tre articoli ricevuti da Piergiuseppe Cancellieri
Il Mattino lunedì 10 maggio 2004
INCONTRI DI SALUTE MENTALE
Anoressici e bulimici
anche i ragazzi presi dal male oscuro
Soffrono sempre più spesso di anoressia, bulimia, depressione. Tentano il suicidio. E, sempre di meno, parlano con il loro genitori. Hanno meno di 18 anni e a Salerno come in provincia, sono proprio loro, gli adolescenti, i protagonisti di una realtà tutta in salita. Fatta di patologie psichiche gravi, come la depressione. E di isolamento dal loro nucleo familiare. Fatta di una richiesta di aiuto il cui linguaggio di espressione, spesso, è rappresentato dalla violenza.
La II edizione di «Incontri... Giornate di formazione in tema di salute mentale», organizzata dal Dipartimento di Salute Mentale dell'Asl Sa 2 e dalla Casa di Cura «La Quiete», e conclusasi ieri (350 operatori provenienti da tutt’Italia) ha significato anche questo. Fare un quadro di cosa è oggi il disagio psichico. E di come si potrebbe davvero curarlo. Con «Schizzo», ad esempio. Personaggio di un cartone animato che riproduce in tutto e per tutto le fattezze di Einstein. Proprio lui, lo scienziato degli scienziati non riconosce più la sua formula, davanti ad un incrocio non ricorda più quale direzione seguire, e davanti ad uno specchio non si riconosce più. Il Dipartimento di Salute Mentale dell'Asl Sa 1, una delle forme del disagio psichico, ha deciso di combatterlo così: con un cartone animato realizzato, con la computer grafica, da chi soffre di schizofrenia e psicosi gravi. Non solo.
La cura di patologie come la depressione, «Incontri» ha dimostrato che si può affidare anche alla preparazione di una pizza, nel cuore del centro storico. Lì persone che la loro vita l'avevano vista interrotta, hanno ripreso a vivere. Lo hanno fatto dopo aver seguito un corso di formazione professione per pizzaioli e con una serata, «La pizza... che pazzia», che ha richiamato centinaia di salernitani. Vincenzo De Leo, direttore del Dipartimento di Salute Mentale dell'Asl Salerno 2, parla chiaro. «La percentuale di persone tra i 16 ed i 25 anni che soffre di disturbi gravi dell'alimentazione, come anoressia o bulimia, si aggira sul 10%, quella che chiama in causa disagi legati al cibo, detatti da diete e quant'altro, supera il 50% - dice - un quadro che negli ultimi anni presenta due novità: l'aumento di uomini che soffrono di queste patologie ed un innalzamento dell'età che arriva anche ai 35-40 anni». Persone, dice De Leo, che non chiedono aiuto perché il loro obiettivo, in fondo, è quello di annullarsi.
Yahoo! Salute lunedì 10 maggio 2004
Il Pensiero Scientifico Editore
Maggiore accesso alla medicina cinese
di Erica Villa
L’Italia e la Repubblica Popolare Cinese hanno concordato a Milano un Piano d'Azione Comune sulla ricerca biomedica sottoscrivendo due “Memorandum di Intesa” per promuovere in Italia ed Europa la possibilità di accedere a farmaci della medicina tradizionale cinese.
Addentrarsi nella storia della Cina porta alla scoperta di una cultura ricchissima in cui il medesimo concetto di salute, che risale all'origine stessa di questa civiltà, si è mantenuto inalterato nel tempo. Ne sono testimonianza le tracce nelle ossa o nei gusci di tartaruga di ideogrammi raffiguranti questi strani per noi utensili alla salute: gli aghi. Venivano quindi già utilizzati agli albori, nel periodo neolitico (8000 a.C.). I primi aghi ritrovati non sono certo quanto di più raffinato o smussato si possa immaginare: grossi utensili ricavati da ossa animali, da pietre o dal bambù, con le punte arrotondate, o appena affilate, che evidentemente assolvevano lo scopo per cui erano stati ideati, riequilibrare le energie del corpo riportandolo alla salute.
