mercoledì 20 aprile 2005

sul set di Marco Bellocchio

La Sicilia 20.4.05
Cinema
Donatella Finocchiaro sul set di Marco Bellocchio
L'attrice catanese scelta dal regista per il nuovo film girato tra Termini e Cefalù: «Il successo mi è piovuto dal cielo»
Aldo Librizzi

Roberta Torre, dopo averla vista recitare per la prima volta, ha subito sentenziato «questa è la mia attrice per Angela; ma lei - chiediamo a Donatella Finocchiaro, nelle settimane scorse nel palermitano, sul set del nuovo film di Marco Bellocchio girato in diverse zone della Sicilia - cosa aveva fatto prima, dove era come era entrata all'improvviso così prepotentemente dalla porta principale nel mondo del cinema? «Prima di allora – dice Donatella Finocchiaro – avevo preso una laurea in giurisprudenza non interamente utilizzata in quanto ho fatto pratica per qualche anno presso uno studio di avvocato. In realtà poi ho abbandonato tutto e mi sono iscritta ad una scuola di teatro.
Si può dire che la sua prima autentica maestra sul set sia stata Roberta Torre? Dopo il successo del film nel ruolo di Angela e le esaltanti critiche al festival di Cannes lei come ha preso il tutto?
«Devo sinceramente dire che mi è come caduto dal cielo un successo che non mi aspettavo e quindi ancora più gradito. Mi sono trovata improvvisamente proiettata nel mondo del cinema e del teatro; proprio in quel periodo ho sposato un attore e quindi allontanarsi dalla legge è stato quasi un obbligo per avvicinarmi al mondo dello spettacolo».
Il suo modo di recitare presenta i requisiti della naturalezza. Con questo recente film girato nei dintorni di Palermo ha fatto un grosso salto di qualità, è scesa alla corte di uno dei più famosi registi italiani, Marco Bellocchio.
«Si può senz'altro dire che Marco Bellocchio è uno dei pochi rimasti. In questi giorni abbiamo girato una scena abbastanza interessante e sono stata spremuta come un limone fino a quando non ha trovato la giusta impostazione. E' una persona che non si può prendere in giro possiede una grande e esperienza e sa già dove ti vuole condurre».
Come è stata scelta tra diverse partecipanti al ruolo?
«Abbiamo fatto un provino e poi una chiacchierata in cui mi ha detto che il ruolo di protagonista non era per me, perché cercava una ragazzina di vent'anni poi mi volle dopo alcuni mesi per un altro provino, già alla prima sortita mi disse delle belle cose sino a quando mi chiamò per il provino definitivo ed è andata! Castellitto come compagno di lavoro lo considero uno dei grandi attori italiani ed internazionali la prima volta che l'ho incontrato ero emozionata».
Lei che è di Catania, come considera questo lato della Sicilia?
«Conosco benissimo Palermo perché avevo dei parenti in questa città e poi in estate per diversi anni sono andata a fare i bagni a Cefalù».

neuroscienze

Il Sole 24ore 20.4.05 16.49
A Roma un Centro europeo per la ricerca sul cervello

Nasce a Roma il Centro europeo per la ricerca sul cervello, polo "integrato" d'eccellenza nel campo delle neuroscienze, con l'obiettivo dichiarato di promuovere il rientro dei ricercatori in italia e attrarre gli stranieri. E il premio Nobel Levi Montalcini definisce un "miracolo" dell'intesa tra pubblico e privato il Centro a cui partecipano Cnr, Fondazione Ebri, Fondazione Santa Lucia.

Alla cerimonia, svoltasi stamane nel complesso di Prato Smeraldo hanno partecipato tra gli altri i ministri dell'Istruzione, Letizia Moratti, e della Salute, Girolamo Sirchia, il neo-presidente della Regione Lazio,
Piero Marrazzo, il sindaco di Roma, Walter Veltroni, insieme al presidente del Cnr, Fabio Pistella, al presidente della Fondazione Ebri, Rita Levi Montalcini.

