giovedì 12 febbraio 2004

Marco Bellocchio con gli studenti di Genova

Bellocchio, regista contro
Il suo prossimo film "Il regista di matrimoni" con Castellitto protagonista
Ha parlato del suo cinema con gli studenti
di Raffaella Grassi


Genova. Il dovere di un artista? «Scontrarsi, trovare d'istinto il modo di opporsi, nell'arte non c'è il bello se non c'è il nuovo, altrimenti è manierismo». E lui, Marco Bellocchio, sicuramente di "scontri" ne ha creati parecchi a partire dal suo primo film "I pugni in tasca" del '75, storia di un matricidio all'epoca denunciato per vilipendio e vietatissimo ai minori, poi "L'ora di religione", osteggiatissimo dalla Chiesa per una bestemmia urlata e non solo per quella, fino a "Buongiorno, notte" sul sequestro Moro, film-caso dell'ultima mostra di Venezia.Ieri il regista piacentino era a Genova alla multisala America dove ha incontrato un gruppo di studenti nell'ambito di un'iniziativa a cura di Agiscuola, una doppia proiezione in sequenza di "I pugni in tasca" e "Buongiorno, notte" (prossimi appuntamenti rivolti alle scuole il 18 febbraio con "Il testimone" di Pietro Germi, poi via via film di Antonioni, Montaldo, Maselli, Scola e Lizzani, info al n. 0105761893).
Bellocchio, le reazioni dei ragazzi di fronte a "Buongiorno, notte"?
«I ragazzi vedono un'epoca in cui non erano nati e hanno più libertà di giudizio rispetto agli adulti. Per loro non c' è il passato, non c'è il confronto con il vissuto, non hanno una reazione storico-politico che sostanzialmente è estranea al film. La stampa ha preso Buongiorno, notte come pretesto per parlare di tutt'altro ma il mio non è un film a tesi, non l'ho pensato così».
E' vero che adesso sta lavorando a un film con Castellitto protagonista?
«Si intitolerà "Il regista di matrimoni". Si parte da una apparente commedia su un regista che si stufa del suo lavoro, che sente attorno a sé un ambiente ostile e scappa come un personaggio pirandelliano, in Sicilia. Qui conosce un regista di matrimoni e decide di farlo anche lui. Il film è molto più complesso, ma non posso dire altro. Tra poco sarò impegnato anche nella mia prima regia lirica, il "Rigoletto", al Teatro Municipale di Piacenza».
Tornando a Buongiorno, notte nell'ultima scena in cui Moro cammina per Roma appare una bandiera della pace: un dettaglio casuale o voluto?
«Non voluto, ma chissà forse dettato da un'intenzionalità inconscia. La libertà di Moro non è la semplice riesumazione di un sogno, di un'utopia, ma veramente una prospettiva di libertà e speranza che serve all'oggi»
Il film è uscito in Francia e ha avuto un grande successo
«La cosa strana è che la stampa italiana ha passato tutto sotto silenzio. Il film ha avuto la prima pagina di Le Monde, Le Figaro, Liberation, contraddicendo clamorosamante l'osservazione di certi critici che il percorso del film finiva in Italia. Ma i maggiori quotidiani italiani non hanno scritto una riga».
Lei ha ribadito più volte l'infedeltà del film rispetto alla cronaca
«Il film ha un valore storico scarsissimo, eppure sia la Braghetti che il figlio di Bachelet e il figlio di Moro hanno dichiarato che nella sua inverosimiglianza e infedeltà coglie una realtà più profonda. A me non interessava una cronaca veritiera, sono partito dal libro della Braghetti ma la terrorista poi è diventata un'altra, come non è stata nella realtà. La Braghetti ha avuto dei ripensamenti ma poi ha obbedito come un soldatino. Mi interessava "tradire" questo personaggio perché siamo nel 2003, la passeggiata finale non è un rimpianto o un "cosa sarebbe successo se", è una disponibilità alla vita che vale per il presente. Oggi, in questa società, mi sento come un assetato nel deserto, l'aspirazione alla libertà è un non rassegnarsi all'ottusità e a questa tranquillizzante disperazione».

