mercoledì 30 luglio 2014

EDIZIONE STRAORDINARIA
IN CORSO DI AGGIORNAMENTO - ULTIMO AGGIORNAMENTO ALLE 23.30


COME OGNI ANNO DAL 2001, ANCHE QUEST'ANNO "SEGNALAZIONI" HA SOSPESO LE PUBBLICAZIONI ORDINARIE  PER LA CONSUETA PAUSA ANNUALE. LE RIPRENDERÀ MERCOLEDI 27 AGOSTO
SAREMO TUTTAVIA SEMPRE DISPONIBILI - MA CERTO CON MINORE TEMPESTIVITÀ DEL SOLITO - PER DIFFONDERE EVENTUALI NUOVE INFORMAZIONI IMPORTANTI.
INVITIAMO INFINE - COME TUTTI GLI ANNI - LETTRICI E LETTORI A SEGNALARCI, CON UNA E-MAIL AL NOSTRO INDIRIZZO SEGNALAZIONI.BOX@GMAIL.COM, QUANTO NEL FRATTEMPO TROVASSERO DI INTERESSANTE E SIGNIFICATIVO SULLA STAMPA - POSSIBILMENTE INVIANDONE ANCHE IL TESTO - E SUL WEB: ALLA RIPRESA PUBBLICHEREMO UNA SELEZIONE DEI MATERIALI SEGNALATICI.
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«Una ricerca affascinante per il superamento del comunismo»
Massimo Fagioli
sul n.45/2010 di LEFT
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«Una lotta, senza armi, soltanto rivoluzione del pensiero e parola»
Massimo Fagioli
sul n°49/2008 di LEFT


«Vorrei un partito rivoluzionario, che faccia ricerca sulla realtà umana»
Massimo Fagioli
nell'intervista al Corriere della sera del 22 giugno 2014
ULTIM'ORA:
ASSASSINI !

LEFT C’È.
E SARÀ NELLE EDICOLE SABATO 2 AGOSTO

In attesa, speriamo, di riprendere la collaborazione con una rinnovata Unità,

ai cui giornalisti esprimiamo la nostra piena solidarietà, left esce da solo in edicola
Invitiamo i lettori a sostenerci, in tutti i modi possibili. Grazie davvero per il vostro sostegno.
I redattori di left


Quello che segue è lo start scritto da Giovanni Maria Bellu che si leggerà nel prossimo numero di left:
Quando stiamo per consegnare alla tipografia il numero di left che avete tra le mani, arriva in redazione la notizia della sospensione delle pubblicazioni de l’Unità. Oggi è martedì 29 luglio (sono questi i tempi della stampa) e quando leggerete queste righe molti aspetti della vicenda de l’Unità, che mentre scriviamo non sono ancora noti, saranno stati chiariti. Ce n’è però uno, fondamentale, che ci è già chiaro da tempo. La politica ha una visione solo strumentale dell’informazione e non ha mai affrontato la crisi del settore come si affronta la crisi di un comparto che attraversa una rivoluzione industriale e tecnologica in una fase di recessione economica. La combinazione peggiore che possa capitare. La politica non ama la libertà di stampa e preferisce giornali in difficoltà ai giornali sani e dunque liberi. Contando sul fatto che anche tra i giornalisti c’è chi non disdegna questa situazione, benché penalizzi i migliori. Alla fine può accadere che si preferisca far morire un giornale piuttosto che correre il rischio di perderne il controllo. left continuerà ad andare in edicola da solo. In attesa di ritrovarsi, speriamo presto, col giornale di Antonio Gramsci.




Sergio Staino, nell'intervista di oggi a Repubblica, integralmente disponibile qui di seguito:
«Per quello che ho capito si voleva fare una bad company che finiva in un binario morto e si faceva una nuova società che senza sospendere le pubblicazioni veniva rifinanziata. Che io sappia l’unica offerta presente era però quella di Fago. Credo che però Fago sia una figura abbastanza lontana dalla maggioranza attuale del Pd. Quindi non credo che sarebbe stato visto con molto entusiasmo..»
E perché?
«Perché è molto vicino a Massimo Fagioli e alla rivista molto interessante Left che è su una barricata molto movimentista. Quello che non capisco è se la chiusura è determinata dalla volontà di liquidare definitivamente l’Unità o di arrivare ad una nuova società dove ci sia Fago o non ci sia, Ma l’ultima parola sarà quella di Renzi. Bisogna capire se nel suo progetto di Pd c’è un quotidiano che raccoglie la nostra area o invece dobbiamo andare allo sbando».