"Ricerca d'avanguardia per sconfiggere le malattie invalidanti e un eccellente esempio di cooperazione pubblico-privato", ha definito la nuova iniziativa il ministro Moratti, presentando l'European brain research, che, ha aggiunto, racchiude "la presenza di risorse umane di altissima qualità, la confluenza di ricercatori su tematiche di grande interesse e attualità, con il contributo attivo di scienziati di livello internazionale e la disponibilità di risorse e competenze sia pubbliche che private".

"Sono questi - ha detto ancora Moratti - i quattro ingredienti essenziali che potranno assicurare il successo di un'iniziativa ambiziosa come il nuovo polo di ricerca integrato sulle neuroscienze, che si deve innanzitutto all'impegno e alla leadership della professoressa Rita Levi Montalcini". Che, peraltro, all'Ebri ha festeggiato il suo novantaseiesimo compleanno, commentando ironicamente: "Sono felice di essere tra i viventi a poco meno di un secolo di vita". Il premio Nobel, riporta una nota del Cnr, ha poi ricostruito le fasi dell'ideazione dell'istituto da lei ipotizzato nel 2001 e ringraziato tutti coloro che hanno contribuito a realizzare quello che ha definito un "miracolo".

Il polo della ricerca sulle neuroscienze nasce su una struttura di circa 25mila metri quadrati, di cui parte già utilizzati dai laboratori dell'Ebri e dalla Fondazione Santa Lucia. In particolare, l'accordo prevede che per le spese connesse alla progettazione, realizzazione e attività dell'accordo, sia costituito un fondo speciale regionale, la cui dotazione è pari a 4 milioni 500mila euro, nel triennio 2005-2007, ripartiti equamente sui tre anni.

Il Cnr, la Fondazione Santa Lucia e la Fondazione Ebri mettono a disposizione dell'accordo i risultati dei propri progetti. In particolare, il Cnr sta trasferendo circa 90 fra ricercatori e tecnici, di alto livello scientifico. La Regione Lazio, attraverso la Filas Spa, ha messo a disposizione le competenze nella valutazione economica di progetti imprenditoriali innovativi, per promuovere e favorire la collaborazione e il trasferimento alle Pmi, anche tramite la promozione di spin-off da attività di ricerca. Inoltre, l'iniziativa punta a sviluppare collaborazioni con centri internazionali, allo scopo di promuovere il rientro di cervelli in italia e attrarre ricercatori stranieri.

il prof. Umberto Veronesi sulla legge 40

L'Unità 20 Aprile 2005
Fecondazione
Veronesi: legge ingiusta

«La grande speranza di ridurre drasticamente il tragico peso umano e sociale di 30 mila bambini che nascono ogni anno in Italia con gravi malformazioni viene vanificata» dalla legge sulla fecondazione assistita che nega le analisi preimpianto. Lo scrive Umberto Veronesi nella prefazione del volume che riunisce le riflessioni di otto giuristi e presentato ieri a Roma nella fondazione dell’oncologo. Secondo Veronesi la legge, vietando qualsiasi analisi di una cellula-uovo fecondata, nega uno dei maggiori progressi della medicina negli ultimi anni: «Pare che il legislatore ignori completamente il vero obiettivo della analisi preimpianto, che è quello di dare la possibilità a chi è portatore di una malattia genetica di non trasmetterla ai propri figli». All'incontro era presente il cardinale Tonini che ha detto: «Gli scienziati non si limitino a cercare solo di superare i confini della nuove ricerche, ma si pongano anche obiettivi etici».

dai mondi tolemaici
gatti e schizofrenia...