un articolo di Livia Profeti
sulla legge sulla fecondazione assistita

clicca qui per vedere l'articolo sul sito dove esso è stato pubblicato

Fondazione Di Vittorio (CGIL)12.2.04
Fecondazione assistita
La libertà negata dalla legge che tutela l'embrione
di Livia Profeti


Il Parlamento italiano ha approvato la legge sulla fecondazione assistita, una legge che, accogliendo le richieste della chiesa cattolica, afferma nel primo articolo la tutela prioritaria dell’embrione.
Fino al varo di questa legge si poteva sostenere che fosse solo l’esecutivo attuale ad essere cieco e sordo di fronte ai problemi concreti della popolazione, ora, tristemente, si può sospettare che anche la maggioranza dei componenti il Parlamento, indipendentemente dai loro diversi schieramenti politici, non rifletta, almeno per quanto concerne le problematiche etiche, il sentire comune della società civile.

Infatti, secondo i più recenti sondaggi, il numero dei cattolici praticanti è una minoranza del paese in costante diminuizione, ma anche la stragrande maggioranza delle persone che si dichiarano cattoliche intendono il senso religioso in un modo sempre più personale, svincolato nei comportamenti dalle indicazioni ecclesiastiche. Tutto questo però per 277 parlamentari, tra i quali anche alcuni dell’opposizione (Rutelli in testa), non conta. Quello che conta è la “tutela prioritaria dell’embrione” voluta dalla chiesa cattolica.

In base a questa volontà religiosa si è negato qualcosa che dovrebbe essere ovvio dopo più di 200 anni trascorsi dalla rivoluzione francese: la libertà privata. Ed ora in Italia esiste una legge che vieta alle persone che vogliono avere figli di accedere alle conquiste della scienza, che vieta alle persone malate di sperare, per la loro vita, nei progressi di quella stessa scienza. Come ai tempi di Galileo, Copernico, Giordano Bruno, un capo religioso sentenzia “tu non puoi”, e gli uomini obbediscono. Le donne meno, però non contano, e quindi la legge passa lo stesso.

E’ un errore però considerare che questa legge violi solo i diritti delle donne, perché in realtà essa coarta i diritti di entrambi i sessi, o meglio ancora, del rapporto tra i due, in quanto è la sfera stessa della sessualità interumana ad esserne attaccata, perché secondo il fondamentalismo cattolico di casa nostra fare l’amore deve servire solo alla procreazione: uomini e donne, a letto, si devono solo riprodurre, come gli animali. E che non passi il sospetto che, se per fare figli può bastare una fecondazione in vitro, allora forse per gli essere umani fare l’amore potrebbe servire ad altro. Per far scattare questo dubbio basterebbe l’ovvia constatazione che la specie umana su questo è piuttosto particolare: può scegliere se, come e quando fare l’amore, a differenza delle altre specie animali che non “fanno l’amore”, bensì “si accoppiano”, solo se, come e quando la loro biologia glielo consente, per riprodursi.
Questa legge quindi si pone come ostacolo alla possibilità che donne e uomini, insieme, scoprano” una sessualità senza il fine di “produrre” un bambino, una sessualità apparentemente senza scopo, ma che potrebbe condurci ad un amore e ad una conoscenza dell’altro che ci renderebbe meno violenti verso il “diverso” in genere.

Dunque non solo le donne, però bisogna ammettere che la resistenza in questo senso non è stata uguale tra i parlamentari dei due sessi. Mentre gli uomini sono sembrati un po’ più inclini ad accettare questo volere “sacro”, le donne di entrambi gli schieramenti politici lo sono state decisamente di meno. Se volessimo cercare di comprendere questo fenomeno aldilà della considerazione ovvia che il problema maternità indubbiamente tocca maggiormente la sensibilità femminile, dovremmo connettere a quanto detto una ulteriore riflessione che parte dalle seguenti questioni: perché la tutela “prioritaria” dell’embrione? Un embrione è un essere umano? Cosa fa di un essere umano un essere “umano”?

