martedì 23 settembre 2003

BOXOFFICE

il Messaggero Martedì 23 Settembre 2003

“Terminator 3” distrugge il box office, resiste Bellocchio


Arriva "Terminator 3" e distrugge subito anche il box office italiano: il terzo film della serie con Schwarzenegger, uscito in oltre 500 sale secondo il monitoraggio Cinetel, è subito primo con oltre due milioni di incasso e la più alta media per sala (4.125 euro). Il podio è ancora tutto made in Usa: dopo "Terminator" ci sono "La maledizione della prima luna" (che ha superato complessivamente i 13 milioni di euro) e "Confidence - La truffa perfetta". Resiste comunque al quarto posto "Buongiorno, notte" di Marco Bellocchio, che ha superato complessivamente i 2 milioni 300 mila euro. Al quinto scivola, dal terzo posto, "Hulk". Il cartoon italiano "L'apetta Giulia e la signora vita" si piazza settimo ma la media per sala è piuttosto bassa (824 euro). Tra gli italiani, "Il miracolo" è decimo e due nuove entrate, "Liberi" e "Ballo a tre passi" si sono piazzati undicesimo e tredicesimo. Il secondo ha una buona media per sala (3.028).

su Sky Tg24, alle 22,05, Formigli parla di Bellocchio

Liberazione 23.9.03

A pochi giorni dalla discussa mancata premiazione alla Mostra del Cinema di Venezia, l'ultimo film di Marco Bellocchio è per "Controcorrente", il programma condotto da Corrado Formigli su Sky Tg24 (ore 22.05), l'occasione per ritornare sui drammatici giorni del rapimento e dell'uccisione di Aldo Moro, attraverso il particolare punto di vista del film stesso: ne discuteranno in studio alcuni dei protagonisti di quel momento storico, tra cui l'ex Br Adriana Faranda e gli onorevoli Rosi Bindi e Emanuele Macaluso.

Corriere della Sera 23.9.03

ZAPPING
Il caso Moro


"Buongiorno, notte", l’ultimo film di Marco Bellocchio riapre il dibattito sul rapimento di Aldo Moro. Corrado Formigli ne parla con Rosy Bindi , Emanuele Macaluso e l’ex br Adriana Faranda.

a Controcorrente
Sky Tg24, ore 22.05

La lettera di Roberta Pugno su Liberazione

Liberazione 23.9.03
"Buongiono, notte"


La Storia e l'incontro fra due persone diverse
Caro direttore, il film di Bellocchio, a vederlo e a rivederlo, dà emozioni fortissime. Il fatto che sia piaciuto ai giovani e che abbia successo all'estero prova che non è un film di cronaca, né un racconto di un tragico momento della vita politica italiana. L'arte, e Bellocchio è sicuramente un artista, non solo stravolge la storia, ma la può capovolgere. Allora questo film che cos'è? Forse è la storia di un incontro tra due persone diverse, anzi opposte: una giovane donna, razionale, falsamente ribelle, plagiata nel comportamento e nel pensiero da un'ideologia criminale e patologica, ed un uomo saggio, di straordinaria umanità, un uomo incomprensibile. E' la storia di una trasformazione, e andando ancora più a fondo, si potrebbe dire che il film nasce da un'idea geniale: dare immagini (utilizzando una vicenda nota e complessa come quella del rapimento di Moro) ad una dinamica interumana invisibile, ma molto frequente. E' la dinamica che la psichiatria definisce "annullamento" e la filosofia "nientificazione". Ma il racconto va avanti e il finale è davvero una sorpresa… Può succedere che il padre che volevamo uccidere, l'amante che volevamo cancellare, lo psichiatra che volevamo eliminare, non muore; e tu gioisci (ed è per questo che il film di Marco è stato "liberatorio"), perché alla tua violenza l'altro, a volte, reagisce con la vita.

Roberta Pugno, Roma

PROMEMORIA

IN EDICOLA (fino a Giovedì p.v.):

AVVENIMENTI con l'articolo di Simona Maggiorelli e la recensione a «Buongiorno, notte» di Callisto Cosulich (segnalato da Giulietta D'Ettole),
e Diario con la recensione di Buongiorno, notte di Marco Lodoli.