NEL NUMERO DI DICEMBRE 1980 DI "LINUS" - QUANDO MATTEO RENZI NON AVEVA ANCORA COMPIUTO SEI ANNI - SERGIO STAINO PUBBLICÒ UNA STRISCIA DI "BOBO" - OGGI DISPONIBILE NELL'ARCHIVIO STAMPA DELLA ASS. CULT. "AMORE E PSICHE", QUI - ALLA QUALE APPARTENEVA ANCHE QUESTA VIGNETTA CHE RIPUBBLICHIAMO QUI DI SEGUITO:


















si ringraziano Giovanni Del Missier e Paola Cantini




















l’Unità 30.7.14
Hanno ucciso l’Unità
È la terza volta che ci spengono, ma non ci fermiamo
editoriale di Luca Landò

su spogli

l’Unità 30.7.14
Ore 14, cade l’ultima speranza «Sospendere le pubblicazioni»
Cronaca di una giornata drammatica nella redazione di via Ostiense
Tra tensioni e accuse, l’assemblea dei soci boccia tutte le ipotesi dei liquidatori: si va al concordato preventivo
Oggi pagine bianche in segno di protesta Domani in edicola l’ultimo numero

su spogli
l’Unità 30.7.14
Comunicato del Cdr
Il Cdr

su spogli

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l’Unità 30.7.14
Sinistra sotto shock Renzi: non è finita
Dal Pd alla Cgil, dalla Fnsi ai lettori, sconcerto e rabbia per la chiusura
La solidarietà di D’Alema, Bersani, Camusso, Vendola e tanti altri
Bonifazi: «Impegnati al cento per cento»
Guerini: non è tempo di polemiche, ma di mettere in campo tutte le energie necessarie

su spogli
SEGUONO 18 PAGINE BIANCHE...
il Fatto on line 29.7.14
L’Unità, stop a pubblicazioni dal primo agosto: “Giorno di lutto per la democrazia”
Il quotidiano fondato da Gramsci a partire da venerdì non sarà più in edicola
La decisione nell'anno del 90esimo
Il vicedirettore: "Senza parole di fronte a scempio"
I lavoratori: "Hanno ucciso il giornale. Noi continueremo a lottare guardandoci anche dal fuoco amico"
In serata Renzi: "Purtroppo non è del Pd. Se lo fosse non chiuderebbe"
Il tesoriere dem: "La riapriremo"

qui

il Fatto 30.7.14
“Hanno ucciso l’Unità, è stato il fuoco amico”
Il 1° agosto stop alle pubblicazioni e cassa integrazione per i lavoratori
Renzi si scarica la coscienza: “Non è nostra, se lo fosse non chiuderebbe”
La responsabilità: anche la società che organizza le feste del Pd avrebbe detto “no” alle proposte per salvare la testata
di Salvatore Cannavò

su spogli

La Stampa 30.7.14
L’Unità chiude e accusa il Pd “Fa killeraggio”
I renziani provano a rassicurare: riapriremo
di Roberto Giovannini

su spogli

La Stampa 30.7.14
L’Unità, da “Corriere del proletariato” a brand glorioso e abbandonato
Un’era tra Gramsci e girotondi: facce (contraddittorie) di un mito
di Jacopo Iacoboni

qui

Corriere on line 30.7.14
Il giornale fondato da Gramsci
«L’Unità» addio, dal 1° agosto il quotidiano non sarà più in edicola
L’annuncio dei liquidatori della società editoriale
Il Cdr: «Un fatto di gravità inaudita. Ma non finisce qui»
di Redazione Online

qui

Corriere 30.7.14
Le banche: «Adesso Renzi paghi il debito dei DS»
Il tribunale ha emesso i decreti ingiuntivi per 110 milioni a favore delle banche che prestarono i soldi a L’Unità e, come mostriamo in esclusiva, i Ds si adoperarono perché a pagare fosse Palazzo Chigi
di Manuele Bonaccorsi