La concezione laica e moderna di umanità affonda le sue radici nel valore illuminista di un’uguaglianza basata sulla centralità della ragione, e quindi sull’elaborazione della originale definizione greca di essere umano come animal rationale, secondo la quale né la donna (passionale e domestica), né il bambino (senza coscienza), lo erano.
Da un punto di vista strettamente teorico a questo scotoma filosofico di non riconoscere la natura umana aldilà della razionalità e del linguaggio (che se si fosse tradotto in legislazione avrebbe dato il diritto di uccidere bambini e donne come fossero polli), ha rimediato per millenni la religione cristiana con l’assunto che l’essere umano è tale sin dal concepimento, anzi no, dallo sperma, oppure chissà, forse dal momento stesso che a un uomo o una donna viene in mente di fare l’amore? Insomma, quando? E perché? Non è dato saperlo, perché la vita appartiene a dio e dio, si sa, è imperscrutabile. E siccome è imperscrutabile è meglio andare sul sicuro.

Passi per i cattolici, ma possibile che a nessun “illuminista” o “materialista” venga in mente di porsi seriamente la domanda? Eppure non sembra una questione di secondaria importanza. Al momento del concepimento, a tre mesi da questo, a sei … Si pensa a un’infinità di variazioni, ma ben pochi pensano, almeno solo per riflettere, ad una cosa che sembrerebbe ovvia: nel continuum temporale dello sviluppo esiste un momento di assoluta cesura, la nascita.
Da un punto di vista filosofico, nella modernità solo Hannah Arendt, inascoltata, ha dato importanza a questo fatto. E, non a caso caso, dopo il totalitarismo nazista e i suoi campi di sterminio, quell’evento che, nelle sue parole, ha rischiato di «distruggere l’essenza dell’uomo», e che, sorgendo nel cuore di una cultura che riteneva, evidentemente a torto, di aver ormai acquisito gli ideali umanitari, ha dimostrato ineluttabilmente che «la dignità umana ha bisogno di una nuova garanzia».
Chi scrive ritiene che la Arendt abbia cercato questa “nuova garanzia” nella categoria fondante della nascita, una categoria che, come sostiene il filosofo Hans Jonas, è stata «curiosamente trascurata nella riflessione tradizionale sul nostro essere»(1).
Al contrario la Arendt ha sostenuto che alla base di tutte le attività specificamente umane ci sia la cosiddetta «facoltà del cominciamento», quell’«abisso di pura spontaneità» aperto dall’evento della nascita umana, la quale, rispetto alla nostra nascita biologica, si pone «come una seconda nascita». Agostino d’Ippona è, a parere dell’autrice, l’unico filosofo nell’ambito della cultura occidentale che abbia messo in evidenza il valore della nascita umana, sostenendo che «il tempo e l’uomo furono creati insieme, e tale temporalità era confermata dal fatto che ogni uomo deve la sua vita non semplicemente alla moltiplicazione della specie, ma alla nascita, l’ingresso di una creatura nuova che, come qualcosa di completamente nuovo, fa il suo ingresso nel mezzo del continuum temporale del mondo. Lo scopo della creazione fu di rendere possibile un inizio […] La capacità stessa del cominciamento ha le sue radici nella natalità».

La Arendt però non ha fornito chiarimenti circa questa “misteriosa” facoltà umana, anzi, ha ammesso di essere «del tutto consapevole che anche nella versione agostiniana l’argomento resta in certo qual modo poco trasparente»(2). Nonostante questo è rimasta sempre pervicacemenrte convinta della grande importanza politica della categoria della nascita.
Per percorsi completamente diversi uno psichiatra italiano, Massimo Fagioli, ha invece formulato una teoria precisa sulla fisiologia della mente umana fondata sulla nascita (3), la quale parimenti garantisce l’uguaglianza di tutti gli esseri umani, indipendentemente dalla loro età, sesso, capacità di “fare” o “dire”. Inoltre la dinamica fagioliana della nascita può fornire importanti spunti di riflessione sul tempo umano, sino ad ipotizzare, come aveva intuito Hannah Arendt, che essa sia la condizione di possibilità della storia stessa, perché ciascuna nascita apre il tempo di una storia esistenziale e fonda le sue categorie psichiche: il passato come traccia mnesica del liquido amniotico, il presente come immagine interna, il futuro come speranza e desiderio.
Tempo lineare e libertà, non potrebbero essere queste le caratteristiche fondamentali che fanno di un essere umano un essere “umano”? E in ogni caso, non sarebbe il caso di tornare a riflettere su queste questioni piuttosto che piegarci, proni, ai dettami di un ordine religioso che vorrebbe imporci se, come e quando fare figli, se, come e quando fare l’amore?
(1) Hans Jonas, Agire, conoscere, Pensare: spigolature dall’opera filosofica di Hannah Arendt in “aut-aut” 239-240, settembre-dicembre 1990, p. 51.

