e degli apparati è Sossio Giametta, ben noto agli studiosi, in quanto, a partire dagli anni Sessanta del secolo scorso aveva tradotto numerosi scritti nietzschiani per la collana Opere di Friedrich Nietzsche diretta da G. Colli e M. Montinari delle Edizioni Adelphi: Umano, troppo umano; Richard Wagner a Bayreuth; La nascita della tragedia; Considerazioni inattuali e ben quattro raccolte dei Frammenti postumi, del 1984-1985, del 1985-1987, del 1987-1988, del 1988-1989. Di recente ha raccolto i suoi numerosi scritti su Croce, Schopenhauer, Nietzsche e altri filosofi nel volume I pazzi di Dio (Istituto per gli Studi Filosofi - La città del sole). Giametta ha quindi alle spalle decenni di esperienza e di lavoro, che gli permettono di dominare la materia, sia come traduttore sia come interprete, in modo egregio.
Nietzsche è un autore fra i più letti, anche da persone di differente estrazione e con differenti interessi, e di conseguenza interpretato nei modi più opposti, largamente frainteso e utilizzato anche per motivi politici blasfemi. Ricordo, ad esempio, che all'inizio degli anni Cinquanta, recatomi a Marburg per ragioni di studio, trovai in varie bancarelle moltissime opere di Nietzsche a costi irrisori. Il professore che mi insegnava la lingua tedesca e che mi accompagnava, mi spiegò che il nazismo imponeva la lettura del filosofo come essenziale per la formazione culturale. Di conseguenza, quelle opere venivano stampate a tiratura assai alta. Dopo la caduta del regime, gli acquirenti si erano molto ridotti di numero, e le bancarelle avevano ricevuto sottocosto un gran numero di quelle opere.
In realtà, si tratta di un autore il cui pensiero è fra i più difficili da intendere in modo convincente, e quindi da ricostruire. La qualifica che gli è stata data di è sotto un certo aspetto vera, sotto un altro fortemente deviante. La stessa cosa, infatti, sia pure in maniera più temperata, si potrebbe dire (ed è stata detta) anche di Platone. La poesia, infatti, in uomini geniali di questo tipo, ha una funzione e un valore altamente conoscitivo.
É vero che Nietzsche non ha scritto neppure un'opera sistematica. Jaspers diceva che le opere nietzschiane sono un Trummerhaufen, un «ammasso di frammenti». Ma le cose più belle egli le ha dette proprio in frammenti e in sentenze. Egli lo sapeva bene, e lo ha anche confessato con un elogio alla sentenza di questo tenore: «Una buona sentenza è troppo dura per il dente del tempo e non viene consumata neanche da tutti i secoli, benché serva da nutrimento a ogni epoca: in tal modo essa rappresenta il gran paradosso della letteratura, l'imperituro in mezzo al mutevole, l'alimento che rimane sempre apprezzato, come il sale, e mai, come persin questo, diventa insipido».
Solo con Heidegger si è incominciato a trattare il «paradosso» del pensiero di Nietzsche in modo adeguato, pur senza raggiungere interpretazioni definitive e condivisibili dal punto di vista storico-ermeneutico.
Intanto, proprio con Heidegger si può dire che i punti-chiave - o i «titoli capitali» come egli li chiama - del pensiero nietzschiano sono cinque: 1) il «nichilismo», 2) la «trasvalutazione dei valori», 3) la «volontà di potenza», 4) «l'eterno ritorno dell'uguale» e 5) il «superuomo».
Questi cinque concetti-chiave hanno fra di loro un nesso strutturale assai preciso, e precisamente il primo, ossia il nichilismo come svalutazione dei valori supremi, in connessione con la volontà di potenza, che è ciò che corrisponde al divenire delle cose (in senso eracliteo). «I valori e la loro trasformazione - scrive Nietzsche - stanno in rapporto con la crescita di potenza di chi pone i valori».
