Chicago Tribune
European Union fest enters final week
By Michael Wilmington
Tribune movie critic
CHIGAGO. The third and final week of the Gene Siskel Film Center's European Union Film Festival offers one of its richest schedules so far--with a bevy of fine European films ranging from Lars von Trier's controversial Danish Cannes hit "Dogville" (with Nicole Kidman) to Marco Bellocchio's justly praised real-life Italian political thriller "Good Morning, Night" to interesting documentaries on British literary great George Orwell and Swedish photographer/jazzman Georg Oddner.
Following are reviews from the fest's third week:
`Good Morning, Night' (star)(star)(star)(star) (Italy; Marco Bellocchio, 2003). One of the very best films of the stylish Italian political/psychological gadfly Bellocchio ("China Is Near"). Based on the Red Brigade kidnapping of Italian premier Aldo Moro (Robert Herlitzka), it draws a sympathetic, multileveled portrait of the patient Moro confronting his relentlessly ideological captors, as the terrorists' cat-and-mouse game with the Italian government keeps sliding toward danger and death. In Italian, with English subtitles. 6 p.m. Fri., 3 p.m. Sun
`Presence' (star)(star)(star)1/2 (Sweden; Jan Troell, 2003).
...
`Loser Takes All' (star)(star) (Greece; Nikos Nikolaidis, 2002).
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`Dogville' (star)(star)(star)1/2 (Denmark; Lars von Trier, 2003).
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`The Galindez File' (star)(star)(star) (Spain; Gerardo Herrera, 2003).
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`Song for a Raggy Boy' (star)(star)1/2 (Ireland; Aisling Walsh, 2003).
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`Interview' (star)(star)(star) (Netherlands; Theo van Gogh, 2003).
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`Twentynine Palms' (star)(star)1/2 (France-U.S.; Bruno Dumont, 2003).
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`Orwell: Against the Tide' (star)(star)1/2 (Great Britain; Mark Littlewood, 2003).
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All films are screened at the Gene Siskel Film Center of the School of the Art Institute, 164 N. State St. For information, visit the Web site (www.siskelfilmcenter.org) or call 312-846-2600.
«SEGNALAZIONI» è il titolo della testata indipendente di Fulvio Iannaco che - registrata già nel 2001 - ha ormai compiuto il diciottesimo anno della propria continua ricerca e resistenza.
Dal 2007 - poi - alla sua caratteristica originaria di libera espressione del proprio ideatore, «Segnalazioni» ha unito la propria adesione alla «Associazione Amore e Psiche» - della quale fu fra i primissimi fondatori - nella prospettiva storica della realizzazione della «Fondazione Massimo Fagioli»
L'ASSOCIAZIONE CULTURALE
sabato 20 marzo 2004
i Greci e l'irrazionale
Repubblica 20.3.04
LA CONCUBINA DI ACHILLE
Lo strano furto di Agamennone
Torna in libreria "I Greci e l'irrazionale" di Eric Robertson Dodds
Un saggio rivoluzionario che rompe gli schemi della visione classica
Pubblicato nel '51 fu tradotto nel '59 con la prefazione di Arnaldo Momigliano
I sogni sono un canale di comunicazione tra uomini e dei
di FRANCO VOLPI
Il padre era alcolizzato cronico e in mancanza di altre cure viveva segregato in casa, tenuto dalla moglie agli «arresti domiciliari». Fortunatamente morì presto. Lui, Eric Robertson Dodds, unico figlio nato dall´infelice unione, aveva appena sette anni. Ragazzo di poche speranze nell´Ulster di fine Ottocento, amante del rugby e del cricket, grazie alla madre trovò l´àncora cui aggrapparsi per dare un senso alla propria esistenza: la filologia classica. Ma la strada non fu facile. «Per staccare un biglietto alla lotteria della vita dovetti pagare un prezzo elevato», confesserà nella sua autobiografia (Missing Persons, Clarendon Press, pagg. 202, 47, 50 sterline). Scritta dopo la morte della moglie nel 1973, più per un impietoso tentativo di autoanalisi che per offrire ai classicisti edificanti ricordi, è un documento avvincente che ci consente di dare un «posto nella vita» al rivoluzionario libro che lo rese celebre: I Greci e l´irrazionale (1951). Un libro che segnò una svolta negli studi sulla cultura greca e che, tradotto nel 1959, è ora riproposto da Sansoni (a cura di Riccardo Di Donato, con la storica prefazione di Arnaldo Momigliano, pagg. 407, 22 euro).