dibattito con Marco Bellocchio oggi a Firenze

La Repubblica ed di FIRENZE 23.9.03

cinema FIORELLA
Bellocchio e il suo film proiezione con dibattito

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IL regista della polemica, ancora con i «pugni in tasca», è stasera a Firenze. Marco Bellocchio, insieme agli attori Maya Sansa e Piergiorgio Bellocchio, sarà al cinema Fiorella in via D´Annunzio (ore 22.30) per presentare al pubblico e discutere il suo recente «Buongiorno notte», presentato all´ultimo Festival del cinema di Venezia. La pellicola ha suscitato polemiche ancora non sopite per la scottante tematica trattata: la prigionia di Moro e le scelte dei suoi carcerieri nella tragica primavera del ´78. Discussioni ci sono state anche per il massimo premio mancato della giuria veneziana, da molti auspicato e previsto. Bellocchio fra l´altro veniva da un film da molti considerato un autentico capolavoro: «L'ora di religione», anch´esso ignorato dai premi che contano. I posti a disposizione sono 250: la prevendita dei biglietti per la proiezione delle 22.30 avrà inizio alla cassa del cinema Fiorella alle ore 16 di oggi.

Rosalba Zubcich e Clara Pistolesi comunicano che la prevendita per la proiezione delle 20.30, riservata ai possessori di tessera dell'Atelier è iniziata già venerdì scorso.
Oggi, martedì 23, dalle ore 16 vengono venduti i biglietti anche a quelli che non hanno la tessera, quindi per lo spettacolo delle 20,30, se ci saranno rimasti posti per quello spettacolo, altrimenti per quello successivo.
È molto probabile anche che gli spettatori presenti in sala alla fine dello spettacolo delle 20.30, quando, alle 22.30 è previsto l'arrivo di Marco Bellocchio e l'inizio del dibattito (prima dell'inizio della proiezione successiva) non saranno obbligati a lasciare libera la sala che ha solo 260 posti per poter permettere l'accesso a coloro che si saranno prenotati per l'ultimo spettacolo...
Mah, si vedrà...
.

Libertà su Fare Cinema, la "scuola" di Marco Bellocchio

lunedì 22.9.03

Fare cinema - Intervista al regista bobbiese che smorza la polemica su Venezia: «Sempre amico di Monicelli»
Da Moro a “Il regista di matrimoni”
Marco Bellocchio anticipa il nuovo film con Castellitto
Oliviero Marchesi


«Gli allievi di “Fare Cinema” sono entusiasti. Dicono di non aver mai partecipato, in Italia, a un laboratorio così “professionale”, così calato nella realtà del mestiere del cinema». La risposta di Marco Bellocchio, è preceduta da un sorriso educato e un po' scettico: «Perché, negli altri laboratori non si fa nulla?». «A sentire i ragazzi, non si fa: si parla. Molte lezioni teoriche, anche avvincenti, ma poca pratica». «Beh, se i ragazzi pensano che i nostri corsi si sottraggano a questo schema, mi fa piacere. Questa, d'altra parte, era l'intenzione mia e del Comune di Bobbio quando abbiamo deciso, nel 1997, di iniziare questo esperimento: il nostro approccio all'insegnamento, del resto, è già sintetizzato in un nome come “Fare Cinema”».
“Fare Cinema” è il laboratorio sulla settima arte (organizzato da Comune di Bobbio, Provincia, Regione, Fondazione di Piacenza e Vigevano, Filmalbatros, Centro Itard e Lanterna Magica) che il grande regista piacentino dirige ogni anno per venti allievi selezionati nella “sua” Bobbio: il paese amato e ritrovato delle vacanze estive e delle avventure dell'adolescenza, del debutto-capolavoro “I pugni in tasca” e del toccante “Vacanze in Val Trebbia” del 1980. A laboratorio concluso, Bellocchio ha parlato con noi dei suoi progetti futuri.
Sta lavorando a qualche nuovo film?
«Ho appena cominciato: sto scrivendo un abbozzo di sceneggiatura per un film intitolato “Il regista di matrimoni”».
La trama? Gli interpreti?
«Per il momento non ho molto da dire. Il protagonista è un regista che decide di allontanarsi dall'ambiente cinematografico, da Roma, da tutto, e viene avvicinato da un personaggio che gli propone, appunto, di filmare matrimoni per mestiere. Nel ruolo principale vorrei Sergio Castellitto, che è stato grande interprete nel mio “L'ora di religione”».
Lei firmerà anche la regia del “Rigoletto” di Verdi che andrà in scena a marzo al Municipale. Cosa dobbiamo attenderci?
«Una regia sostanzialmente classica, con qualche elemento antitradizionale senza essere per questo “trasgressivo”. Qualche anno fa ho fantasticato di trarre un film da quest'opera, ma non so se potrò riprenderne spunti sulla scena».
Fra dibattiti, forum e programmi tv, lei non ne potrà più di domande su “Buongiorno, notte”, il suo film sul caso Moro. Ma le devo ancora chiedere due cose.
«Ancora? Basta!».
Risata.
Primo: questo film è il suo maggior successo commerciale fino a oggi?
«Per ora è al secondo posto, perché “La Cina è vicina”, nel 1967, fu molto visto: a quanto pare, gli incassi di allora equivarrebbero oggi a quasi sei milioni di euro. In meno di due settimane, comunque, “Buongiorno, notte” ha incassato finora più di due milioni nelle sale».
Secondo: lei ha affermato che “Buongiorno, notte” non ha vinto il Leone d'Oro a Venezia per l'ostilità di Mario Monicelli, presidente di giuria. Questo ha guastato i rapporti fra voi?
«No. Anche se non riesco a spiegarmi il suo giudizio, siamo sempre amici e io auguro ogni bene a Mario».