In questa ottica Heidegger e molti con lui ricostruiscono e interpretano il pensiero di Nietzsche in modo sistematico. Ma Giametta capovolge lo schema interpretativo: Nietzsche non va affatto inteso in modo filosofico-sistematico, perché non è un filosofo, ma è un moralista, un poeta-moralista, e quei concetti-chiave sopra indicati sono da considerare delle vere e proprie cadute e deviazioni. Giametta scrive: «Nietzsche era dotato non solo di ingegno, ma anche di genio. Come filosofo puro, cioè sistematico, non lo era: gli mancava quell'iniziativa e quell'inventiva in campo concettuale che fanno l'originalità e l'autonomia del filosofo. Le prove filosofiche che fu comunque costretto a fare - perché occupandosi di filosofia si sentiva costretto a riempire i vuoti che egli stesso produceva con la sua scepsi dissolutrice - furono un fallimento generale e degenerarono in cattivi miti (a cui molti nietzschiologi, che non sanno di essere dominati dagli idola theatri, ancora dedicano saggi e libri): il superuomo, l'eterno ritorno, la grande politica, la grande salute, la volontà di potenza e, nei suoi esiti ultimi, nefasti, anche la trasvalutazione di per sé geniale (per non parlare dell'"allevamento" e della "selezione matrimoniale"); furono, queste, escogitazioni risonanti, e caratterizzanti ma povere, o veri e propri traviamenti, indotti peraltro dalla cultura del tempo (evoluzionismo) e dalla crisi della storia».
Per Nietzsche, come per Pascal, bisognerebbe essere «moralisti», e non «filosofi».
Due sono le opere che Giametta ritiene particolarmente rivelative del pensiero nietzschiano. In primo luogo, Così parlò Zarathustra, che è «una grande avventura della conoscenza e della morale all'insegna della negazione della conoscenza e della morale». In secondo luogo e in modo particolare la Genealogia della morale. Quest'opera, secondo Giametta, si potrebbe paragonare allo scritto di Gorgia Del non essere o della natura. Mentre Gorgia rovesciava l'ontologia eleatica, Nietzsche rovescia in modo analogo i Pensieri di Pascal. La Genalogia della morale è il paradigma dell'antisistema nietzschiano. Giametta scrive: «Frutto di un profondo senso storico, di una genialità psicologica e moralistica senza pari, la Genealogia della morale è il colpo di grazia vibrato al cristianesimo già da secoli languente e ormai rinsecchito, non tanto come religione (al riguardo Nietzsche è ingiustamente violento e unilaterale) quanto come motore della bimillenaria civiltà succeduta a quella pagana antica».
Ma si tratta di un colpo di grazia che - a nostro avviso - sulla base del nichilismo nietzschiano cade nel vuoto: infatti, sul nulla non si può costruire nulla. Siamo convinti che - contro ciò che dice Nietzsche - valga ciò che T. S. Eliot ha ben rilevato: «Solamente una cultura cristiana avrebbe potuto produrre un Voltaire e un Nietzsche. Non credo che la cultura dell'Europa potrebbe sopravvivere alla sparizione completa della Fede Cristiana. E ne sono convinto non solamente come cristiano, ma come studioso di biologia sociale. Se il cristianesimo se ne va, se ne va tutta la nostra cultura. E allora voi dovrete ricominciare faticosamente da capo e non potrete indossare una cultura già fatta. Dovrete attendere che l'erba cresca perché nutra le pecore che daranno la lana di cui sarà fatto il vostro nuovo vestito. Dovrete attraversare molti secoli di barbarie. Non vivremo per vedere la nuova cultura, e neppure i nostri nipoti, né i loro nipoti: e quand'anche lo potessimo, nessuno di noi sarebbe in essa felice».
Sole24ore Domenicale 31.8.03
Friedrich Nietzsche - Esce, a cura di Sossio Giametta, la traduzione delle opere del filosofo tedesco, dallo «Zarathustra» all'«Anticristo»
Contraddizioni da Superuomo
Ma il presunto colpo di grazia inferto al cristianesimo in realtà è caduto nel vuoto - Dando il meglio di sé in frammenti e aforismi, i suoi libri sono «una grande avventura della conoscenza e della morale all'insegna della negazione della conoscenza e della morale»
di Giovanni Reale
Escono, editi dalla Utet, due imponenti volumi contenenti opere principali di Nietzsche: La gaia scienza; Idilli di Messina; Così parlò Zarathustra (pagg. 728, 69,00); Al di là del bene e del male; Genealogia della morale; Crepuscolo degli idoli; L'Anticristo (pagg. 602, 57,00).