L´educazione di Dodds alla filologia classica non fu limpida né solare: la turbavano non solo il ricordo del padre, ma anche le mille difficoltà a piegarsi alla disciplina di Oxford, dove ebbe comunque maestri illustri quali G. Murray e J. A. Steward, e un compagno come T. S. Eliot. Il bisogno di autenticità induce Dodds a confessarsi e a non risparmiarci nemmeno dettagli per lui scabrosi, e per noi quasi comici: la prima imbarazzante erezione, gli esperimenti con la canapa indiana, la visita in un bordello. Utili comunque a captare l´inquietudine del personaggio.
Terminati gli studi, dopo avere insegnato a Reading e a Birmingham, dove conobbe W. H. Auden, nel 1936 Dodds fu chiamato come regius professor di greco a Oxford. Fu la svolta nella sua carriera. I Greci e l´irrazionale nacque da un invito dell´Università di California nel 1949. Aprendosi ai suggerimenti dell´antropologia, dell´etnologia e della psicologia, Dodds rompe gli schemi e l´ottica disciplinare della filologia classica e, complicando la visione classica della Grecia allora in auge, dischiude uno scorcio profondo sui suoi aspetti «irrazionali», prospettando un´innovativa interpretazione della mentalità greca. Il libro apparve come l´antitesi dell´altrettanto celebre volume di Bruno Snell, tradotto nel 1951 da Einaudi con il titolo La cultura greca e le origini del pensiero europeo, che presentava la Grecia come la culla della razionalità occidentale.
Dodds muove dall´analisi di alcuni comportamenti «irrazionali», inspiegabili alla mentalità moderna, che ricorrono nei poemi omerici. Per esempio quando all´inizio dell´Iliade Agamennone, per rifarsi della perdita della propria concubina, sottrae ad Achille la sua. L´eroe si giustifica asserendo che furono potenze divine, «Zeus, il destino ed Erinni viaggiatrice nelle tenebre», a infondere nella sua mente l´insania: «Che potevo fare io? È un dio che manda a termine tutte le cose». Si è interpretata questa discolpa come un sottrarsi del re acheo alle proprie responsabilità. Si è anche pensato a un espediente poetico usato da Omero per rendere avvincente la narrazione. Spiegazioni troppo frettolose, secondo Dodds: «I Greci non erano selvaggi». Tanto più che dallo studio della cosiddetta «religione omerica» emergono altri esempi di comportamenti irrazionali di questo tipo, in cui le azioni dell´individuo sono ricondotte a una potenza sovrannaturale. La tesi di Dodds è che si tratti di effettivi processi psicologici, e che la struttura della mentalità greca arcaica sia profondamente diversa dal moderno modo di pensare. Egli ipotizza peraltro che vi sia stato un passaggio da una «cultura della vergogna», operante nel mondo degli eroi dell´Iliade, a una «cultura della colpa», affermatasi più tardi. Ma svariati altri materiali alimentano lo studio dell´irrazionale presso i Greci. I sogni, anzitutto, considerati dai Greci come un canale di comunicazione tra gli dèi e gli individui mortali.
Queste idee hanno impresso una svolta agli studi classici, ma hanno anche ispirato ricerche innovative come quelle di J. Jaynes sul Crollo della mente bicamerale e l´origine della coscienza (Adelphi). Se uno solo degli emisferi del nostro cervello, in genere quello sinistro, presiede alle funzioni del linguaggio e della vita cosciente, chi abita l´«emisfero muto» connesso con l´emotività? Rifacendosi a Dodds, Jaynes sostiene che un tempo esso era abitato dalle voci degli dèi, e che la struttura della «mente bicamerale» riflette la divisione fra «l´individuo e il suo dio», tipica della mentalità arcaica. La coscienza in senso moderno è una forma che si disegna staccandosi dal fondo antico della mente bicamerale.
Altro punto su cui Dodds fu pioniere è lo studio dello sciamanismo asiatico con cui i Greci entrarono in contatto attraverso il Mar Nero nel VII secolo. Egli ne rintraccia l´influenza nella concezione greco-arcaica dei rapporti tra anima e corpo, nella credenza nella reincarnazione che fece allora la sua comparsa, nonché in personaggi come Orfeo e Pitagora, che non esita a considerare figure sciamaniche.
