mercoledì 8 giugno 2005

CIASCUNO SI DIA DA FARE!
Nicola Piepoli: il trend delle intenzioni di voto e le astensioni

La Stampa 8 Giugno 2005
CI SARÀ IL QUORUM SE CHI È CONTRARIO ANDRÀ A VOTARE
Il «no» determinante per la vittoria del «sì»
Nicola Piepoli

Ormai ben il 95% degli Italiani è al corrente del fatto che domenica e lunedì prossimi 12 e 13 giugno si terrà il referendum sulla procreazione assistita. Siamo sostanzialmente ai massimi della notorietà di un evento.
Anche la conoscenza dei contenuti, magari solo a grandi linee, della legge sulla fecondazione artificiale vede questa settimana un picco dell'83%. In ogni caso il dibattito che si è avuto in Italia in queste ultime due settimane è stato dunque di grande portata democratica.
Veniamo ora alla conoscenza specifica dei 4 punti che i promotori del referendum vorrebbero abrogare con altrettanti «sì». Anche qui il crescendo è stato impressionante, fino a raggiungere questa settimana una punta massima del 69%.
Il quesito che ormai è sulla bocca di tutti è però un altro: si raggiungerà il quorum? Analizzando il trend delle intenzioni di voto, possiamo vedere come i propensi a votare «sì», o prevalentemente «sì», tendono ormai da varie settimane a oscillare tra un minimo del 33 e un massimo del 40%. E gli altri? Abbiamo, nelle ultime 5 settimane, una percentuale oscillante tra il 10 e il 12% di intenzionati a votare «no», che paradossalmente fanno un po' da ago della bilancia. Se infatti andassero davvero a votare si potrebbe anche raggiungere il quorum. Ma l’invito diretto della Chiesa al non voto potrebbe spingere molti «no» a non recarsi alle urne.
Non a caso, d'altronde, tra gli eventi che hanno maggiormente colpito l'attenzione nel corso dell'ultima settimana, compare al secondo posto con un buon 21% di citazioni proprio l'invito del Papa e dei Vescovi all'astensione nel prossimo referendum.


La Stampa 8 Giugno 2005
POLITICI, ATTORI, CANTANTI, SCIENZIATI «CONVOCATI» DA SERENA DANDINI AL TEATRO AMBRA JOVINELLI
In diretta Sky «la serata dei quattro sì»
Raffiche di ironia contro i sostenitori dell’astensione
Antonella Rampino

ROMA. Quelli che «ma se sulla legge 40 ha votato uno come Calderoli, perché non posso farlo io?» (Serena Dandini, performer satirica). Quelli che «scusate, ma quale Frankestein, qui si tratta solo di rispettare la libertà: quella degli altri» (Sabrina Ferilli, attrice). Quelli che «noi è per la vita che ci battiamo, per far nascere più bambini e in maggior sicurezza, e per indagare sugli embrioni e curare chi ne ha bisogno» (Piero Fassino, segretario dei diesse). Quelli che «abbiamo perso nostra figlia, io e mio marito siamo portatori di una grave malattia al midollo spinale, ma siamo fertili, e per questo secondo la legge 40 la fecondazione assistita ci è proibita» (Mary Maltese, cittadina italiana). Quelli che «speriamo in una gran bella botta di quorum» (Paolo Hendel, attore e scrittore satirico). Quelli che «questa legge, altro che eterologa, è esterologa, perché spinge ad andare all’estero, e poi garantisce così anche che il bambino nasca in una famiglia ricca» (Cinzia Dato, senatrice della Margherita). Quelli che «dalla ricerca sugli embrioni verranno guarigioni straordinarie, e quando ci saranno in Italia avremo ancora sempre e solo un comunicato di Giovanardi» (Daniele Capezzone, segretario del partito radicale). Quelli che «la Chiesa sta facendo l’ennesimo errore, il dissenso è molto più diffuso di quanto si riesca a immaginare» (Nichi Vendola, omosessuale e papista, presidente della Regione Puglia). Quelli che «questa è una crociata, qui la Chiesa cattolica criminalizza gli altri, è una bugia e sanno di dirla, la solita bugia del potere sacrale temporalizzato che si crede unico vicario del divino sulla terra» (Moni Ovadia, scrittore, poeta e chansonnier ebraico). Quelli che «scusi, ma lei cosa vota, noi stavamo all’estero e da lì si prendeva solo RaiUno, che sono questi referendum?» (Greg e Lillo, comici improvvisatisi giornalisti al mercato di Testaccio). Quelli che il 12 maggio al referendum sulla procreazione assistita voteranno quattro sì, convocati ieri sera in una «serata pazzesca» da Serena Dandini. Nel suo teatro Ambra Jovinelli, suo nel senso che lo dirige, «ma praticamente in diretta in tutt’Italia». No, non è la Rai: è Sky, la rete di Murdoch, il tycoon grande elettore di George Bush. E se Sky dà la diretta (oltre a cento emittenti locali in tutt’Italia) qualcosa vorrà dire: forse, un mercato, un’audience e uno share per il «sì» al referendum c’è. E forse, con lo share, c’è anche un bel pezzo d’Italia, contro «questa legge che è da Stato etico, altro che Giovanardi che dà a noi degli hitleriani», parola di Antonio Del Pennino, repubblicano tendenza Berlusconi, schierato con i quattro sì.
Serata-fiume, platea di un migliaio di cittadini, raffica di personaggi da copertina e scienziati anonimi per i più, ma non serata-spettacolo. Ironia sì, tanta, senza scomodare Bergson basta Palazzeschi per sapere che è il riso «il profumo nella vita di un popolo civile». Basta anche l’arrivo di Bobo Craxi. «Invitare all’astensione non porta bene», dice sorridendo il giovane segretario del Nuovo Psi, figlio di quel Bettino che colse una dirimente sconfitta politica quando nel 1991 invitò gli italiani ad «andare tutti al mare», e invece per il referendum sulla preferenza unica votarono trenta milioni di italiani. E si sa che l’ironia colpisce a destra, ma pure a manca. A un certo punto, per esempio, Dandini si collega via satellite («poco eh, onorevole, perché noi siamo poveri...») con Fausto Bertinotti che sta a Strasburgo: «Che dice, torniamo ai sesterzi?». Bertinotti, euroscettico di sinistra tendenza estrema, regge botta: «No, ma sarebbe meglio un’altra Europa. Comunque in Europa, Italia a parte, c’è tutela per le donne che vogliono avere un figlio». Dandini: «Ma allora l’Europa serve!». Bertinotti coglie la palla all’angolo: «Diciamo che serve di più non avere in Italia il governo Berlusconi. Io sono veramente preoccupato dell’uso che della scienza possono fare le multinazionali globalizzate, ma la legge 40 è terribile...». Poi è il turno di Fassino. Ma hai visto Sabrina, faceva Dandini a Ferilli, che brave le mogli? Veronica Lario vota sì, Barbara Palombelli vota sì, Daniela Fini dice che è lei che ha convinto il marito...A quel punto, mentre in palcoscenico andava la scenetta dei mariti, delle mogli e dei referendum, in platea entrano Fassino e la moglie, Anna Serafini. Lei ride, e batte le mani. Lui timido sorride, si guarda intorno. Finché Dandini non gli spiega, «sa, stavamo appunto dicendo che la prossima volta noi votiamo per le mogli...».