(2) Le citazioni di Hannah Arendt sono prese da:
- Le origini del Totalitarismo, Edizioni di Comunità, Torino 1999, pagg. LXXXI;
- La vita della mente, Il Mulino, Bologna 1987, pp. 545-546.

(3) Massimo Fagioli: Istinto di morte e conoscenza, Nuove Edizioni Romane, Roma 2002; La marionetta e il burattino, Nuove Edizioni Romane, Roma 2002; Teoria della nascita e castrazione umana, Nuove Edizioni Romane, Roma 2003.

Breaking News: clonazione umana

AGI.it 12 FEB 04 ore: 09.24
CLONAZIONE:
RIPRODOTTE CELLULE STAMINALI UMANE


(AGI) - Seul, 12 feb. - Ricercatori dell'Universita' Nazionale di Seul per la prima volta sono riusciti a riprodurre in laboratorio una sequenza completa di cellule staminali umane mature, compiendo cosi' un ulteriore passo avanti verso la produzione di strumenti, e dunque verso la messa a punto di terapie biogenetiche, per la cura di gravi malattie degenerative; ma, di fatto, anche verso il perfezionamento del controverso procedimento della clonazione umana. L'annuncio della riuscita dell'esperimento e' stato dato dall'equipe degli scienziati sud-coreani, guidati dal dottor Woo Suk Hwang, attraverso un comunicato diramato, a corredo di uno studio relativo ai progressi compiuti, dall'American Association for the Advancement of Science. Alla base della nuova tecnica, il prelievo di frammenti di cellule non riproduttive da sedici donne 'donatrici', tutte volontarie non pagate, e il trapianto di tali frammenti negli ovuli, complessivamente 242 quelli prelevati e utilizzati, delle 'donatrici' medesime; vi si sono cosi' sviluppati una trentina di blastocisti, vale a dire masse cellulari a uno stadio dell'evoluzione embrionale che prelude alla formazione del feto. Venti degli stessi blastocisti hanno completato il loro sviluppo, generando cosi' anche le cellule staminali che con la coltura hanno cominciato a differenziarsi nei principali tipi di tessuto umano; trapiantate nell'organismo di topi da laboratorio, le cellule stesse si sono differenziate ulteriormente in tipi ancora piu' specifici, dimostrando come il procedimento elaborato dall'equipe sud-coreana sia in grado di creare cellule di base altamente versatili, 'pluri-funzionali', capaci cioe' di sopperire agli usi terapeutici piu' diversi.


il libro di Ludovica Costantino

il libro di

Ludovica Costantino
La ricerca di un'immagine
L'anoressia mentale

ISBN: 88-207-3545-8
ed.: 2004 pp.292 € 19,50


è di nuovo disponibile presso la
Libreria Amore e Psiche


Libreria Amore e Psiche
via s. caterina da siena, 61 roma
info:06/6783908 amorepsiche2003@libero.it


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PRECISAZIONE DELLE NUOVE EDIZIONI ROMANE

A rettifica della comunicazione non da loro diffusa  relativa  a prenotazioni  del libro di Ludovica Costantino sull'anoressia,  le Nuove Edizioni Romane informano che il libro è edito dalla  Liguori di Napoli e che sarà disponibile nelle librerie fornite da tale editore, nonché a Roma presso la Libreria Amore e Psiche e in piazza Santa Cecilia, senza esclusive.



una mostra a Firenze

una segnalazione di Simona Maggiorelli

Comune di Firenze
Assessorato alla Pubblica Istruzione
Interventi educativi e Scambi culturali

Lunedì 16 febbraio ore 18

vernissage

Institut Français de Florence


La Cina è un aquilone
Oggetti dell'universo infantile
nella terra del drago

Mostra | Seminari | Cinema

Interverranno
Daniela Lastri, Assessore alla Pubblica Istruzione

Jérôme Bloch, Console onorario di Francia, Direttore Institut Français de Florence

