venerdì 13 novembre 2015



SULLA STAMPA DI VENERDI 13:
Repubblica 13.11.15
'No alla Buona scuola', giorno di protesta a Roma. Docenti e studenti tra cortei e sit-in
Dalle 10 i Cobas dal Miur fino a Montecitorio
Gli studenti alle 9.30 da Piramide per raggiungere il ministero in viale Trastevere
E Unicobas dalle 10.30 ha indetto un sit-in a piazza dell'Esquilino
di Sara Grattoggi
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il manifesto 13.11.15
Giannini contro i sindacati della scuola in sciopero: «studino di più»
Movimenti. Oggi sciopero generale dei sindacati di base contro la "Cattiva scuola". Bernocchi (Cobas): "Dal punto di vista dello studio la ministra è vicina allo zero perché questa riforma non l'ha fatta lei. I docenti l'hanno già bocciata. E così faranno alle prossime ammionistrative"
di Roberto Ciccarelli
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La Stampa 13.11.15
Montecassino, il prelato minaccia rivelazioni choc
Ostriche e champagne
L’ex abate spendeva 34 mila euro al mese
di Giacomo Galeazzi
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Corriere 13.11.15
Tutte le spese dell’ex abate. In profumeria 1.100 euro
Cene e hotel di lusso, la vita di monsignor Vittorelli grazie all’8 per mille
di Fiorenza Sarzanini
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Repubblica 13.11.15

La vita da nababbo di Vittorelli
Gli hotel di lusso e gli abiti griffati dell’ex abate
di Maria Elena Vincenzi
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La Stampa 13.11.15
L’Italia ha deciso di non sposarsi più
In sei anni 57 mila matrimoni in meno
L’Istat: le convivenze superano il milione, si sono moltiplicate dieci volte dal 1993
di Francesca Schianchi
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La Stampa 13.11.15
Il matrimonio non può essere camicia di forza
di Carlo Rimini
Ordinario di diritto privato nell’Università di Milano
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La Stampa 13.11.15
Radio Vaticana
«Un’istituzione delegittimata»
«Il matrimonio è stato totalmente delegittimato. È come se non ci fosse più la consapevolezza che fare famiglia ha un livello di cittadinanza pubblica»: lo ha detto a Radio Vaticana il presidente del Forum delle Associazioni Familiari, Francesco Belletti, nel commentare i dati Istat su matrimoni e separazioni nel 2014. «Uno facendo famiglia, faceva il suo Paese, faceva la sua comunità locale. Oggi invece l’eccessiva attenzione alla dimensione affettiva, istintiva, quindi ai sentimenti, che è importante, ma non è tutto, ha come tagliato fuori il matrimonio».

La Stampa 13.11.15
In Italia un matrimonio dura circa sedici anni
L’Istat: calano le nozze, ma aumentano le unioni di fatto, che dal 2008 a oggi sono raddoppiate
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La Stampa 13.11.15
I giovani italiani non si sposano più: sette possibili motivi del perchè
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il manifesto 13.11.15
Coppie di fatto e non di patto
Report Istat 2014. Le coppie italiane scelgono sempre più la convivenza (oltre un milione, il doppio del 2008) e sempre meno il matrimonio
Un bimbo su quattro nasce da non coniugati
Il ministro Orlando: «Unioni civili, esigenza politica entro l’anno»
Da Radio Vaticana l’attacco del Forum delle famiglie: «Le nozze totalmente delegittimate»
di Gilda Maussier
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La Stampa 13.11.15
Picchia la moglie per 24 anni. Il giudice: “Non c’è colpa”
“La donna di fatto ha tollerato la condotta del marito”
di Andrea Rossi
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La Stampa 13.11.15
Quando si sposa la seconda scelta
di Ferdinando Camon
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La Stampa 13.11.15
Così l’Europa ha smontato il piano sui rifugiati
a cura di Monica Perosino
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La Stampa 13.11.15
Cambia il vento: anche la Svezia è meno generosa
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Corriere 13.11.15
Ue ancora divisa sul piano migranti «Finiremo nel 2101»
Schäuble parla di «valanga», è polemica
di Ivo Caizzi
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il manifesto 13.11.15
L’Europa getta la maschera
di Alessandro Dal Lago
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Il Sole 13.11.15
L’Ue rischia il caos istituzionale
di Attilio Geroni
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Il Sole 13.6.15
Ue, accordi di Schengen in pericolo
Juncker: ridistribuzione dei rifugiati troppo lenta, così finiremo nel 2101
L’impegno dei leader in difesa della libera circolazione messo alla prova dall’emergenza profughi
di Beda Romano
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Corriere 13.11.15
Depenalizzare la clandestinità
Si preannuncia una seduta con scintille al Consiglio dei ministri dove oggi è in esame il pacchetto di decreti sulle depenalizzazioni di alcuni reati tra cui quello di immigrazione clandestina.
Il ministro della Giustizia, il democratico Andrea Orlando, ha detto più volte che quel reato è stato «inefficace», e così la pensano i suoi compagni di partito. Ma gli esponenti di Ncd di Alfano, alleati di governo, non sono d’accordo.


