Corriere della Sera 22.6.04
FIANO ROMANO
«Lo schermo è donna» premia l’attrice Barbara Bobulova
Per «Lo schermo è donna», che si svolge fino a sabato nel Cortile del Castello di Fiano Romano, è stato assegnato il premio Giuseppe De Santis per il miglior volto emergente del cinema italiano all'attrice Barbora Bobulova (foto) scoperta da Marco Bellocchio ne «Il Principe di Homburg». Per l'occasione è stato proiettato ieri il film di Paolo Franchi «La spettatrice» (uscito di recente nelle sale e proposto dal Bergamo Film Meeting e dal Tribeca Film Festival di New York diretto da Robert De Niro).
«SEGNALAZIONI» è il titolo della testata indipendente di Fulvio Iannaco che - registrata già nel 2001 - ha ormai compiuto il diciottesimo anno della propria continua ricerca e resistenza.
Dal 2007 - poi - alla sua caratteristica originaria di libera espressione del proprio ideatore, «Segnalazioni» ha unito la propria adesione alla «Associazione Amore e Psiche» - della quale fu fra i primissimi fondatori - nella prospettiva storica della realizzazione della «Fondazione Massimo Fagioli»
L'ASSOCIAZIONE CULTURALE
martedì 22 giugno 2004
Marco Bellocchio ha vinto il premio «Salso Cinema»
La Gazzetta di Parma 22.6.06
Successo dell'evento organizzato a Brescello
«Salso Cinema» a Bellocchio Il regista ha annunciato: «Farò un film con Castellitto»
di Donato Ungaro
BRESCELLO - Si è conclusa, a Brescello, la «tre giorni» dedicata al cinema: la cittadina reggiana, infatti, è conosciuta per essere stata protagonista negli indimenticabili film in bianco e nero di Peppone e don Camillo. E sabato sera, in piazza, c'era appunto un maestro del cinema italiano, Marco Bellocchio, giunto in riva all'Enza per ritirare il premio «Salsomaggiore Cinema».
Un connubio, quello tra Brescello e Salsomaggiore, che fin dall'anno scorso ha dato i suoi frutti grazie al Videofilm, nato dalla collaborazione tra le due cittadine turistiche.
Un Marco Bellocchio, quello incontrato in piazza Matteotti, ben disponibile a parlare di Brescello, ma anche di Bobbio e di Piacenza, la provincia la cui amministrazione ha commissionato un filmato al regista chiedendogli di affrontare, nell'anniversario della scomparsa di Giuseppe Verdi, una tematica legata al «Peppino» nazionale.
Mentre sullo schermo della piazza scorrevano i fotogrammi di «Addio al passato», Bellocchio, appassionato estimatore del belcanto, spiegava le motivazioni che lo hanno spinto a realizzare il suo lavoro dedicato a Verdi.
«La provincia di Piacenza ed i piacentini condividono l'eredità e la passione per Verdi - sottolinea - del resto la "Traviata" è nata a Villa Sant'Agata, in provincia di Piacenza. Ed allora, in un momento come quello che stiamo vivendo, in cui la lirica purtroppo sta declinando, ma dove fortunatamente si vedono ancora tanti giovani che vogliono fare il soprano, il baritono o i tenori, ho pensato ad una contraddizione piacevole e che propone una speranza, quella di non far scomparire una forma d'arte importante come la lirica».
Brescello, ma anche Salsomaggiore, per ritirare un premio; certamente non è Taormina, o Venezia, ma anche queste iniziative sono importanti.
«Ho vissuto nella mia carriera molte di queste premiazioni - spiega il regista - ma vengo volentieri in realtà come queste, dove in qualche modo c'è qualcosa di più autentico e mi riconosco molto profondamente. Brescello, ma anche Salsomaggiore, non è molto diversa da Bobbio, da Piacenza, dai paesi e dai luoghi in cui sono nato e cresciuto. Così trovo giusto esserci».