Il traduttore e curatore delle introduzioni e degli apparati è Sossio Giametta, ben noto agli studiosi, in quanto, a partire dagli anni Sessanta del secolo scorso aveva tradotto numerosi scritti nietzschiani per la collana Opere di Friedrich Nietzsche diretta da G. Colli e M. Montinari delle Edizioni Adelphi: Umano, troppo umano; Richard Wagner a Bayreuth; La nascita della tragedia; Considerazioni inattuali e ben quattro raccolte dei Frammenti postumi, del 1984-1985, del 1985-1987, del 1987-1988, del 1988-1989. Di recente ha raccolto i suoi numerosi scritti su Croce, Schopenhauer, Nietzsche e altri filosofi nel volume I pazzi di Dio (Istituto per gli Studi Filosofi - La città del sole). Giametta ha quindi alle spalle decenni di esperienza e di lavoro, che gli permettono di dominare la materia, sia come traduttore sia come interprete, in modo egregio.
Nietzsche è un autore fra i più letti, anche da persone di differente estrazione e con differenti interessi, e di conseguenza interpretato nei modi più opposti, largamente frainteso e utilizzato anche per motivi politici blasfemi. Ricordo, ad esempio, che all'inizio degli anni Cinquanta, recatomi a Marburg per ragioni di studio, trovai in varie bancarelle moltissime opere di Nietzsche a costi irrisori. Il professore che mi insegnava la lingua tedesca e che mi accompagnava, mi spiegò che il nazismo imponeva la lettura del filosofo come essenziale per la formazione culturale. Di conseguenza, quelle opere venivano stampate a tiratura assai alta. Dopo la caduta del regime, gli acquirenti si erano molto ridotti di numero, e le bancarelle avevano ricevuto sottocosto un gran numero di quelle opere.
In realtà, si tratta di un autore il cui pensiero è fra i più difficili da intendere in modo convincente, e quindi da ricostruire. La qualifica che gli è stata data di
É vero che Nietzsche non ha scritto neppure un'opera sistematica. Jaspers diceva che le opere nietzschiane sono un Trummerhaufen, un «ammasso di frammenti». Ma le cose più belle egli le ha dette proprio in frammenti e in sentenze. Egli lo sapeva bene, e lo ha anche confessato con un elogio alla sentenza di questo tenore: «Una buona sentenza è troppo dura per il dente del tempo e non viene consumata neanche da tutti i secoli, benché serva da nutrimento a ogni epoca: in tal modo essa rappresenta il gran paradosso della letteratura, l'imperituro in mezzo al mutevole, l'alimento che rimane sempre apprezzato, come il sale, e mai, come persin questo, diventa insipido».
Solo con Heidegger si è incominciato a trattare il «paradosso» del pensiero di Nietzsche in modo adeguato, pur senza raggiungere interpretazioni definitive e condivisibili dal punto di vista storico-ermeneutico.
Intanto, proprio con Heidegger si può dire che i punti-chiave - o i «titoli capitali» come egli li chiama - del pensiero nietzschiano sono cinque: 1) il «nichilismo», 2) la «trasvalutazione dei valori», 3) la «volontà di potenza», 4) «l'eterno ritorno dell'uguale» e 5) il «superuomo».
Questi cinque concetti-chiave hanno fra di loro un nesso strutturale assai preciso, e precisamente il primo, ossia il nichilismo come svalutazione dei valori supremi, in connessione con la volontà di potenza, che è ciò che corrisponde al divenire delle cose (in senso eracliteo). «I valori e la loro trasformazione - scrive Nietzsche - stanno in rapporto con la crescita di potenza di chi pone i valori».
In questa ottica Heidegger e molti con lui ricostruiscono e interpretano il pensiero di Nietzsche in modo sistematico. Ma Giametta capovolge lo schema interpretativo: Nietzsche non va affatto inteso in modo filosofico-sistematico, perché non è un filosofo, ma è un moralista, un poeta-moralista, e quei concetti-chiave sopra indicati sono da considerare delle vere e proprie cadute e deviazioni. Giametta scrive: «Nietzsche era dotato non solo di ingegno, ma anche di genio. Come filosofo puro, cioè sistematico, non lo era: gli mancava quell'iniziativa e quell'inventiva in campo concettuale che fanno l'originalità e l'autonomia del filosofo. Le prove filosofiche che fu comunque costretto a fare - perché occupandosi di filosofia si sentiva costretto a riempire i vuoti che egli stesso produceva con la sua scepsi dissolutrice - furono un fallimento generale e degenerarono in cattivi miti (a cui molti nietzschiologi, che non sanno di essere dominati dagli idola theatri, ancora dedicano saggi e libri): il superuomo, l'eterno ritorno, la grande politica, la grande salute, la volontà di potenza e, nei suoi esiti ultimi, nefasti, anche la trasvalutazione di per sé geniale (per non parlare dell'"allevamento" e della "selezione matrimoniale"); furono, queste, escogitazioni risonanti, e caratterizzanti ma povere, o veri e propri traviamenti, indotti peraltro dalla cultura del tempo (evoluzionismo) e dalla crisi della storia».