qui

Corriere 30.7.14
«L’Unità» sospende le pubblicazioni Nell’ultimo numero le pagine in bianco
di Alessandra Arachi

su spogli

Repubblica on line 29.7.14
Editoria, "l'Unità" sospende le pubblicazioni dal 1 agosto
Lo rendono noto i liquidatori del quotidiano fondato da Gramsci
Il cdr: "Sono riusciti a ucciderci"
Il direttore Landò attacca il Pd
Il direttore contro i democratici: "Sorprendente che non siano riusciti a trovare una soluzione"
Renzi: "Il giornale non chiuderebbe se fosse nella nostra disponibilità"

qui

Repubblica 30.7.14
L’Unità, stop alle pubblicazioni
Il quotidiano fondato da Antonio Gramsci non sarà in edicola dal primo agosto: nessun accordo tra gli azionisti per evitare la sospensione

I giornalisti: “Sono riusciti ad ucciderci”. Renzi: “Non chiuderà”
su spogli

Repubblica 30.7.14
Sergio Staino
“Tutto nelle mani di Matteo faccia una cosa di sinistra”
“Il destino del giornale dipende dal segretario: se si colloca nel Pse come fa a lasciarci allo sbando?”
intervista di Silvio Buzzanca
su spogli
il Sole 29.7.14
Chiude l'Unità: le pubblicazioni verranno sospese da venerdì 1° agosto
qui

il Sole 29.7.14
L’Unità si ferma. Pd in campo
qui
L’Huffington Post 29.7.14
L’Unità non uscirà dal primo agosto: un colpo all'immagine della testata targato Pd
di Carlo Patrignani
qui
Partito Democratico, Ufficio stampa 29.7.14
Unità, Bonifazi: "Responsabile è chi ha fatto i debiti. Noi la salveremo"
"Il PD non è il responsabile di questa drammatica situazione, la responsabilità è di chi l'ha gestita fino ad ora

Noi salveremo l’Unità". Così il tesoriere del Partito Democratico
qui

Articolo 21 30.7.14
La crisi de “l’Unità”. Un pezzo di storia che se ne va. Non lo dobbiamo permettere
di Alessandro Cardulli

qui

RaiNews24 30.7.14
Editoria, dal primo agosto l'Unità sospenderà le pubblicazioni

"Dopo tre mesi di lotta - si legge nel comunicato del cdr -, ci sono riusciti: hanno ucciso l'Unità

I lavoratori sono rimasti soli a difendere una testata storica
Gli azionisti non hanno trovato l'intesa su diverse ipotesi che avrebbero comunque salvato il giornale
Un fatto di gravità inaudita"
qui

TgCom24 29.7.14
L'Unità sospende le pubblicazioni. Bersani: "Voce che deve vivere"
Il direttore Landò attacca il Pd, il Cdr: "Ci hanno ucciso"
Renzi: "Se fosse nella disponibilità del Partito democratico non chiuderebbe"
Bonifazi: “Lo riapriremo”

qui

Affaritaliani 30.7.14
Hanno ucciso L'Unità". L'addio con pagine bianche di protesta

qui

Lettera 43 30.7.14
Editoria, l'Unità: pubblicazioni sospese dal 1 agosto
Non sarà più in edicola da agosto. L'annuncio dei liquidatori

Spataro su Twitter: «Uno scempio»
qui

Internazionale 29.7.14
L’Unità sospende le pubblicazioni

qui

Clandestinoweb 30.7.14
L’ultima Unità manda “in bianco” i lettori
Il giornale di Gramsci chiude i battenti

qui

Nebrodi&dintorni 30.7.14
L'Unità
Renzi: “Il giornale di Gramsci non chiude per colpa del Pd, lo riapriremo”

qui

Il Tempo 30.7.14
Il quotidiano fondato da Gramsci muore con il Pd al record di consensi
di Giuseppe Sanzotta

qui

Il Tempo 30.7.14
L’Unità chiude. No ai 10 milioni di Daniela
Ecco i dettagli dell’offerta della Santanché che la società editrice ha snobbato. Oggi l’ultimo numero tutto in bianco.
di Carlantonio Solimene

qui

Il Giornale 29.7.14
L’Unità muore, e l'assassino ha un nome: è Repubblica
Con agosto cessa le pubblicazioni il quotidiano "fondato da Antonio Gramsci": una agonia durata più di vent'anni, iniziata quando Scalfari decise di portargli via lettori e giornalisti
di Luca Fazzo

qui

Quotidiano Net (Il Giorno, Il Resto del Carlino, La Nazione) 30.7.14

L’Unità chiude. E accusa: «Colpa del Pd»
di Francesco Ghidetti

qui

Avvenire 30.7.14
Niente investitori, l'Unità chiude

qui
Com.Unità 30.7.14
L’Unita’ non muore nonostante soci-giustizieri e gufi piddiini
di Carlo Patrignani
qui

