Cosa c'è nel futuro di Bellocchio?
«Il titolo del prossimo film sarà "Il regista di matrimoni" e l'interprete dovrebbe essere Sergio Castellitto, ma non voglio dire altro».
(...)
Successo dell'evento organizzato a Brescello
«Salso Cinema» a Bellocchio Il regista ha annunciato: «Farò un film con Castellitto»
di Donato Ungaro
BRESCELLO - Si è conclusa, a Brescello, la «tre giorni» dedicata al cinema: la cittadina reggiana, infatti, è conosciuta per essere stata protagonista negli indimenticabili film in bianco e nero di Peppone e don Camillo. E sabato sera, in piazza, c'era appunto un maestro del cinema italiano, Marco Bellocchio, giunto in riva all'Enza per ritirare il premio «Salsomaggiore Cinema».
Un connubio, quello tra Brescello e Salsomaggiore, che fin dall'anno scorso ha dato i suoi frutti grazie al Videofilm, nato dalla collaborazione tra le due cittadine turistiche.
Un Marco Bellocchio, quello incontrato in piazza Matteotti, ben disponibile a parlare di Brescello, ma anche di Bobbio e di Piacenza, la provincia la cui amministrazione ha commissionato un filmato al regista chiedendogli di affrontare, nell'anniversario della scomparsa di Giuseppe Verdi, una tematica legata al «Peppino» nazionale.
Mentre sullo schermo della piazza scorrevano i fotogrammi di «Addio al passato», Bellocchio, appassionato estimatore del belcanto, spiegava le motivazioni che lo hanno spinto a realizzare il suo lavoro dedicato a Verdi.
«La provincia di Piacenza ed i piacentini condividono l'eredità e la passione per Verdi - sottolinea - del resto la "Traviata" è nata a Villa Sant'Agata, in provincia di Piacenza. Ed allora, in un momento come quello che stiamo vivendo, in cui la lirica purtroppo sta declinando, ma dove fortunatamente si vedono ancora tanti giovani che vogliono fare il soprano, il baritono o i tenori, ho pensato ad una contraddizione piacevole e che propone una speranza, quella di non far scomparire una forma d'arte importante come la lirica».
Brescello, ma anche Salsomaggiore, per ritirare un premio; certamente non è Taormina, o Venezia, ma anche queste iniziative sono importanti.
«Ho vissuto nella mia carriera molte di queste premiazioni - spiega il regista - ma vengo volentieri in realtà come queste, dove in qualche modo c'è qualcosa di più autentico e mi riconosco molto profondamente. Brescello, ma anche Salsomaggiore, non è molto diversa da Bobbio, da Piacenza, dai paesi e dai luoghi in cui sono nato e cresciuto. Così trovo giusto esserci».
Cosa c'è nel futuro di Bellocchio?
«Il titolo del prossimo film sarà "Il regista di matrimoni" e l'interprete dovrebbe essere Sergio Castellitto, ma non voglio dire altro».
(...)
Argentieri, Bollea, Gatto Trocchi, Parsi
un convegno sui bambini a Roma
La Repubblica 22.6.04
Un´idea nuova di piccoli adulti in un convegno organizzato oggi a Roma alla facoltà di Scienze della formazione. In nome della cultura dell´infanzia
Famiglie, l´ultima rivoluzione è la fine del bambino tiranno
Così mamma e papà non pensano più al figlio-capolavoro
No alle troppe aspettative e alle partite vinte: crescerà meglio
La parola chiave ora è "rispetto": senza pagare prezzi di "unicità"
di MARIA STELLA CONTE
ROMA - Non più figli capolavoro. Non più genitori dalle sproporzionate aspettative. Nasce un nuovo bambino. Forse. Un bambino non più concepito in funzione dei sogni, delle proiezioni o degli immaginifici progetti degli adulti; nasce dal cuore e dalla mente di nuovi padri e nuove madri che sempre più numerosi «cercano di fare del figlio semplicemente quel che è, senza imporgli di pagare il prezzo della sua preziosa unicità».