Secondo la tradizione cinese la salute è l'armonia e l'equilibrio tra le varie componenti dell'uomo stesso: organi, visceri, tessuti, della sua parte fisica e di quella mentale e tra l'uomo e l'ambiente che lo circonda. La malattia, al contrario, è la rottura di questo equilibrio. Il primo passo verso la malattia è lo squilibrio energetico: anatomicamente non si riscontra nulla, gli esami ematologici, radiografici e tutti gli altri sono a posto, ma l'individuo sta male.
Il ministro della Salute Girolamo Sirchia ha incontrato, presso la Prefettura milanese, il vice ministro cinese della Sanità Gao Quiang, il vice direttore generale dell'Amministrazione Statale per la Medicina tradizionale cinese, Fang Shuting e il vice commissario dell'Amministrazione Statale per i Farmaci e gli Alimenti, Shao Mingli. Con il vice ministro Gao Quiang, Sirchia ha siglato il Piano d'Azione Comune, relativo agli anni 2004-2006, su quattro aree di ricerca prioritarie: trattamento delle malattie del sangue; trattamento del cancro; trasfusioni di sangue, terapie con cellule staminali e trapianti cellulari; medicina d' urgenza.
La cooperazione si svilupperà attraverso scambi di conoscenze, l'organizzazione di seminari, corsi di formazione e di aggiornamento oltre che attraverso scambio di esperti. Il trattamento delle malattie del sangue vedrà impegnato, per l'Italia, l'Istituto Mediterraneo di Ematologia e per la Cina il Centro di Ematologia e di Oncologia dell'Ospedale pediatrico di Pechino. Del trattamento del cancro si occuperanno l'Associazione cinese della lotta contro il cancro e il network italiano Alleanza contro il cancro.
Il primo Memorandum di Intesa si propone, come precisa una nota del ministero, di promuovere un'ampia possibilità di accesso dei prodotti della medicina tradizionale cinese, fabbricati in Cina, nel mercato comunitario attraverso una registrazione italiana e di sviluppare programmi di cooperazione attiva su trattamenti medici, educazione e ricerca scientifica al fine di favorire una corretta utilizzazione dei prodotti della medicina tradizionale cinese. Quanto al secondo Memorandum di Intesa, si propone l'obiettivo - prosegue la nota - di attuare uno scambio di informazioni su leggi e regolamenti relativi alla gestione dei farmaci, agli standard, alla registrazione, ai requisiti tecnici per la valutazione e la buona pratica di fabbricazione, in modo di favorire la collaborazione nel settore della gestione dei farmaci.
La collaborazione riguarderà anche i prodotti erboristici medicinali tradizionali, l'individuazione di procedure semplificate per la registrazione dei prodotti medicinali tradizionali cinesi nell’Unione Europea, studi preclinici e sperimentazioni cliniche per la registrazione di prodotti antimalarici.
sanihelp.it 10.5.04
Nella testa del mostro: tutti i perchè di un serial killer
Chi sono gli assassini che dalle pagine di cronaca nera terrorizzano la società con efferati delitti seriali? Cosa scatta nella testa del serial killer prima di colpire? Sanihelp.it ha posto questi interrogativi a un esperto criminologo, per scoprire se il mostro può essere vicino a noi
di Silvia Nava
Il primo è stato Jack Lo Squartatore nel 1888. Il primo pluriomicida seriale della storia. Allora si diceva così, perchè il termine serial killer è stato coniato dopo, negli anni ’50.
Da quel momento in poi, comunque, la figura del serial killer è sempre stata circondata da un alone di orrore ma anche di curiosità.
-Ma chi è davvero il serial killer?
Lo abbiamo chiesto al professor Ernesto Ugo Savona, ordinario di criminologia e sociologia del diritto alla facoltà di Sociologia dell’Università Cattolica del S.Cuore di Milano, e membro dell'European Sociey of Criminology.