Yahoo! Salute 19.4.05
Il Pensiero Scientifico Editore
Psichiatria, Psicologia e Neurologia
Toxoplasmosi materna e rischio di schizofrenia
Antonella Sagone
È stata trovata una connessione fra la toxoplasmosi contratta in gravidanza e una maggiore frequenza di sintomi schizofrenici riscontrati nel figlio più avanti nella vita. Questo dato è stato presentato in un articolo comparso sulla rivista American Journal of Medicine.
La toxoplasmosi è una malattia causata da un parassita del gatto e di altri felini. Di decorso lieve e a volte senza sintomi negli adulti, può invece avere conseguenze serie se contratta dalla donna durante il secondo o terzo trimestre di gravidanza, in quanto il parassita può superare la barriera placentale e causare malformazioni neurologiche, calcificazioni intracraniche o danni alla retina del nascituro. In alcuni casi il neonato, asintomatico alla nascita, sviluppa dei sintomi dopo qualche settimana; in altri casi l’infezione resta senza alcuna conseguenza per il feto. Allo scopo di prevenire e combattere questo rischio, viene effettuato un test di controllo sugli anticorpi materni, ripetuto dopo qualche tempo durante la gravidanza per accertarsi che l’eventuale presenza di anticorpi segnali l’immunità acquisita in precedenza, piuttosto che un’infezione in atto. In caso di infezione durante la gravidanza, è opportuno sottoporsi a una terapia farmacologica appropriata.

I ricercatori hanno studiato un ampio campione di donne che avevano partorito fra il 1959 e il 1967, prendendo in esame i dati relativi agli anticorpi contro il toxoplasma. La risposta anticorpale è stata classificata nelle tre categorie di negativa, moderata e alta, indicando quest’ultima la probabile infezione in atto nel corso della gravidanza. alla luce di questi dati sono stati messi a confronto due gruppi di nati, 63 dei quali avevano in seguito sviluppato schizofrenia o altri disturbi dello spettro schizofrenico, a fronte di 123 soggetti con caratteristiche simili a quelle del primo gruppo, che non presentavano questi disturbi.

La presenza di un elevato tasso di anticorpi IgG materno è stato correlato a un maggior numero di casi di schizofrenia o di sintomatologie schizofreniche, mentre un tasso negativo o medio non ha mostrato alcuna correlazione. Gli autori ipotizzano due possibili spiegazioni per questo fenomeno: l’effetto diretto dell’infezione sul feto oppure quello dovuto agli anticorpi materni. La prevenzione di questa patologia tramite accurati screening rimane la pratica più importante per affrontare questo problema, mentre sarebbe opportuno ripetere lo studio per aggiungere ulteriore evidenza ai suoi risultati.

Fonte: Brown AS, Schaefer CA, Quesenberry CP. Materlan exposure to toxoplasmosis and the risk of schizophrenia in adult offspring. Am J Psichiatry 2005;162:767-73.

sinistra

Vittoria schiacciante del centrosinistra alle regionali in Basilicata e nei ballottaggi di Province e Comuni
L’Unione espugna anche Viterbo e Chieti
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scarafaggi

Le Scienze 19.04.2005
Uno scarafaggio chiamato Bush
Anche Darth Vader ha dato il nome a un coleottero