Internazionale 1061 25/31.7.14
La strage di Gaza
di Sharif Abdel Kouddous
, da The Nation, Stati Uniti
qui

Internazionale 1061 25/31.7.14
I frutti dell’ingiustizia
Non ci sono più parole per raccontare gli orrori e l’assurdità della vita dei palestinesi a Gaza
di Amira Hass
, da Ha’aretz, Israele

qui

con altri articoli sul tema
Repubblica 30.7.14
Elie Wiesel.
Parla lo scrittore e premio Nobel sopravvissuto ad Auschwitz
“Qualche volta è necessario criticare la politica della nazione ebraica: ma l’odio è inaccettabile”
“Ora bisogna mettersi al tavolo delle trattative. Chi è intelligente capisce che non ci sono alternative”
“Netanyahu faccia come Rabin. Si deve trattare per i due Stati”
intervista di Andrea Tarquini

su spogli

Repubblica 28.7.14
Siamo prigionieri in una “bolla” d’odio ma questo conflitto ci spinge a cambiare
di David Grossman

su spogli

Repubblica 30.7.14
“Io, ebrea in piazza per Gaza con la stella di David”
“Dobbiamo uscire dalla bolla: si può disapprovare Israele senza diventare antisemiti”
intervista di Anna Lombardi

su spogli




















Repubblica 30.7.14
Gli autografi restaurati
Gramsci, Lettere e Quaderni all’Archivio Centrale dello Stato

su spogli
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L’Osservatore Romano 28.7.14
Papa Bergoglio:
«Perdono per i cattolici che hanno firmato le leggi razziali durante il periodo del fascismo in Italia, e che poi hanno contribuito all’avvio delle denunce e quindi delle persecuzioni...»

qui
 

San Giovanni (detto Gianni) Cuperlo, San Giuseppe (detto Pippo) Civati, e San Giovacchino (detto Nichi) Vendola,
qui sopra in una loro ingannevole e caduca apparenza fenomenica,
qui di seguito invece nella loro autentica essenza ontologica:
Pippo Civati martedì 29  a Milano parteciperà alla festa del partitino di "gesucristo" Vendola
in un dibattito dal titolo “Per un nuova rappresentazione sociale del lavoro”
Affaritaliani.it 25.7.14
Sel, a Milano "Adelante" festa nazionale. 31/7 appuntamento con Affari
Nichi Vendola parlerà il 2/8, sabato 26/7 Susanna Camusso,
Pippo Civati il 29 e domenica 27 con Giuliano Pisapia.
I temi: lavoro, pace e giustizia.
Al Carroponte di Sesto S. Giovanni fino al 4 agosto la Festa nazionale di Sel.
qui
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LE REGISTRAZIONI DEGLI INCONTRI DI LIVORNO
TRASMESSI IN DIRETTA STREAMING
SONO DISPONIBILI QUI
UNA PRODUZIONE ASSOCIAZIONE CULTURALE AMORE E PSICHE
REALIZZAZIONE DI MAWIVIDEO

LE PIAZZE EUROPEE PER GAZA
da "LA STAMPA":

UN DOCUMENTO DELL'ANPI 
L'ASSOCIAZIONE NAZIONALE DEI PARTIGIANI ITALIANI:

Corriere 26.7.14
Solo quando capiremo la tragedia degli altri faremo passi avanti
di Daniel Barenboim

