lunedì 24 novembre 2003

su mawivideo.it
è in linea il nuovo montaggio
della specializzazione di
ELENA PAPPAGALLO
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nuova edizione del film di Charlie Chaplin
citato da Villari nell'incontro del 14.11
alla Libreria Amore e Psiche

Corriere della Sera 24.11.03
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«Monsieur Verdoux» di Chaplin in dvd: Claude Chabrol ospite d’onore
di Alberto Pezzotta


«Un omicidio è delinquenza, un milione è eroismo. Il numero legalizza». Per battute come queste «Monsieur Verdoux» venne boicottato negli Stati Uniti del 1947, in preda alla caccia alla streghe. Il primo Chaplin senza Charlot è anche uno dei suoi film che reggono meglio alla prova del tempo: e la vicenda di un amabile pluriomicida ispirato a Landru diventa una commedia satirica e amara sugli orrori della società. L’edizione della «Chaplin Collection» è esemplare anche per gli extra, con documentari esaurienti e materiali poco visti (compreso il contratto con cui Orson Welles cedeva a Chaplin i diritti di un soggetto forse mai scritto). Ospite d’onore è Claude Chabrol, che mostra nel dettaglio l’abilità di Chaplin nel costruire le inquadrature: un aspetto che in genere si sottovaluta, dato che Chaplin regista sembrava a bella posta trascurare le questioni tecniche.

Charles Chaplin, MONSIEUR VERDOUX, dvd, Warner, € 19,90

libertà d'espressione del pensiero:
Livia Profeti ha intervistato Curzio Maltese
co-autore di RAIOT

segnalazione di Rossana Cecchi

Fondazione Di Vittorio 22 Novembre 2003
Interventi
L'allegria della festa contro la tristezza di un attacco violento
Intervista a Curzio Maltese, coautore di RAIOT.
di Livia Profeti


l'originale è disponibile QUI

- Raiot è concepito in modo effettivamente innovativo, ma conoscendo i suoi autori i contenuti non potevano cogliere di sorpresa la RAI, invece l’intera vicenda si è svolta nel caos. Come giustifichi questo modo “arruffato” di gestire una vicenda tanto delicata?

Evidentemente non avevano valutato bene le cose, ma è anche vero che probabilmente non si aspettavano un clima così pesante di censura. Forse avevano pensato di potersi mettere dei “fiori all’occhiello”, di poter fare della satira politica vera che invece in televisione è ormai bandita. E’ probabile che invece quando la cosa è stata realizzata si siano spaventati, e poi comunque hanno anche ricevuto delle pressioni, ovviamente.

-La giustificazione del CDA è stata molto generica, si parla di una “valutazione complessiva”. A tuo parere quali possono essere gli elementi di Raiot che hanno maggiormente sollecitato questa decisione?

Il format della trasmissione è semplicemente un modo un po’ meno italiano e un po’ più vicino ai modelli che ci sono all’estero, ad esempio Michel Moore o le trasmissioni di satira inglesi e francesi, che non si svolgono secondo lo schema classico del presentatore – battuta del comico - finta sorpresa del presentatore. In Raiot, tra un sketch e l’altro si danno anche delle informazioni, e questo perché in Italia la situazione è anomala, nel senso che le informazioni non circolano in televisione, per cui, come spiegava anche Sabina, nel programma purtroppo bisogna fare un doppio lavoro. In un paese normale, se io voglio fare uno sketch sul fatto che il Parlamento Europeo ha criticato Berlusconi, non ho bisogno di riportare la notizia, perché questo l’hanno già fatto i telegiornali, come infatti è successo in tutti i TG europei, tranne che in quelli italiani con l’eccezione del TG3. La situazione in questo caso è stata grottesca: invece di chiedere spiegazioni al TG1 e al TG2 sul perché abbiano taciuto una notizia istituzionale, la polemica è stata fatta con il TG3 che l’ha fornita, accusandolo di essere stato “fazioso”!
In un tale contesto, se si vuole fare satira parlando della critica europea a Berlusconi, prima lo si deve dire, perché altrimenti la gente non lo sa, come potrebbe altrimenti capire lo sketch? Questo è il motivo per il quale si è usato quello spazio.

-Per questo però il programma è stato accusato di aver trasformato la satira in un comizio.

Questa poi è la straordinaria scoperta dell’acqua calda! Si tratta di un’accusa che viene rivolta alla satira da 2500 anni, cioè dai tempi di Aristofane, che era appunto accusato di usare la sua arte per attaccare personalità dell’Atene del suo tempo. Rosetta Alberoni, al Piccolo di Milano, dice “in teatro non deve entrare la politica!”, peccato che sia così dai tempi di Eschilo, Sofocle e Euripide. In teatro la politica è sempre stata centrale, la democrazia ed il teatro greci non a caso sono nati insieme. Non si capisce quindi perché, dopo 2500 anni, dovremmo dar retta a Rosetta Alberoni. La grande scoperta che questi signori hanno fatto è che la satira è fatta anche di informazione e di critica politica. Credevo fosse noto a tutti che non si possa fare satira parlando della “suocera” …

-Oltre alla sospensione, il provvedimento disciplinare a Salerno ed il richiamo a Ruffini per “omesso controllo”. Come ti spieghi il fatto che, per così dire, non ci si preoccupi nemmeno di “mascherare” più di tanto un episodio di vera e propria censura nella televisione pubblica?