«Pur nella complessità e nelle differenze da caso a caso, molto semplicemente il serial killer non è una persona normale, anche se poi bisognerebbe indagare quale sia il concetto di normalità, se esiste. Si può individuare un fattore di riconoscimento comune: tutti i serial killer hanno avuto seri problemi nell’infanzia e nell’adolescenza, nel rapporto con gli altri ma soprattutto con la madre».
La non risoluzione di questo conflitto, spiega Savona, «è dimostrata dal fatto che i serial killer uccidono quasi sempre donne, spesso prostitute o sconosciute a caso». Vittime ignare, che hanno la sfortuna di risvegliare il mostro nascosto in questi individui.
Il manifestarsi della follia omicida dei serial killer, infatti, non è un percorso costante.
Da quando qualcosa nella loro anima si è spezzato, possono passare anni prima che la loro patologia si manifesti.
«Si tratta di fasi altalenanti, chiamate stop and go, caratterizzate da momenti di furia subito seguiti da periodi di calma, durante i quali il serial killer conduce la vita di sempre».
-Allora è possibile che un serial killer si nasconda dietro la porta accanto, o peggio in modo latente in ognuno di noi?
«Il serial killer non può essere la persona qualunque vicino a noi, anche se comunque non lo riconosceremmo. Il serial killer ha subìto traumi così forti da arrivare a possedere la capacità di uccidere, dieci o anche cento volte. Nessuno se non in quelle condizioni ci riuscirebbe».
-Ma quali sono i traumi in grado di scatenare una disperazione e una rabbia così profonde?
«Si tratta di traumi infantili, violenze fisiche, psicologiche o sessuali subite quasi sempre in ambito familiare o vissute come spettatore inerte. In particolare pesano i rapporti conflittuali vissuti con la madre o altre donne, e i rapporti negativi con il padre. Si tratta sempre di rotture a livello psicologico».
-Non ci sono corrispondenze fisiologiche o mediche che individuino un serial killer?
«No, al massimo la presenza di problemi di impotenza sessuale (che però a sua volta ha quasi sempre cause psicologiche). Invece, a livello di rapporti interpersonali, i disagi sono enormi».
Conflitti irrisolti con la madre, omicidi prevalentemente femminili …
-Perché il serial killer è quasi sempre un uomo?
La risposta è semplice, ma nasconde un universo complesso:
«La struttura della donna è totalmente diversa, e così la sua psiche. Una donna non vive la conflittualità con la figura materna, e non prova quel bisogno di sopraffare e di dominare che invece l’uomo sfoga ai danni dell’altro sesso. I casi di serial killer donne sono rarissimi, e motivati da altre cause».
Leggendo i numerosi casi clinici dei mostri della nostra storia, si percorrono storie efferate, di incredibile violenza e ferocia. La condanna a questi delitti è unanime.
Eppure, dai racconti di ex-serial killer ormai arrestati emerge sempre l’aspetto tragico dei soprusi subiti, della disperazione senza fondo che hanno provocato.
-Il serial killer è anche una vittima?
«Il serial killer è vittima, mostruosa quanto si vuole ma vittima, di una società violenta a sua volta. Bisognerebbe spezzare questo filo rosso».
Purtroppo però il serial killer viene riconosciuto solo quando lo è già diventato, quando ha già compiuto le sue vendette contro la società, e il suo destino è un carcere a vita che non si preoccuperà certo di recuperarlo.
-Non esiste un modo per salvare la persona prima che il mostro venga allo scoperto?
«Il modo, forse, ci sarebbe. Si tratterebbe di fare un investimento, in termini di formazione e informazione, su genitori e insegnanti. Cioè sulle persone che vivono da vicino la crescita di un bambino, e potrebbero individuare eventuali campanelli d’allarme, come comportamenti violenti verso gli altri bambini o gli animali».
Un grosso impegno, che per ora hanno raccolto in pochi.