Corriere 13.11.15
Quell’approccio «umile» che può aiutare i profughi
di Giampaolo Silvestri
Segretario generale dell’Associazione Volontari per il Servizio Internazionale (Avsi)
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La Stampa 13.11.15
Gli errori di De Luca e lo scenario-Scajola
L’inchiesta che vede coinvolto il presidente della Giunta regionale della Campania ricorda l’ex ministro per le Infrastrutture (ed ex dell’Interno)per la vicenda del suo appartamento romano con vista sul Colosseo.
di Guido Ruotolo
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Repubblica 13.11.15
Lo scaricabarile del governatore
di Stefano Folli
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Repubblica 13.11.15

Assunta Tartaglione
“Il governatore ci ha danneggiato”
Cariche azzerate tra i dem campani
di O. L.
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Repubblica 13.11.15
L’amaca
di Michele Serra
Modi e toni del governatore De Luca sono, da tempo, così imbarazzanti da rendere quasi superfluo il dibattito sulla sostanza delle vicende che lo coinvolgono. Per dirla in breve, De Luca è uno che riuscirebbe a figurare nel torto anche quando avesse ragione. Detto questo, il tentativo del Pd di scaricarlo con disinvoltura non può essere digerito: né da De Luca né da chiunque pretenda dalla politica, per quanto sdrucita, un minimo di dignità. Caricare chiunque sapendo che chiunque può essere poi scaricato non è un metodo decente e neppure funzionale. E questo vale per Marino tanto quanto per De Luca, due casi diversissimi che minacciano di avere un esito molto simile: acclamati all’ingresso come portatori di voti e di successo, denigrati all’uscita come scomoda zavorra, come corpi estranei: quasi si fossero presentati in perfetta solitudine sulla scena politica.
Un partito è un organismo collettivo, deve farsi carico di scelte (giuste e sbagliate) da rivendicare comunque. Il Pd che sceglie De Luca, pur conoscendone i problemi giuridici e caratteriali, è lo stesso Pd che oggi dà l’impressione di volersene liberare.
Non è serio. Meglio, molto meglio sarebbe un partito che si fa carico dei propri errori piuttosto che illudersi di farla franca dicendo “è colpa sua, non è adatto, non è capace, non è all’altezza” eccetera. De Luca è del Pd. È il Pd che deve rispondere di De Luca.
La Stampa 13.11.15
Renzi dribbla il caso De Luca
Il premier vuole prima capire se il governatore è parte lesa
Ma cresce l’imbarazzo nel Pd
di Fabio Martini
qui
il manifesto 13.11.15
La Campania bollente
L'inchiesta. Il governatore accusa il suo ex braccio destro Mastursi, «ha sbagliato». Mentre escono nuove intercettazioni. La giudice Scognamiglio trasferita
Cresce la tensione nel Pd, Renzi preoccupato
di Adriana Pollice
qui