La Stampa 8 Giugno 2005
PRIMA DEL VOTO DI DOMENICA E LUNEDÌ INIZIATIVA POLEMICA NELL’ATRIO DI SANTA CHIARA
I radicali «arruolano» Dolcino
Rose rosse sulla lapide del frate arso sul rogo

VERCELLI. Alla vigilia del referendum sulla fecondazione assistita del 12 e 13 giugno, ci si ricorda anche di frà Dolcino: ieri Roswitha Flaibani e Andrea Deangelis, in rappresentanza dei Radicali vercellesi, hanno deposto un mazzo di rose rosse e un messaggio ai piedi della lapide dedicata all'Apostolico e murata nell'atrio di Santa Chiara. Dice il messaggio dei Radicali: «In occasione del 698° anniversario della morte di frà Dolcino, arso vivo ad opera delle milizie del vescovo di Novara Rainero Avogadro, i Radicali vercellesi hanno inteso ricordare il frate riformatore. A pochi giorni dal voto referendario del 12 giugno 2005, e a 698 anni dal sacrificio di frà Dolcino, ricordano la moderna intuizione del grande frate apostolico: separazione tra fede che libera e religione di potere».
La lapide era stata preparata dai Socialisti vercellesi nel giugno 1907 per ricordare il sesto centenario della morte dell'eresiarca. Questo il testo: «A frà Dolcino, qui in Vercelli dalla tirannide sacerdotale attanagliato ed arso il 1° giugno 1307 per aver predicato la pace e l'amore tra gli uomini». Sopraggiunto il fascismo, la lapide venne salvata in qualche modo e nascosta in un solaio del Palazzo Pasta, da dove fu riesumata solo negli Anni Novanta del secolo scorso: inizialmente doveva essere collocata nell'atrio del Palazzo municipale, ma a scanso di critiche neppure tanto velate l'allora sindaco Gabriele Bagnasco aveva ripiegato per l'ingresso dell'antico monastero di San Graziano.
Dolcino, originario di Trontano in provincia di Novara, dopo aver frequentato lo Studium generale di Vercelli, aderì al movimento degli Apostolici fondato dall'eresiarca Segalello da Parma; dopo aver assistito al rogo del suo maestro divenne il capo della setta, le cui idee andò predicando in tutta l'Italia del Nord insieme con la sua compagna, la «bella Margherita da Trent». Tornato in Piemonte, si attestò in Valsesia con un migliaio di seguaci: ma la sua presenza non poteva più essere tollerata a lungo, tanto che il vescovo Avogadro gli scagliò contro una crociata. Arroccatosi con i suoi seguaci sul monte Rubello, tenne testa per un anno intero alle truppe vescovili fino al Venerdì santo del 1307, quando queste superarono le barricate e passarono a fil di spada i ribelli. Il suo luogotenente Cattaneo Longino venne arso al Bottalino di Biella; Dolcino e Margherita a Vercelli, alla confluenza del Cervo nella Sesia, pressapoco davanti alla Bertagnetta.
Famosa la terzina dantesca: «Or dì a frà Dolcin dunque che s'armi, o tu che rivedrai lo sole in breve, s'egli non vuol qui tosto seguitarmi: sì di vivanda, chè stretta di neve non rechi la vittoria al Noarese, ch'altrimenti a seguir non sarìa lieve».
Corriere.it 7.6.05
Il testo appoggiato da tutti i principali centri di ricerca del mondo
Referendum: appello dei Nobel su staminali
Anche Dulbecco e Montalcini tra i firmatari del documento: «La ricerca sulle cellule staminali embrionali è indispensabile»