Parlano i ragazzi che hanno partecipato al laboratorio
Gli allievi: «Una grande esperienza»
Il “corto” di quest'anno ispirato alla “Cavallina storna”
di Oliviero Marchesi


«Una grande esperienza: spero di poterla ripetere». E' la frase standard con cui i 20 allievi di “Fare Cinema 2003” (venti-trentenni provenienti dall'Italia intera “scremati” da una dura selezione) commentano un'edizione del laboratorio che pareva nascere sotto una cattiva stella per alcune inevitabili assenze del direttore-docente Marco Bellocchio e invece ha dato vita a 13 giorni di elettrica tensione creativa. Come sempre, il corso era basato sulla realizzazione di un cortometraggio diretto da Bellocchio con la collaborazione - anche creativa - degli allievi in ogni fase della lavorazione. E questa è, forse, una delle chiavi del successo di “Fare Cinema”: «Abbiamo potuto lavorare su un vero set e non è poco», dicono il cagliaritano Efisio Marcias, la romana Daria Petrillo e il bergamasco Paolo Jamoletti.
«La più grande soddisfazione? Quando ho proposto un'inquadratura a Bellocchio e lui l'ha accettata», dice Giovanni Truppa di Firenze. I grandi registi, in genere, sono - o appaiono - inavvicinabili. Ma il grande affetto con cui “i ragazzi” salutano Marco alla fine di questa avventura (dopo averlo alluvionato di copie dei loro lavori precedenti) testimonia della ricchezza umana di questo contatto, forse importante per il maestro quanto per gli allievi.
Il “corto” di quest'anno (protagonista Simona Nobili, attrice teatrale romana con una parte in “Buongiorno, notte”) era ispirato alla pascoliana “La cavallina storna”. Le riprese sono terminate, ma il film non è pronto: il montaggio, effettuato col sistema digitale Avid da Francesca Calvelli, deve ancora fare la sua parte. Resterà un'esercitazione di scuola oppure sarà proiettato in pubblico? In attesa di saperlo, comunque, gli allievi di “Fare Cinema” affermano di portarsi a casa, oltre a ricordi toccanti di Bobbio e dei suoi cittadini (come la signora Ortensia, che ha cucito in una notte i costumi femminili), un bagaglio di “cose imparate” importantissimo per il loro futuro.
Si parla di trucchi del mestiere appresi sul campo da eccellenti professionisti (tecnici del suono “veterani“ come Corrado Volpicelli e Remo Ugolinelli, la sceneggiatrice Daniela Ceselli, operatori e fotografi come William Santero, Matteo Fago, il piacentino Marco Sgorbati). Si parla di incontri che hanno lasciato il segno con tutti i personaggi che in questi giorni hanno trasformato Bobbio per due settimane in un ritrovo del meglio del nostro cinema (registi come Ciprì & Maresco ed Edoardo Winspeare, lo sceneggiatore Vincenzo Cerami, il produttore Marco Müller e Roberto Perpignani, montatore che ebbe il suo battesimo del fuoco al fianco di Orson Welles: «Un incontro molto importante per me, che voglio occuparmi di post-produzione» dice Federico Azzola Guicciardi).
Si parla della possibilità di adoperare finalmente attrezzature professionali: macchine da presa digitali DXC35 e PD150 e il mitico registratore analogico Nagra. Ma soprattutto si parla di quel qualcosa in più che il contatto diretto, dialogante, con un grande maestro fa fiorire nella mente di chi impara. E i racconti dei quattro allievi piacentini (Francesco Barbieri, Renato Bettinardi, Andrea Canepari e Donato Dallavalle) vanno in questa direzione: «Lavorare con un grande autore lascia il segno». Guido Silei, fiorentino, è stato borsista per un anno alla mitica Ucla di Los Angeles. Ecco il risultato del suo confronto: «Preferisco l'approccio europeo: arte contro industria».