sabato 25 febbraio 2006

due segnalazioni di Tonino Scrimenti:

La Stampa 25 febbraio, pag.9
Scrittori e registi
al fianco di Pannella

Prosegue la campagna acquisti della Rosa nel Pugno che già, con Turci, De Giovanni e Buglio, ha creato non pochi problemi alla Quercia. Pannella ha recuperato dalla vecchia guardia radicale Gianfranco Spadaccia, e non invece Massimo Teodori, che si racconta sia rimasto. La lista annovera il costituzionalista Michele Ainis, lo scrittore Carlo Mazzantini, il regista Marco Bellocchio, che ha come trait-d’union con Bertinotti lo psico-filosofo Massimo Fagioli, e che nel corso degli anni era stato assai vicino al Pci. In quota Sdi, che riconferma i parlamentari uscenti, gli intellettuali Luciano Cafagna e Luciano Pellicani, oltre a Pio Marconi, che sedette nel Csm. La vera sorpresa, ieri, è stato il nome di Fabrizio Rondolino, inizialmente indicato in una nota ufficiale di Torre Argentina come “Fabrizio Dondolino”. «Ma è vero, o è una boutade?» chiedeva Massimo D’Alema, di cui Rondolino è stato portavoce a Palazzo Chigi, prima di dare le dimissioni per aver scritto un romanzo osé, e di lanciarsi in una carriera di giornalista e scrittore. Gli auguri sono arrivati da altri ex dello staff dalemiano, Latorre e Cuperlo, oltre che dallo stesso D’Alema. Molti gli scienziati, in campo nel nome di Luca Coscioni: Giulio Cossu del San Raffaele di Milano, il neurologo Francesco Orzi, la biologa molecolare Marisa Jaconi, il genetista Antonio Forabosco, tra gli altri.
(con una foto di Marco Bellocchio)

Al via la raccolta delle firme, anche Bellocchio e Rondolino con la Rosa nel Pugno

Al via la mobilitazione straordinaria per la raccolta delle firme necessarie alla presentazione delle liste elettorali per le prossime elezioni politiche. La raccolta si aprirà sabato 25 febbraio alle ore 11 a Piazza Campo dei Fiori a Roma con la prima firma di Luciana Nenni, seguita da quelle di Enrico Boselli e Emma Bonino. Come sapete la Rosa nel pugno è uno dei pochi partiti costretti dalla nuova legge elettorale a chiudere le liste in anticipo e a dover fare autenticare quasi centomila firme. È necessario quindi uno sforzo di tutti i compagni e simpatizzanti che già da sabato possono recarsi presso le federazioni dello Sdi o nei banchetti allestiti in tutta Italia per sostenere la Rosa nel pugno.

Corriere della Sera 25.2.06
La «Rosa» lancia Rondolino e Bellocchio
Il presidente della Quercia: è uno scherzo?
In lista anche Toscani e Cafagna
di Alessandro Trocino