E che accadde con la Grecia classica del logos? Se è vero che con il grande sviluppo della razionalità la mentalità arcaica «irrazionale» entra in crisi, è pur vero, secondo Dodds, che l´«irrazionale» non scompare del tutto. Anzi, riemerge prontamente non appena se ne creino le condizioni. Ecco allora che in età ellenistica si assiste a una vera e propria «fuga dalla ragione», a un´efflorescenza di teurgia, astrologia, arti magiche, religioni misteriche e soteriosofiche, di cui Dodds cerca di indagare i motivi. Primo fra i quali «il timore dalla libertà», come lo definisce, con la corrispondente ricerca di profeti e di salvatori. Una situazione che gli appare analoga a quella del disorientato mondo contemporaneo, come rivela lo splendido saggio Pagani e cristiani in un´epoca di angoscia (1965), in cui - ormai in pensione - ritorna sul tema dell´irrazionalismo.
La verità è che lo studio del mondo greco non fu mai per Dodds fine a se stesso. Fu il termine di confronto per interpretare il presente. Interrogato poco prima di morire (1979) su che cosa stesse studiando, rispose che stava «cercando di capire meglio il nostro tempo». Singolare per un filologo classico. Ma non per lui, che usava la sua scienza come mezzo per comprendere l´uomo.
LA CONCUBINA DI ACHILLE
Lo strano furto di Agamennone
Torna in libreria "I Greci e l'irrazionale" di Eric Robertson Dodds
Un saggio rivoluzionario che rompe gli schemi della visione classica
Pubblicato nel '51 fu tradotto nel '59 con la prefazione di Arnaldo Momigliano
I sogni sono un canale di comunicazione tra uomini e dei
di FRANCO VOLPI
Il padre era alcolizzato cronico e in mancanza di altre cure viveva segregato in casa, tenuto dalla moglie agli «arresti domiciliari». Fortunatamente morì presto. Lui, Eric Robertson Dodds, unico figlio nato dall´infelice unione, aveva appena sette anni. Ragazzo di poche speranze nell´Ulster di fine Ottocento, amante del rugby e del cricket, grazie alla madre trovò l´àncora cui aggrapparsi per dare un senso alla propria esistenza: la filologia classica. Ma la strada non fu facile. «Per staccare un biglietto alla lotteria della vita dovetti pagare un prezzo elevato», confesserà nella sua autobiografia (Missing Persons, Clarendon Press, pagg. 202, 47, 50 sterline). Scritta dopo la morte della moglie nel 1973, più per un impietoso tentativo di autoanalisi che per offrire ai classicisti edificanti ricordi, è un documento avvincente che ci consente di dare un «posto nella vita» al rivoluzionario libro che lo rese celebre: I Greci e l´irrazionale (1951). Un libro che segnò una svolta negli studi sulla cultura greca e che, tradotto nel 1959, è ora riproposto da Sansoni (a cura di Riccardo Di Donato, con la storica prefazione di Arnaldo Momigliano, pagg. 407, 22 euro).
L´educazione di Dodds alla filologia classica non fu limpida né solare: la turbavano non solo il ricordo del padre, ma anche le mille difficoltà a piegarsi alla disciplina di Oxford, dove ebbe comunque maestri illustri quali G. Murray e J. A. Steward, e un compagno come T. S. Eliot. Il bisogno di autenticità induce Dodds a confessarsi e a non risparmiarci nemmeno dettagli per lui scabrosi, e per noi quasi comici: la prima imbarazzante erezione, gli esperimenti con la canapa indiana, la visita in un bordello. Utili comunque a captare l´inquietudine del personaggio.
Terminati gli studi, dopo avere insegnato a Reading e a Birmingham, dove conobbe W. H. Auden, nel 1936 Dodds fu chiamato come regius professor di greco a Oxford. Fu la svolta nella sua carriera. I Greci e l´irrazionale nacque da un invito dell´Università di California nel 1949. Aprendosi ai suggerimenti dell´antropologia, dell´etnologia e della psicologia, Dodds rompe gli schemi e l´ottica disciplinare della filologia classica e, complicando la visione classica della Grecia allora in auge, dischiude uno scorcio profondo sui suoi aspetti «irrazionali», prospettando un´innovativa interpretazione della mentalità greca. Il libro apparve come l´antitesi dell´altrettanto celebre volume di Bruno Snell, tradotto nel 1951 da Einaudi con il titolo La cultura greca e le origini del pensiero europeo, che presentava la Grecia come la culla della razionalità occidentale.