Forse il presidente degli Stati Uniti George Bush, il vice presidente Dick Cheney e il segretario della difesa Ronald Rumsfeld non vedranno mai una biblioteca, un aeroporto e un'autostrada intitolati con il proprio nome: ma nel frattempo, per ciascuno dei tre, ecco uno scarafaggio battezzato in loro onore.
Due ex entomologi della Cornell University, dovendo scegliere il nome per 65 nuove specie di coleottero, hanno battezzato tre insetti del genere Agathidium, finora completamente sconosciuti agli scienziati, con i nomi di membri dell'amministrazione Bush. Si tratta di A. Bush Miller e Wheeler, A. Cheney Miller e Wheeler e A. Rumsfeld Miller e Wheeler.
Quentin Wheeler e Kelly B. Miller hanno anche battezzato alcune delle nuove specie in onore delle proprie mogli (e di una ex-moglie!), di Pocahontas, di Hernan Cortez, degli Aztechi, del cattivo di "Guerre Stellari" Darth Vader ("che con A. vaderi condivide una grande testa lucente simile a un elmetto"), di Frances Fawcett (la loro illustratrice scientifica) e con parole greche e latine. Molti altri nomi scelti per gli insetti derivano da diverse località geografiche, come California, Georgia e alcuni stati messicani, oltre che dalle caratteristiche fisiche che li distinguono.
La decisione di dare il nome di Bush, Cheney e Rumsfeld a tre coleotteri, spiegano però gli entomologi, non ha niente a che fare con le caratteristiche fisiche degli insetti ma è un omaggio ai leader degli Stati Uniti. "Ammiriamo questi uomini che hanno il coraggio delle proprie convinzioni - ha affermato Wheeler, che ha insegnato entomologia alla Cornell per 24 anni, fino allo scorso ottobre - e che talvolta si rendono impopolari pur di difendere i principi della libertà e della democrazia".
Coloro che desiderassero catturare un esemplare dei tre coleotteri, dovranno recarsi nel sud dell'Ohio, nel North Carolina e in Virgina per Agathidium bushi; in Messico (Oaxaca e Hidalgo) per Agathidium rumsfeldi; in Messico (Chiapas) per Agathidium cheneyi. Le nuove specie sono state descritte sul numero del 24 marzo 2005 della rivista "Bulletin of the American Museum of Natural History".

© 1999 - 2004 Le Scienze S.p.A.

Emanuele Severino e Benedetto XVI

Corriere della sera 19.4.05
«Il relativismo è una tempesta
e porterà alla morte degli eterni»