Una inversione di tendenza - sostiene Marina D´Amato, ordinario di Sociologia all´Università Roma Tre - dalla parola chiave semplicissima: rispetto. Che non significa dire sempre sì, firmando la resa incondizionata ad ogni capriccio; che non c´entra con il mondo delle cose, con le quantità, ma riguarda la qualità delle relazioni familiari: disponibilità, tempo, attenzione. L´idea del bambino tiranneggiato dalle troppe aspettative e al tempo stesso tiranno in un mondo che lo asseconda in tutto; l´idea del figlio che con tutto quel che ha potrà, dovrà diventare tutto quel che è, declina. O così sembra agli studiosi dell´infanzia che (anche) di questo discuteranno oggi nel convegno "Per un´idea di bambini" organizzato dalla sociologa D´Amato presso la facoltà di Scienze della Formazione dell´Università romana dove ci saranno, tra gli altri, la psicoanalista Simona Argentieri, il neuropsichiatra Giovanni Bollea, l´antropologa Cecilia Gatto Trocchi, la psicoterapeuta Maria Rita Parsi.
«La cultura dell´infanzia è l´ultima e unica rivoluzione possibile», anticipa Parsi «e la società che nascerà ponendo al proprio centro il bambino non sarà per questo meno forte poiché ripartirà dalle sue radici. Avanguardie di genitori a parte, nella realtà si è passati da un´educazione oppressiva e violenta al lassismo totale; a bambini "tiranni" che non bisogna far piangere, urlare, disperare; bambini senza regole "perché tanto poi, crescendo, le regole le troveranno da soli"». Bambini che conoscono la solitudine, dice Parsi, «e che spesso sentono di essere un limite alla vita dei genitori».
Cambierà, impercettibilmente sta già cambiando. Le donne sembrano faticosamente uscire dal testa-coda che le vede sbandare tra casa, lavoro, famiglia; ora - sostiene la Parsi - sta agli uomini però fare la propria parte per costruire una «società di padri e non di sole madri; sta agli uomini e alla società, che deve riconoscere alla maternità, ai bambini e alla famiglia il loro valore, e non solo a parole».
Un cammino che visto con gli occhi dell´antropologa Cecilia Gatto Trocchi, sembra quasi impercorribile. Perdita del senso del ruolo, perdita di responsabilità, disinteresse. «I genitori - sostiene severamente Gatto Trocchi - non educano, delegano. Educare significa stare con i figli, cosa che non avviene e non certo per mancanza di tempo: il tempo è una realtà elastica, bisogna solo saperlo usare; educare non significa fornire ai bambini una serie indifferenziata di competenze ma insegnargli la vita, vivendo con loro, conoscendoli, guardandoli e facendosi guardare. Noi abbiamo abolito la "prova", il "rito", il premio e il castigo; abbiamo tolto ai bambini la possibilità di misurarsi con il dolore, la paura, le difficoltà. Nessun esempio da seguire se non i miti virtuali e televisivi... «Sì, presa da qui, un´inversione di rotta sembra improbabile. Improbabile, non impossibile».
Un´idea nuova di piccoli adulti in un convegno organizzato oggi a Roma alla facoltà di Scienze della formazione. In nome della cultura dell´infanzia
Famiglie, l´ultima rivoluzione è la fine del bambino tiranno
Così mamma e papà non pensano più al figlio-capolavoro
No alle troppe aspettative e alle partite vinte: crescerà meglio
La parola chiave ora è "rispetto": senza pagare prezzi di "unicità"
di MARIA STELLA CONTE
ROMA - Non più figli capolavoro. Non più genitori dalle sproporzionate aspettative. Nasce un nuovo bambino. Forse. Un bambino non più concepito in funzione dei sogni, delle proiezioni o degli immaginifici progetti degli adulti; nasce dal cuore e dalla mente di nuovi padri e nuove madri che sempre più numerosi «cercano di fare del figlio semplicemente quel che è, senza imporgli di pagare il prezzo della sua preziosa unicità».