Il Fatto 13.11.15
Lotti fa lo scudo
Il fronte di Renzi si spacca su De Luca
Da una parte Guerini e Orlando. Dall’altra il sottosegretario
Che (come sempre) difende il governatore della Campania
di Wanda Marra
qui
Repubblica 13.1.15
L’incubo della crisi in Campania durante la campagna elettorale
Renzi punta tutto sui tempi brevi “Basta casi Marino” Ma il Pd è già diviso
Nelle ultime ore si è detto “più fiducioso” sulla possibilità che il governatore ne esca indenne
di Goffredo De Marchis
qui

Corriere 13.11.15

Orlando: «De Luca ha vinto le primarie, io avrei sostenuto un altro»
Il ministro della Giustizia interviene sul caso De Luca, il governatore della Campania indagato, ma resta cauto: «Conosco la Campania e la sua turbolenza, se azzardassi ipotesi sarei avventato»
di Valentina Santarpia
con un video qui

La Stampa 13.11.15

Le divisioni tra i vertici Pd e la prudenza del segretario
di Marcello Sorgi
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Repubblica 13.11.15
Dove va la barca di Matteo il “Viceré”
Renzi guida un partito bicefalo nella cui testa sinistra c’è una metamorfosi
Ma quello del partito unico è un gioco pericoloso
di Franco Cordero
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Corriere 13.11.15
L’ex «porto delle nebbie» e i rischi del partito-Stato
La procura di Roma ha sostituito quella di Milano nel ruolo di guida nazionale della giustizia, evocando l’inizio di una stagione che più di venti anni fa cambiò la storia d’Italia
Ma l’assenza di furore ideologico nelle inchieste pone la classe dirigente di fronte ad una sfida ancora più insidiosa
di Francesco Verderami
qui
Il Fatto 13.11.15
Gli scontrini di Matteo
Il sindaco di Firenze non risponde ancora. E si inventa il “divieto”
Nardella mente: “Vietato dai giudici”
di Davide Vecchi
qui

Il Fatto 13.11.15
Il partito unico con il nulla intorno
di Antonio Padellaro
qui
La Stampa 13.11.15
Berlusconi fa infuriare molto Renzi: nel Patto del Nazareno c’era la modifica della legge Severino
di Amedeo La Mattina
qui

Repubblica 13.11.15
Il Pd stregato dal “riformismo radicale” del Papa
Un seminario sulla “svolta” del pontefice fa il pienone:
da Bersani a Cuperlo tutti alla ricerca dei valori
di Giovanna Casadio
qui

"Sinistra"... italiana
il manifesto 13.11.15
Il complesso del “rosso”
Carlo Galli non intende partecipare alla costruzione di una «cosa rossa»
Il documento Noi ci siamo…, ad esempio, risulta essere piuttosto generico e assai debolmente analitico
di Paolo Favilli
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il manifesto 13.11.15
Landini a Renzi: “Manovra sbagliata, la devi cambiare”
Fiom. Il leader delle tute blu lancia la manifestazione del 21 a Roma
Contro la legge di Stabilità e per il contratto. Pensioni, fisco, salario minimo e un «reddito di dignità»
In piazza con la Coalizione sociale: studenti, freelance e partite Iva, associazioni
E per il futuro si prepara un referendum abrogativo del Jobs Act. Insieme alla Cgil
di Antonio Sciotto
qui
Il Fatto 13.11.15
La svolta
La decisione sarà votata dagli iscritti
La Cgil vira a sinistra, ipotesi referendum contro il Jobs Act
di Salvatore Cannavò
qui
La Stampa 13.11.15
Il crocifisso di Chagall “vietato” agli studenti
Firenze, il consiglio di classe teme di “urtare la sensibilità dei bambini islamici”
L’imam: “Io visiterò la mostra”
di Maria Vittoria Giannotti
qui
La Stampa 13.11.15
L’arte di convivere
di Massimo Gramellini
qui

