FREUD ERA OMOSESSUALE
Repubblica 17.7.18
Revisioni
Il vero Freud e la psicoanalisi parola per parola
di Vittorio Lingiardi
i testi degli articoli segnalati sono nella pagina collettanea disponibile qui
I REPRINT DI "SEGNALAZIONI"
FREUD ERA OMOSESSUALE
Agenzia Radicale News del 22.2.04
INTERVISTA A MASSIMO FAGIOLIdi Paolo Izzo
Secondo il Venerdì di Repubblica (20/02/04), lo psichiatra Massimo Fagioli – cito testualmente – «non ha ancora deciso se prendersela di più con Freud, già definito “vecchio sadico imbecille” o con l’omosessualità, bollata come “annullamento” e considerata “legata alla pulsione di morte”». Il pretesto per la provocazione è un libro di Gianna Sarra, intitolato “La sindrome di Eloisa” (Nutrimenti, pp. 160), sugli amori epistolari di scrittrici e scrittori. Il saggio della Sarra in effetti rivela che Sigmund Freud era omosessuale, pubblicando le sue lettere erotiche all’amico e collega Wilhelm Fliess e allo scrittore Romain Rolland.
Abbiamo intervistato Massimo Fagioli, per chiarire il suo punto di vista sull’intera vicenda.
Allora professor Fagioli, ha letto il Venerdì?
«Comincerei con una affermazione da Costituzione francese: nella società non esistono né eterosessuali né omosessuali. Ai limiti, non esistono né donne né uomini. Nella società esistono cittadini. E il cittadino è quello che rispetta le leggi ed ha possibilità razionali di comportamento. Se queste vengono a mancare, il cittadino cade nella criminalità o nella malattia. E allora in quel momento egli è sospeso: perché ovviamente se sta male, si è rotto le gambe, non può fare l’atleta, non può nemmeno andare al lavoro e quindi va curato. Quando riprende il funzionamento del corpo o anche della mente, nella misura in cui è caduto nella malattia mentale, ritorna in società.»
Nell’articolo si diceva che lei ce l’avrebbe con gli omosessuali…
«Un momento. Quello che ho appena detto riguarda l’omosessualità come libertà sociale. D’altronde, da psichiatra devo studiare l’omosessualità… Non aggredisco gli omosessuali, perché ai limiti io non so se le persone che incontro per strada o che stanno in ufficio e che incontro per ragioni di lavoro sono omosessuali o non omosessuali. Non solo non lo so, ma non me ne importa assolutamente niente. Quello è un fatto privato!»
Qualcosa che avviene al di fuori dello studio medico…
«È nella società. E io non mi permetterei mai di dire che qualcuno è omosessuale o no: quello è un libero cittadino, nella misura in cui passa col verde, nella misura in cui è gentile, nella misura in cui rispetta le regole sociali, nessuno ha il diritto di dire ‘quello è un omosessuale’, sarebbe una cafonata e un’aggressione… C’è la querela per violazione della privacy. Uno è liberissimo di fare quello che gli pare! E se questa faccenda va a finire nello studio psichiatrico, ugualmente è un fatto privato. Come dimostra la storia di quella donna che è stata liberissima di non andare dal medico e morire per cancrena alla gamba. E nessuno può intervenire…»
Tranne che nella ricerca scientifica…
«Se a livello culturale uno vuole discutere, fare ricerca scientifica, allora è un altro discorso: allora si fa un convegno e si studia che cos’è l’omosessualità, perché l’omosessualità, come viene l’omosessualità… Il discorso diventa lunghissimo perché non è soltanto una questione psicopatologica personale, privata, ma è una storia culturale generale. Di cui ci siamo ampiamente occupati, cioè ancora molto poco, perché dovremmo occuparcene molto di più… Parte dalle religioni, parte dalla Ragione, dal logos occidentale…»
Che è uno dei tanti argomenti dei suoi Incontri di ricerca psichiatrica all’Aula magna della Sapienza…
«Sì, preparando il prossimo incontro del 28 febbraio, con Francesca Fagioli si rileggeva un passo della Repubblica di Platone, in cui dice esplicitamente che le donne non esistono, che le donne non sono esseri umani! Quindi la Ragione, il logos occidentale sono basati sull’omosessualità! Da 2500 anni. Poi tutti dicono che sono razionali, tutti dicono che l’identità umana è Ragione ma nessuno dice che questo significa che l’identità umana è omosessuale…»
Un’omosessualità latente, dunque.
«Ecco. C’è questa grande distinzione per cui quella minoranza di omosessuali espliciti, dichiarati, che hanno deciso, rappresenta il problema meno importante. Se invece io scopro che non è affatto vero che esiste una pulsione omosessuale originaria come diceva Freud; se scopro, come ho scoperto, la pulsione di annullamento, la negazione, la bramosia, il desiderio… posso dire che non è affatto come diceva Freud. E soprattutto posso affermare che il desiderio riguarda soltanto il rapporto eterosessuale! Dall’altra parte non c’è desiderio, non esiste, è una negazione… Per il resto se io preferisco passare le vacanze con una bella donna invece che con un uomo, me la lasci questa libertà? E quindi se lui vuole passarle con un uomo, con Romain Rolland o con Fliess, ci vada. Ma poi non può affermare che c’è una pulsione omosessuale originaria in tutti gli esseri umani!»