Lin Runfu, Console generale della Repubblica Popolare Cinese a Firenze

Anna Maria Gallone


curatrice della mostra
Vinicio Ongini
esperto intercultura del Ministero dell´Istruzione

Un progetto in collaborazione
Institut Français de Florence |Kenzi | Cospe
Nell´ambito delle celebrazioni per l´Anno della Cina in Francia

l'anniversario della nascita di Darwin

L’unione degli atei e degli agnostici lancia, nell’anniversario della nascita dello scienziato, la settimana di contestazione ai Patti lateranensi
L’ultima evoluzione di Darwin: testimonial anti Concordato
A CONFRONTO
di Pierluigi Panza


Si festeggia oggi il Darwin-day, una sorta di «Natale» dei laici che ricorda la nascita, avvenuta il 12 febbraio del 1809, di Charles Darwin, padre dell'Evoluzionismo, la teoria secondo la quale il mondo si è sviluppato a partire da organismi semplici divenuti via via più complessi per selezione. Questa stessa data è stata scelta dall’«Unione degli atei e degli agnostici razionalisti» (Uaar) per lanciare la sua «Settimana anticoncordataria», ovvero sette giorni di iniziative dedicate alla critica dei Patti lateranensi, stipulati tra Mussolini e la Chiesa l’11 febbraio del 1929. Da sempre, la teoria evoluzionistica è una «Bibbia determinista e materialista» che viene sventolata in opposizione al Creazionismo delle religioni. Ma è ancora attuale usare Darwin come «simbolo» anticlericale e anticoncordatario? Darwin come vero padre dell’ateismo? Si potrebbe infatti obiettare che, se l’uomo deriva dalla scimmia o dalla materia, «qualcuno» ha pur creato la prima scimmia o la materia originaria.
«Si sceglie Darwin come "simbolo" della settimana anticoncordataria perché a lui si deve la concezione secondo la quale la vita si è originata a partire da forme semplici verso quelle più complesse senza ricorrere a Dio per alcuna spiegazione», afferma l'astrofisica Margherita Hack, che è anche presidente onorario dell'Uaar. «Ciò non esclude, tuttavia, che un credente possa sostenere che Dio, essendo onnipotente, abbia inventato anche l'evoluzione! Qualsiasi teoria scientifica, per un credente, è compatibile con la religione se si pensa che Dio sia onnipotente! Dio, per un credente, può aver dato luogo alla materia che poi ha generato molecole via via più complesse sino ai batteri. Ma siccome l'antitesi è tra evoluzionisti e creazionisti, specie negli Stati Uniti dove, a volte nelle scuole si rifiuta di insegnare l'Evoluzionismo, Darwin è un corretto simbolo antiteista». Ce ne sarebbero altri? «Giordano Bruno, del quale il 17 febbraio si ricorda la morte. E Galileo? Bruno è morto per le proprie idee, Galileo è stato costretto ad abiurare», conclude la Hack.
«Di tutte le teorie immaginabili, quella evoluzionistica è quella che cozza di più contro le posizioni religiose; e dunque è giusto fare di Darwin un simbolo di questa posizione - afferma il professor Edoardo Boncinelli -. «Non c'è nulla di più contrastante con tutte le confessioni, anche quelle che si definiscono laiche, di Darwin! Anche se lui era molto religioso, ha trovato una posizione scientifica che pone il modo di vedere le cose in una posizione estremamente laica, più che atea, cioè lontana da tutte le confessioni. Il primo organismo si è sviluppato tre miliardi e 600milioni di anni fa. La materia poi, per una serie di eventi unici, si è organizzata sino a noi. Questa è stata la scintilla della vita». E tutto ciò è incompatibile con la fede? «Kant ha dimostrato che non ci si può dire o meno atei; ma la posizione laica è quella che privilegio: tutti gli scienziati devono essere laici e Darwin mi sembra sia il simbolo più laico».
Più perplesso sulla validità di questa equazione è il filosofo Emanuele Severino. «Direi che non è esatto fare di Darwin il simbolo dell’ateismo. Darwin era convinto che la teoria, poi chiamata dell’evoluzione, implicasse la negazione della prospettiva teologica; ma dal punto di vista teologico si è dimostrato che il Creazionismo non è incompatibile con l'Evoluzionismo. Se dovessimo individuare dove c'è stata la negazione più radicale di Dio è in Leopardi, Nietzsche e Giovanni Gentile, non certo in una posizione scientifica che, in quanto ipotetica, è falsificabile! Questa falsificabilità, invece, è assente nella filosofia contemporanea, adeguatamente intesa. Ho sempre sostenuto - conclude Severino - che le posizioni atee e teistiche sono due aspetti della stessa anima: la contrapposizione è di superficie rispetto al comune modo di intendere il divenire delle cose, che identifica le cose al nulla da cui provengono e al nulla in cui vanno. Muovono dallo stesso fondamento».