A tarda sera, dal primo piano di via Torre Argentina 18, sede della Rosa nel pugno, il radicale Michele De Lucia risponde tra l’entusiasta e lo sconsolato: «I candidati? C’è una confusione pazzesca, continuano ad arrivare telefonate e a questo punto non so neanche se la facciamo la conferenza stampa». Infatti, poco dopo, a certificare il momento magico dei radical- socialisti, arriva il comunicato ufficiale di rinvio della presentazione delle candidature, «dinanzi a ulteriori, straordinarie adesioni, giunte in queste ore». Non è una formula di rito, perché dopo il piccolo esodo dei liberal ds, che ha scosso la Quercia, ieri è sbarcata alla corte di Pannella e Boselli una pattuglia di nomi di peso: l’ex portavoce di Massimo D’Alema Fabrizio Rondolino, il regista Marco Bellocchio, lo storico Luciano Cafagna, il costituzionalista Michele Ainis, l’ex membro del Csm Pio Marconi, l’intellettuale socialista Luciano Pellicani, lo scrittore Carlo Mazzantini. Infine, il fotografo Oliviero Toscani e l’uomo di spettacolo Toni Garrani.
IL REGISTA - Bellocchio si schermisce, dice che la sua è «una candidatura simbolica, anche se seria» e che lo fa soprattutto perché «la Rosa è un partito fragile. Poi me lo ha chiesto Marco, e se posso dare un contributo sono più che contento». Non è un’adesione scontata, visto che il regista ha un passato a sinistra, prima con il Pci poi con i Ds. «Il mio non è un tradimento - dice -. È solo che la Rosa difende meglio la mia identità laica: ha una posizione più ferma di quella dei Ds, che negli ultimi tempi hanno ceduto un po’ al clericalismo». Libertà della ricerca scientifica, no ai contributi per le scuole private, Pacs, no all’automatismo dell’8 per mille alla Chiesa, sono i punti del programma condivisi da Bellocchio: «Non è un caso che io abbia scritto un film che si chiama L’ora di religione ». Eppure il salto da Lenin a Pannella è lungo, soprattutto se si considerano certi aspetti della politica economica ed estera e i rischi di un alleato scomodo e imprevedibile: «Pannella è un benemerito, un padre della Patria: ha tutta la mia stima, sin dal caso Braibanti. Magari non condivido proprio tutto, ma ricordiamoci che c’è anche Boselli: mi ha colpito la spregiudicatezza di questa unione tra diversi».
EX DIESSINI E SCIENZIATI - La Rosa nel pugno, dunque, procede spedita per rafforzare la sua visibilità, ancora scarsa sui media, nonostante sia accreditata come la quarta forza del centrosinistra. La campagna acquisti di Pannella e Bonino è più che aggressiva. Lettere a raffica a nomi noti per chiedere candidature simboliche: fra gli altri, il disegnatore Vincino e Roberto D’Agostino, che l’ha pubblicata sul sito Dagospia Alla Camera le liste saranno guidate da Emma Bonino, Daniele Capezzone e Roberto Villetti. Al Senato da Marco Pannella e Ugo Intini. In lista anche i transfughi diessini De Giovanni e Turci, simboli di un’emorragia indicativa di una tendenza di parte dell’elettorato ds, sensibile alla fermezza laica delle truppe pannelliane e indispettita dai troppi cedimenti al Vaticano. Approda nella Rosa anche Rondolino, già portavoce di D’Alema. Il presidente ds reagisce da par suo, tra l’incredulo e il perfido: «È sicuro? Perché poteva anche essere uno scherzo. Comunque Rondolino è persona vivace, darà certamente il suo contributo».
Nella Rosa non ci sono solo candidature «acchiappavoti», come quelle di Toscani e Bellocchio. Marco Cappato, giovane segretario dell’Associazione Luca Coscioni, annuncia l’adesione di alcune importanti personalità del mondo scientifico, come Giulio Cossu, direttore dell’Istituto di ricerca sulle staminali al San Raffaele, e Gino Roghi, matematico. E poi ancora genetisti, storici della medicina, docenti di neurologia e biologia cellulare. Tutti pronti a riprendere la sfida lanciata da Luca Coscioni. Perché, come dice Pannella, «morendo da sconosciuto, Luca, sei nato all’Italia: e da lassù continuerai a muovere le cose».

Corriere della Sera 25.2.06
stessa pagina
Il regista che passò dalla filosofia al cinema militante e anticlericale

Regista, emiliano, dopo la facoltà di Filosofia alla Cattolica, nel 1959 si iscrive al Centro Sperimentale di Cinematografia. Nel 1965 esordisce alla Mostra del Cinema di Venezia con «I pugni in tasca». Poi si avvicina al cinema militante: «La Cina è vicina» (1967) e «Nel nome del padre» (1971). Nel 1986 «Il diavolo in corpo». Nel 2002 «L’Ora di religione», con Sergio Castellitto, dai forti contenuti anticlericali.

la stessa notizia anche su Repubblica, La Gazzetta del Sud, Libertà...
Carla Severini comunica che da lunedì 6 febbraio 2006 ha avuto inizio il corso

"Uguale e diverso. Considerazioni sul rapporto tra uomo e donna"

tenuto da Annelore Homberg presso l'Università degli Studi di Foggia

il corso prosegue fino al 6 marzo p.v.

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quotidiano Europa
Per Modì quattro mesi sull'altare della patria
di Simona Maggiorelli