Repubblica 13.11.15
Ma i quadri sono di tutti, sta ai prof farlo capire
di Tomaso Montanari
qui
Corriere 13.11.15
Gender, non parlarne è una scelta sbagliata
di Donatella Di Cesare
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Corriere 13.11.15
La vittima, di nazionalità israeliana, è il genero di un rabbino
I pregiudizi e l’odio nei confronti di Israele
Si colpisce l’ebreo come incarnazione del «sionista», dovunque si trovi, per la sola colpa di esistere
Speravamo che l’ombra lunga del terrore antiebraico non avrebbe insanguinato le nostre città
di Pierluigi Battista
qui
Repubblica 13.11.15
Hebron, raid agenti israeliani travestiti da arabi in ospedale: un morto
Un video diffuso dai media israeliani mostra un gruppo di agenti dello Shin Bet camuffati da famiglia palestinese che accompagna una puerpera, entrare ieri in un ospedale. La squadra speciale 'mistaravim' dello Shin Bet in azione: catturano un miliziano di Hamas nascosto nell'ospedale e uccidono un parente che cerca di fermarli
di Fabio Scuto
con un video qui
il manifesto 13.11.15
Hebron, esecuzione in ospedale
Cisgiordania occupata. Soldati israeliani sotto copertura entrano nell'al Ahli Hospital sparano e uccidono il cugino di un ricercato
Sdegno tra i palestinesi, proteste anche di Medici per i Diritti Umani - Israele
di Michele Giorgio
qui
Repubblica 13.11.15
L’umanità nascosta negli occhi dei siriani :così Israele scopre il volto del nemico
“Per anni parlando di Damasco abbiamo avuto in testa solo immagini di guerra: manovre, parate e clima di odio. Ma quelle che vediamo sono persone, visi addolorati, disperati o pieni di speranza”
In quei profughi balena qualcosa di familiare, forse il nostro ricordo di esuli. E ci chiediamo: che altro non vediamo con le nostre menti chiuse?
di David Grossman
Questa settimana, in un caffè di Gerusalemme, con l’audio del televisore appeso al muro silenziato, ho sentito una donna alle mie spalle dire a un’amica: «Questa ondata di profughi siriani, non so...».
«Che cosa non sai? Ha chiesto l’amica ». «Da quando li fanno vedere in televisione con le mogli, i figli... non so, non sembrano nemmeno siriani». «E cosa sembrano?». «Non so... sembrano… le loro facce, il loro modo di parlare… Lo vedi che hanno paura, e si portano in spalla i bambini…» L’amica ha replicato: «Quelli, anche nella situazione in cui si trovano, ci scannerebbero tutti subito. Guarda cosa fanno tra di loro in Siria, tra fratelli, pensa cosa farebbero a noi se potessero».
«Hai ragione», ha commentato sconsolata la prima, «comunque mi dispiace per i bambini». E l’amica ha ribattuto: «Certo, avrebbero dovuto pensarci prima di iniziare con tutto questo casino».
Io le ascoltavo entrambe e ho pensato che i siriani, per decenni, sono stati per noi, in Israele, l’incarnazione di Satana: donne dei corpi speciali che addentava- no serpenti vivi, l’impiccagione di Eli Cohen, i prigionieri israeliani torturati in Siria, i bombardamenti dei centri abitati della Galilea, e, naturalmente, la brutale guerra civile.
E ho pensato che ora, dopo la distruzione della Siria e le ondate di emigrazione, improvvisamente possiamo vederli in un altro contesto: uomini, donne, ragazzi e bambini che un destino crudele ha strappato da tutto ciò che conoscevano e al quale erano abituati. Il nostro sguardo li vede in una prospettiva diversa, scorgiamo in loro tratti nuovi, espressioni del viso e movimenti del corpo che non avevamo registrato nella “banca immagini” della nostra mente quando parlavamo della Siria. Una banca che includeva raffigurazioni quasi esclusivamente di guerra: manovre, parate, saluti militari e grida di odio per Israele.
Improvvisamente li vediamo muoversi come persone: genitori e figli, ragazze in jeans, ragazzi con lettori di musica e auricolari. Occhi addolorati, disperati, pieni di speranza. Gesti intimi di una coppia.
E forse anche a loro, ai profughi siriani, il dramma che stanno vivendo permetterà di guardare diversamente la vita. Ci sarà qualcuno felice di sfuggire alla morsa della gogna in cui era intrappolato quando pensava a Israele? La gogna della demonizzazione e dell’odio?
Una gogna in cui sono nati, per così dire, e che probabilmente consideravano una buona scelta di vita. L’unica possibile per loro. Una gogna in cui erano imprigionati dalle circostanze, ovvero dalla politica e dalla retorica dei loro governanti dispotici, dal prolungato stato di guerra tra Israele e la Siria, dal lavaggio del cervello subito, fin da piccolissimi, per forgiare il loro atteggiamento nei confronti di Israele.