Per Nietzsche, come per Pascal, bisognerebbe essere «moralisti», e non «filosofi».
Due sono le opere che Giametta ritiene particolarmente rivelative del pensiero nietzschiano. In primo luogo, Così parlò Zarathustra, che è «una grande avventura della conoscenza e della morale all'insegna della negazione della conoscenza e della morale». In secondo luogo e in modo particolare la Genealogia della morale. Quest'opera, secondo Giametta, si potrebbe paragonare allo scritto di Gorgia Del non essere o della natura. Mentre Gorgia rovesciava l'ontologia eleatica, Nietzsche rovescia in modo analogo i Pensieri di Pascal. La Genalogia della morale è il paradigma dell'antisistema nietzschiano. Giametta scrive: «Frutto di un profondo senso storico, di una genialità psicologica e moralistica senza pari, la Genealogia della morale è il colpo di grazia vibrato al cristianesimo già da secoli languente e ormai rinsecchito, non tanto come religione (al riguardo Nietzsche è ingiustamente violento e unilaterale) quanto come motore della bimillenaria civiltà succeduta a quella pagana antica».
Ma si tratta di un colpo di grazia che - a nostro avviso - sulla base del nichilismo nietzschiano cade nel vuoto: infatti, sul nulla non si può costruire nulla. Siamo convinti che - contro ciò che dice Nietzsche - valga ciò che T. S. Eliot ha ben rilevato: «Solamente una cultura cristiana avrebbe potuto produrre un Voltaire e un Nietzsche. Non credo che la cultura dell'Europa potrebbe sopravvivere alla sparizione completa della Fede Cristiana. E ne sono convinto non solamente come cristiano, ma come studioso di biologia sociale. Se il cristianesimo se ne va, se ne va tutta la nostra cultura. E allora voi dovrete ricominciare faticosamente da capo e non potrete indossare una cultura già fatta. Dovrete attendere che l'erba cresca perché nutra le pecore che daranno la lana di cui sarà fatto il vostro nuovo vestito. Dovrete attraversare molti secoli di barbarie. Non vivremo per vedere la nuova cultura, e neppure i nostri nipoti, né i loro nipoti: e quand'anche lo potessimo, nessuno di noi sarebbe in essa felice».
autismo e genio
(citato al seminario del lunedì)
Repubblica 1.9.03
Gli scienziati americani: un cervello di grandi dimensioni aumenta la predisposizione a questo tipo di sindrome
Autismo, non solo una malattia C' è del genio in quei bambini
le frontiere della scienza Chi ne soffre sembra avere una marcia in più nelle operazioni che richiedono ordine e applicazione più che intuizione e fantasia Lo scetticismo di un neuropsichiatra 'Sì, certe capacità possono essere potenziate ma definirle un dono è eccessivo'
ELENA DUSI
ROMA - L' autismo può essere una risorsa? Tra il ventaglio di disturbi che ricadono sotto questo nome c' è anche la sindrome di Asperger, associata a un quoziente intellettivo superiore alla norma. Il più recente fra gli studi su questa malattia tanto elusiva afferma che un cervello di grandi dimensioni sembra aumentare la predisposizione all' autismo. La moltiplicazione tumultuosa dei neuroni durante la gestazione e i primi anni dell' infanzia determinerebbe un aumento sregolato delle connessioni nervose, suggerisce Eric Courchesne, ricercatore dell' università della California. «Le sinapsi - spiega in un articolo apparso recentemente su New Scientist - si sviluppano così rapidamente che l' esperienza non fa in tempo a selezionare quelle più valide, distruggendo le altre». L' ipotesi ha suscitato nella comunità scientifica reazioni oscillanti fra l' entusiasmo e lo scetticismo. Resta il fatto che la sindrome di Asperger sembra dare una marcia in più nelle operazioni