Direttore musicale del Teatro alla Scala
Scrivo queste parole come titolare di due passaporti, israeliano e palestinese. Le scrivo con il cuore affranto, mentre i tragici eventi di Gaza nelle ultime settimane hanno riconfermato il mio profondo convincimento che non può esserci una soluzione militare al conflitto israelo-palestinese. Non è questo un conflitto politico, bensì umano, tra due popoli che nutrono la medesima, e in apparenza irriconciliabile, convinzione di avere diritto esclusivo allo stesso minuscolo lembo di terra. Ed è proprio perché si è trascurato questo particolare in tutti i negoziati che ogni tentativo per trovare una soluzione al conflitto fino ad oggi è fallito. Anziché riconoscere la vera natura del conflitto, e risolverla, le due controparti hanno cercato soluzioni facili e veloci. Sfortunatamente, non esistono scorciatoie se si vuole arrivare a una soluzione. La scorciatoia funziona solo quando conosciamo bene il territorio che attraversiamo — ma in questo caso nessuno possiede quella conoscenza, proprio perché il nocciolo e l’essenza del conflitto rimangono entità sconosciute e inesplorate. Provo profonda partecipazione per il terrore in cui vivono oggi i miei concittadini israeliani: il rombo continuo del lancio dei razzi, il timore di venire colpiti o di veder dilaniati i propri cari. Ma provo altrettanta e profonda compassione per la sorte dei miei concittadini palestinesi di Gaza, che vivono nell’angoscia e piangono le loro perdite spaventose giorno dopo giorno. Dopo decenni di devastazione e morte da una parte e dall’altra, l’odierno conflitto ha toccato un livello di efferatezza e di disperazione fino ad ora inimmaginabile. Mi azzardo quindi ad avanzare una proposta: che non sia proprio questo il momento migliore per cercare una vera soluzione al problema? Certo, il cessate il fuoco è indispensabile, ma non basta. L’unico modo per uscire da questa tragedia, l’unico modo per evitare nuove tragedie e nuovi orrori è proprio quello di sfruttare la disperazione del momento e costringere tutti a parlarsi. Non ha senso che Israele si rifiuti di negoziare con Hamas o di riconoscere il governo di unità nazionale. No, Israele deve ascoltare quei palestinesi che vogliono parlare con un’unica voce.
La prima risoluzione da raggiungere è un accordo comune sul fatto che non esiste più l’opzione militare. Solo allora si potrà cominciare a discutere di una soluzione equa per i palestinesi, che aspettano da decenni, e della sicurezza di Israele, anch’essa sacrosanta. Noi palestinesi ci aspettiamo una soluzione giusta, altro non chiediamo che giustizia e gli stessi diritti garantiti a ogni popolo sulla terra: indipendenza, autodeterminazione, libertà e tutto ciò che ne scaturisce. Noi israeliani vogliamo vederci riconoscere il diritto a vivere sullo stesso territorio. La spartizione della terra potrà farsi solo dopo che i due contendenti avranno non solo accettato, ma profondamente compreso, che possono vivere uno accanto all’altro, non volgendosi le spalle. Alla base stessa di un riavvicinamento da tanto tempo auspicato si avverte il desiderio di condividere gli stessi sentimenti di empatia e di compassione. A mio parere, la compassione non è solo il sentimento che nasce dalla comprensione delle esigenze dell’altro, a livello psicologico, bensì incarna un vero obbligo morale. Solo attraverso lo sforzo di capire la tragedia dell’altro potremo muovere i primi passi gli uni verso gli altri. Nelle parole di Schopenhauer: «Nulla ci ricondurrà così celermente sul sentiero della giustizia come l’immagine mentale del dolore, del lutto e delle lacrime del perdente». In questo conflitto, siamo tutti perdenti, e potremo superare questa drammatica situazione solo iniziando ad accettare e a riconoscere la sofferenza e i diritti dell’altro. E sulla base di questa comprensione reciproca potremo sperare di costruire un futuro insieme.
(Traduzione di Rita Baldassarre)

SADICI CRIMINALI ASSASSINI !
È salito a 605 il numero di palestinesi assassinati dall’esercito dello Stato ebraico, i feriti sono migliaia e i profughi decine di migliaia. Per l'Unicef, fino a ieri i bambini palestinesi vittime del conflitto di età tra i 5 mesi e i 17 anni. Due bambini su tre hanno meno di 12 anni. L'Unicef stima inoltre che più di 900 bambini risulterebbero feriti.

l’Unità 21.7.14
Nabil Abu Rudeina
Il portavoce del presidente dell’Anp AbuMazen:
«Bombardare a tappeto quartieri densamente abitati non è un esercitare il diritto di difesa»
«Il mondo è passivo di fronte a questo genocidio»
intervista di U.D.G.
 