ROMA - Ci sono anche le firme dei Nobel Renato Dulbecco e Rita Levi Montalcini sul documento con cui i maggiori esperti europei di ricerca sulle cellule staminali esprimono solidarietà ai colleghi italiani impegnati in questo stesso settore, auspicando l'esito positivo del referendum del 12 e 13 giugno, e affermano l'importanza della ricerca in questo campo.

L'APPELLO
Alla luce della legge sulla fecondazione artificiale, rilevano i ricercatori nel documento, gli scienziati italiani rischiano di essere tagliati fuori dal circuito scientifico internazionale. Nello stesso documento affermano che «compito degli scienziati è studiare le cellule staminali embrionali e adulte in parallelo, con rigore metodologico e senza pregiudizi». Di conseguenza, rilevano, «da un punto di vista scientifico non vi è alcuna giustificazione all'affermazione che la ricerca sulle cellule staminali embrionali e quella sulle cellule staminali adulte si escludano l'una con l'altra. Rifiutiamo quindi completamente l'affermazione che la ricerca sulle cellule staminali embrionali non sia indispensabile».

L'APPOGGIO DEI MAGGIORI CENTRI DI RICERCA

I due Nobel italiani si sono così associati ai colleghi europei nel firmare un documento che in questi giorni sta raccogliendo sempre maggiori adesioni da parte della comunità scientifica europea e internazionale (compresa l'università americana di Yale) e che è firmato da ricercatori delle maggiori istituzioni scientifiche europee (come le università di Cambridge, Edimburgo, Lund, Bonn, Madrid e Zurigo, Istituto Pasteur, Consiglio Nazionale delle Ricerche francese CNRS e Istituto europeo per le ricerche sul cervello (EBRI). Tra le firme,quella di Ann McLaren, dell'istituto di Biologia dello sviluppo dell'università di Cambridge e membro del comitato europeo di Bioetica, quelle di autorevoli esperti della ricerca sulle cellule staminali e il sostegno dell'ex commissario europeo alla Ricerca Philippe Busquin.

IL TESTO
«L'Italia - si legge nel documento - deve essere in prima linea nella ricerca biomedica, in modo da ricevere pienamente i benefici derivati dalla scoperta di nuovi farmaci e trattamenti». Per questi motivi, concludono i firmatari del documento, «auspichiamo vivamente che il referendum del 12-13 giugno porti un sì per il diritto dei nostri colleghi a condurre la ricerca sulle cellule staminali embrionali umane. Sosteniamo, quindi, la loro azione decisiva in favore di questo risultato che interessa l'intera comunità scientifica».

brevi dal web

reuters.it 8 giugno 2005
LONDRA (Reuters) - Le donne che hanno difficoltà a raggiungere l'orgasmo possono dare la colpa ai loro geni.

Esattamente come per le malattie cardiache, l'ansia e la depressione, alcuni scienziati hanno scoperto in uno studio su 1.397 coppie di gemelle che l'orgasmo femminile ha una base genetica.
"Abbiamo scoperto che tra il 34 e il 45% della variazione individuale nell'abilità di raggiungere l'orgasmo nella donna si deve alla variabilità genetica", ha detto Tim Spector, della Twin Research Unit del St Thomas' Hospital di Londra.
"C'è un'influenza biologica che non può essere attribuita solo a retaggi sociali, religiosi e di razza", ha aggiunto.
Il 12-15% delle donne non riesce mai a raggiungere l'acme del piacere, contro solo il 2% degli uomini. Gli uomini sono anche più rapidi, raggiungendo l'orgasmo in media in 2,5 minuti contro i 12 del gentil sesso, afferma Spector.
"Perché questa differenza biologica tra i sessi? Tutto ciò suggerisce che l'evoluzione ha un ruolo", ha spiegato durante una conferenza stampa.
Una donna su tre, o il 32%, dice di non aver mai o quasi mai raggiunto l'orgasmo. Ma il 14% dice di averlo sempre durante ogni rapporto.
"Molte donne dicono di essere in grado di raggiungere l'orgasmo con la masturbazione, con il 34% di queste che lo ottiene sempre", dice lo studio.
Se gli scienziati riusciranno a stabilire quale gene sia responsabile dell'orgasmo e in che modo funziona, questo potrebbe potenzialmente aprire la strada a future terapie per le donne anorgasmiche.
Spector ha detto comunque che l'orgasmo è un evento molto complesso e poco studiato, spesso ancora oggetto di tabù.
Fattori anatomici, biologici e psicologici giocano comunque un ruolo.

