sabato 29 ottobre 2005

la violenza contro le donne

Corriere della Sera 28.10.05
I dati provengono dal Consiglio d'Europa
La violenza del partner è la prima causa morte delle donne
In Russia il 75% delle donne uccise in un anno sono state ammazzate dal marito. Il fenomeno è alto anche nei paesi avanzati

ROMA - Prima del cancro, degli incidenti stradali e della guerra, ad uccidere le donne nel mondo, o a causarne l'invalidità permanente, è la violenza subita dall'uomo. Partner, marito, fidanzato o padre che sia. Sono alcuni dei dati del Consiglio d'Europa evidenziati alla presentazione dell'Osservatorio criminologico e multidisciplinare sulla violenza di genere, che dà assistenza alle vittime di violenza in Italia.
I DATI - «La violenza familiare da parte del proprio compagno - spiega Gabriella Paparazzo, responsabile formazione dell'associazione Differenza donna - è in Europa e nel mondo la prima causa di morte per le donne tra i 16 e i 44 anni. Basti pensare che in Russia, in un anno, sono morte 13 mila donne, il 75% delle quali uccise dal marito, mentre il conflitto Urss-Afghanistan nell'arco di dieci anni ha mietuto 14 mila vittime».
L'OCCIDENTE - Ma il fenomeno della violenza sulle donne non è certo circoscritto ad alcune realtà disagiate, come quelle dei paesi in via di sviluppo, ma è presente anche in occidente, dove prevale una cultura dalle radici patriarcali. «Anche negli Stati Uniti e in Svezia - continua Paparazzo - i dati sulla violenza femminile sono molto alti, visto che ogni quattro minuti una donna viene violentata in America e in Svezia, dove l'emancipazione femminile ha raggiunto i massimi livelli, ogni dieci giorni una donna viene uccisa. Si tratta quindi di un fenomeno che ha profonde radici culturali».
LE FAMIGLIE DI IMMIGRATI - Proprio sulle radici culturali si sta concentrando l'azione dell'osservatorio, come spiega la criminologa Noemi Novelli. «Nella nostra attività - ha detto - abbiamo visto che molte famiglie immigrate in Italia continuano a perpetuare le loro tradizioni, che però in alcuni casi sono in contrasto con le nostre leggi, come accade con l'infibulazione e i matrimoni coatti. Non si tratta di fenomeni esclusivamente legati alla religione islamica, ma anche appartenenti ad altre minoranze come quella coopti-ortodossi ed ebraica. Per questo motivo è importante agire a livello di sensibilizzazione, spiegando a queste famiglie i rischi e le conseguenze a livello psicologico e sanitario cui vanno incontro le vittime di queste violenze».
LE DONNE - Ma, nonostante la crescita delle violenze denunciate dalle donne, sia gli operatori che le forze dell'ordine hanno rilevato una grande difficoltà da parte del sesso femminile a denunciare i propri carnefici. «La spiegazione di questo fenomeno - dice Susanna Loriga, criminologa - sta nel fatto che le donne non hanno la consapevolezza di essere vittima. Non denunciano quindi per paura, ma per proteggere e difendere se stesse da una realtà che altrimenti le distruggerebbe».