Sin dal ’71, con “Istinto di morte e conoscenza”, lei si batte contro queste teorie…
«Sin dal ’71 e anche prima. Lì c’è un altro problema più grosso, con la psichiatria o meglio ancora non con la psichiatria, perché la psichiatria qui non c’entra, ma con questa cosiddetta truffa storica della psicanalisi. Perché l’hanno tenuto nascosto per cento anni che Freud era un omosessuale? Questo Foucault lo diceva esplicitamente, ai limiti l’ha confessato anche Thomas Mann. L’ha confessato Armani… Perché la società di psicanalisi ha organizzato tutta una truffa storica per tenerlo nascosto? Per cui uno non poteva scegliere e diceva ‘vado a fare lo psicanalista’. Perché? ‘Perché lì sono eterosessuali, no?’. Invece non era vero… Perché non dire: no, la società di psicanalisi è una società omosessuale, se uno ci vuole andare ci va. Come c’è stato quel famoso articolo di Ammaniti, mi pare il 20 agosto 2000 o ’99, in cui affermava che i migliori analisti erano gli omosessuali. Perché? Allora, ditelo. Così ogni cittadino è libero di scegliere e, soprattutto, ogni studente, ogni ragazzo che non ha idee chiare in proposito… E voi lo imbrogliate in questa maniera? Ecco il punto.»
E magari dicono: siamo tutti omosessuali. Invece con la sua teoria dell’immagine interna…
«Quello è un altro discorso ancora. Troppo complicato. Come si fa a dire tutto? Si devono fare dei capitoli… Perché? Perché appunto il discorso dell’immagine interiore è fondamentale. Non ce l’hanno. Hanno soltanto la figura esterna, per cui magari diventano grandi stilisti, ma il rapporto con l’interno delle donne, quello non esiste…
Insomma, massimo rispetto per tutti. Ai limiti, nella misura in cui gli omosessuali rivendicano i diritti civili, io vado con loro a fare la manifestazione. Se però vengono nel mio studio privato, dicendo: io sto male… Rispondo: amico mio, tu questa omosessualità la devi affrontare, perché l’omosessualità non fa star bene. Perché non è un’identità. Chiaro?»
Chiarissimo.
FREUD ERA OMOSESSUALE, I DOCUMENTI:La sindrome di Eloisa. Da Ovidio a Henry Miller, da Emily Dickinson a Simone de Beauvoir: le lettere d'amore di scrittrici e scrittori» di Gianna Sarra, Editore Nutrimenti 2003, 159 p., € 14Lettere a Wilhelm Fliess (1887-1904) di Freud Sigmund, curatore Masson J. M. Bollati Boringhieri
«Rosa, Marie, Adolfine e Pauline furono le sorelle immolate al nazismo da Sigmund Freud. Le condannò per ignavia, trascuratezza, egoismo o per chissà quali segreti rancori familiari»«tra loro si frappose un "qualcosa" che aveva molto a che vedere con la differenza di genere sessuale»
«Mussolini, grande ammiratore di Freud»Repubblica 9.10.11
Goce Smilevski fa una finta autobiografia tratta da una storia rimossaLa protagonista è Adolfine che ripercorre la sua vicenda dal lager
Il destino segreto delle sorelle di Freud dimenticate a Vienna
di Leonetta Bentivoglio
quiSigmund Freud fu in parte colpevole della morte delle sue sorelle in un campo di sterminio? La domanda rappresenta l'incipit del romanzo "Sigmund Freud's Sister": l'anno è il 1938, la Germania nazista ha appena occupato l'Austria, e al dottor Freud è concessa la compilazione di una lista di individui che avranno il permesso di lasciare Vienna e seguirlo nel suo trasferimento a Londra. Freud iscrisse sedici nomi nella lista, includendo le sue domestiche, la sorella di sua moglie, il suo medico e la famiglia di questi. Nella lista delle persone di cui salvare la vita, i nomi delle sue sorelle Adolfina, Paulina, Marie e Rosa non vennero inclusi. Il romanzo inizia con la partenza di Sigmund Freud, mentre le sue sorelle vengono deportate in un campo di concentramento. E' lì che Adolfina Freud stringe amicizia con Ottla Kafka, affetta da amnesia, e una delle poche cose che riesce a rammentare del proprio passato è il nome di suo fratello Franz. Priva della sua memoria, Ottla chiede ad Adolfina di raccontarle la storia della sua famiglia, e così nelle pagine di questo romanzo vengono rivissute la Vienna del finire del XIX secolo e degli inizi del XX, e la vita di Sigmund Freud e delle sue sorelle.
IN ITALIANO PER GUANDANella Vienna occupata dai nazisti, a Sigmund Freud è concesso il privilegio di fuggire all’estero, portando con sé i propri cari. Nella lista composta dal fondatore della psicoanalisi entrano la moglie, i figli, la cognata, le due assistenti, il medico personale con la famiglia e perfino il cane, ma non le quattro anziane sorelle, Marie, Rosa, Pauline e Adolfine...UNA SCHEDA QUI - IL LIBRO HA VINTO L'EUROPEAN UNION PRIZE FOR LITERATURE
Corriere della Sera 16.10.11
«Ho dato una vita ad Adolfine Freud»
Il mistero delle quattro sorelle di Sigmund: dimenticate a Vienna e deportate
di Ranieri PoleseIl Sole 24 Ore Domenica 16.10.11Dalla MacedoniaLa spirale perversa di AdolfineL'ottimo romanzo del giovane narratore balcanico Goce Smilevski ha per protagonista la sfortunata sorella di FreudUna figura complessa e soggiogata dal celebre fratellodi Elisabetta Rasy
cfr. anche da LEFT n 18 del 4 maggio 2012Il cuore nero di FreudIn fuga per Londra, il padre della psicoanalisi evitò di portare con sé le sorelle. Che morirono in un lager. Lo ricostruisce in un libro lo scrittore macedone Goce Smilevski