Una inversione di tendenza - sostiene Marina D´Amato, ordinario di Sociologia all´Università Roma Tre - dalla parola chiave semplicissima: rispetto. Che non significa dire sempre sì, firmando la resa incondizionata ad ogni capriccio; che non c´entra con il mondo delle cose, con le quantità, ma riguarda la qualità delle relazioni familiari: disponibilità, tempo, attenzione. L´idea del bambino tiranneggiato dalle troppe aspettative e al tempo stesso tiranno in un mondo che lo asseconda in tutto; l´idea del figlio che con tutto quel che ha potrà, dovrà diventare tutto quel che è, declina. O così sembra agli studiosi dell´infanzia che (anche) di questo discuteranno oggi nel convegno "Per un´idea di bambini" organizzato dalla sociologa D´Amato presso la facoltà di Scienze della Formazione dell´Università romana dove ci saranno, tra gli altri, la psicoanalista Simona Argentieri, il neuropsichiatra Giovanni Bollea, l´antropologa Cecilia Gatto Trocchi, la psicoterapeuta Maria Rita Parsi.
«La cultura dell´infanzia è l´ultima e unica rivoluzione possibile», anticipa Parsi «e la società che nascerà ponendo al proprio centro il bambino non sarà per questo meno forte poiché ripartirà dalle sue radici. Avanguardie di genitori a parte, nella realtà si è passati da un´educazione oppressiva e violenta al lassismo totale; a bambini "tiranni" che non bisogna far piangere, urlare, disperare; bambini senza regole "perché tanto poi, crescendo, le regole le troveranno da soli"». Bambini che conoscono la solitudine, dice Parsi, «e che spesso sentono di essere un limite alla vita dei genitori».
Cambierà, impercettibilmente sta già cambiando. Le donne sembrano faticosamente uscire dal testa-coda che le vede sbandare tra casa, lavoro, famiglia; ora - sostiene la Parsi - sta agli uomini però fare la propria parte per costruire una «società di padri e non di sole madri; sta agli uomini e alla società, che deve riconoscere alla maternità, ai bambini e alla famiglia il loro valore, e non solo a parole».
Un cammino che visto con gli occhi dell´antropologa Cecilia Gatto Trocchi, sembra quasi impercorribile. Perdita del senso del ruolo, perdita di responsabilità, disinteresse. «I genitori - sostiene severamente Gatto Trocchi - non educano, delegano. Educare significa stare con i figli, cosa che non avviene e non certo per mancanza di tempo: il tempo è una realtà elastica, bisogna solo saperlo usare; educare non significa fornire ai bambini una serie indifferenziata di competenze ma insegnargli la vita, vivendo con loro, conoscendoli, guardandoli e facendosi guardare. Noi abbiamo abolito la "prova", il "rito", il premio e il castigo; abbiamo tolto ai bambini la possibilità di misurarsi con il dolore, la paura, le difficoltà. Nessun esempio da seguire se non i miti virtuali e televisivi... «Sì, presa da qui, un´inversione di rotta sembra improbabile. Improbabile, non impossibile».