ansa.it Mercoledì 8 Giugno 2005, 15:35
PROCREAZIONE: ESPERTI, CON LEGGE DIMEZZATE LE GRAVIDANZE

(ANSA) - ROMA, 8 GIU - L'obbligo di utilizzare solo 3 ovociti imposto dalla legge sulla fecondazione artificiale ha ridotto il successo al 15-18% e risultano quindi ''sospetti'' i risultati pubblicati recentemente sulla rivista Human Reproduction da alcuni ricercatori italiani, dai quali emerge un successo del 24-30%, paragonabile a quello del periodo precedente la legge (circa il 27%). Lo hanno rilevato oggi a Roma il presidente del Forum delle associazioni di diagnostica, genetica e riproduzione, Claudio Giorlandino, e il genetista Antonino Forabosco, dell'università di Modena.
''O i ricercatori mentono, oppure nei loro laboratori inseminano più di tre ovociti'', ha aggiunto Giorlandino domandandosi ''che fine facciano gli eventuali embrioni in eccesso ottenuti''. Secondo l'esperto ''c'è la possibilità concreta che la legge possa produrre all'embrione piu' danni che la sua modifica''.
Presente all'incontro anche l'avvocato Giulia Bongiorno, secondo la quale ''è un grande problema per i credenti andare a votare sì'' al referendum sulla fecondazione del 12 e 13 giugno, ''ma che chi vota sì non è un Frankenstein ne' un mangia-embrioni''. Quella sulla fecondazione artificiale, ha aggiunto, ''è una legge che gronda divieti e obblighi incomprensibili'' e che costringe donne e medici sempre più a rivolgersi all'avvocato per comprenderla.
Commentando i dati sui successi pubblicati su Human Reproduction, Giorlandino ha osservato che non sono coerenti con quelli riportati nel resto della letteratura internazionale: secondo questi ultimi utilizzare 3 ovociti significa ottenere 3 embrioni nel 10-20% dei casi, 2 nel 40-60%, 1 nel 10-30% e zero nel 10-20%. Numeri confermati, per Forabosco, anche alla luce delle conoscenze sulla fecondazione biologica nella specie umana, nella quale ogni 100 concepiti nascono 20 bambini. Un successo quindi del 20% in condizioni naturali, mentre il 65% dei concepiti non riesce a impiantarsi a causa di anomalie cromosomiche e un 15% non riesce a giungere a termine della gravidanza, per un totale dell'80% di insuccessi. Alla luce di questi dati, secondo Forabosco, ''l'utilizzo di 3 ovociti imposto dalla legge comporta che la resa teorica massima non puo' superare il 15%''.(ANSA).

lastampa.it 8.9.05
Autismo, un passo verso la cura
UN BIOLOGO HA SCOPERTO CHE UNA CARENZA DI NEUROLIGINA PUO’ LIMITARE LE CONNESSIONI CEREBRALI, CAUSANDO POI DISTURBI DEL COMPORTAMENTO