Dodds muove dall´analisi di alcuni comportamenti «irrazionali», inspiegabili alla mentalità moderna, che ricorrono nei poemi omerici. Per esempio quando all´inizio dell´Iliade Agamennone, per rifarsi della perdita della propria concubina, sottrae ad Achille la sua. L´eroe si giustifica asserendo che furono potenze divine, «Zeus, il destino ed Erinni viaggiatrice nelle tenebre», a infondere nella sua mente l´insania: «Che potevo fare io? È un dio che manda a termine tutte le cose». Si è interpretata questa discolpa come un sottrarsi del re acheo alle proprie responsabilità. Si è anche pensato a un espediente poetico usato da Omero per rendere avvincente la narrazione. Spiegazioni troppo frettolose, secondo Dodds: «I Greci non erano selvaggi». Tanto più che dallo studio della cosiddetta «religione omerica» emergono altri esempi di comportamenti irrazionali di questo tipo, in cui le azioni dell´individuo sono ricondotte a una potenza sovrannaturale. La tesi di Dodds è che si tratti di effettivi processi psicologici, e che la struttura della mentalità greca arcaica sia profondamente diversa dal moderno modo di pensare. Egli ipotizza peraltro che vi sia stato un passaggio da una «cultura della vergogna», operante nel mondo degli eroi dell´Iliade, a una «cultura della colpa», affermatasi più tardi. Ma svariati altri materiali alimentano lo studio dell´irrazionale presso i Greci. I sogni, anzitutto, considerati dai Greci come un canale di comunicazione tra gli dèi e gli individui mortali.
Queste idee hanno impresso una svolta agli studi classici, ma hanno anche ispirato ricerche innovative come quelle di J. Jaynes sul Crollo della mente bicamerale e l´origine della coscienza (Adelphi). Se uno solo degli emisferi del nostro cervello, in genere quello sinistro, presiede alle funzioni del linguaggio e della vita cosciente, chi abita l´«emisfero muto» connesso con l´emotività? Rifacendosi a Dodds, Jaynes sostiene che un tempo esso era abitato dalle voci degli dèi, e che la struttura della «mente bicamerale» riflette la divisione fra «l´individuo e il suo dio», tipica della mentalità arcaica. La coscienza in senso moderno è una forma che si disegna staccandosi dal fondo antico della mente bicamerale.
Altro punto su cui Dodds fu pioniere è lo studio dello sciamanismo asiatico con cui i Greci entrarono in contatto attraverso il Mar Nero nel VII secolo. Egli ne rintraccia l´influenza nella concezione greco-arcaica dei rapporti tra anima e corpo, nella credenza nella reincarnazione che fece allora la sua comparsa, nonché in personaggi come Orfeo e Pitagora, che non esita a considerare figure sciamaniche.
E che accadde con la Grecia classica del logos? Se è vero che con il grande sviluppo della razionalità la mentalità arcaica «irrazionale» entra in crisi, è pur vero, secondo Dodds, che l´«irrazionale» non scompare del tutto. Anzi, riemerge prontamente non appena se ne creino le condizioni. Ecco allora che in età ellenistica si assiste a una vera e propria «fuga dalla ragione», a un´efflorescenza di teurgia, astrologia, arti magiche, religioni misteriche e soteriosofiche, di cui Dodds cerca di indagare i motivi. Primo fra i quali «il timore dalla libertà», come lo definisce, con la corrispondente ricerca di profeti e di salvatori. Una situazione che gli appare analoga a quella del disorientato mondo contemporaneo, come rivela lo splendido saggio Pagani e cristiani in un´epoca di angoscia (1965), in cui - ormai in pensione - ritorna sul tema dell´irrazionalismo.
La verità è che lo studio del mondo greco non fu mai per Dodds fine a se stesso. Fu il termine di confronto per interpretare il presente. Interrogato poco prima di morire (1979) su che cosa stesse studiando, rispose che stava «cercando di capire meglio il nostro tempo». Singolare per un filologo classico. Ma non per lui, che usava la sua scienza come mezzo per comprendere l´uomo.
streghe e Inquisizione
una mostra che si inaugura oggi, tra Pescara e Chieti
Repubblica 20.3.04
Una mostra ne racconta l´epopea nell´arte, svela i segreti del malocchio e degli amuleti, narra il tragico destino delle "autrici di malefici"
Streghe, tra storia e New Age
Così sopravvive la leggenda di queste donne misteriose e perseguitate
Ha condizionato la cultura occidentale, l'Inquisizione è durata quasi fino a metà 800
di MARINA CAVALLIERI
ROMA - È stata la Matrigna di Biancaneve e la Regina Cattiva, ma anche una vecchia deforme accompagnata solo da una civetta, in fuga notturna con la sua scopa. È stata una guaritrice di campagna vittima dell´Inquisizione, torturata, bruciata, tra una folla festante, sul rogo. E una fanciulla perfida e tentatrice. È vissuta in Abruzzo e a Salem, nello Yucatan e a Benevento. È stata una presenza da cui difendersi con amuleti, un mistero da cui stare lontani, un nome da pronunciare con prudenza, evocatrice di qualcosa che a molti spaventa ancora.