Ieri mattina , durante la messa «Pro eligendo Romano Pontifice», l’omelia pronunciata dal cardinale Joseph Ratzinger era di carattere filosofico oltre che teologico, puntando l’indice contro i «venti di dottrina che abbiamo conosciuto in questi ultimi decenni». Il decano del Sacro Collegio ha preso netta posizione contro le numerose correnti ideologiche e le «mode del pensiero» che hanno agitato «la piccola barca» di molti cristiani. In particolare, ha condannato senza mezzi termini «la dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura soltanto il proprio io e le sue voglie». Un discorso che riguarda indubbiamente la fede ma che investe, come dicevamo, anche l’ambito della filosofia contemporanea. Per questo, abbiamo rivolto alcune domande a Emanuele Severino, uno dei maestri del nostro tempo.
Professor Severino, che cos’è oggi il relativismo?
«Quando si parla di relativismo ci si riferisce alla filosofia. E la Chiesa va innanzitutto ammirata perché anche in questa occasione, attraverso le parole di Ratzinger, mostra la propria capacità di capire il carattere decisivo della filosofia nella storia dell’uomo. Dopo la fine dell’Urss, con le ovvie differenze di impostazione, la Chiesa è rimasta l’unica istituzione planetaria a valorizzare questo carattere».
Ma Ratzinger condanna il relativismo?
«Da decenni vado dicendo che la Chiesa sottovaluta la potenza del pensiero filosofico del nostro tempo e lo riduce, appunto, a semplice relativismo. Non riesce a scorgere la potenza concettuale che sta alla radice del relativismo e delle altre forme del pensiero contemporaneo».
Il cardinale ha parlato di «dittatura del relativismo» che non riconosce nulla come definitivo...
«Non si tratta di dittatura ma dell’invincibilità del pensiero del nostro tempo, che non è semplice scetticismo ingenuo e nemmeno semplice negazione dogmatica della verità, dell’etica e della realtà assolute».
Perché invincibilità?
«L’invincibilità è tale soltanto rispetto alla grande tradizione culturale dell’Occidente. Questo discorso invincibile lo si può sommariamente indicare così. Se esiste una verità eterna o un essere eterno, essi sono presenti ovunque: ora, nel passato, nel futuro; e in questo modo essi riempiono ogni vuoto, ovvero quello che deve esistere affinché ci possa essere divenire e storia».
Che cosa intende, professore, con queste due ultime parole?
«Mi riferisco ai processi che vanno via via riempiendo e producendo vuoti, creando e annientando».
E allora?
«Ma riempiendo ogni vuoto, allora l’eterno cancella proprio quel divenire storico, che anche per la tradizione è l’evidenza suprema. Si evoca Dio per fondare, illuminare, salvare il divenire che sta dinanzi agli occhi. Concludendo, il discorso invincibile mostra che se c’è un eterno non ci può essere il mondo».
Mi sembra che Ratzinger condanni il vento che condiziona ogni giorno le dottrine in cui il mondo di oggi crede...
«Non si tratta di un vento, o si può parlare così soltanto in relazione alla superficie degli eventi. È una tempesta quella che porta invincibilmente alla morte degli eterni e di Dio».
E la verità in cui crede il cristiano?
«Tutto il discorso di Ratzinger è rigoroso e ripropone, anche a proposito del relativismo, una tematica ricorrente nelle encicliche e nei documenti ufficiali della Chiesa degli ultimi decenni. Ma la verità del cristianesimo è fede, e cioè è volontà che il mondo abbia un senso piuttosto che altri, i quali avrebbero lo stesso diritto di farsi valere. Questo fatto porta la fede in una pericolosa vicinanza alla volontà di potenza e alla violenza. Naturalmente al di là delle intenzioni, quasi sempre molto nobili, degli uomini di Chiesa».
Ma senza la fede, parafrasando l’omelia di Ratzinger, che cosa rimane all’uomo?
«Indubbiamente l’uomo non può vivere senza una fede, così come è difficile sopravvivere senza ingannare. La necessità della fede non significa la sua verità, inoltre si fa avanti una fede più forte di quella religiosa: le montagne sono mosse ormai sempre più dalla fede nella tecnica».
Ratzinger condanna il relativismo perché le cose e i valori di cui è portatore scompaiono presto...
«La Chiesa e tutta la nostra cultura affermano l’annientamento delle cose del mondo. Su questa persuasione, che è l’autentico omicidio ed enticidio originario, è inevitabile che si arrivi alla morte degli eterni e di Dio. Ma la follia più radicale sta proprio in quella persuasione che identifica le cose e il nulla, sicché la non-follia è l’apparire dell’eternità di ogni situazione, stato, istante del mondo. Il pensiero di Spinoza appartiene a quella follia, ma possiamo servirci di una sua grande affermazione che si legge nell’ Etica : "Sentimus experimurque nos aeternos esse", ossia: "Sentiamo e sperimentiamo di essere eterni". Ma l’eternità autentica non è quella di un padrone, creatore, demiurgo che domina le creature e il divenire».

l'orecchio interno

Le Scienze 18.04.2005
La rapidità dell'orecchio interno
Le cellule specializzate lavorano in modo da accelerare i segnali

Per interpretare le cadenze del linguaggio umano, è necessario che l'informazione sia trasmessa dall'orecchio al cervello con una sincronizzazione estremamente precisa. In generale i neuroni non perdono certo tempo a trasmettere i segnali, ma quelli specializzati presenti nell'orecchio interno (le cosiddette cellule ciliate) lavorano a un ritmo ancora più elevato. Due studi pubblicati sulla rivista "Nature" offrono ora nuovi indizi sull'origine della rapidità di risposta di queste cellule.
I neuroni immagazzinano i neurotrasmettitori, le molecole che consentono le comunicazioni, all'interno di piccoli compartimenti della membrana chiamati vescicole sinaptiche. Se stimolate, le vescicole si fondono con la membrana esterna del neurone e liberano i neurotrasmettitori che eccitano il neurone successivo. Durante la segnalazione, i neuroni devono costantemente rifornire la propria dotazione di vescicole. La maggior parte di essi produce nuove vescicole usando pezzi di membrana cellulare riciclata, un processo piuttosto lento.
Il fisiologo Claudius Griesinger dell'University College di Londra e colleghi hanno scoperto che le cellule ciliate accelerano questo processo producendo vescicole da zero e conservandole nel citoplasma, anziché raccoglierle dalla membrana. Le vescicole già formate vengono poi inviate al nastro presinaptico, una struttura che organizza le vescicole vicino al luogo del loro rilascio. Questa differenza aiuta a mantenere una riserva apparentemente inesauribile di vescicole e a sostenere un tasso di rilascio cento volte superiore di quello di un neurone convenzionale. Un secondo studio, di Tobias Moser dell'Università di Gottinga e colleghi, suggerisce che i nastri consentono la liberazione in parallelo di più vescicole alla volta.