Immagini femminili dal collo lungo e elegante. Sottilmente deformate, a raccontare qualcosa che non è la fredda percezione della rétina. Figure affascinanti e un po’ enigmatiche, che ricordano le eteree Madonne di vetro soffiato dipinte da Parmigianino. Stilizzate, raccontate con pochi dettagli descrittivi, anche se mai altrettanto irreali, mai imprigionate in rigide icone come voleva la lunga tradizione della pittura italiana di immagini sacre. Anzi, al contrario, rese vive e vibranti da uno sguardo appassionato. Era uno sguardo del tutto personale quello di Amedeo Modigliani, il pittore livornese a cui il Vittoriano di Roma dedica, dal 24 febbraio al 20 giugno. una mostra che, insieme a molti prestiti dall’estero, raccoglie tutte le sue opere conservate in Italia. Uno sguardo pittorico, la cui originalità è rimasta per molti anni aduggiata da racconti romanzeschi, dal mito di una vita bohémien, bruciata in pochi anni fra droghe e dissipazione, in una Parigi d’inizi Novecento ricca di fermenti culturali, percorsa dalla febbre viva delle avanguardie. Un’immagine da agiografia maudit che ha rischiato, nella larga circolazione di film e romanzi popolari, di mettere in ombra il vero talento di un Modì certamente dandy, colto, anarchico e socialista come la sua Livorno, ma soprattutto pittore geniale che, sulla via di una ricerca poi portata alle più radicali conseguenze da Picasso, rifiuta di fare una pittura cronachistica, che racconti solo il guscio razionale delle cose. Come Matisse, Modigliani si era dato un altro compito (e non importa quanto coscientemente): riuscire a cogliere e tradurre su tela qualcosa di molto intimo, di più sensibile, qualcosa che raccontasse il mondo interiore delle persone che incontrava, amici, poeti, galleristi, protagonisti con lui di quella straordinaria stagione artistica che Parigi visse fra gli anni ’10 e ’20, ma soprattutto di rappresentare il femminile come nessuno ancora aveva fatto. Da qui la forza di certi suoi ritratti di modelle, amiche e amanti, che hanno la semplicità e la forza ieratica di immagini antiche, atemporali come le sculture africane che Modigliani ,come Picasso e Matisse, amava. Ma anche la struggente emozione di certi ritratti di Jeanne Hèbuterne, la giovane donna che gli dette una figlia e che si suicidò pochi mesi dopo la sua morte. Sulla tela, una figura appena accennata, soffusa di malinconia e, come molti altri celebri ritratti di Modigliani, con lo sguardo vuoto, o rivolto lontano, come perso dietro pensieri e immagini interiori. In questo come nella lunga figura affusolata dell’amica polacca Lunia Czeshowska e in molti altri ritratti e nudi in mostra a Roma si ritrova integra l’ispirazione di Modì. C’è un sentire interno che muove la mano del pittore a tratteggiare immagini che non sembrano frutto di sedute di posa, ma rubate in un momento di quiete fra il sonno e l’amore. Un calore di vita che Modigliani aveva imparato da Cèzanne ad articolare con colori caldi, in forme pure racchiuse quasi in una sola linea, tracciata, si direbbe, quasi senza mai staccare il pennello. Basta pensare a certi quadri come il Nudo sdraiato con le braccia dietro la testa della Collezione Bürle in arrivo a Roma da Zurigo e altri inconfondibili nudi femminili, plasmati in forme morbide e che richiamano alla mente la plasticità di certe composizioni di Cèzanne, che Modigliani aveva conosciuto in una retrospettiva del 1907, quando si trovava da un anno a Parigi . La mostra curata da Rudy Chiappini e che (dopo quarantasette anni dalla storica mostra del ‘59 alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna diretta da Palma Bucarelli) riporta a Roma centoventi opere del pittore livornese ricostruisce tutta la parabola artistica di Modigliani, offrendo la possibilità di vedere una accanto all’altra delicati capolavori come il Nudo coricato con le mani unite del 1917, della Fondazione del Lingotto, ma anche i celebri ritratti della pittrice inglese Beatrice Hastings del gallerista Leopold Zborowski e del mercante d’arte Paul Guillame e quello di Monsieur Baranowski , che con Modigliani condivideva le serate nei caffè di Montparnasse, un ambiente di artisti e bohèmien che la mostra ricostruisce attraverso documenti originali e fotografie d’epoca. Ma di Modigliani in mostra si troveranno anche molti disegni, schizzi impressionistici, rapidi e suggestivi, come il ritratto di Cocteau e di altri compagni di avventura . Ma anche disegni a pastello di Cariatidi, quelle figure statuarie antiche che ispirarono anche alcune sculture al pittore toscano e di cui sono rimaste scarse testimonianze. Da qui la leggenda che Modigliani, insoddisfatto, le avesse gettate in Arno. E che vent’anni fa dette l’idea a studenti in vena di burle di metterne in scena il ritrovamento producendo dei falsi. Con grande scorno di critici eminentissimi che caddero nella trappola di riconoscerli per autentici.

una segnalazione di Elena Canali:

vita.it 22.11.2005
Embrioni in adozione: i nodi della polemica
di Sara De Carli (s.decarli@vita.it)
Venerdì la decisione del Cnb: anche donne single possono adottare embrioni. Ed è di nuovo polemica


Gabriella Cetroni segnala i seguenti articoli:

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«Contro il fondamentalismo? L’esempio di Trotsky»
Intervista al filosofo della scienza Giulio Giorello, ospite oggi a Roma del festival di filosofia. Quale rapporto deve avere il pensiero scientifico e laico di fronte alle ingerenze della religione nella sfera pubblica?
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Usa, il diritto d'aborto sotto attacco
La Corte suprema rimodellata da Bush con l'entrata dei due giudici iper-conservatori Alito e Roberts, deciderà sulla costituzionalità di una legge del presidente del 2003 che limita quel diritto
S.D.Q.