la cultura greca fuori dalla Costituzione europea
La Gazzetta del Sud 22.6.04
La Costituzione ignora anche la filosofia greca
LE “RIMOZIONI” EUROPEE
di Giovanni Morandi
E così Tucidide l'ateniese è uscito dalla Costituzione europea (era citato nel penultimo preambolo, è scomparso nell'ultimo) non per eccesso di vetustà semmai, viene il sospetto, per il suo contrario, perché il suo nome avrebbe potuto creare imbarazzi non solo per le allusioni al passato prossimo ma più ancora per quelle al presente. È singolare il percorso che ha fatto la censura dei compromessi, che non ha aggiunto nulla al testo di dicembre ma lo ha amputato di parti, che se lette in successione hanno un loro significato, perché fanno riferimento ai temi del grande duello tra Atene e Sparta, tra società aperta e totalitarismo, tra democrazia – non è forse una parola mutuata dal greco antico? – e oligarchia. Troppo facile pensare al dissolto impero del Male, come lo chiamava il vecchio Reagan, e il confronto tra antico e attuale fa rischiare l'incidente diplomatico se, sia pure per un attimo, si associa il Tucidide della “Storia” a qualche slogan sgangherato di Bush, quando parla di guerra per esportare democrazia. Noi «serviamo da modello piuttosto che imitare gli altri». «Abbiamo forzato tutti i mari e tutte le terre ad aprirsi alla nostra audacia. Abbiamo lasciato ovunque monumenti perenni del bene e del male che abbiamo fatto», che nient'altro ci paiono che pericolose teorizzazioni di un ideologo dell'imperialismo democratico. E se così fosse e non fossero questi solo notturni pensieri di luglio, allora viene il sospetto che le censure dei compromessi abbiamo seguìto il criterio della troppa attualità piuttosto che quello dell'eccesso di storia antica. È vero, ricordare, soprattutto se si è inclini all'oblio, può riservare delle sorprese e far scoprire radici, che è meglio far finta che non esistano. Forse a questo principio sono stati sacrificati i riferimenti oltreché alla democrazia di cui parla l'ateniese anche alla civiltà ellenica e romana. Eppure 2400 anni fa nella cosiddetta guerra del Peloponneso raccontata dallo storico cassato c'erano già tutte le risposte ai dubbi che ci tormentano oggi, compreso il perché si debba a volte usare la forza, perché al più forte spettino più privilegi ma anche più doveri, perché nulla dura, nemmeno la vittoria, e perché, come gridano gli abitanti di Corinto, «gli ateniesi sono nati per non dar pace a se stessi e per non darla agli altri». Perché è delle democrazie e delle società aperte sottoporsi alla tirannide dell'interrogarsi. Con tutto quel che ne consegue. Ma chiedere questo alla vecchia Europa sarebbe troppo, meglio una vita modesta ma tranquilla.
La Costituzione ignora anche la filosofia greca
LE “RIMOZIONI” EUROPEE
di Giovanni Morandi
E così Tucidide l'ateniese è uscito dalla Costituzione europea (era citato nel penultimo preambolo, è scomparso nell'ultimo) non per eccesso di vetustà semmai, viene il sospetto, per il suo contrario, perché il suo nome avrebbe potuto creare imbarazzi non solo per le allusioni al passato prossimo ma più ancora per quelle al presente. È singolare il percorso che ha fatto la censura dei compromessi, che non ha aggiunto nulla al testo di dicembre ma lo ha amputato di parti, che se lette in successione hanno un loro significato, perché fanno riferimento ai temi del grande duello tra Atene e Sparta, tra società aperta e totalitarismo, tra democrazia – non è forse una parola mutuata dal greco antico? – e oligarchia. Troppo facile pensare al dissolto impero del Male, come lo chiamava il vecchio Reagan, e il confronto tra antico e attuale fa rischiare l'incidente diplomatico se, sia pure per un attimo, si associa il Tucidide della “Storia” a qualche slogan sgangherato di Bush, quando parla di guerra per esportare democrazia. Noi «serviamo da modello piuttosto che imitare gli altri». «Abbiamo forzato tutti i mari e tutte le terre ad aprirsi alla nostra audacia. Abbiamo lasciato ovunque monumenti perenni del bene e del male che abbiamo fatto», che nient'altro ci paiono che pericolose teorizzazioni di un ideologo dell'imperialismo democratico. E se così fosse e non fossero questi solo notturni pensieri di luglio, allora viene il sospetto che le censure dei compromessi abbiamo seguìto il criterio della troppa attualità piuttosto che quello dell'eccesso di storia antica. È vero, ricordare, soprattutto se si è inclini all'oblio, può riservare delle sorprese e far scoprire radici, che è meglio far finta che non esistano. Forse a questo principio sono stati sacrificati i riferimenti oltreché alla democrazia di cui parla l'ateniese anche alla civiltà ellenica e romana. Eppure 2400 anni fa nella cosiddetta guerra del Peloponneso raccontata dallo storico cassato c'erano già tutte le risposte ai dubbi che ci tormentano oggi, compreso il perché si debba a volte usare la forza, perché al più forte spettino più privilegi ma anche più doveri, perché nulla dura, nemmeno la vittoria, e perché, come gridano gli abitanti di Corinto, «gli ateniesi sono nati per non dar pace a se stessi e per non darla agli altri». Perché è delle democrazie e delle società aperte sottoporsi alla tirannide dell'interrogarsi. Con tutto quel che ne consegue. Ma chiedere questo alla vecchia Europa sarebbe troppo, meglio una vita modesta ma tranquilla.