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Sonno infantile e sonno adulto

Le Scienze 19.04.2005
Sonno infantile e sonno adulto
Non ci sono differenze significative fra i rispettivi meccanismi neurali

Il sonno è assolutamente essenziale per il benessere di un individuo. Eppure la sua funzione precisa è tutt'altro che chiara. Circa quarant'anni fa, i ricercatori Howard Roffwang e William Dement scoprirono che i neonati trascorrono molto più tempo in fase REM - la fase maggiormente associata ai sogni - rispetto agli adulti, e dunque ipotizzarono che il sonno REM svolgesse un ruolo nello sviluppo del sistema nervoso centrale. Questa ipotesi si basa però su una differenza significativa fra i meccanismi neurali del sonno infantile e quelli del sonno degli adulti, che allora i ricercatori non avevano potuto accertare.
In uno studio pubblicato sulla rivista "PLoS Biology", Karl Karlsson, Mark Blumberg e colleghi dell'Università dell’Iowa hanno affrontato le difficoltà tecniche legate allo studio del minuscolo cervello dei neonati per analizzare l'attività neurale associata al sonno infantile. Usando tecniche che vanno dalla registrazione neurale al tracciamento anatomico alle microlesioni, i ricercatori hanno dimostrato che il sonno attivo di topi vecchi di una settimana presenta forti rassomiglianze con le definizioni convenzionali di sonno adulto. Inoltre, i meccanismi neurali alla base del sonno infantile contengono le componenti primarie del sonno adulto.
I risultati mostrano dunque che lo sviluppo del sonno si basa su componenti elementari già presenti subito dopo la nascita. Se i meccanismi neurali del sonno infantile e di quello adulto fossero interamente differenti, allora il sonno nell'infanzia e nell'età adulta servirebbe a scopi differenti. Lo studio suggerisce invece una continuità di sviluppo fra i due stati.

K.A.E. Karlsson, A.J. Gall, E.J. Mohns, A.M.H. Seelke, M.S. Blumberg, "The neural substrates of infant sleep in rats". PLoS Biology 3(5): e143 (2005).

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"Vedere la Scienza", a Torino

La Stampa TuttoScienze 20.4.05
Fermi, Rubbia & C. sul grande schermo
A TORINO DAL 26 AL 30 APRILE IL CICLO DI FILM «VEDERE LA SCIENZA» PER L’ANNO DELLA FISICA
Pino Zappalà

