Repubblica 7.5.05In provincia di Ragusa arrestati tre giovani, due sono minorenniGià in passato si erano accaniti "per gioco" contro Salvatore SallemiVittoria, malato mentale
ucciso per "divertimento"Dopo l'interrogatorio uno dei componenti del brancoha chiesto agli investigatori: "Posso andare, ora?"VITTORIA (RAGUSA) - Lo hanno picchiato selvaggiamente, come avevano già fatto altre volte in passato, ma questo volta lo hanno massacrato fino ad ucciderlo. La vittima dello spietato branco di giovani è un uomo di 56 anni, semi-infermo di mente, ammazzato nel garage dove viveva tra i rifiuti, con una branda come letto. E' accaduto nella notte di lunedì, a Vittoria, in provincia di Ragusa. Ma solo oggi sono emersi i terribili particolari e i restroscena della vicenda.
Salvatore Sallemi aveva già conosciuto la violenza di quei tre giovani, tra cui due minorenni: tre bulli di paese, protagonisti di una violenza bestiale e gratuita, che ricorda da vicino le scene del film di Stanley Kubrick "Arancia meccanica". In diverse occasioni era stato aggredito nel tugurio che aveva trasformato in abitazione, e i vicini hanno raccontato che l'ultima spedizione punitiva era avvenuta il giorno prima del delitto. E' stata proprio una vicina di casa, la mattina di martedì, a scoprire l'uomo disteso nella sua brandina con il corpo tumefatto dalle percosse.
I fatti sono stati ricostruiti dalla squadra mobile di Ragusa, che ha arrestato Enzo Guardabasso, 21 anni e i due suoi amici di 15 e 16 anni, con l'accusa di omicidio volontario. L'autopsia ha accertato che Sallemi è stato picchiato alla testa e seviziato con pentole, tegole e mattoni. "Lo abbiamo fatto per divertirci", hanno detto i ragazzi. Che per ore lo hanno torturato, arrivando a perforandogli un ginocchio con una pietra appuntita.
Gli investigatori, attraverso le testimonianze dei vicini, sono riusciti ben presto a risalire ai tre giovani, impegnati in lavori saltuari nelle campagne o nella raccolta della plastica per le serre. Nessuno di loro ha mostrato di comprendere la gravità dell' accaduto. Il più grande, al termine dell'interrogatorio negli uffici della Questura, ha detto rivolgendosi agli agenti: "Adesso posso tornare al lavoro?".
Guardabasso è stato condotto nel carcere di Ragusa, con un'accusa pesante come un macigno. I due complici, di fronte al Procuratore del tribunale dei minorenni di Catania, Angelo Busacca, e al suo sostituto, Gaspare La Rosa, hanno respinto ogni accusa, facendo però parziali ammissioni sulla loro presenza nel 'basso' dove è avvenuto il delitto. Anche a loro è stato contestato il reato di omicidio volontario, aggravato da futili motivi e dalle sevizie,
E' il secondo clamoroso episodio di "bullismo" omicida che emerge, nel giro di pochi giorni, in provincia di Ragusa. La Procura iblea sta infatti indagando sul suicidio di tre ragazzi, che frequentavano la scuola media "Quasimodo" del capoluogo. Secondo gli inquirenti questi gesti potrebbero essere stati originati da un clima di violenza e di sopraffazione all'interno dell'istituto.
L'autore del duplice omicidio riceve la visita di un parlamentaredella Margherita e si dice dispiaciuto: "La mia vita è finita"Izzo sui delitti: "Mi è venuto così è stata una cosa improvvisa"
Intanto il suo avvocato precisa: "I soldi contesi erano del miocliente, non della Maiorano". E sul Circeo nuovo identikit di GhiraROMA - Ieri la ricostruzione, trapelata da ambienti investigativi, del movente del delitto: Maria Carmela e Valentina Maiorano sono state uccise da Angelo Izzo per una questione di soldi, i 40 mila euro di un'eredità di cui lui voleva impossessarsi. E oggi il responsabile (reo confesso) del duplice omicidio - oltre che del massacro del Circeo - ha spiegato al deputato della Margherita Roberto Giachetti, che è andato a trovarlo nel carcere di Campobasso, la sua versione sulla dinamica degli eventi: "E' stata una cosa improvvisa, mi è venuta così".
Dunque un crimine non premeditato. "Ho tradito la fiducia di tutti - ha aggiunto Izzo - mi ero rifatto una vita, ma adesso ho distrutto tutto". Ha espresso anche rammarico nei confronti dei complici: "Mi dispiace di aver inguaiato questi due ragazzi. Mi sento una persona finita".
E sempre oggi l'avvocato di Izzo, Enzo Guarnera, ha dato una versione diversa sul movente del delitto, rispetto a quella fornita ieri da fonti investigative: secondo quanto gli ha raccontato il suo cliente, infatti, quei famosi soldi appartenevano allo stesso Izzo, e non alla donna. "Per quel poco che mi ha detto in carcere, l'unica volta che l'ho incontrato alcuni giorni fa - ha detto Guarnera - so che aveva chiesto alla Maiorano di fare da staffetta, da intermediaria. Lui non poteva allontanarsi da Campobasso e quindi ha chiesto a lei di recarsi in un'altra regione per farsi consegnare denaro di proprietà dello stesso Izzo da alcuni suoi conoscenti. Questo è quello che lui ha detto a me: tutto il resto che leggo sui giornali, francamente non so da dove esca".
Ma ci sono novità anche rispetto al primo fatto di sangue che vede coinvolto Izzo, quello del Circeo. La polizia scientifica, infatti, ha ricostruito il volto di uno dei tre autori del fatto (con Gianni Guido e lo stesso Izzo), e cioè il latitante Andrea Ghira: di lui nessuno sa più nulla da quel primo ottobre del 1975, quando il figlio dei proprietari della villetta dove si consumò il massacrò scomparve nel nulla.
E adesso, a trent'anni di distanza dal delitto, gli esperti hanno ricostruito l'identikit dell'uomo, come potrebbe essere diventato oggi. L'immagine computerizzata di Ghira - che propone un uomo di mezza età, con pochi capelli brizzolati e un viso arrotondato - è già nella disponibilità del Dac, la Direzione Centrale Anticrimine, diretta dal prefetto Nicola Cavaliere. La nuova immagine di Ghira sarà trasmessa nelle prossime ore a tutte le Questure e sarà mostrata lunedì nel corso della trasmissione televisiva "Chi l'ha visto?", nell'ipotesi che l'uomo possa essere in Italia sotto falso nome o che possa essere riconosciuto da qualcuno anche all' estero. "Chi l'ha visto?" si è occupata anche recentemente di Ghira e alla redazione sono giunte alcune segnalazioni sulla possibile presenza dell'uomo in vari luoghi. All'indomani del massacro del Circeo, Andrea Ghira, informato da tempo che qualcuno aveva fatto il suo nome, riuscì a dileguarsi trovando probabilmente rifugio dapprima in sud America e poi in un paese africano, forse il Kenia, dove sarebbe stato visto più volte negli anni Ottanta.