«Bombardare a tappeto quartieri densamente abitati non è un esercitare il diritto di difesa né può essere giustificato in nome della lotta al terrorismo. Massacri come quello perpetrato oggi (ieri, ndr) a Sajaya hanno solo una definizioni: crimini di guerra». A parlare è una delle figure più rappresentative della leadership palestinese: Nabil Abu Rudeina, portavoce del presidente dell’Autorità nazionale palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen).
A Gaza è stata una domenica di sangue. Segnata dal massacro di Sajaya. Il presidente Abbas è in Qatar per cercare di rilanciare il cessate-il-fuoco.
«La situazione è drammatica. Siamo nel pieno di una tragedia immane. I morti si contano a centinaia, i feriti a migliaia. Gli sfollati sono ormai quasi 100mila. Il mondo non può assistere passivamente a quello che il presidente Abbas ha giustamente definito come un genocidio in atto a Gaza».
Israele imputa a Hamas la responsabilità di aver rigettato la tregua negoziata dall’Egitto e accettata dal presidente Abbas.
«Quella proposta va ripresa e dettagliata ulteriormente. Ma ciò sarà possibile se tutti i soggetti in campo faranno la loro parte. È importante in questo senso l’iniziativa della Lega Araba e dei singoi Paesi membri che possono esercitare la loro influenza anche in campo palestinese. L’iniziativa egiziana è ancora in campo, intanto però a Gaza si continua a morire, e a morire sono in gran parte donne, bambini, civili... Le armi devono tacere per permettere alla diplomazia di agire, le armi devono tacere per permettere alle organizzazioni umanitarie di prestare soccorso alla popolazione di Gaza. Come si può parlare di dialogo, di pace, quando negli ospedali della Striscia mancano il plasma, gli aghi per suturare le ferite? Il cessate-il-fuoco va imposto immediatamente. Ne va della vita di altre centinaia di persone».
Insisto su un punto: Israele accusa il presidente Abbas di aver legittimato Hamas con la formazione di un governo di riconciliazione nazionale di cui il movimento islamista fa parte. Per Netanyahu, avete aperto ai terroristi.
«I governanti israeliani sono molto abili nel manipolare la realtà e far cadere sugli altri le responsabilità dei fallimenti del negoziato. Ma la verità è un’altra. Opposta. Il presidente Abbas si è detto disponibile, e non da oggi, a quei compromessi necessari per giungere ad un accordo di pace globale fondato sul principio, delineato anche nella Road Map del Quartetto per il Medio Oriente (Usa, Ue, Onu, Russia, ndr), di “due popoli, due Stati”. Se il negoziato non è andato avanti è perché con le sue forzature unilaterali, Israele ha praticato una politica dei fatti compiuti che ha depotenziato quel principio, rendendolo sempre meno praticabile. Tuttavia, restiamo convinti che non ci sia un’alternativa al dialogo. La guerra non è il destino inevitabile dei popoli che vivono in Palestina. C’è il piano di pace già approvato dalla Lega Araba, si parta da quello, che se accettato, determinerebbe una svolta storica nell’intero Medio Oriente, perché aprirebbe la strada ad una pace non fra Israeliani e Palestinesi, ma una pace fra Israele e i suoi vicini arabi».
Tornando alla guerra di Gaza. L’Anp parla di tregua, ma da più parti, e non solo in Israele, si mette in dubbio che il presidente Abbas possa imporla ad Hamas.
«Delegittimare la controparte è un esercizio che fa il gioco solo di chi vuol far saltare il tavolo negoziale. Il presidente Abbas è il garante degli accordi sottoscritti dall’Anp e dall’Olp. Il presidente Abbas è l’unico legittimato a negoziare. Ma negoziare non significa rinunciare a far valere le proprie ragioni. Quando chiediamo lo stop agli insediamenti nei Territori occupati, quando sosteniamo che un negoziato di pace deve avere come basi le risoluzioni Onu 242 e 338, quando sottolineamo la necessità di fare chiarezza sui confini dei due Stati, quando diciamo che una pace giusta e duratura deve comprendere anche Gerusalemme, quando sosteniamo tutto ciò non lo facciamo per accondiscendere ad Hamas ma perché siamo profondamente convinti che la pace è un incontro a metà strada o non è. Per questo affermiamo che la tregua deve essere il primo passo seguito subito dopo dalla riapertura del negoziato. Alternative non ne esistono. Per noi ma anche per Israele. Perché neanche il più militarista tra i falchi di Tel Aviv può pensare di poter cancellare un intero popolo e annientare con la forza i suoi diritti all’autodeterminazione».