IL cervello è costituito da 100 miliardi di neuroni che comunicano tra loro attraverso complesse strutture che si chiamano sinapsi. La trasmissione sinaptica è fondamentale nello sviluppo e nella funzionalità del cervello. Tra le proteine che giocano un ruolo fondamentale nella formazione delle sinapsi, ci sono le neuroligine, scoperte qualche anno fa dal neurobiologo Peter Scheiffele. Ora, lo stesso Scheiffele, che lavora alla Columbia University, New York, ha pubblicato sulla rivista «Science» un’altra scoperta: la perdita di neuroligina perturberebbe la formazione delle connessioni neuronali portando a uno squilibrio della funzione nervosa. Lo studio di Scheiffele ha dimostrato che nei neuroni di ratto coltivati in vitro e deprivati artificialmente di neuroligine si verifica un'alterazione delle connessioni tra i neuroni. Per spegnere le neuroligine, Scheiffele ha utilizzato una tecnica di laboratorio chiamata interferenza a RNA (RNA interference), un processo che permette ai ricercatori di sopprimere l'espressione di singoli geni. È una metodologia giovane, in cui brevi tratti di RNA bloccano l'RNA cellulare legandolo in modo complementare e inibendone così l'espressione genica. Si tratta di piccoli filamenti di RNA che vanno ad appaiarsi all'RNA che ha copiato il messaggio del gene per tradurlo in proteine: in questo modo la molecola viene distrutta da particolari enzimi e la proteina non viene mai sintetizzata.
Le cellule nervose ricevono normalmente molti input di diverso tipo, alcuni eccitatori che "comandano" al neurone di passare il segnale in arrivo, altri inibitori, che "comandano" al neurone di fermare il segnale. Quando l'espressione di neuroligina viene meno, si verifica una sorprendente perdita delle cosiddette spine dendritiche, le strutture che contengono le sostanze chimiche che fungono da messaggeri degli impulsi elettrici che viaggiano da cellula a cellula. L'equilibrio tra stimoli eccitatori e inibitori viene perturbato, quindi, e le cellule nervose non funzionano regolarmente alterando il circuito nervoso. La scarsità di neuroligina porta a una perdita selettiva della funzione inibitoria danneggiando il sofisticato processo di ottimizzazione della connessione neuronale, in maniera molto simile a ciò che avviene nel cervello dei bimbi autistici. L'autismo è una malattia dello sviluppo che colpisce i bambini prima dei tre anni di vita, causando problemi di linguaggio, comportamento e disturbi nella dimensione sociale. Le cause dietro questa malattia, che resta per tutta la vita, non sono chiare. E' sotto accusa la combinazione di ambiente e fattori genetici, ma finora non esiste un trattamento di successo. Si è detto che nelle cellule di ratto dove si provoca la diminuzione del livello di neuroligina il numero delle sinapsi cala sensibilmente: il punto interessante è che nel cervello dei pazienti autistici il livello di neuroligina, è pure molto basso, come aveva dimostrato lo stesso team di ricercatori della Columbia in uno studio precedente. Il difetto di neuroligina potrebbe contribuire al fallimento della comunicazione tra le cellule del cervello autistico. Lo studi deve ancora essere replicato negli esseri umani. «Noi abbiamo guardato alle cellule e non abbiamo alcuna correlazione comportamentale - dice Scheiffele - ma è una scoperta che offre un meccanismo per capire meglio la malattia, suggerendo alla lunga una possibile terapia».

azione e reazione

Il Messaggero Mercoledì 8 Giugno 2005
VIOLENZE IN FAMIGLIA
Donne che picchiano, un “caso” in Francia
di FRANCESCA PIERANTOZZI

PARIGI A volte le prende anche “lui”. E fa male lo stesso. A portare in prima pagina gli uomini vittime di violenze coniugali c'è voluto in Francia il processo a Marie, 68 anni. Nella grande aula del tribunale di Evreux, alle porte di Parigi, c'era lei sul banco degli imputati, a spiegare il perché dei lividi che ricoprivano le braccia, le gambe e il viso di Pascal, suo marito, 72 anni. A spiegare perché gli vietava di guardare la tv, di leggere, di parlare, a volte anche di mangiare. Il giudice ha ascoltato e ha deciso: Marie è stata condannata a otto mesi di carcere con la condizionale per «violenze». Gli uomini maltrattati restano certo una minoranza nel triste panorama delle violenze coniugali, che in Francia vede sei donne morire ogni mese in seguito alle percosse e alle sevizie dei loro sposi. Sono una minoranza, il 10, forse il 15 per cento, ma esistono, soffrono. E si nascondono. Per questo le cifre sono approssimative e non ci sono studi statistici. Non a caso il primo libro pubblicato in Francia sull'argomento, uscito nel 2001, si intitolava «L'uomo maltrattato, un tabù nel cuore del tabù»: quando è il maschio a subire, è ancora più difficile da spiegare. L'autrice, Sophie Torrent, ricercatrice in scienze sociali, aveva deciso di raccogliere testimonianze di uomini “abusati”, il giorno in cui aveva visto un suo collega trascinato per i capelli dalla consorte giù per le scale. Lui si era rivolto ad un'assistente sociale, che non gli aveva creduto. Oggi un secondo libro arriva a far luce sull'argomento. Si intitola «Femmes sous emprises», (donne fuori controllo) ed è firmato da Marie-France Hirigoyen, psichiatra. «Le dinamiche sono simili, indipendente dal sesso - dice la Hirigoyen -. Anche se spesso le donne che picchiano hanno personalità piuttosto instabili, immature, e ricorrono più volentieri alla violenza psicologica che a quella psichica».

sulla libertà di voto

Ansa.it Mercoledì 8 Giugno 2005, 19:26
PROCREAZIONE: ASTENSIONISMO; ESPOSTO DI GIUSTIZIA E LIBERTÀ