Glaxo in difesa a proposito del Paxil
ricevuto da Francesco Troccoli
Herald Tribune: pag. 13 - 19, 20 giugno 2004
GlaxoSmithKline, accusata di avere nascosto parte dei dati sperimentali dell'antidepressivo Paxil, ha annunciato di avere l'intenzione di pubblicare sul Web i risultati di tutti i clinical trials sul farmaco. La società ha già pubblicato sul suo sito gli studi che l'accusa ritiene siano stati occultati precedentemente
"First World", servizio internazionale di notizie nel farmaceutico, 06/18/2004
GlaxoSmithKline to set up public clinical trial database
by Candace Hoffmann
GlaxoSmithKline said that it is setting up a public database, which is the first of its kind by a drugmaker, of Glaxo-sponsored clinical studies of its marketed drugs, news sources report. The on-line database will be called the GSK Clinical Trial Register.
Glaxo spokesman Chris Hunter-Ward said that the database has been under consideration for several months, as reported in Bloomberg. "We think it's an important step in restoring public faith in medical research," Hunter-Ward is quoted as saying in an interview. The database will be available to physicians and the public in the third quarter and contain clinical trial data going back four years.
Glaxo's announcement came shortly after the American Medical Association said earlier this week that it would recommend the establishment of rules requiring all drugmakers to disclose clinical trials in a US public registry, as reported in Bloomberg. The drugmaker also recently posted the results of its trials of Paxil's use in children on its Web site in response to a lawsuit filed by New York's attorney general, alleging that it suppressed negative data on the drug.
"Glaxo is trying to improve transparency given the situation it finds itself in with [New York Attorney General Eliot Spitzer], Code Securities' analyst Mike Ward is quoted as saying. But Glaxo CEO Jean-Pierre Garnier said that the establishment of the database is not in response to Spitzer's lawsuit, instead it is related to the AMA's recent motion. "I think this is the right thing to do. We think more transparency is better," Garnier is quoted as saying, as reported in Yahoo Finance, "We don't want to be accused of anything about the way we deal with trials. I think it too important a subject."
Attorney General Spitzer is quoted as saying, in response to Glaxo's decision to create the database, "This is another positive step toward providing important and necessary information to doctors and the public," as reported in Yahoo Finance.
Herald Tribune: pag. 13 - 19, 20 giugno 2004
GlaxoSmithKline, accusata di avere nascosto parte dei dati sperimentali dell'antidepressivo Paxil, ha annunciato di avere l'intenzione di pubblicare sul Web i risultati di tutti i clinical trials sul farmaco. La società ha già pubblicato sul suo sito gli studi che l'accusa ritiene siano stati occultati precedentemente
"First World", servizio internazionale di notizie nel farmaceutico, 06/18/2004
GlaxoSmithKline to set up public clinical trial database
by Candace Hoffmann
GlaxoSmithKline said that it is setting up a public database, which is the first of its kind by a drugmaker, of Glaxo-sponsored clinical studies of its marketed drugs, news sources report. The on-line database will be called the GSK Clinical Trial Register.