«Le streghe nella pittura, nel leggendario popolare, nella storia e nel cinema» è una mostra che si tiene da oggi al 3 ottobre nel museo di Picciano, in provincia di Pescara, al Museo delle Tradizioni e Arti contadine. I curatori non hanno trascurato nulla, creando un percorso storico e scenografico che contiene tutto quello che va sotto il nome misterioso e terribile di stregoneria. Il primo impatto è la brutta ma rassicurante strega di Biancaneve, alla sua destra un corvo imperiale, collezione di fine 1800; si attraversano poi le tradizioni e le credenze contadine, si passa attraverso i cupi dipinti di Bosch e Brueghel, si ricostruisce il significato delle streghe nel mondo pagano, longobardo, normanno fino ad arrivare alla Santa Inquisizione. Si finisce là dove molte sono finite, sul Rogo.
«Come museo avevamo fatto una mostra sul lupo abruzzese e i briganti non potevano che finire con le streghe, erano queste le tre presenze costanti nei racconti popolari», spiega Franco Di Silverio, coordinatore generale. «La strega ha condizionato tutto il mondo occidentale, in Spagna c´è stata l´Inquisizione fino al 1834. Del resto basti pensare a quella che era la vita fino all´inizio del secolo scorso, ad un bambino di notte, in una culla, al freddo con la tosse e la difterite, non c´era niente di più logico che accusare le streghe, era colpa loro se la morte veniva a portarselo via».
Ma la storia delle streghe è molto più complessa, ancora difficile da decifrare, s´intrecciano medicina e magia, storia e superstizione, cronaca e leggenda. «Le streghe erano personaggi che uscivano un po´ dalla norma, erano le guaritrici, le conoscitrici delle antiche cure erboristiche, le ostetriche», dice Adriana Gandolfi, ricercatrice etnografica. «Oggi le "streghe" come depositarie di un antico sapere resistono in alcuni paesi di campagna ma sono residuali. Il resto è una moda New Age, un´istanza che le società complesse esprimono, fenomeni post moderni di una magia consumista».
Una mostra ne racconta l´epopea nell´arte, svela i segreti del malocchio e degli amuleti, narra il tragico destino delle "autrici di malefici"
Streghe, tra storia e New Age
Così sopravvive la leggenda di queste donne misteriose e perseguitate
Ha condizionato la cultura occidentale, l'Inquisizione è durata quasi fino a metà 800
di MARINA CAVALLIERI
ROMA - È stata la Matrigna di Biancaneve e la Regina Cattiva, ma anche una vecchia deforme accompagnata solo da una civetta, in fuga notturna con la sua scopa. È stata una guaritrice di campagna vittima dell´Inquisizione, torturata, bruciata, tra una folla festante, sul rogo. E una fanciulla perfida e tentatrice. È vissuta in Abruzzo e a Salem, nello Yucatan e a Benevento. È stata una presenza da cui difendersi con amuleti, un mistero da cui stare lontani, un nome da pronunciare con prudenza, evocatrice di qualcosa che a molti spaventa ancora.
«Le streghe nella pittura, nel leggendario popolare, nella storia e nel cinema» è una mostra che si tiene da oggi al 3 ottobre nel museo di Picciano, in provincia di Pescara, al Museo delle Tradizioni e Arti contadine. I curatori non hanno trascurato nulla, creando un percorso storico e scenografico che contiene tutto quello che va sotto il nome misterioso e terribile di stregoneria. Il primo impatto è la brutta ma rassicurante strega di Biancaneve, alla sua destra un corvo imperiale, collezione di fine 1800; si attraversano poi le tradizioni e le credenze contadine, si passa attraverso i cupi dipinti di Bosch e Brueghel, si ricostruisce il significato delle streghe nel mondo pagano, longobardo, normanno fino ad arrivare alla Santa Inquisizione. Si finisce là dove molte sono finite, sul Rogo.