(ANSA) - ROMA, 8 GIU - "Questa storia del non voto ha preso una brutta piega ed è ora di rendercene conto, prima che sia troppo tardi. È ormai in gioco la segretezza del voto, con tutte le relative conseguenze sulla libertà". È quanto afferma la testata "Giustizia e libertà" in un esposto presentato alla procura di Roma - si legge in una nota - in materia di invito all'astensionismo.
"Speculando sull' equivoco - prosegue la nota - viene evocato il diritto del cittadino ad astenersi, che in effetti è sacrosanto, per nascondere invece una vera e propria coercizione sulla scelta del voto da parte degli elettori. Quello che viene ignorata, o peggio viene coscientemente violata, è la libertà di voto, che sta nella garanzia della sua segretezza. È possibile che il cardinale Ruini non capisca che se l'astensione è il modo di votare 'no', il volerla ottenere corrisponde all'annullamento della segretezza e perciò della libertà di voto? Una cosa è un cittadino che nella sua libertà decide di non andare a votare. Un'altra cosa - conclude la nota - è una qualsiasi coercizione, psicologica o d'altro genere, esercitata sul cittadino per indurlo a non presentarsi al seggio elettorale, estorcendogli con ciò un pronunciamento di scelta di voto fuori della sua volontà".(ANSA).

si inizia fin da bambini

Repubblica.it 8.0.05
Le anticipazioni della relazione annuale del Parlamento
sulle tossicodipendenze: ragazzini "insospettabili"
Droga, il primo spinello a 11 anni
a 15 il consumo non è occasionale
Disposti a debiti, spaccio e prostituzione per sballare
Tra i giovani aumenta anche l'uso di cocaina e anfetamine

ROMA - Figli unici, possibilmente appartenenti a famiglia borghese, ma soprattutto con genitori in carriera. In una parola, bambini e ragazzi soli, con madre e padre spesso fuori casa (magari separati) che non si accorgono degli interessi impropri dei loro figli.
Si tratta, comunque, di ragazzini al di sopra di ogni sospetto, che vanno bene a scuola e giocano al calcio. Mentre le ragazzine sono tutte acqua e sapone. Questa la cornice familiare dei consumatore baby di sostanze stupefacenti, una categoria purtroppo in forte crescita.
Il primo contatto con la droga - anticipa la relazione annuale al parlamento sulle tossicodipendenze del 2005 della Presidenza del Consiglio - avviene ormai già ad 11 anni. L'età media degli assuntori di droghe si è notevolmente abbassata in cinque anni: dai 25-34 anni del 1999 ai 15-19 del 2004. E per comprarsi la dose, maschi e femmine non evitano comportamenti illeciti come lo spaccio, la prostituzione, l'accumulo di forti debiti con gli spacciatori.
Ecco alcuni dati sul consumo di droghe secondo la relazione della Presidenza del Consiglio (che sarà presentata a fine mese) e dal rapporto sul fenomeno della Federserd (Federazione italiana degli operatori dei dipartimenti e dei servizi delle dipendenze) resi noti oggi.
Addio al classico spinello - Lo spinello,quello che conteneva una piccolissima dose di sostanze, è sparito. Adesso, nei prodotti che vengono sequestrati, la percentuale ha raggiunto anche il 15-16%. Per gli operatori dei Sert lo spinello è accettato socialmente e questo è un errore perchè oltre ad essere nocivo sulla salute può creare dipendenza.
Calano i prezzi - Mercato più "conveniente" e quindi più accessibile ai più piccoli. Una dose di eroina costa 5 euro, una di cocaina 50, una pillola di ecstasy 5-10.
Sballo breve, i genitori non se ne accorgono - Le sostanze sono sempre più indefinite, gli spacciatori modificano in laboratorio in continuazione il mix. E con l'alcol gli effetti sono potenziati, anche nel tempo. Lo sballo dura in media due ore e, almeno nel primo periodo, non lascia segni visibili.
Scompare la siringa - La siringa non ha più attrattiva, ora l'eroina e la cocaina si fumano.
Adulti, aumentano gli insospettabili - Sale il numero di persone, 35-40 anni, che conducono una vita equilibrata ma che assumono uno o due volte la settimana la droga.
Non ci si droga più in gruppo - Un soggetto su tre che si droga lo fa in solitudine. Seguono i locali pubblici, la discoteca, per strada o in giardino, lo stadio. Drogarsi è sempre più un evento solitario, ha perso il fascino di effeto socializzante dei decenni passati.
Hashish e marijuana le più usate - Un'indagine del Cnr (Espad Italia 2003) ha rilevato che fra i giovani le sostanze più usate sono l'hashish e la marijuana, sia tra i maschi (32,7%) che tra le femmine (22,9%). Segue la cocaina.
Attive linee di credito - Debiti fino a duemila euro per comprarsi la droga. Sonno l'anticamera della prostituzione soprattutto per le ragazze che, di fronte alla minaccia di avvertire i genitori, acconsente a proposte indecenti magari offerte direttamente dagli spacciatori.
Le altre tendenze - Si sta diffondendo il trucco dell'urina falsa che prevede il ricorso di una provetta di urine di un amico che non si droga, nascosta o in vagina o nell'inguine, che scalda il contenuto. Al momento della richiesta di analisi, il tossicodipendente mette l'urina falsa nel contenitore e così trucca i risultati. C'è poi il trucco dello shampoo alla cocaina (lo spacciatore per usufruire dei benefici di legge si lava i capelli con la sostanza così da risultare anche un assuntore) e la 'catata' (in napoletano, capocciata) che sarebbe l'assunzione di una miscela di cocaina e bicarbonato da una bottiglia.