il Venerdi di Repubblica 18.7.14
Dai tempi d’oro a questa crisi: che malinconia la mia Unità
intervista di Concetto Vecchio

qui

l’Unità 19.7.14
L’unica, la sola, la sempiterna vittima
di Moni Ovadia
 
I CITTADINI DELLO STATO D’ISRAELE IN QUESTI GIORNI SONO VITTIME DI UNA PIOGGIA DI MISSILI CHE PROVENGONO DALLA STRISCIA DI GAZA e vivono l’angoscia degli allarmi che li costringono a correre nei rifugi per evitare di essere colpiti. Fortunatamente, l’efficacia dei missili lanciati dall’ala militare di Hamas o di altri gruppi jihadisti o islamisti è molto limitata. Cionondimeno vivere sotto la minaccia di quelle armi ancorché poco efficienti non cancella la condizione di vittima e men che meno il sentimento di essere tale. I sostenitori delle ragioni di Israele sempre e comunque, senza se e senza ma, oggi come ieri, proclamano tuttavia che Israele sia vittima in ogni circostanza e qualsiasi cosa faccia, qualunque sia la politica praticata dal suo governo.
Non vedono altro, non vogliono che la loro fede sia neppure sottoposta al vaglio di disamine critiche. Per esempio, Gaza dopo l’evacuazione dei coloni ad opera di Ariel Sharon è stata ridotta a una gabbia sigillata, il suo territorio, le sue acque territoriali, i suoi confini, il suo spazio aereo sono sotto il controllo dell’esercito israeliano, le risorse idriche, l’energia elettrica è sotto il controllo delle autorità israeliane, i movimenti dei cittadini, persino la loro identità sono sottoposte al controllo di Israele, il flusso delle merci e di quali merci lo decidono sempre gli organi di controllo dello stato di Israele, la popolazione palestinese gazawi vive in una condizione infernale, sottoposta allo stillicidio di un assedio permanente, il numero delle sue vittime civili e innocenti dei ripetuti conflitti con l’assediante è pauroso... Chi è la vittima? Israele. Il popolo palestinese vive da quasi 50 anni sotto occupazione, le sue terre legittime secondo il diritto internazionale vengono espropriate, colonizzate, le sue topografie esistenziali vengono stravolte a favore dell’occupante, le sue case demolite o alienate, i diritti di proprietà negati per mezzo di leggi speciali, le colonie si espandono in continuazione, i suoi confini sono unilateralmente ridisegnati dall’occupante che non avendo una legge costituzionale non ha né dichiarato né definito i suoi confini. La popolazione palestinese subisce continue vessazioni come centinaia di migliaia di detenzioni amministrative senza processo ad opera dell’occupante che è potentissimo, la 4a potenza militare al mondo... Chi è la vittima? Gli israeliani.
Ora, sarebbe un errore considerare ironicamente questo sentire vittimistico di un vastissimo numero ebrei in Israele e nella diaspora. Esso è alimentato dal formidabile propellente della immane tragedia della shoah. Lo sterminio degli ebrei è mille volte rivissuto, rimetabolizzato senza fine, usato strumentalmente da politici cinici e accolto dalla vile comunità internazionale occidentale come lavacro di un ignobile complesso di colpa espiato con impudicizia colonialista sulle spalle dei palestinesi a cui viene negata dignità e identità. Per questa ragione i governanti dell’Occidente non chiamano quelli israeliani al rispetto della legalità internazionale. Ma, sia chiaro, se il drammatico e micidiale circuito della vittimizzazione psicopatologica e insieme strumentale non viene superato con un grande progetto politico culturale promosso dalle istituzioni internazionali, non ci sarà mai pace.