«Come museo avevamo fatto una mostra sul lupo abruzzese e i briganti non potevano che finire con le streghe, erano queste le tre presenze costanti nei racconti popolari», spiega Franco Di Silverio, coordinatore generale. «La strega ha condizionato tutto il mondo occidentale, in Spagna c´è stata l´Inquisizione fino al 1834. Del resto basti pensare a quella che era la vita fino all´inizio del secolo scorso, ad un bambino di notte, in una culla, al freddo con la tosse e la difterite, non c´era niente di più logico che accusare le streghe, era colpa loro se la morte veniva a portarselo via».
Ma la storia delle streghe è molto più complessa, ancora difficile da decifrare, s´intrecciano medicina e magia, storia e superstizione, cronaca e leggenda. «Le streghe erano personaggi che uscivano un po´ dalla norma, erano le guaritrici, le conoscitrici delle antiche cure erboristiche, le ostetriche», dice Adriana Gandolfi, ricercatrice etnografica. «Oggi le "streghe" come depositarie di un antico sapere resistono in alcuni paesi di campagna ma sono residuali. Il resto è una moda New Age, un´istanza che le società complesse esprimono, fenomeni post moderni di una magia consumista».
la Consulta laica di bioetica
La Stampa 20.3.04
DALLA FECONDAZIONE ASSISTITA ALL’EUTANASIA:
UN DOCUMENTO DELLA CONSULTA LAICA DI BIOETICA
Nascere e morire, ognuno è libero di scegliere
«I movimenti politici non hanno potuto evitare di affrontare in Parlamento il problema della fecondazione assistita, collegata strettamente ai temi altrettanto importanti della definizione dello stato dell'embrione e della utilizzazione degli embrioni per la produzione delle cellule staminali. I temi sono stati affrontati non tanto per risolverli nel senso più positivo e concretamente democratico, corrispondente alle possibilità offerte dalla scienza e alle attese dall'opinione pubblica, ma per chiudere ogni apertura a queste attese e togliere di mezzo, nel senso più restrittivo, ogni ulteriore possibilità legislativa in questo campo.
In contrasto con questo miope e pericoloso atteggiamento del legislatore, il Comitato Nazionale per la Bioetica ha preso posizione sul tema del living will o “direttive anticipate” sulla questione dell'eutanasia con delle aperture che speriamo vengano accolte nel disegno di legge che il governo dovrebbe definire. Ma purtroppo nella cultura e nella politica italiana si continua a registrare una scarsa attenzione per tutto ciò che può promuovere le scelte individuali e fare aumentare i gradi di libertà delle persone, rendendo possibili stili di vita diversi e atteggiamenti differenti anche di fronte ad aspetti fondamentali dell'esistenza, come la sessualità, la procreazione, la sofferenza e la morte. La Chiesa cattolica ha continuato a fare valere le proprie posizioni in fatto di bioetica, ma soprattutto a pretendere che esse siano imposte per legge. I movimenti politici non hanno avuto il coraggio di opporsi apertamente alle tesi cattoliche, in parte per timore di perdere consensi, in parte per sudditanza culturale.
La fecondazione assistita è stato l'unico tema su cui si sia legiferato ancora una volta inutilmente o meglio negativamente. Al di là di posizioni trasversali più coraggiose e incisive, i partiti della sinistra hanno proposto un timido compromesso di retroguardia, mentre i partiti di centro e di destra si sono dimostrati disposti ad accogliere tutti i divieti richiesti dalla Chiesa. E tutte le parti hanno dato l'impressione di cercare il massimo consenso con il risultato, ben noto, di una legge restrittiva incurante dei diritti della donna, per certi aspetti incostituzionale, come abbiamo da tempo sostenuto. Oltretutto, la legge sulla fecondazione assistita ribadisce una netta chiusura nei confronti dell'utilizzazione delle cellule staminali di origine embrionale, facendo valere in questo campo norme che derivano soltanto da preoccupazioni repressive della sessualità e dal presupposto che gli embrioni siano persone a pieno titolo fin dal primo momento.
Nonostante la riluttanza ad affrontare i problemi bioetici si è tuttavia imposto alla pubblica attenzione il problema dell'eutanasia. Per preparare un disegno di legge il Ministro ha richiesto un parere al Comitato Nazionale per la Bioetica che ha approfondito il problema fino a preparare un testo che potrebbe venire tramutato in un disegno di legge. Si tratta di un testo compromissorio ma che nelle grandi linee riconosce l'impostazione che sull'argomento ha da sempre proposto la Consulta di Bioetica.