DOPO Milano, arriva per la prima volta a Torino, dal 26 al 30 aprile, "Vedere la Scienza", una rassegna di cinema scientifico con grandi documentari ma anche grande cinema. Promossa da Facoltà di Scienze, Infn e CentroScienza, con la collaborazione del Museo del Cinema e il supporto di Comune e Provincia di Torino, Regione, Conscientia, Fondazione Cineteca Italiana, Compagnia di San Paolo e Fondazione CRT, la manifestazione è dedicata alla fisica del XX Secolo con protagonisti come Einstein, Fermi e Rubbia (ma anche Kubrick). Si inizia martedì 26 (alle 10 per le scuole e alle 16,30 per tutti) con "L'ultima Particella" (premiato a Téléscience 2003 in Canada) di Michel Andrieu, che cerca di rispondere a una domanda che assilla l'umanità almeno dai tempi di Democrito: di che è fatta la materia? La particella a cui allude il titolo è il bosone di Higgs, detta anche la "particella di Dio". Segue "Il sogno di Einstein" della serie "L'universo elegante" di Joseph McMaster e Julia Cort, tratto dall'omonimo libro di Brian Greene che ci introduce alla ricerca della Teoria del Tutto, il sogno - irrealizzato - di Einstein. Nell'attesa di una soluzione definitiva, Greene ci invita a bere un drink nello spassoso "Quantum Cafè" (Grand Prix al XXI Festival Image et Science in Francia). Alle sera alle nove per tutti, si passa alla finzione intelligente con "2001: Odissea nello spazio", il leggendario film di Stanley Kubrick tratto da un racconto di Arthur C. Clarke. Mercoledì 27, ore 10 e 16,30, The "Geneva Event", una coproduzione svizzero-britannica, narra dello straordinario esperimento svolto al CERN nei primi Anni 80 che valse il premio Nobel Carlo Rubbia e Simon Van der Meer. L'esperimento rivelò l'esistenza di due particelle subatomiche fondamentali, i bosoni W e Z zero, permettendo di unificare due delle forze esistenti in natura, quella elettromagnetica e l'interazione debole. Ancora il CERN protagonista con "Le Cattedrali della Scienza" che racconta cinquant'anni del centro di fisica delle particelle europeo fino al nuovo acceleratore LHC, che nel 2007 sarà il più potente del mondo. Alle sera a spasso nel cosmo sull'Enterprise con il dottor Spock di "Star Trek" che ci proietterà nella fisica forse un po' troppo visionaria del XXIII secolo. Giovedì 28 aprile si torna alla frontiera della fisica attuale, quella delle «stringhe», con altri due episodi della serie "L'Universo Elegante". Venerdì 29, "Longitudine" di Peter Jones, tratto dal libro di Dava Sobel. Il film narra di John Harrison, che si dedicò completamente alla costruzione di orologi sempre più precisi per vincere la sfida per la corretta determinazione della longitudine. Il programma è completato con "Nano: la prossima dimensione" di Pierre Oscar Lévy, con cui si entra in un universo nel quale tutti i fenomeni si misurano in miliardesimi di metro. Tutta italiana l'ultima giornata della rassegna. Un documentario del 1962 apre al mattino, "Chicago, 2 dicembre 1942" di Antonio Ghirelli e Maurizio Barendson, la rievocazione di Fermi, dagli esordi a Via Panisperna, al Nobel in Svezia, fino agli Stati Uniti, dove lavora al progetto atomico. Il 2 dicembre 1942 è il giorno nel quale Fermi e i suoi collaboratori riescono a ottenere la prima reazione a catena, una data cruciale per la fisica e la storia del Novecento. Si prosegue con il francese "Galileo, Messaggero delle Stelle" di Jean-Claude Lubtchansky, la rievocazione delle tappe più importanti del grande scienziato nei luoghi in cui ha vissuto: a Pisa come studente di medicina che scopre la periodicità del pendolo, a Firenze dove si dedica alla matematica, a Padova e infine a Roma dove deve fare i conti con il dogmatismo dell'inquisizione. Alla sera si ritorna a Fermi con "I Ragazzi di Via Panisperna" il film di Gianni Amelio che narra la straordinaria esperienza di un gruppo di giovani scienziati di grande impegno e talento (Majorana, Pontecorvo, Amaldi, Segré, Wick), sotto la guida del grande maestro. Ogni film sarà presentato da fisici ed esperti. Le proiezioni mattutine sono riservate alle scuole, con prenotazione allo 011-670.7921. Le proiezioni si svolgono al Cinema Massimo, via Verdi 18, Torino, tel 011-812.5606. L’intero programma con gli approfondimenti è consultabile partendo da www.centroscienza.it