siamo in grado di pubblicare solo oggi un articolo uscito su E Polis Roma il 26 marzo 2007
La polemica.Il fascino totalitarista
Da Bertolt Brecht a Gunter Grass, sono molti gli intellettuali rimasti abbagliati dalle ideologie del '900
E si riapre il caso Heidegger. Volpi: «Per guardare le stelle, è finito nel pozzo della storia».
di Davide Bacca
La separazione tra mondo delle idee e mondo dei fenomeni è storia antica. Da Platone in poi, gli intellettuali si sono misurati con il tentativo di superare il distacco tra realtà e speculazione, plasmando la prima sulla seconda. Ma il sogno di trasformare il mondo e non solo di interpretarlo, è scivolato spesso lungo crinali pericolosi. Le ideologie del '900, con i loro apparati culturali, hanno accelerato questa ambiguità portando a simbiosi rovinose tra il pensiero e l'azione. Così, intellettuali di destra e sinistra sono stati affascinati dai totalitarismi. Basti pensare alle sbandate staliniane di Bertolt Brecht («È l'incarnazione delle nostre speranze»), Bernard Shaw («Ammiro il realismo di Stalin») o Sartre («Kruscev ha denunciato Stalin senza prudenza»). Fino alle recenti polemiche che hanno travolto il Nobel Gunter Grass circa la sua adesione “volontaria” alle SS.
UN VERO NODO gordiano, che il caso Heidegger esemplifica meglio di ogni altro. La sua adesione al nazismo è un fatto. Dove la questione si fa problematica e opaca, ma anche più interessante, è se la sua filosofia abbia qualche rapporto con questo “fatto ”. Il dibattito, che torna carsicamente alla ribalta, si è di recente riaperto in Francia. Per Emmanuel Faye ci sono pochi dubbi: quella del pensatore tedesco non è filosofia, ma un'introduzione all'ideologia nazista. Al suo libro ha risposto un gruppo di studiosi diretti da Francois Fedier, con un volume dal sapore negazionista. «Queste difese d'ufficio sono irritanti- spiega Franco Volpi, traduttore di Heidegger per Adelphi- Gli heideggeriani ultraortodossi ne vorrebbero fare addirittura una guida spirituale per la nuova Europa. Ma i documenti sono lì, chiari. Heidegger nel '33, nominato rettore di Friburgo, allinea la politica culturale dell'Ateneo al nazionalsocialismo, fornendo all'ideologia nazista un appoggio teorico». Ma una cosa è la sua compromissione di quel momento, altra è dire che la sua speculazione sia aderente al nazismo. «Si tratta di “altezze diverse”, anche se con tangenze pericolose -continua Volpi- Qui sta il vero problema: capire come mai una filosofia così eccelsa non sia stata in grado di premunire Heidegger dall'errore ». Per Hannah Arendt, che di Heidegger fu allieva e amante, nulla garantisce una connessione coerente tra la teoresi e la capacità di giudizio politico. Einstein può sbagliare le sue valutazioni politiche al pari dell'uomo della strada. «È una tesi interessante, ma così filosofia e vita politica vengono separate: è il problema di Platone e Aristotele, come ha sottolineato Leo Strauss. Platone va a Siracusa per consigliare il tiranno e finisce schiavo. Aristotele capisce che il filosofo deve evitare il corto circuito tra la teoria e la prassi, cercando una mediazione tra le due. Deve evitare l'errore di Platone, e al tempo stesso non fare la fine di Talete che, per guardare le stelle, cade nel pozzo deriso dalla servetta tracia. Heidegger, nelle cose della politica, ha fatto la fine di Talete. Troppo intento a guardare le stelle del pensiero, si è clamorosamente sbagliato nel valutare il nazionalsocialismo. Ed è finito nel pozzo della storia».
(segnalato da Carolina Migliorini)
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«SEGNALAZIONI» è il titolo della testata indipendente di Fulvio Iannaco che - registrata già nel 2001 - ha ormai compiuto il diciottesimo anno della propria continua ricerca e resistenza.
Dal 2007 - poi - alla sua caratteristica originaria di libera espressione del proprio ideatore, «Segnalazioni» ha unito la propria adesione alla «Associazione Amore e Psiche» - della quale fu fra i primissimi fondatori - nella prospettiva storica della realizzazione della «Fondazione Massimo Fagioli»