mercoledì 6 dicembre 2006

il Riformista 6.12.06
La "normale" vita irrazionale di Fagioli
di Livia Profeti

Atteso evento alla Fiera nazionale della piccola e media editoria di Roma, venerdì 8 dicembre (ore 12. sala Dante) le Nuove Edizioni Romane presenteranno “Una vita irrazionale”, il nuovo libro di Massimo Fagioli che contiene le lezioni di Psicologia generale svolte nel 2006 all’Università di Chieti-Pescara. Particolarissime e frequentatissime. le lezioni che Fagioli tiene dal 2002 non possono essere definite in termini classici, perché esse sono anche ricerca in atto dove si sviluppa, come si legge nel volume sulle lezioni del 2002, «un discorso nuovo sulla realtà umana, sul pensiero non cosciente, il sogno, le immagini, il linguaggio. il rapporto uomo donna».
Come ci spiega l’editore, queste lezioni si legano più che mai all’attualità. Fagioli vi ricostruisce infatti la propria formazione negli anni importanti del fascismo e del dopoguerra e le scelte compiute: il rifiuto della psichiatria organicista e della psicoanalisi freudiana, preceduto dalla diffidenza verso il Partito comunista e dalla simpatia per il riformismo rivoluzionario di Riccardo Lombardi. Scelte sulle quali abbiamo avuto il piacere di porgere qualche domanda allo stesso Fagioli, il quale ci ha spiegato che la parola «“irrazionale” è stata condannata da l0.000 anni come tutto ciò che è cattivo, brutto, non umano, violento», mentre egli sta spendendo tutta una vita, appunto irrazionale. «per far emergere questa altra realtà che ha una ricchezza che la ragione non ha, come dimostrano artisti come Picasso e Caravaggio, che però è stata sempre denigrata e condannata». Questo titolo è quindi una provocazione? «E una sfida al senso comune per cui l’irrazionale è pazzia, non è realtà umana. L’irrazionale sarebbe animale, mentre la verità è che se c’è una “ragione” è quella della leonessa che va a caccia e che calcola tutto ciò che è vantaggioso o meno: preferisce i cuccioli piuttosto che gli animali grossi, teme il bufalo perché la può ferire ecc. Dunque è molto razionale. Quello che la leonessa non ha è la pittura, la musica, la poesia, cioè non ha l’irrazionale. Poi però nella mentalità comune l’irrazionale significa animalesco e l’identità umana è quella solita razionale di Socrate e di Platone». E Nietzsche? «Si può pensare che avesse intuito l’emergenza di un irrazionale, però non aveva per niente le idee chiare. In lui si può trovare questa cosa dell’apollineo e dionisiaco che erano appunto ragione e classicità e romanticismo. Però non è arrivato all’inconscio. In Nietzsche non ci sono queste otto ore di sonno che, non si capisce perché, non si sono mai distinte dalla morte: anche Severino dice che nel sonno c’è il non essere, come se il sonno fosse la morte». E invece cosa accade nel passaggio dalla veglia al sonno? «C’è questa continua trasformazione dall’uno all’altro stato, condizione, realtà, per cui l’uomo può abbandonare coscienza, comportamento e linguaggio articolato ma vivere lo stesso e avere un altro pensiero. che è quello delle immagini. Il corpo funziona a livelli più ridotti ma funziona sempre. Tutto l’apparato neuromuscolare si ferma ma “rinasce” al mattino quando ci si sveglia». Eppure comunemente si pensa che se vanno via coscienza e ragione si impazzisce... «Ma nel sonno uno non è matto, anzi! In questi segni che sono i sogni si può vedere che c’è una mente molto più intelligente, specialmente nel rapporto interumano, che può essere soltanto se si aprono le porte di questo inconscio inconoscibile, che non sono state mai aperte». E il rapporto uomo-donna? «Men che meno. Con la sola coscienza. comportamento e ragione il rapporto è violento, perché la ragione è maschile. Se ne sono appropriati i maschi già da qualche migliaio di anni». Ci può chiarire meglio questo passaggio? «La parola cardine è “diverso”. Anni fa scoprii che la parola “diverso” apre le porte all’ossimoro di un essere umano uguale a me ma anche diverso da me: la donna per l’uomo e l’uomo per la donna. Se è uguale come fa ad essere anche diverso? E necessario superare il principio aristotelico, perché questa contraddizione va sostenuta in quanto va a rappresentare il diverso di me stesso», Cos’è “il diverso di me stesso”? «È il bambino che non cammina e non parla, cioè quella dimensione che poi si ricrea nel sonno, che non ha comportamento, coscienza e linguaggio articolato. Che dura più di un anno di vita. La parola “diverso” fa scattare questa associazione di immagine per cui l’essere umano diverso va a rappresentare questo primo anno di vita: questa realtà mentale non cosciente, l’inconscio. Il rapporto uomo-donna si potrà realizzare nella sua realtà solamente se questo inconscio non è più inconoscibile ma diventa conoscenza della realtà umana». Allora l’inconscio non è idee innate, né spirito santo o demoniaco? «L’inconscio non è altro che il primo anno di vita. Che Picasso sa “ricreare” con le sue immagini. Per cui l’arte non è riproduzione o descrizione del sogno, checché ne dica Dalì, ma è ricreazione. Altrimenti chiunque racconta un sogno sarebbe artista, cosa ovviamente non vera». Allora questa sua “vita irrazionale” non è poi così folle? «Tutt’altro, io sono estremamente coerente, le mie pazzie consistono al massimo in un bicchierino di cognac in più in trent’anni... purtroppo sono volgarmente normale! Però ho fatto l’analisi collettiva. Non ho mai fatto trasgressioni, sono sempre passato con il verde, non ho mai spaccato una vetrina, però ho fatto l’analisi collettiva, la follia enorme: una cosa irrazionale».
Livia Profeti
(testo ricevuto da Anselmo Teolis)