Panorama.it 8.6.05
Spinelli ai più giovani: "Sono come il ciuccio"

Dati allarmanti nella relazione del governo sulle dipendenze da droghe in età sempre più precoce (fino a 11 anni). Ma per gli esperti nessuna sorpresa: sono "una sorta di cuccio o di seno materno surrogato, che offre una gratificazione immediata". E tra gli adolescenti c'è chi si prostituisce per la dose, che costa sempre meno...

"Lo spinello? Una sorta di cuccio o di seno materno surrogato, che offre una gratificazione immediata".
Non è sorpresa la psicologa dell'età evolutiva Anna Oliverio Ferraris, riguardo l'allarmante fenomeno sociale delle dipendenze dalle droghe in età sempre più precoce (fino a 11 anni), che emerge in modo netto dalla relazione annuale al Parlamento sulle tossicodipendenze del 2005, messa a punto dalla Presidenza del Consiglio.
Secondo l'esperta "c'era da aspettarselo", perchè sono molti i fattori che concorrono alla generalizzata anticipazione della pubertà a cui la nostra società sta assistendo. "Ciò che fino a qualche anno - spiega Oliverio Ferraris - fa riguardava gli adolescenti di 12-13 anni, oggi tocca gli 8-9 anni e le ragioni sono diverse.
In primis i giovanissimi sono sottoposti a modelli di comportamento per adulti, a cominciare dai reality show, per arrivare alle telenovelas, che diventano veri e propri copioni, ma anche l'abbigliamento ricalca i modelli per gli adulti".
E poichè nell'età evolutiva si tende ad apprendere per imitazione, ecco che occorre provare di tutto per spirito d'avventura, per moda, per seguire il gruppo.
Ma come nascono le dipendenze dalle droghe?
"Sono il risultato di una società consumistica - risponde la psicologa - e non riguardano solo le droghe, ma anche lo shopping o i videogames", dove il principio è lo stesso: la ricerca di gratificazioni immediate.
I bambini piccoli sono del tutto dipendenti dai genitori (per nutrirsi o vestirsi), ed è giusto che lo siano, ma si tratta di dipendenze che fanno crescere.
"Le dipendenze che invece non fanno crescere, come quella per la televisione - sottolinea l'esperta - abituano i bambini a vivere emozioni indotte dall'esterno secondo tempi artificiali, mentre la vita ha bisogno di tempi più lenti per questo arriva la noia che deve essere bandita con sollecitazioni e stimolazioni continue e rapidissime, in un contesto di modelli che non appartengono all'infanzia".

furberia cattolica

La Stampa 8 Giugno 2005
IL CASO. IN UN’AZIENDA DI BARBANIA SPECIALIZZATA IN RECUPERO CREDITI
«Un’ora di salario extra se non andate a votare»
L’offerta di un imprenditore ai dipendenti
Gianni Giacomino

Un'ora di lavoro pagata extra ai dipendenti che diserteranno le urne per il referendum sulla fecondazione assistita. La «proposta indecente» è venuta in mente al cattolicissimo Antonio Scrimenti, proprietario della Mild, una società di Barbania, nel Canavese, specializzata nel recupero crediti.
«Anche se scatenerò un putiferio non importa, quello che ho proposto ai ragazzi è solo un invito, non voglio obbligare nessuno ad andare contro la sua volontà», precisa l’imprenditore canavesano. Contro lo spirito dell’articolo 48 della Costituzione, tuttavia, è pronto ad offrire a ciascun dipendente che rinunci ad esprimere il suo diritto-dovere, contribuendo a far mancare il quorum, la cifra di quindici euro netti in busta paga. Davvero una miseria, tra l’altro.
La trovata ha lasciato un po' perplessi alcuni dei 35 dipendenti, quasi tutte ragazze giovani, tra i 23 e i 26 anni, ma nessuno pare averla giudicata davvero inoffensiva, né è chiaro quanti la prenderanno davvero in considerazione: «Se voterò o no è una questione privata, e poi uno potrebbe anche dire di non avere espresso la sua preferenza e poi aver aderito al sì», è il commento all'unisono. Infatti. Ma sembra che l'argomento sia davvero da considerarsi una faccenda intima, da non discutere, tra una telefonata e l'altra, davanti al video di un computer o alla macchinetta del caffè. C'è imbarazzo tra i lavoratori a esprimere le proprie opinioni in merito ai quattro quesiti referendari, a parlare di embrioni, di procreazione assistita medicalmente, di salute della donna, di ricerca.
Nessuno sposa appieno la proposta del datore di lavoro, ma nessuno la boccia. D'altronde le ragazze e i tecnici sanno bene di lavorare in un posto al confine tra l'ufficio e la sacrestia. A cominciare dal nome Mild che significa Maria Immacolata Loda Dio, dal crocifisso in legno sistemato vicino al computer di Antonio Scrimenti, al poster della Gioventù Mariana che ricorda come il 2005 è l'anno dell'Eucarestia. «Beh, ogni tanto viene qui anche un sacerdote missionario che confessa tutti i dipendenti», ammette Scrimenti.
«Indipendentemente dal premio non dichiarerò mai se ho votato o no - dice Pierpaolo Albanesi, il responsabile dei sistemi informativi della Mild -. Domenica farò quello che mi dice la coscienza». Poi il lavoro riprende regolarmente in questo bunker sotterraneo immerso nelle campagne di Vignali di Barbania dove nessuno direbbe che sottoterra, coperto da un parco di 17 mila metri quadrati con piscina, c'è un gruppo di ragazze che recupera crediti di banche, finanziarie e società di telecomunicazioni a livello internazionale.