E c’era, naturalmente, anche la gogna in cui li aveva imprigionati Israele: la minaccia che lo Stato ebraico rappresentava per loro con la sua potenza militare e le ripetute sconfitte inflitte al loro Paese. Forse per questo il popolo siriano ha assunto quel piglio bellicoso nei nostri confronti al quale ci ha abituato. Sempre e solo un piglio bellicoso che noi abbiamo assunto di riflesso, come in uno specchio.
Oppure eravamo noi ad assumere quel piglio e loro a rifletterlo?
Tutti noi siamo i prodotti di un contesto, e talvolta siamo prigionieri di un contesto. Metteteci in uno stato di guerra e combatteremo, odieremo, diventeremo nazionalisti e fanatici. Persone ermetiche.
Ma dateci condizioni di vita favorevoli, sicure, rispettabili, oppure limitatevi a osservarci, a guardarci, ostinandovi a estrapolare il nostro volto umano dal livellamento che tocca chiunque venga trascinato, involontariamente, in un grande movimento che lo sradica dal proprio luogo. Allora avrete la possibilità di trovare in noi un partner.
E ancora una volta affiorano i pensieri sulla distorsione che la profonda ostilità nella quale viviamo - non solo nei confronti della Siria – provoca in noi da varie generazioni. E sul prezzo che paghiamo per questa distorsione: quello di rimpicciolire e di appiattire chi ci sta davanti e che viene etichettato come nemico anche interno, di destra o di sinistra - e una volta definito tale perde la sua complessità, la pienezza della sua esistenza.
E affiora la sensazione che i ferrei meccanismi della gogna – la gogna della guerra, dell’odio - ci siano penetrati nella carne al punto da credere che siano ossa e muscoli del nostro corpo. Che siano la nostra natura e quella del mondo intero, sempre, per l’eternità.
E affiora ciò che ci rode dentro, al di sotto della realtà visibile: l’offesa di esistere in uno stato di guerra costante alla quale nessuno più cerca di porre fine. L’offesa di esserci abituati, in maniera obbediente, ai movimenti coreografici della guerra. L’offesa di essere diventati marionette nelle mani di coloro per i quali la guerra è una seconda natura, o forse, di fatto, una prima. E così eccelliamo nell’inventare nuove ideologie mirate a razionalizzare e a giustificare la situazione di evidente distorsione in cui viviamo.
Un popolo che vive in uno stato di guerra sceglie come leader dei combattenti. In questa scelta c’è una logica che dovrebbe aiutarci a sopravvivere. Ma forse è vero il contrario. Forse sono i leader combattenti, militanti, con la coscienza intrisa di sospetti e di timori, a condannare il loro popolo a una guerra perpetua.
Faremmo bene a guardare i volti degli uomini e delle donne siriani in fuga dall’inferno del loro Paese. Senza dimenticare gli anni di guerra e di odio fra noi dovremmo guardarli bene perché a un tratto, come ha notato la donna nel caffè, in quei volti balena qualcosa di familiare. Magari è il nostro ricordo di profughi, insito in noi, o di una vulnerabilità umana che conosciamo bene, legata alla consapevolezza della fragilità dell’esistenza e all’orrore di chi si sente mancare la terra sotto i piedi. Per un istante rimaniamo stupiti di aver combattuto per decenni contro queste persone.
E poi arriva la domanda più importante: cos’altro stiamo perdendo e cos’altro non vediamo con la testa bloccata in profondità nella gogna?
(Traduzione di Alessandra Shomroni)
David Grossmann è uno dei principali scrittori israeliani conteporanei: è autore di oltre trenta libri tradotti in tutto il mondo. In Italia i suoi libri sono pubblicati da Mondadori
La Stampa 13.11.15
Lo sciopero contro l’austerità di Tsipras blocca la Grecia
È stato segnato da una pioggia di sassi e molotov lanciati contro la polizia, negozi danneggiati, cassonetti e auto in fiamme nel centro di Atene, il primo sciopero generale contro le misure di austerità convocato dai sindacati in Grecia da quando, nel gennaio scorso, è andato al potere il governo di sinistra di Alexis Tsipras. Voluto dalla principale organizzazione dei lavoratori del settore pubblico Adedy e da quella del settore privato Gsee, lo sciopero di 24 ore, che ha praticamente paralizzato uffici e trasporti pubblici e anche gli ospedali, aperti per le sole urgenze, ha avuto come obiettivo le previste riforme sulla previdenza e sulle regole della contrattazione. Anche la parte «sindacale» di Syriza, il partito del premier, aveva invitato i lavoratori alla mobilitazione contro il suo stesso governo.