Glaxo spokesman Chris Hunter-Ward said that the database has been under consideration for several months, as reported in Bloomberg. "We think it's an important step in restoring public faith in medical research," Hunter-Ward is quoted as saying in an interview. The database will be available to physicians and the public in the third quarter and contain clinical trial data going back four years.
Glaxo's announcement came shortly after the American Medical Association said earlier this week that it would recommend the establishment of rules requiring all drugmakers to disclose clinical trials in a US public registry, as reported in Bloomberg. The drugmaker also recently posted the results of its trials of Paxil's use in children on its Web site in response to a lawsuit filed by New York's attorney general, alleging that it suppressed negative data on the drug.
"Glaxo is trying to improve transparency given the situation it finds itself in with [New York Attorney General Eliot Spitzer], Code Securities' analyst Mike Ward is quoted as saying. But Glaxo CEO Jean-Pierre Garnier said that the establishment of the database is not in response to Spitzer's lawsuit, instead it is related to the AMA's recent motion. "I think this is the right thing to do. We think more transparency is better," Garnier is quoted as saying, as reported in Yahoo Finance, "We don't want to be accused of anything about the way we deal with trials. I think it too important a subject."
Attorney General Spitzer is quoted as saying, in response to Glaxo's decision to create the database, "This is another positive step toward providing important and necessary information to doctors and the public," as reported in Yahoo Finance.
i tesori etruschi della Toscana
Repubblica Firenze, 22.6.04 - 14:29
Notti archeologiche in Toscana alla scoperta degli Etruschi
Notti archeologiche in Toscana, dedicate agli Etruschi. Per una settimana, dal 28 giugno al 4 luglio, la regione metterà in mostra i suoi tesori archeologici con un calendario di 400 iniziative speciali tra aperture notturne di musei e parchi, esposizioni, visite guidate, trekking archeologico e feste etrusche. Escursioni notturne il 3 luglio alla Necropoli di San Cerbone (parco di Baratti e Populonia) lungo un percorso illuminato da torce; oppure al Parco Archeominerario di San Silvestro, lungo un suggestivo percorso sotterraneo; oppure ancora il 29 giugno il percorso lungo le 'vie dell'imperò a Cortona (Arezzo).
Per l'occasione sarà anche aperta al pubblico a Sarteano (Siena) la mostra "La Tomba della Quadriga infernale": è l'eccezionale scoperta fatta lo scorso ottobre nella necropoli di Pianacce, dove fu rinvenuta in condizioni ancora eccellenti una tomba estrusca risalente agli ultimi decenni del IV sec. a.c.
Notti archeologiche in Toscana alla scoperta degli Etruschi
Notti archeologiche in Toscana, dedicate agli Etruschi. Per una settimana, dal 28 giugno al 4 luglio, la regione metterà in mostra i suoi tesori archeologici con un calendario di 400 iniziative speciali tra aperture notturne di musei e parchi, esposizioni, visite guidate, trekking archeologico e feste etrusche. Escursioni notturne il 3 luglio alla Necropoli di San Cerbone (parco di Baratti e Populonia) lungo un percorso illuminato da torce; oppure al Parco Archeominerario di San Silvestro, lungo un suggestivo percorso sotterraneo; oppure ancora il 29 giugno il percorso lungo le 'vie dell'imperò a Cortona (Arezzo).
Per l'occasione sarà anche aperta al pubblico a Sarteano (Siena) la mostra "La Tomba della Quadriga infernale": è l'eccezionale scoperta fatta lo scorso ottobre nella necropoli di Pianacce, dove fu rinvenuta in condizioni ancora eccellenti una tomba estrusca risalente agli ultimi decenni del IV sec. a.c.
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