venerdì 29 agosto 2008





La Gazzetta del Mezzogiorno 25.8.08
In un volume monografico curato da Maria Cristina Calderola il ritratto e la produzione
Dimitri Nicolau, note e realtà
La storia del compositore greco che amava anche la musica folk
di Livio Costarella

«È venuta a crearsi così una mentalità diffusa e comune che considera e si rapporta alla musica come generico diversivo, come sottofondo, come merce di scambio perfino tra compositori e compositrici che gestiscono attività di direttori artistici e organizzatori, come un indifferenziato intrattenimento. Ma è proprio dalla stessa mentalità che deriva il considerare la musica, diciamo colta, come un qualcosa di distante ed elitario, inavvicinabile e reazionario, in quanto espressione diretta apochi intenditori ricchi ed eletti». Dimitri Nicolau (compositore, didatta, pittore e librettista) non aveva troppi peli sulla lingua e chi ne ha conosciuto la personalità poliedrica e i pensieri mai banali sulla musica e la vita può confermarlo. Da un paio di mesi, inoltre, è uscito un corposo saggio monografico curato da Maria Cristina Calderola (Dimitri Nicolau. Una ricerca personale, Papageno Ed., pp.325, euro 18) che ripercorre attraverso interviste, scritti, commenti critici e recensioni la storia del compositore greco, nato nel 1946 a Keratea in Grecia e deceduto nel marzo di quest’anno a Roma, dove viveva già da molti decenni.
«Oltre ad essere una delle personalità più interessanti nel panorama della musica del secondo novecento in Italia - spiega Caldarola, docente di pianoforte al Conservatorio di Bari - ho avuto modo di apprezzare, nei mesi in cui l’ho conosciuto e frequentato, la grande umanità e un senso della provocazione intellettuale mai gratuito, sempre sostenuto da un pensiero forte».
Come è nata l’idea di fare una ricerca personale su Nicolau?
«Grazia Stella, componente del Quartetto di Saxofoni Renaissance, e allieva di Pier Paolo Iacopini nei corsi di secondo livello del Conservatorio barese, ha scritto una tesi su Nicolau. Da qui e da una iniziale forma di conversazione fra musicisti si è stagliato un ritratto dell’uomo e della sua personalità multiforme: compositore co-regista, direttore della fotografia, docente di arte scenica, tecnica e drammaturgia vocale, pittore. Il libro contiene interviste e scritti di Nicolau, ma anche un completo catalogo delle oltre 300 composizioni, discografia e una parte finale dedicata ai suoi disegni».
Come si potrebbe definire la musica di Nicolau?
«Amava molto la “musica popolare”: la considerava un punto di partenza perché gli consentiva una base concreta di contatto con la realtà del mondo sonoro nel rapporto interumano, gli affetti, le emozioni. Adorava per questo anche il genere folk e in particolare, sgombrando il campo da facili equivoci, stimava molto compositori come Vivaldi, Mozart e Beethoven, ma anche Debussy, Ives. Detestava che l’identità della libera espressione potesse essere sottomessa alla ragione. Odiava tutti i prodotti di procedimenti razionali, pianificati e calcolati a tavolino»














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