la legge sulla fecondazione assistita
va contro il Codice Civile

Liberazione 11.2.04
Il concepito diventa soggetto di diritto


Il cuore reazionario e integralista del provvedimento è l'articolo 1, in cui si stabilisce che l'embrione è soggetto di diritto. «Al fine di favorire la soluzione dei problemi riproduttivi derivanti dalla sterilità o dalla infertilità umana - si legge - è consentito il ricorso alla procreazione medicalmente assistita, alle condizioni e secondo le modalità previste dalla presente legge, che assicura i diritti di tutti i soggetti coinvolti, compreso il concepito». Una norma che contrasta con il Codice civile, in cui sempre all'articolo 1 si sancisce che la capacità giuridica si acquista dal momento della nascita. Ma che va a mettere in discussione anche la legge 194, in cui la tutela della vita è subordinata alla autodeterminazione della donna.

il presidente della Repubblica ha premiato l'uomo dal cappotto nero

una segnalazione di Dina Battioni

La Repubblica 11-02-04
(...)
di ROBERTO ROMBI


ROMA - «Cari protagonisti del cinema italiano, andate avanti. Insistete. Non cessate di creare, di immaginare, di sognare». è l' invito del presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi
(...)
Tra i premiati, (...) Roberto Herlitzka per "Buongiorno, notte".

depressione

La Nuova Ecologia Febbraio 2004-02-11
DEPRESSIONE DA VINCERE
di Pino Di Maula


Ogni 40 secondi, un suicidio. In un anno, nel mondo, sono 800 mila le persone che si uccidono.
È l’allarme più volte lanciato dall’Oms che avverte:.
Un pericolo che preoccupa anche l’esperto Francesco Bruno secondo cui “le patologie mentali vengono spesso sottovalutate” per lo psichiatra è grave “che la nostra società moderna e democratica faccia finta che non esistano e che siano superabili facilmente con interventi di natura sociale”. Bruno si riferisce a malattie diagnosticate da esperti psicoterapeuti e non certo a quelle “depressioni” che rappresentano solo crisi evolutive da tener al riparo sia da elettroshock e prozac, sia dai nostalgici del lettino di freudiana memoria.
Guarire dal mal di vivere dovrebbe essere comunque possibile senza ricorrere agli psicofarmaci come imporrebbero psichiatri organicisti e, in un certo senso, anche gli stessi “antipsichiatri”, che sul tema risultano di fatto paradossalmente – secondo gli psichiatri dell’Analisi collettiva – alleati dei primi. La strada verso la cura e la guarigione si fa ogni giorno più impervia anche per le “mine” disseminate qua e là da improbabili guaritori .
Come Guarire, un libro dove David Servan – Schreiber propone terapie che vanno dal profondo respiro che regola i battiti del cuore all’integrazione neuro.emotiva attraverso i movimenti oculari fino alle diete alimentari.
Per uscire “dall’aria di vetro” per dirla alla Montale, secondo Schreiber, non basta più dunque qualche pallina omeopatica di Gelsenium, Ignatia o Argentum nitricum. E non serve più, come lui stesso suggeriva fino a poco tempo fa, mettersi in casa un cagnolino, un gatto o magari anche un uccello.
Se vuoi vincere la depressione, oggi, devi affidarti agli omega-3, gli acidi grassi presenti nel pesce e nelle verdure . la terapia si completa con tutta una serie di discipline new Age. “Dire che la malattia mentale è malattia del corpo – chiosa dall’ospedale di Siena la dottoressa Elena Pappagallo – significa chiudere ogni possibilità di ricerca sulla realtà umana”. E sulla qualità dei nostri rapporti.