Al di là del riconoscimento del diritto del paziente a esprimere le “direttive anticipate” e ad essere assistito da un tutore, il documento pone ancora un limite all'autonomia del paziente, perché il medico potrebbe non riconoscere automaticamente valide le sue indicazioni, anche se si impone al medico di scrivere sulla cartella clinica le motivazioni di una sua eventuale decisione “negativa”. Un risultato importante è il riconoscimento, almeno nei casi “estremi”, della possibilità di sospendere non solo la terapia farmacologica o chirurgica ma anche quella di sostegno (idratazione - alimentazione parenterale), una condotta finora considerato tabù, in quanto assimilabile a una eutanasia passiva.
Un qualche progresso si è ottenuto con l'emanazione del regolamento che ha reso effettive le innovazioni introdotte con la recente legge sulla prescrizione e sull'uso dei farmaci antidolorifici. Anche questo dovrebbe però essere considerato soltanto un inizio. Infatti la lotta al dolore si è modellata finora soprattutto sulla fenomenologia propria delle malattie oncologiche, per le quali sono stati effettivamente ottenuti successi significativi. Ma sempre più emergono i problemi posti dalle malattie genetiche, da quelle degenerative, da quelle cardiovascolari, dai postumi dei traumatismi. Questi casi esigono una strategia apposita per affrontare il problema della sofferenza, una strategia che a volte dovrà prevedere una corretta condotta procreativa (diagnosi prenatale, aborto), altre volte il ricorso alle direttive anticipate e all'eutanasia.
In questa prospettiva occorre che si eviti di richiamarsi alla medicina palliativa, utile nell'affrontare un certo tipo di sofferenze, per non affrontare domande urgenti, che molti vorrebbero trascurare per ragioni religiose o ideologiche o per pura opportunità politica».
Il Documento, prendendo spunto dalla lotta contro il fumo e altre misure restrittive in nome della salute, non si nasconde il pericolo di un certo «proibizionismo sanitario» che solleva nuovi problemi di interferenza tra norme sanitari e libertà personale e di inquinamento dell'informazione.
«Le campagne sui possibili danni alla salute derivanti dagli OGM (organismi geneticamente modificati) o dai campi elettromagnetici, spesso accompagnate da veri e propri interventi dei poteri pubblici, tendono a diffondere un'informazione falsa, molto dannosa. L'uso del termine “biologico” per indicare tutto ciò che è buono e fa bene è del tutto fuorviante. Su questo punto tuttavia una nota positiva è rappresentata dall'apertura del Vaticano verso gli OGM, stimolata dalla necessità di affrontare in modo finalmente concreto il problema della insufficienza di cibo che affligge tanta parte della popolazione del globo.
Uno dei compiti che finora la bioetica ha ignorato, ma che dovrebbe affrontare, è costituito proprio dallo studio delle interferenze tra medicina, pubblici poteri. libertà personale e corretta informazione».
DALLA FECONDAZIONE ASSISTITA ALL’EUTANASIA:
UN DOCUMENTO DELLA CONSULTA LAICA DI BIOETICA
Nascere e morire, ognuno è libero di scegliere
«I movimenti politici non hanno potuto evitare di affrontare in Parlamento il problema della fecondazione assistita, collegata strettamente ai temi altrettanto importanti della definizione dello stato dell'embrione e della utilizzazione degli embrioni per la produzione delle cellule staminali. I temi sono stati affrontati non tanto per risolverli nel senso più positivo e concretamente democratico, corrispondente alle possibilità offerte dalla scienza e alle attese dall'opinione pubblica, ma per chiudere ogni apertura a queste attese e togliere di mezzo, nel senso più restrittivo, ogni ulteriore possibilità legislativa in questo campo.
In contrasto con questo miope e pericoloso atteggiamento del legislatore, il Comitato Nazionale per la Bioetica ha preso posizione sul tema del living will o “direttive anticipate” sulla questione dell'eutanasia con delle aperture che speriamo vengano accolte nel disegno di legge che il governo dovrebbe definire. Ma purtroppo nella cultura e nella politica italiana si continua a registrare una scarsa attenzione per tutto ciò che può promuovere le scelte individuali e fare aumentare i gradi di libertà delle persone, rendendo possibili stili di vita diversi e atteggiamenti differenti anche di fronte ad aspetti fondamentali dell'esistenza, come la sessualità, la procreazione, la sofferenza e la morte. La Chiesa cattolica ha continuato a fare valere le proprie posizioni in fatto di bioetica, ma soprattutto a pretendere che esse siano imposte per legge. I movimenti politici non hanno avuto il coraggio di opporsi apertamente alle tesi cattoliche, in parte per timore di perdere consensi, in parte per sudditanza culturale.