La Stampa 13.11.15
Cresce il tono delle polemiche per l’arrivo di Rouhani in Italia
Sabato il presidente dell’Iran sarà a Roma per incontrare Renzi. Proteste bipartisan, mentre l’attivismo corre sul web. Petizione su Change.org per chiedere la liberazione del prigioniero politico Saleh Kohandel
di Ilario Lombardo
qui
Corriere 13.11.15
Visto dagli Usa
Roger Cohen, editorialista del New York Times
«Tanti errori reciproci Ma Iran e Usa si parlano Ora tutto è possibile»
intervista di Viviana Mazza
qui
La Stampa 13.11.15
Il re di Giordania: “Il conflitto siriano ci sta trascinando nella Terza Guerra Mondiale”
Abdullah chiede all’Europa di «agire assieme» per affrontare l’emergenza rifugiati e il pericolo dei «foreign fighters»
di Maurizio Molinari
qui

La Stampa 13.11.15
Torture sistematiche sui detenuti
Amnesty condanna la Cina
Il rapporto arriva a pochi giorni dalla riunione del Comitato Onu A Hong Kong è un mistero la scomparsa di quattro editori “scomodi”
di Ilaria Maria Sala
qui

Corriere 13.11.15
La Chiesa e lo Stato dopo i Patti del Laterano
risponde Sergio Romano
qui

Corriere 13.11.15
Quando Mussolini sognava l’autosufficienza dei granai
di Dino Messina
qui

Repubblica 13.11.15
Perché il Corano è un grande racconto dei racconti
di Renzo Guolo
qui

Il Fatto 13.11.15
Tutto Jung pagina per pagina, comodamente in una tasca
Dopo il successo di Freud, Bollati Boringhieri pubblica in ebook l’intera produzione dell’altro padre nobile dell’analisi, inventore di termini di uso ora comune come complesso e archetipo
Ventuno volumi, 9.525 pagine totali con 10.028 note e link
Freud ha venduto 5.200 copie, un buon risultato per un’edizione digitale
La competizione è aperta
di Elisabetta Ambrosi
qui

La Stampa 13.11.15
Saskia Sassen: l’istruzione è il futuro delle megalopoli
La sociologa newyorkese : “Solo con il capitale umano si potrà ridurre l’attuale polarizzazione tra ricchi e poveri”
intervista di Paolo Mastrolilli
qui

Repubblica 13.11.15
“Bioteologia” la scommessa che riavvicina Dio e Natura
La forza divina dell’evoluzione nel saggio di Vito Mancuso
di Maurizio Ferraris
qui

La Stampa 13.11.15
L’Indice, il nuovo sito e la festa degli “innamorati dei libri”
Lo storico mensile culturale festeggia il successo della campagna che ha permesso di mandare online il nuovo sito
di Elena Masuelli
qui

Corriere 13.11.15

Piccoli e medi editori: in fiera 380 agguerriti «per amore dei libri»
di Edoardo Sassi
qui
il manifesto 13.11.15
L’atlante di «Più libri più liberi»
Dal 4 all'8 dicembre torna la Fiera della piccola e media editoria a Roma, giunta alla sua quattordicesima edizione
di Arianna Di Genova
qui