La Stampa 8 Giugno 2005
«Un modo per aiutare le persone a riflettere»

«Lo ripeto, la mia è solo una provocazione, poi uno può agire come vuole e come gli sembra più opportuno. Però, ritengo che regalare un'ora di lavoro ai dipendenti possa far riflettere sulle ragioni per le quali riteniamo così importante non andare a votare domenica prossima».
Antonio Scrimenti, 43 anni, sposato, padre di tre figli al timone di un'azienda che nel giro di quattro anni ha incrementato il profitto del 900 per cento e che nel futuro prossimo vorrebbe addirittura offrire un impiego a tempo indeterminato ad un centinaio di persone, non ha dubbi: l'astensione è la scelta giusta.
Offrire quindici euro... non le sembra un tantino avvilente, se si parla di scelte così importanti?
«Chi dovesse aderire alla provocazione non andando a votare solo per questo piccolo profitto farà inconsapevolmente la scelta giusta».
Non le sembra di esagerare?
«La mia vuole essere una provocazione, in perfetto accordo con le Acli. Mi spiego. Secondo me esiste la necessità di far pensare che il rapporto tra etica e vita non è nato come un problema accademico, ma, è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità insieme allo sviluppo delle conoscenze scientifiche e delle loro applicazioni alla vita».
Infatti, ognuno è libero di scegliere senza essere influenzato dal suo datore di lavoro o no?
«Certo, ma secondo me l'argomento della fecondazione assistita coinvolge in maniera prepotente i processi del nascere e del morire e, proprio per questo, non lo si può affrontare mediante un referendum».
E perché mai?
«Perché il referendum è uno strumento per sua natura semplificatorio, per questo io mi astengo dalle discussioni e dal confronto ed ho invitato a fare scelte che, secondo me, sono in favore della vita».
E tutte le personalità, tra cui medici e scienziati, che si sono apertamente schierate per il si?
«Sono punti di vista differenti dal nostro».

La Stampa 8 Giugno 2005
«Pressioni inaccettabili
, è un fatto gravissimo»
Marco Accossato

«Questa vicenda è la cartina di tornasole evidente che sul referendum per la procreazione assistita lo scontro non è più nel segreto dell’urna, ma tra chi andrà e chi non andrà a votare».
Bruno Mellano, segretario dell’Associazione radicale Adelaide Aglietta, commenta così l’incredibile vicenda della Mild di Barbania.
«Un fatto gravissimo - dice Mellano -. Se si trattasse di un pubblico ufficiale, probabilmente il titolare di quell’azienda subirebbe una punizione. Se è legittimo astenersi, non è accettabile che ci siano pressioni di alcun tipo, anche perché l’astensione è un modo per controllare il voto».
La sua posizione è diametralmente opposta, sul tema del voto..
«Certo. Questo referendum è un’occasione per difendere i diritti conquistati».
Diritti di chi?
«La legge attuale è in contraddizione con tutto l’ordinamento giuridico italiano nel momento in cui riconosce a un ovulo fecondato o a un embrione gli stessi diritti dell’essere umano. E’ in piena contraddizione anche con la legge sull’aborto, ed è oltretutto la prima legge che dice a un medico come deve comportarsi anche quando ci sono possibilità alternative di cura. La legge 40 toglie la libertà alla scienza per indicare la strada più opportuna».
Anche la Chiesa è intervenuta, da Papa Benedetto XVI a molti parroci, per sostenere una posizione precisa.
«Mi chiedo con che spirito entreranno in chiesa quei cristiani che, domenica o lunedì, andranno a votare. Sappiamo che nelle parrocchie c’è stata una forte campagna, il che fa riflettere in fatto di controllo sociale. In alcune chiese, dal pulpito, sono state pronunciate parole quasi da scomunica a favore dell’astensione».
Come risponde?
«Intanto ho chiesto al prefetto di attivarsi perché, come il governo ha già fatto in passato, sia inviato a tutti gli italiani un Sms che ricorda i giorni e le ore in cui le urne sono aperte. Ripeto: domenica e lunedì si va a votare per salvare i diritti conquistati. E’ un’opportunità essenziale».