La fecondazione assistita è stato l'unico tema su cui si sia legiferato ancora una volta inutilmente o meglio negativamente. Al di là di posizioni trasversali più coraggiose e incisive, i partiti della sinistra hanno proposto un timido compromesso di retroguardia, mentre i partiti di centro e di destra si sono dimostrati disposti ad accogliere tutti i divieti richiesti dalla Chiesa. E tutte le parti hanno dato l'impressione di cercare il massimo consenso con il risultato, ben noto, di una legge restrittiva incurante dei diritti della donna, per certi aspetti incostituzionale, come abbiamo da tempo sostenuto. Oltretutto, la legge sulla fecondazione assistita ribadisce una netta chiusura nei confronti dell'utilizzazione delle cellule staminali di origine embrionale, facendo valere in questo campo norme che derivano soltanto da preoccupazioni repressive della sessualità e dal presupposto che gli embrioni siano persone a pieno titolo fin dal primo momento.
Nonostante la riluttanza ad affrontare i problemi bioetici si è tuttavia imposto alla pubblica attenzione il problema dell'eutanasia. Per preparare un disegno di legge il Ministro ha richiesto un parere al Comitato Nazionale per la Bioetica che ha approfondito il problema fino a preparare un testo che potrebbe venire tramutato in un disegno di legge. Si tratta di un testo compromissorio ma che nelle grandi linee riconosce l'impostazione che sull'argomento ha da sempre proposto la Consulta di Bioetica.
Al di là del riconoscimento del diritto del paziente a esprimere le “direttive anticipate” e ad essere assistito da un tutore, il documento pone ancora un limite all'autonomia del paziente, perché il medico potrebbe non riconoscere automaticamente valide le sue indicazioni, anche se si impone al medico di scrivere sulla cartella clinica le motivazioni di una sua eventuale decisione “negativa”. Un risultato importante è il riconoscimento, almeno nei casi “estremi”, della possibilità di sospendere non solo la terapia farmacologica o chirurgica ma anche quella di sostegno (idratazione - alimentazione parenterale), una condotta finora considerato tabù, in quanto assimilabile a una eutanasia passiva.
Un qualche progresso si è ottenuto con l'emanazione del regolamento che ha reso effettive le innovazioni introdotte con la recente legge sulla prescrizione e sull'uso dei farmaci antidolorifici. Anche questo dovrebbe però essere considerato soltanto un inizio. Infatti la lotta al dolore si è modellata finora soprattutto sulla fenomenologia propria delle malattie oncologiche, per le quali sono stati effettivamente ottenuti successi significativi. Ma sempre più emergono i problemi posti dalle malattie genetiche, da quelle degenerative, da quelle cardiovascolari, dai postumi dei traumatismi. Questi casi esigono una strategia apposita per affrontare il problema della sofferenza, una strategia che a volte dovrà prevedere una corretta condotta procreativa (diagnosi prenatale, aborto), altre volte il ricorso alle direttive anticipate e all'eutanasia.
In questa prospettiva occorre che si eviti di richiamarsi alla medicina palliativa, utile nell'affrontare un certo tipo di sofferenze, per non affrontare domande urgenti, che molti vorrebbero trascurare per ragioni religiose o ideologiche o per pura opportunità politica».
Il Documento, prendendo spunto dalla lotta contro il fumo e altre misure restrittive in nome della salute, non si nasconde il pericolo di un certo «proibizionismo sanitario» che solleva nuovi problemi di interferenza tra norme sanitari e libertà personale e di inquinamento dell'informazione.
«Le campagne sui possibili danni alla salute derivanti dagli OGM (organismi geneticamente modificati) o dai campi elettromagnetici, spesso accompagnate da veri e propri interventi dei poteri pubblici, tendono a diffondere un'informazione falsa, molto dannosa. L'uso del termine “biologico” per indicare tutto ciò che è buono e fa bene è del tutto fuorviante. Su questo punto tuttavia una nota positiva è rappresentata dall'apertura del Vaticano verso gli OGM, stimolata dalla necessità di affrontare in modo finalmente concreto il problema della insufficienza di cibo che affligge tanta parte della popolazione del globo.
Uno dei compiti che finora la bioetica ha ignorato, ma che dovrebbe affrontare, è costituito proprio dallo studio delle interferenze tra medicina, pubblici poteri. libertà personale e corretta informazione».
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