che richiedono applicazione più che intuizione e sistematicità più che fantasia. Alcuni esempi: abilità nei videogiochi e nell' uso del computer in genere, capacità di calcolo stupefacenti, destrezza nello smontare e rimontare gli oggetti. Di autismo come risorsa parlano l' ultimo numero di Newsweek, che dedica all' argomento il servizio di copertina, e un' inchiesta apparsa sulla Bbc lo scorso luglio. A parlare dal network britannico è Luke Jackson, un ragazzo di 14 anni autore già di diversi libri fra cui "Freaks, geeks and Asperger syndrome", cioè "Frizzi, lazzi e la sindrome di Asperger". In apertura si legge: «Una cosa particolare che mi riguarda e che molte persone chiamerebbero un handicap, ma secondo me è un dono, è che sono malato di una particolare forma di autismo». Simon Baron-Cohen, lo psicologo dell' università di Cambridge intervistato da Newsweek, ne fa una questione di sessi. Nel suo libro "The essential difference" (La differenza essenziale) distingue tra la capacità di capire le persone e le loro emozioni (tipica delle donne) e l' abilità nel sistematizzare i concetti, punto forte degli uomini. L' autismo, secondo questo studioso, non sarebbe altro che un attaccamento morboso a regole e schemi rigidi, accompagnato da incapacità di percepire le emozioni altrui e comunicare le proprie. Motivo per cui, sostiene Baron-Cohen, a essere colpiti dalla sindrome nell' 80 per cento dei casi sono i maschi. Definire la sindrome di Asperger un "dono" è «francamente un' esagerazione» secondo Ernesto Caffo, che insegna neuropsichiatria infantile all' università di Modena e Reggio Emilia. «Anche quando alcune capacità intellettive sono potenziate - spiega - ci troviamo di fronte a bambini con difficoltà di socializzazione. Se diagnosticati in tempo e curati possono fare grandi passi avanti, andare a scuola e vivere una vita piuttosto normale. Ma occorre ricordare che da questa sindrome non si guarisce definitivamente. Nel momento in cui si cresce e arriva il momento di trovare un lavoro, le disarmonie possono riemergere». La terapia in Italia coinvolge solo la sfera comportamentale e affettiva. In genere si preferisce evitare i farmaci. «L' importante - prosegue Caffo - è studiare una risposta valida a livello individuale. L' autismo si manifesta con infinite sfumature diverse e purtroppo dalla mia esperienza posso vedere che sono pochi i casi cosiddetti ad alto funzionamento, in cui delle capacità spiccate permettono l' inserimento nella vita produttiva. La varietà dei sintomi, le mille situazioni familiari e sociali in cui un bambino può trovarsi ci invitano alla prudenza: meglio usare le categorie il meno possibile quando si ha a che fare con l' autismo e affidarsi a una terapia personalizzata». Per quanto "ad alto funzionamento", i bambini affetti di autismo tenderanno sempre a ritirarsi nei loro spazi, ripetere compulsivamente dei comportamenti senza senso, come ad esempio picchiettare un tavolo o una bottiglia e soprattutto tagliare le comunicazioni con il mondo esterno. «In passato - spiega il neuropsichiatra - i casi di autismo venivano classificati sotto le più varie forme di malattia mentale. Oggi almeno abbiamo imparato a diagnosticare questa sindrome, e possiamo evitare ai bambini che ne vengono colpiti di finire in una struttura di assistenza». Non mancano poi le forme leggere del disturbo, che vengono classificate come semplici stranezze del carattere. «Durante i nostri incontri scientifici - ammette in conclusione Caffo - capita spesso di notare dei personaggi di successo dell' attualità e cogliere in loro una sottile vena di autismo».