La realtà è che in Italia la televisione pubblica, pagata con i soldi di tutti i contribuenti, che poi oggi sono in maggioranza opposti a questo governo, viene usata come strumento per fare propaganda in modo direi “sovietico”, come infatti è palese in alcuni passaggi dell’intervento del CDA. La richiesta di registrare prima i programmi per sottoporli preventivamente al vaglio del CDA era qualcosa che si faceva già in Russia, prima però di Gorbaciov, già con la perestroika questa abitudine fu eliminata.
La “sospensione del dirigente” è una punizione tipicamente politica, faziosa, perché altrimenti di cosa sarebbe accusato Salerno? Di aver fatto il record degli ascolti alle 23,30? Il CDA ha fatto un processo politico nel quale, processando per conto di una sola parte politica, la destra, un suo dirigente che viene considerato di sinistra, lo vuole “punire”.

-Tra l’altro per una trasmissione di satira politica, che per definizione è di parte...

Già, quando poi le trasmissioni di pura informazione, che invece al contrario dovrebbero essere super partes, fanno propaganda pura. Prendiamo ad esempio la puntata di Excalibur nella quale il tema era “la sinistra italiana”. Con gli esponenti della sinistra in studio, prima è andato in onda un filmato che iniziava con i teschi dei cadaveri delle fosse comuni nella Cambogia di Pol Pot (?), poi il dott. Socci ha iniziato a chiedere ragioni, ai rappresentanti della sinistra italiana in studio del “perché il comunismo aveva portato a quello”!
Rispetto a tutto ciò mi sembra molto più corretto dal punto di vista informativo il chiedere ragione a Berlusconi, il nostro Presidente del Consiglio, sul come abbia fatto la sua fortuna economica. Però il “processo politico” si fa solo a una parte. Infatti tutti i programmi che sono stati cancellati in RAI lo sono stati per motivi politici, non per ragioni di qualità o obbiettività, perché non si può certo affermare, senza scadere nel ridicolo, che Socci o Vespa siano “obbiettivi”! Se il punto di vista fosse stato quello, oggettivamente Biagi è senza alcun dubbio molto più obbiettivo di questi conduttori. Siamo di fronte ad un palese uso politico della figura di Consigliere di Amministrazione di una TV pubblica, e questo è gravissimo.

-Pensi quindi che gli italiani debbano necessariamente dire addio alla libertà espressione sulle reti televisive?

Mi sembra che la libera espressione non ci sia da un pezzo. Si tratta comunque di un discorso difficile, perché se siamo arrivati a questo punto non è solo per Berlusconi, ma perché gran parte della cultura politica italiana difetta di spirito “liberale”, è una sorta misto di culture autoritarie: fasciste a destra, cattoliche e controriformiste al centro, comuniste a sinistra. La rivendicazione dei diritti tipicamente liberali viene considerata a fatica dal nostro ceto politico proveniente da altre culture. La prova è che quando si arriva, purtroppo, alla necessità che le battaglie per i diritti democratici elementari vengono portate in piazza da altri soggetti, per esempio dal sindacato come ha fatto la CGIL, o dalla società civile, come nel caso dei Girotondi, questi movimenti vengono accusati di essere troppo radicali, estremisti. Se questa accusa viene rivolta ad un movimento che difende la separazione dei poteri, cioè la stessa che rivendicava Montesquieu, oppure a un sindacato che difende la dignità umana sul posto di lavoro, allora è segno che la libertà è un concetto ancora lontano nel proprio pensiero. Per cui Berlusconi, oltre alle sue responsabilità specifiche, è anche l’effetto di questa cultura politica, anche se poi questa realtà non è la stessa della società civile, popolare. O gli italiani riescono a trasmettere ai loro rappresentanti politici quello spirito liberale che per formazione culturale gli difetta, o la situazione non può che essere destinata al peggioramento.

-Dopo l'evento di domenica, cioè la “trasmissione” all’Auditorium di Roma della puntata soppressa, quali risvolti positivi vi aspettate ? Pensate ad un ritiro della sospensione?

No, il programma non lo si vedrà più, nel senso che c’è stata una vera e propria censura, tra l’altro in una forma particolarmente spiacevole, perché molto ipocrita. Non viene detto espressamente di averlo chiuso, ma di volere cinque cassette registrate prima, per decidere con calma se mandarle in onda.
L’aspetto positivo di questa vicenda è stata la reazione dell’opinione pubblica, le e-mail, la solidarietà di moltissime persone e quella degli artisti, che hanno chiesto di partecipare. Vorrei ricordare che in Italia, dove è chiarissimo che l’informazione al 90% è asservita – situazione che i giornali stranieri sottolineano in continuazione e che per me, che faccio il giornalista, è uno spettacolo vergognoso - ci sono centinaia di artisti che sono pronti a partecipare a una manifestazione di protesta, molto coraggiosamente, visto che lavorano in un paese dove Berlusconi controlla anche tutti i mezzi di produzione e distribuzione cinematografica, i teatri, le televisioni.
Questa è stata una sorpresa molto positiva. La reazione dei cittadini e degli artisti è una cosa che ci ha messo allegria, e ci è venuto in mente di fare una grande festa per ringraziare tutti quelli che ci hanno espresso solidarietà in questa circostanza.