Repubblica 1.9.03
Gli scienziati americani: un cervello di grandi dimensioni aumenta la predisposizione a questo tipo di sindrome
Autismo, non solo una malattia C' è del genio in quei bambini
le frontiere della scienza Chi ne soffre sembra avere una marcia in più nelle operazioni che richiedono ordine e applicazione più che intuizione e fantasia Lo scetticismo di un neuropsichiatra 'Sì, certe capacità possono essere potenziate ma definirle un dono è eccessivo'
ELENA DUSI
ROMA - L' autismo può essere una risorsa? Tra il ventaglio di disturbi che ricadono sotto questo nome c' è anche la sindrome di Asperger, associata a un quoziente intellettivo superiore alla norma. Il più recente fra gli studi su questa malattia tanto elusiva afferma che un cervello di grandi dimensioni sembra aumentare la predisposizione all' autismo. La moltiplicazione tumultuosa dei neuroni durante la gestazione e i primi anni dell' infanzia determinerebbe un aumento sregolato delle connessioni nervose, suggerisce Eric Courchesne, ricercatore dell' università della California. «Le sinapsi - spiega in un articolo apparso recentemente su New Scientist - si sviluppano così rapidamente che l' esperienza non fa in tempo a selezionare quelle più valide, distruggendo le altre». L' ipotesi ha suscitato nella comunità scientifica reazioni oscillanti fra l' entusiasmo e lo scetticismo. Resta il fatto che la sindrome di Asperger sembra dare una marcia in più nelle operazioni che richiedono applicazione più che intuizione e sistematicità più che fantasia. Alcuni esempi: abilità nei videogiochi e nell' uso del computer in genere, capacità di calcolo stupefacenti, destrezza nello smontare e rimontare gli oggetti. Di autismo come risorsa parlano l' ultimo numero di Newsweek, che dedica all' argomento il servizio di copertina, e un' inchiesta apparsa sulla Bbc lo scorso luglio. A parlare dal network britannico è Luke Jackson, un ragazzo di 14 anni autore già di diversi libri fra cui "Freaks, geeks and Asperger syndrome", cioè "Frizzi, lazzi e la sindrome di Asperger". In apertura si legge: «Una cosa particolare che mi riguarda e che molte persone chiamerebbero un handicap, ma secondo me è un dono, è che sono malato di una particolare forma di autismo». Simon Baron-Cohen, lo psicologo dell' università di Cambridge intervistato da Newsweek, ne fa una questione di sessi. Nel suo libro "The essential difference" (La differenza essenziale) distingue tra la capacità di capire le persone e le loro emozioni (tipica delle donne) e l' abilità nel sistematizzare i concetti, punto forte degli uomini. L' autismo, secondo questo studioso, non sarebbe altro che un attaccamento morboso a regole e schemi rigidi, accompagnato da incapacità di percepire le emozioni altrui e comunicare le proprie. Motivo per cui, sostiene Baron-Cohen, a essere colpiti dalla sindrome nell' 80 per cento dei casi sono i maschi. Definire la sindrome di Asperger un "dono" è «francamente un' esagerazione» secondo Ernesto Caffo, che insegna neuropsichiatria infantile all' università di Modena e Reggio Emilia. «Anche quando alcune capacità intellettive sono potenziate - spiega - ci troviamo di fronte a bambini con difficoltà di socializzazione. Se diagnosticati in tempo e curati possono fare grandi passi avanti, andare a scuola e vivere una vita piuttosto normale. Ma occorre ricordare che da questa sindrome non si guarisce definitivamente. Nel momento in cui si cresce e arriva il momento di trovare un lavoro, le disarmonie possono riemergere». La terapia in Italia coinvolge solo la sfera comportamentale e affettiva. In genere si preferisce evitare i farmaci. «L' importante - prosegue Caffo - è studiare una risposta valida a livello individuale. L' autismo si manifesta con infinite sfumature diverse e purtroppo dalla mia esperienza posso vedere che sono pochi i casi cosiddetti ad alto funzionamento, in cui delle capacità spiccate permettono l' inserimento nella vita produttiva. La varietà dei sintomi, le mille situazioni familiari e sociali in cui un bambino può trovarsi ci invitano alla prudenza: meglio usare le categorie il meno possibile quando si ha a che fare con l' autismo e affidarsi a una terapia personalizzata». Per quanto "ad alto funzionamento", i bambini affetti di autismo tenderanno sempre a ritirarsi nei loro spazi, ripetere compulsivamente dei comportamenti senza senso, come ad esempio picchiettare un tavolo o una bottiglia e soprattutto tagliare le comunicazioni con il mondo esterno. «In passato - spiega il neuropsichiatra - i casi di autismo venivano classificati sotto le più varie forme di malattia mentale. Oggi almeno abbiamo imparato a diagnosticare questa sindrome, e possiamo evitare ai bambini che ne vengono colpiti di finire in una struttura di assistenza». Non mancano poi le forme leggere del disturbo, che vengono classificate come semplici stranezze del carattere. «Durante i nostri incontri scientifici - ammette in conclusione Caffo - capita spesso di notare dei personaggi di successo dell' attualità e cogliere in loro una sottile vena di autismo».
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